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Autore: Vitriolic Sheol    05/06/2012    2 recensioni
Due strade completamente diverse trovano il modo di incontrarsi, prima o poi.
Si affiancano, corrono parallele, si intrecciano; a volte una di queste irrompe nel percorso dell’altra stravolgendone il percorso, per poi andarsene altrettanto bruscamente.
A volte con conseguenze inimmaginabili.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Xigbar
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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* Fenomenologia dello Spirito *


L'aveva incontrata per caso (sempre che uno scontro fisico del genere si potesse definire "incontro"), e per quanto detestasse ammetterlo, il suo sguardo era stato calamitato subito dalla sua figura.
Graziosa, nella sua rudezza aveva potuto definirla solo così. Uno scricciolo pallido che sembrava eternamente sul punto di rompersi, come un vaso di cristallo.

Ma magra. Troppo magra per i suoi gusti in fatto di donne, fianco troppo stretto, segno di vita alto, spalle e braccia. Gambe piccole dello spessore di un giunco.
Uno scricciolo, appunto. Nulla a che vedere con le donne formose e giunoniche che Luxord ogni tanto gli "presentava".

Eppure qualcosa in lei lo aveva colpito... una vibrazione silenziosa, una calamitazione naturale lo avevano spinto a soffermarsi su di lei più di quanto avrebbe voluto.

Lo attribuì ai suoi occhi. Grandi, luminosi come se fosse sempre sul punto di piangere, di un azzurro così scuro che sembrava voler racchiudere tutta l'acqua del mondo. O le lacrime.

***************

Maledetto.  Si, proprio un maledetto. Perchè da quando le era piombato addosso come una meteora, non riusciva a distogliere la mente dal suo volto.

Eppure sapeva che era l'ultima persona che avrebbe potuto trovare attraente.

Elizabeth prestava voci e sembianze a parole che non le appartenevano, almeno non in quel momento. Sentiva la voce di Emily lontana, un eco ovattato attorno a sè.
Doveva andarsene, ora. Subito. L'aria si stava cominciando a fare troppo pesante per lei.

E così fece, salutando in tutta fretta l'amica e dirigendosi di gran carriera verso la porta del locale.

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Camminava per strada, da sola e con i passi illuminati soltanto dalla luce giallo sporco dei lampioni, le mani affondate dentro le tasche. D'un tratto una sensazione, che l'avvolse pesantemente come un mantello bagnato.
Chinò la testa, affrettando impercettibilmente il passo.


 

"Elizabeth, ragiona.....potrebbe essere tuo padre."

 

La voce della sua coscienza era querula e fastidiosa, una tortura per le sue orecchie.
Si affrettò a farla tacere, baciando le labbra sottili e dure di Xigbar.


Non avrebbe mai potuto accorgersi della sua presenza. Anni ed anni di appostamenti, pedinamenti e scontri lo avevano reso silenzioso come un gatto, un tuttuno con il buio notturno che lo proteggeva. Eppure, ad un tratto, la vide voltarsi indietro ed il suo cuore perse un battito.
Che l'avesse visto?


Non ricordava quasi più come si baciasse una donna, come si accarezzasse un corpo morbido.
Le prostitute non si baciano. Le prostitute non si accarezzano. Ci si svuota dentro di loro senza alcun riguardo, godendosi dopo un sollievo squallido che ha sapore di sporco.
Ma appena le labbra di Elizabeth toccarono le sue, stuzzicandole con la punta della lingua, trovò istintivo dischiuderle, iniziando con la propria una dolce lotta con la gemella.

Artigliò le cosce femminili con le mani, ancorandosi a lei come un naufrago in tempesta.

Non ricordava che la strada di casa fosse tanto lunga. Forse era la sensazione angosciosa che le gravava in petto a fargliela "vedere" così; voleva correre, ne aveva l'istinto, ma la paura di sembrare un'idiota la frenò. Accelerò ancora, sentendo il suo cuore palpitare.

La sua bocca le era irresistibile. Labbra sottili, tirate, labbra di uomo maturo dal sapore agrodolce di sconfitte e vittorie.
Bocca che, nel bacio, si sollevò soddisfatta nel sentirla gemere dopo averla penetrata con due dita.


Eccola! Era arrivata, il portone del suo appartamento si stagliava davanti a lei come la porta del Paradiso! Velocemente salì gli scalini, infilando le chiavi nella toppa con mano quasi tremante; aprì l'uscio con scatto da centometrista, poggiandovisi con la schiena una volta richiuso. Dopo essere rimasta immobile per qualche istante, cercando di recuperare una respirazione ed un battito normale, accese la luce del soggiorno.
E fu lì che il sangue le si gelò nelle vene.

"Io me le lego al dito le cose sai, Elizabeth?"


Fosse stata una persona normale, nel vedere quell'uomo seduto pacificamente sul suo divano si sarebbe messa ad urlare.

Fosse stata una persona normale, nel vederlo alzarsi sarebbe corsa via.

Fosse stata una persona normale, nel sentirlo pronunciare il suo nome, l'avrebbe magari denunciato alla polizia.

Ma lei non era una persona normale. Tanto che non aveva aperto bocca, nè replicato; gli era andata davanti e dopo averlo fissato un istante nel suo magnifico occhio color dell'ocra, l'aveva baciato con passione.

***************

Era con lei, su di lei, in lei. Xigbar era ovunque.

Sentiva il calore della sua pelle scaldarle i muscoli, i baci che le lasciava sul collo, sul seno e sul ventre infiammarle il sangue. Era tra le sue gambe, che ne avevano artigliato la vita tonica.
Quando la prese, muovendosi lentamente in lei, nessun altro posto le parve più perfetto.

Baci affannati. Infiniti. 
 
Due sole lingue. Uno scontro rovente tra ragione ed istinto.
 
Due bocche. Rosse come l'inferno. Bollenti come le fiamme.
La tempesta. Ancora più lesta, travolge ogni brandello di lucidità; il tifone avanza, la bomba atomica sgretola ogni pensiero coerente.

 Ansimi. La tempesta.
Istinto primordiale.
Troppo vicini, ormai. Troppo uniti.
La carne è morbida, i respiri ancora più furiosi.

 I fulmini sfogano la loro ira sugli alberi arrabbiati, colpevoli solo di essere percossi dal vento incessante.
Uomini, troppo deboli per sottrarsi all'amore che sogghigna beffardo e li maneggia come burattini.
Il cielo nero, profondo come l’infinito.
 
Piano. Pianissimo, ora. Il cielo è sempre più nero.
Il vento si lamenta con garbo. Anche lui comprende lo stremo degli amanti, e rispetta i loro cuori bisognosi di calmarsi, di tornare a battere regolarmente.


 In quegli istanti, Xigbar la ebbe, la dominò. Si immerse del suo profumo, si fuse in lei…in quegli istanti, in quegli unici istanti, lei fu sua.
Elizabeth. L’angelo. Il demonio. L’inferno. Il paradiso. Lei .

E nella fine, l'uomo abbandonò il capo sul suo seno, tenendola tra le braccia ed immergendosi nella sensazione della sua mano che gli carezzava i capelli.

"Ho sopperito alla mia mancanza?"  gli chiese sorridendo.

"Hai fatto molto di più."

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*
Angolino dell'autrice *

Yes we can. O meglio, I can.
Speriamo sia venuta fuori decente. Chiedo scusa se il font potrà apparire a volte piccolo, a volte più grande... ma non so perchè, l'html non riusciva a prendermi "le misure" -.-

Un grazie infinite a chi recensisce ed a chi legge.

E rinnovo, come sempre, la dedica














 

  
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