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Autore: Buck    04/06/2012    2 recensioni
La guerra divampa, Lord Voldemort continua a mietere vittime. E' tempo di crescere, di scegliere del proprio fututo. Hermione Granger lo sa, ma c'è una domanda a cui proprio non riesce a dare risposta, lei che è la strega più brillante della sua classe: chi è Hermione veramente? E chi vuole essere? Perchè?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Hermione Granger. Babbana, eppure tremendamente brava. Questo quello che dicono di me a scuola, chi con ammirazione, chi con scetticismo, qualcuno, e mi riferisco in particolare ai Serpeverde, con sprezzo, altri con orgoglio.

Harry e Ron, mamma e papà, so che sono fieri di me. Di quella che sono, indipendentemente da come sono. E sono felice. Sono felice di avere trovato posto in un mondo che è mio solo per metà.

I primi anni qui ad Hoghwarts ero spaventata, impaurita. Volevo tornare a casa, volevo essere normale. Non capivo che il mio essere normale è essere strega, agitare la bacchetta in aria e provare quella magnifica sensazione di potere che mi pervade il braccio ogni qualvolta attingo alla magia, magia che mi scorre nel corpo, inebriandomi tutta e facendomi sentire completa e libera come mai mi era capitato prima di venire qui.

È il mio quinto anno, quello dei G.U.F.O. La guerra divampa, la gente muore, e per me il tempo di scegliere che cosa voglio fare della mia vita si avvicina. Ah, il tempo, tiranno crudele e ammaliatore! Scorre e noi nemmeno ce ne accorgiamo. A tratti lento, a tratti troppo veloce…

Gli insegnanti mi suggeriscono mille strade diverse, e io li ascolto, promettendo di pensarci, di valutare le loro proposte, e in realtà non ci penso affatto, perché già so che cosa voglio fare. L’ho deciso da molto tempo, ormai. Al primo anno forse, quando un bambino con gli occhi verdi speranza e una cicatrice a forma di saetta sulla fronte, ha lottato per la prima volta consapevolmente con Lord Voldemort, l’assassino dei suoi genitori, il mago eccezionale e straordinariamente malvagio che uccide con la stessa facilità e naturalezza con cui respira.

Harry quel giorno ha combattuto con una determinazione e un coraggio che rasentano l’impossibile. Ricordo che una cosa in particolare mi ha colpito di lui: lui aveva uno scopo, già ad undici anni, sapeva chi voleva diventare da grande. E lottava per quello scopo, con le unghie e con i denti.

Uno scopo che era anche un destino: uccidere il mago più terribile di sempre, quello stesso mago che ancora oggi, per via di una Profezia, vuole uccidere lui, e non si darà pace finchè non sarà riuscito nella sua impresa, oppure morto.

Harry, neonato, è stato l’unico capace di sconfiggerlo, bambino e ragazzo, ha continuato a tenergli testa, e un giorno, uomo, sarà lui ad ucciderlo. Ne sono certa, così come sono certa che sarò con lui. È stato Harry a farmi capire qual è la mia strada. Harry che non si è fermato davanti a niente, voci e pettegolezzi, persino la morte. Harry che ha il cuore grande, che lotta, dritto e fiero, per quello in cui crede, senza incertezze, senza remore, giocandosi il tutto per tutto. Lui non ha paura di dire quello che pensa, di difendere quello che reputa giusto. Non ha paura della verità, anche se fa male.

Se oggi sono quella che sono, lo devo a lui. E a Ron ovviamente che, come me, ha scelto di stare accanto al suo migliore amico anche in guerra, anche se il prezzo da pagare sarà alto. Insieme noi tre siamo una squadra. Insieme siamo cresciuti, ed è grazie a Harry e Ron che io ho imparato a non tirarmi indietro, ad accettare quella che sono, una strega solo a metà, e a farmi valere per quella che sono e, se c’è una cosa che posso giurarvi, è questa: che in nome del mio stesso sangue sono pronta a morire perché tutto questo abbia fine. Perché non ci siano più discriminazioni nessun genere, ideali folli. Non ci deve più essere gente che giudica in base alla purezza del sangue, ma ognuno deve essere giudicato in virtù di ciò che merita e vale.

Sono diventata la strega migliore della classe per dimostrare a tutti che non sono da meno dei Purosangue. Che il sangue non conta nulla. Sono sempre pronta, sempre perfetta. Eppure divisa. Dentro. Sono spezzata dal giorno in cui, a undici anni, un gufo ha posato una lettera intestata di verde sulla soglia di casa mia e una donna con una crocchia severa e il cappello a punta mi ha comunicato di essere una strega. Io in fondo lo sapevo, sapevo di essere diversa, ma non sapevo a che cosa andavo incontro quando ho oltrepassato correndo la barriera del binario nove e tre quarti. Ho dovuto lottare per farmi accettare dai miei genitori, per farmi accettare dai compagni, dagli insegnati, dal mondo intero. E, in ultimo, ho dovuto lottare per accettare me stessa.

Ma ora, guardando il cielo terso e i giocatori che si lanciano la pluffa, in mezzo a una folla esultante e io stessa addobbata con i colori della mia squadra, Grifondoro, culla dei coraggiosi di cuore, mi rendo conto che il conflitto che mi ha sempre animata si placa dentro di me. C’è anche Harry a giocare questa partita di Quidditch, e ancora una volta, seguendolo con lo sguardo, mi stupisco di quanto sembri libero, nonostante tutto. Perché è questa la sensazione che mi trasmette, il vento a scompigliargli i capelli e le mani strette sulla scopa, un sorriso in volto. Harry è speranza. Harry è il bambino sopravvissuto. È Harry Potter, che gli piaccia o meno. E lo accetta. Lo accetta perché è quello che è, e non può essere altro. Perché ha scelto la strada più giusta, anche se non quella più facile, e perché si è sempre rialzato dopo ogni caduta.

Nel momento stesso in cui lui afferra il Boccino d’Oro, chiudendo la partita e segnando la vittoria per la sua squadra, mentre i grifoni esultano, finalmente riesco a darmi una risposta. Io sono io: Hermione Granger, babbana di nascita, strega nell’anima.

  
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