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Autore: Lacus Clyne    07/06/2012    4 recensioni
Sono trascorsi sei mesi dalla caccia di Tom Culpeper al branco di Mercy Falls. L'inverno è tornato, e alle porte del Natale, Isabel torna a casa, nel gelido Minnesota. Una voce di lupo totalmente inaspettata e le sue speranze si riaccendono. Sam, Grace, Cole sono tornati? O è solo un miraggio dettato dal desiderio di rivederli?
Genere: Fantasy, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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COLE
 
 
Per quanto la mia vita fosse migliorata negli ultimi mesi, adoravo essere un lupo. Scordi tutto, non ci sei più per nessuno. Tic tac e tutti i tuoi problemi vanno a farsi fottere, il mondo intorno a te diventa solo colore e rumore, la tua unica prerogativa è cacciare e trastullarti. Nessuna delle droghe che avevo provato mi aveva mai fatto sentire così libero e così fuori dalla gabbia del mio corpo umano. Dimenticavo di essere Cole St. Clair, ero una bestia senza capacità di raziocinio, ero totalmente, incondizionatamente libero.
Eppure, nonostante fossi completamente slegato dalla mia umanità, negli ultimi mesi avevo fatto di tutto per potenziare il controllo della mente sul corpo. Volevo provare che con la concentrazione e con l’allenamento, non solo i soggetti predisposti, ma chiunque avrebbe potuto conservare pensieri umani anche in forma animale.
Cole. Cole. Sei Cole. Sei Cole. Sei Cole St. Clair, bestia.
E così, quando l’effetto delle St. Clair (avevo dato il mio nome alla tossina del lupo che avevo scoperto) e dell’epinefrina che mi ero iniettato cominciò a svanire, gli spasmi nel mio corpo animale diventarono più forti e frequenti, ritrasformandomi. Avrei potuto rimanere sul manto candido a congelare come avevo fatto già in passato, ma dovevo annotare gli effetti del test e in più, stavo morendo di fame. Notai un SUV blu parcheggiato fuori casa, targa del Minnesota. Che l’agente Koenig avesse fatto fortuna? Oppure quello stronzo di Culpeper era tornato per assicurarsi che non ci fossero altri problemi? C’era una terza possibilità: ero ancora sotto l’effetto del mix e la mia mente mi giocava strani scherzi. Mi avvicinai al SUV dai vetri scuri, era vuoto all’interno, la marcia in folle. Ma la mancanza di ghiaccio sull’auto rendeva quel corpo assolutamente reale. Entrai velocemente, battendo i denti a causa del freddo. L’aria calda (tenevo i condizionatori accesi quando ero a casa), mi investì, facendomi rabbrividire. Raggiunsi la cucina, afferrai taccuino e penna e scrissi durata ed effetto del nuovo test.
 
 
Esperimento 25
 
2° max   – 20° min
 
Iniezione endovenosa di epinefrina/pseudoepinefrina/tossina
 
Effetto: il sistema nervoso è più stimolato. Mantenuto il barlume di coscienza. Sensi acuiti post-trasformazione.
 
Effetti collaterali: nessuno rilevante.
 
 
Chiusi il taccuino e cercai qualcosa da mangiare. Fui fortunato, trovai un pezzo di pane vecchio di un paio di giorni e lo trasformai in un malriuscito hamburger. C’era solo carne cruda in frigo e nessuna scorta, ma per quanta fame avevo avrei mangiato di tutto. Lo divorai in pochi bocconi e trangugiai una birra che avevo lasciato semiaperta, poi mi diressi nel bagno a piano terra e optai per un bagno. Ero ancora nudo, e nessuna traccia di intrusi. Nei minuti liberi che occorrevano per riempire la vasca d’acqua, seguii il meraviglioso profumo di rose e raggiunsi la camera più lontana, quella di Beck, ufficialmente diventata la mia ora che ero tornato e fu allora che vidi Isabel. Era rannicchiata, le lunghe ciocche biondo ghiaccio che le adombravano il viso rilassato. Indossava un maglioncino a dolcevita bianco che le lasciava scoperta la pancia e dei jeans attillati blu scuro che mettevano in risalto le lunghe gambe e il fisico da pin-up. Dio, quant’era bella. Rimasi imbambolato a fissarla per qualche istante. A giudicare dal movimento delle palpebre, era nel mezzo della fase REM, mi avrebbe ucciso se l'avessi svegliata nel bel mezzo di un sogno. Per giunta ero stanco, così, cambiai programma e decisi di fare una doccia veloce. Afferrai i vestiti e tornai in bagno. Voltai la manopola dell’acqua e lasciai defluire quella in eccesso, poi mi guardai allo specchio. Avevo già avuto modo di verificare che l’assunzione di droghe e alcool garantiva la rimarginazione dei tessuti danneggiati, e stavolta, il mix dell’epinefrina con le St.Clair aveva cancellato i segni della stanchezza e dei giorni trascorsi a vagare nel bosco, a dispetto del fatto che mi sentivo davvero esausto. Feci la doccia e mi rivestii, dopo tornai in camera, sdraiandomi accanto a Isabel e la osservai, persa nel suo sonno. Quanto l’avevo desiderata in questi mesi? Sollevai lentamente la mano e le scostai i capelli dal viso, delicatamente, perché non si svegliasse. Mi erano mancati i suoi occhi azzurri bordati del nero pesante del mascara, mi erano mancate le sue labbra lucide, mi era mancato il suono della sua voce, il suo profumo di rose e d’estate, mi era mancata ogni cosa di lei. Ma non l’avevo mai chiamata. Avrei potuto farlo, ma lo scopo che mi ero prefissato aveva la precedenza. Mi avvicinai, aveva il respiro regolare e caldo. Nel guardarla, mi resi conto che era davvero trascorsa una vita da quando avevo dormito con una ragazza. Solitamente, ci facevo sesso e finiva lì, tanto che non ricordavo nemmeno i loro volti, troppo perso nei fumi dell’alcool o sballato per una pasticca. La sola con cui l’avevo fatto era Angie, ormai molto tempo fa, ma a quel tempo, non ero ancora del tutto l’anima dannata che sarei diventato, sebbene fossi sulla buona strada. Eppure, Isabel, che sotto quella maschera di cinismo nascondeva la sua fragilità, era diversa. Fino a qualche mese fa non avrei saputo spiegare cosa mi attraesse. Certo, era la ragazza più bella che avessi mai visto, ma c’era qualcosa in più in lei. Il fascino che esercitava su di me attraversava tutte le variazioni musicali. “Bentornata…” sussurrai. Per tutta risposta, fece una smorfia e temetti di averla svegliata, ma quando compresi che la causa era il mio odore di lupo, tirai un sospiro di sollievo. Si mosse, e osservai il suo braccio sollevarsi fino a cingermi. Lasciai che continuasse, troppo ero stanco per reagire in alcun modo, e quando posò la guancia sul mio petto, l’avvinsi a me e chiusi gli occhi, inebriandomi del suo profumo. Mi addormentai, mentre fuori aveva ricominciato a nevicare.
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice:

Secondo capitolo, in ritardo, ma c'è! <3 
 
 
 
 
 
 

  
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