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Autore: Alexandra e Mac    09/06/2012    4 recensioni
La storia, quella con la “S” maiuscola, a volte riserva grandi sorprese. Fra le pieghe di un libro può capitare di trovare le cose più strane, o fra le sue righe captare qualcosa che non è detto esplicitamente ma che è volutamente lasciato intuire dall’autore o dall’autrice.
Sono specialmente le biografie del “grandi” quelle che riservano le maggiori meraviglie, e occorre un occhio attento per saper cogliere quello che, in superficie, non compare.
Questo racconto è nato così, cercando i messaggi nascosti che la Storia ha disseminato lungo il suo cammino e che alcuni più perspicaci hanno saputo cogliere e che hanno poi elaborato offrendoli al lettore.
Siamo certe che adesso anche voi cercherete fra il detto e il non detto di un volume quella zona grigia che vi spalancherà le porte di un altro mondo.
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Scritto nel Destino'
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GdD - 2 - Un Diario

Capitolo XXIII

Di corsa contro il tempo






25 Dicembre 1856



Quest’ora credo sia la più lunga della mia vita: ho già radunato i pochi effetti personali che porterò con me per ritornare in Francia. L’unico tesoro che desidero avere con me è lei.

L’Imperatore ha ragione: Lady Sarah è in pericolo e devo condurla lontano da Vienna al più presto. Se Von Webb sospetta che siamo sulle sue tracce tenterà di ucciderla. E dopo ciò che è accaduto alla festa questa sera, temo proprio che avremo quel traditore alle costole.

La carrozza che Sua Maestà ci ha messo a disposizione per il viaggio attende al limitare dei giardini, nei pressi dell’entrata alla residenza. Francesco Giuseppe è stato davvero magnanimo con noi, nel concederci questa opportunità di fuga. Non potrò mai ringraziarLo abbastanza.

Mi auguro solo che le guardie di Sua Maestà riescano a catturare Von Webb  al più presto.

Ho detto a Milady che l’avrei attesa in carrozza, ma ho un brutto presentimento…

Credo che lascerò Robert ad attendere Lady Sarah alla carrozza e io le andrò incontro a cavallo. Spero di sbagliarmi e che la mia sia una precauzione inutile, ma...

Temo per la sua vita, molto più di quanto tema per la mia.

Amo quella donna al punto che morirei per salvarla…

 


***



“…al punto che morirei per salvarla”.

Quella frase la colpì profondamente e, per la prima volta, si rese conto di quanto fosse vera. 

In Paraguay Clayton aveva quasi dato la propria vita per salvare la sua, facendosi torturare al suo posto. E lei gli era stata riconoscente al punto che aveva creduto di ripagarlo mettendosi con lui.

Ma non aveva mai riflettuto sul semplice fatto che anche qualcun altro aveva fatto altrettanto per lei.

Harm.

Harm aveva messo a repentaglio la sua carriera, per accorrere a salvarla…

Lei aveva sempre pensato solo a quello: la carriera.

E lo aveva considerato semplicemente il classico gesto impulsivo alla Harmon Rabb jr., quello che lui avrebbe fatto per chiunque. O meglio, forse non per chiunque, ma certamente per un amico.

Non aveva mai considerato che, raggiungendola in Paraguay, Harm non avesse messo in gioco solo la sua carriera, ma anche e soprattutto la propria vita.

Per lei. Perché l’amava.

Come mai questo pensiero non le aveva attraversato il cervello prima d’ora? Perché non aveva mai pensato ai rischi corsi da Harm per salvarla dalle torture e da Sadik? E’ vero, lui non aveva subito alcun danno fisico, invece Webb era stato costretto in ospedale per settimane al rientro da quella missione. Ma mentre Clayton stava svolgendo il suo lavoro e correndo rischi calcolati, Harm aveva lasciato il Jag, aveva rassegnato le dimissioni dalla Marina e aveva messo a repentaglio la propria vita solo per andarla a cercare e per riportarla a casa sana e salva.

E lei, in Paraguay, gli aveva domandato perché lo avesse fatto!

Ricordò la sua risposta: “Lo sai per quale ragione” ma lei aveva ribattuto “Non credo…” e poi aveva aggiunto che le era piaciuto che un uomo, ossia Clayton, si scoprisse al punto da confessarle che l’amava, senza paura di dichiarare il suo amore.

Solo ora si rendeva davvero conto che anche Harm aveva fatto lo stesso, non con parole, ma con i fatti. Fatti che lei aveva sottovalutato, attribuendoli più ad un colpo di testa, ad un bel gesto teatrale, e che invece erano da attribuirsi ad un rischio calcolato, ad una decisione presa solo per amore. Lei continuava ad aspettarsi da Harm parole e frasi dolci, mentre lui le dimostrava il suo amore rischiando più volte la propria vita per salvarla. Ricordò come l’avesse sempre protetta: quella volta che se l’era caricata in spalla ferita ad una gamba dai bracconieri; quando le aveva praticato la respirazione bocca a bocca mentre stava per morire soffocata su quel sottomarino, per non parlare di quando l’aveva salvata da quel maniaco che la perseguitava fino ad arrivare al salvataggio in Paraguay…

“Che stai facendo? Continui senza di me?” la sua voce la sorprese, tanto che si voltò verso di lui e solamente il vederlo le procurò un’emozione indescrivibile. Solo la sera prima Clayton l’aveva confusa di nuovo con i suoi baci, semplicemente con quel modo di fare accattivante che lei desiderava disperatamente da un uomo. Ma ora, di fronte ad Harm che le sorrideva divertito per averla sorpresa a leggere il diario di D’Harmòn, capì che tutto il fascino di Clay, tutta la riconoscenza e il senso di colpa che poteva provare per le torture che aveva subito pur di proteggerla, non potevano farglielo amare quanto amava Harm. Lei stessa, pur non avendoglielo mai detto, glielo aveva più volte dimostrato: non era stata lei a seguirlo in Russia mentre cercava suo padre? Non era per salvarlo che aveva dato retta a Chloe e aveva fatto il possibile per concentrarsi e avere una delle sue “visioni”, nonostante fosse completamente paralizzata dal pensiero di non poterlo più rivedere vivo? Non era stata forse lei a mettersi su quella mina per evitare che esplodesse e lo uccidesse?

Anche lei lo amava al punto che sarebbe morta per lui…

Quel pensiero la fece sorridere: pretendeva da lui quello che lei stessa non era in grado di dargli.

Chissà quante volte Harm avrebbe desiderato che comprendesse l’amore che nutriva per lei e non continuasse a rinfacciargli che si nascondeva sempre dietro alle battutine... Probabilmente tante quante lei lo aveva accusato di non ammettere mai apertamente i propri sentimenti.

“Allora? Non rispondi? Hai deciso di continuare senza di me?” chiese di nuovo lui, vedendola pensierosa.

“Stavo solo sbirciando, dopo aver visto i tuoi appunti. Hai lavorato anche ieri sera?”

“E tu? Che hai fatto ieri sera? Ti sei divertita?” domandò Harm a sua volta, con un sorrisetto che era tutto un programma.

Sapeva del suo appuntamento con Clayton, si disse: quel tono, quel provocarla, erano tipiche di quando era geloso. Sorrise alla nuova consapevolezza che la sua gelosia non era solo il frutto di rivalità tra uomini, o del tipico atteggiamento di superiorità di Harmon Rabb, ma di rabbia e forse anche di dolore, sentimenti che derivavano dall’amore che lui sentiva per lei. Amore che gli riusciva difficile confessarle, ma che, ora ne era certa, lui provava.

“Dal tuo sorriso devo dedurre che ti sei divertita…” gli sentì dire, con un tono a metà tra la presa in giro e la delusione.

“Sono uscita con Clayton…”

“Capisco.”

“No, non credo, Harm. Ma non importa… Senti, che ne dici di continuare a pranzo la lettura del diario? A quanto pare sembra che vi siano nuovi sviluppi…” gli disse, sventolandogli sotto il naso il quadernetto in pelle, mentre lo prendeva sotto braccio e lo conduceva fuori dalla sala riunioni, con aria allegra.

Più allegra del solito, si disse Harm seguendola docile: chissà se era perché tanto interessata alla continuazione della vicenda o a causa di quello che era successo la sera prima con Webb?

Di certo non perché si accingeva a mangiare un panino assieme a lui...

 


***

Era rimasta paralizzata dalla sorpresa di trovarselo di fronte e dalla consapevolezza che presto la sua vita sarebbe terminata, ma fu solo per un attimo. Lei era una combattente nata e non avrebbe dato a quell’essere viscido e traditore la soddisfazione di vederla impaurita.

“Conte… che sorpresa vedervi!” disse con la stessa aria civettuola che aveva usato per circuirlo. “Non riuscivo a prendere sonno, dopo il ricevimento di questa sera, e stavo facendo due passi… Vorreste accompagnarmi?” aggiunse quindi, fingendo di non essersi neppure accorta che lui le puntava la spada al petto.

“Milady, voi siete davvero sorprendente, sapete?”

“Dite davvero, carissimo Klaus?” continuò con lo stesso tono.

“Credo che voi siate un’attrice nata… Ditemi: fingevate anche tra le mie braccia qualche giorno fa?” disse lui, premendo maggiormente sulla spada.

“Voi che ne dite, caro Conte? Dovreste sapere che effetto fa sulle donne la vostra virilità e la vostra passione…” rispose Lady Sarah, questa volta con tono sarcastico.

“Nessuna donna si è mai lamentata delle mie prestazioni!” esclamò lui inviperito.

“Forse, allora, sono tutte brave quanto me a fingere…” buttò lì Lady Sarah, quasi stesse pensando ad alta voce.

“Allora ammettete che stavate fingendo! Lo avete fatto per carpirmi delle informazioni, vero?” abbaiò Von Webb, al limite della collera. Sapeva di rendersi ridicolo, ma era rimasto talmente affascinato da Milady che, anche quando si era reso conto di come erano andate le cose, faticava a farsene una ragione. Per questo, prima di ucciderla, voleva sentirselo dire in faccia.

Doveva ucciderla, questo era certo. Eppure, in quel preciso istante, l’avrebbe presa proprio lì, a terra, su quel viale, da tanto la desiderava. E più gli resisteva, più la scopriva indomita e fiera, più bramava per possederla di nuovo.

“Noto che vi è rimasto un briciolo d’intelligenza, Conte. Per quale altro motivo mi sarei concessa a voi, se non fosse stato per ottenere le informazioni che volevo? Non avrete creduto, mi auguro, che lo abbia fatto perché… perché attratta da voi, vero? Oh, cielo! No… non mi dite che lo avete pensato! Che davvero avete creduto che avessi perso la testa per voi!” disse divertita. Poi, prima che lui potesse replicare qualcosa, aggiunse con tono durissimo: “Mi ha fatto ribrezzo ogni singolo istante in cui il vostro corpo è stato a contatto con il mio…”.

Un violento schiaffo la colpì in pieno viso, facendola barcollare.

Non appena si riprese, sorrise soddisfatta nel comprendere quanto quelle parole lo avessero ferito nella sua virilità. Ma quel bastardo non si meritava altro…

“Morirete, per questo…” lo sentì dire, mentre vide la spada di Von Webb sollevarsi, pronta ad ucciderla.

Avvenne tutto in un attimo.

Sentì la lama penetrarle nel braccio, e inconsciamente si rese conto che si stava domandando come lui avesse potuto mancarla. Poi realizzò che qualcuno stava lottando con Von Webb: non si era neppure accorta che un uomo a cavallo era piombato sul Bavarese, tanto lo schiaffo l’aveva stordita.

André stava raggiungendo Lady Sarah come si era ripromesso, quando aveva notato, al chiarore della luna, due ombre che si muovevano concitate, anziché una come si era aspettato. Senza indugiare aveva spinto il suo cavallo, facendogli percorrere rapidamente le poche centinaia di metri che lo separavano dalle due figure, arrivando giusto in tempo per lanciarsi su Von Webb mentre la lama della sua spada stava per trapassare Milady in pieno petto.

La lotta tra i due uomini durò ancora qualche secondo, finché il conte austriaco riuscì a sottrarsi al francese l’attimo sufficiente per dileguarsi nella notte.

André D’Harmòn l’avrebbe inseguito, se non fosse stato per la preoccupazione di accertarsi che Lady Sarah fosse ancora viva e portarla via al più presto.

Quando la vide in piedi, e non a terra come aveva temuto nello scorgere la spada di Von Webb alzata su di lei, non si preoccupò neppure di chiederle come stava: gli era sufficiente vederla ancora viva per tornare a vivere anche lui.

Recuperò alla svelta il suo cavallo, la borsa e il mantello di Lady Sarah; la issò in sella, salendo dietro e cingendola alla vita, quindi spronò l’animale al galoppo e fuggì con lei in una disperata corsa contro il tempo.

 

 

  
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