Capitolo XXIII
Di corsa contro il tempo
Quest’ora credo sia la più lunga della mia vita: ho già radunato i pochi effetti personali che porterò con me per ritornare in Francia. L’unico tesoro che desidero avere con me è lei.
L’Imperatore ha ragione: Lady Sarah è in pericolo e devo condurla lontano da Vienna al più presto. Se Von Webb sospetta che siamo sulle sue tracce tenterà di ucciderla. E dopo ciò che è accaduto alla festa questa sera, temo proprio che avremo quel traditore alle costole.
La carrozza che Sua Maestà ci ha messo a disposizione per il viaggio attende al limitare dei giardini, nei pressi dell’entrata alla residenza. Francesco Giuseppe è stato davvero magnanimo con noi, nel concederci questa opportunità di fuga. Non potrò mai ringraziarLo abbastanza.
Mi auguro solo che le guardie di Sua Maestà riescano a catturare Von Webb al più presto.
Ho detto a Milady che l’avrei attesa in carrozza, ma ho un brutto presentimento…
Credo che lascerò Robert ad attendere Lady Sarah alla carrozza e io le andrò incontro a cavallo. Spero di sbagliarmi e che la mia sia una precauzione inutile, ma...
Temo per la sua vita, molto più di quanto tema per la mia.
Amo quella donna al punto che morirei per salvarla…
***
“…al punto che morirei per salvarla”.
Quella frase la colpì profondamente e, per la prima volta, si rese conto di quanto fosse vera.
In Paraguay
Clayton aveva quasi dato la propria vita per
salvare la sua, facendosi torturare al suo posto. E lei gli era stata
riconoscente al punto che aveva creduto di ripagarlo mettendosi con lui.
Ma non aveva
mai riflettuto sul semplice fatto che anche
qualcun altro aveva fatto altrettanto per lei.
Harm.
Harm aveva
messo a repentaglio la sua carriera, per
accorrere a salvarla…
Lei aveva
sempre pensato solo a quello: la carriera.
E lo aveva
considerato semplicemente il classico gesto
impulsivo alla Harmon Rabb jr., quello che lui avrebbe fatto per
chiunque. O meglio, forse non per chiunque, ma certamente per
un
amico.
Non aveva mai
considerato che, raggiungendola in Paraguay,
Harm non avesse messo in gioco solo la sua carriera, ma anche e
soprattutto la
propria vita.
Per lei.
Perché l’amava.
Come mai
questo pensiero non le aveva attraversato il
cervello prima d’ora? Perché non aveva mai pensato ai rischi corsi da
Harm per
salvarla dalle torture e da Sadik? E’ vero, lui non aveva subito alcun
danno
fisico, invece Webb era stato costretto in ospedale per settimane al
rientro da
quella missione. Ma mentre Clayton stava svolgendo il suo lavoro e
correndo rischi
calcolati, Harm aveva lasciato il Jag, aveva rassegnato le dimissioni
dalla
Marina e aveva messo a repentaglio la propria vita solo per andarla a
cercare e
per riportarla a casa sana e salva.
E lei, in
Paraguay, gli aveva domandato perché lo avesse
fatto!
Ricordò la
sua risposta: “Lo sai
per quale ragione” ma lei
aveva ribattuto “Non
credo…” e poi aveva aggiunto che le era piaciuto che un
uomo, ossia Clayton, si scoprisse al punto da confessarle che l’amava,
senza
paura di dichiarare il suo amore.
Solo ora si
rendeva davvero conto che anche Harm aveva
fatto lo stesso, non con parole, ma con i fatti. Fatti che lei aveva
sottovalutato, attribuendoli più ad un colpo di testa, ad un bel gesto
teatrale, e che invece erano da attribuirsi ad un rischio calcolato, ad
una
decisione presa solo per amore. Lei continuava ad aspettarsi da Harm
parole e
frasi dolci, mentre lui le dimostrava il suo amore rischiando più volte
la
propria vita per salvarla. Ricordò come l’avesse sempre protetta:
quella volta
che se l’era caricata in spalla ferita ad una gamba dai bracconieri;
quando le
aveva praticato la respirazione bocca a bocca mentre stava per morire
soffocata
su quel sottomarino, per non parlare di quando l’aveva salvata da quel
maniaco
che la perseguitava fino ad arrivare al salvataggio in Paraguay…
“Che stai
facendo? Continui senza di me?” la sua voce la
sorprese, tanto che si voltò verso di lui e solamente il vederlo le
procurò
un’emozione indescrivibile. Solo la sera prima Clayton l’aveva confusa
di nuovo
con i suoi baci, semplicemente con quel modo di fare accattivante che
lei
desiderava disperatamente da un uomo. Ma ora, di fronte ad Harm che le
sorrideva divertito per averla sorpresa a leggere il diario di
D’Harmòn, capì
che tutto il fascino di Clay, tutta la riconoscenza e il senso di colpa
che
poteva provare per le torture che aveva subito pur di proteggerla, non
potevano
farglielo amare quanto amava Harm. Lei stessa, pur non avendoglielo mai
detto,
glielo aveva più volte dimostrato: non era stata lei a seguirlo in
Russia
mentre cercava suo padre? Non era per salvarlo che aveva dato retta a
Chloe e
aveva fatto il possibile per concentrarsi e avere una delle sue “visioni”,
nonostante fosse completamente paralizzata dal pensiero di non poterlo
più
rivedere vivo? Non era stata forse lei a mettersi su quella mina per
evitare
che esplodesse e lo uccidesse?
Anche lei lo
amava al punto che sarebbe morta per lui…
Quel pensiero
la fece sorridere: pretendeva da lui quello
che lei stessa non era in grado di dargli.
Chissà quante
volte Harm avrebbe desiderato che
comprendesse l’amore che nutriva per lei e non continuasse a
rinfacciargli che
si nascondeva sempre dietro alle battutine... Probabilmente tante
quante lei lo
aveva accusato di non ammettere mai apertamente i propri sentimenti.
“Allora? Non
rispondi? Hai deciso di continuare senza di
me?” chiese di nuovo lui, vedendola pensierosa.
“Stavo solo
sbirciando, dopo aver visto i tuoi appunti.
Hai lavorato anche ieri sera?”
“E tu? Che
hai fatto ieri sera? Ti sei divertita?” domandò
Harm a sua volta, con un sorrisetto che era tutto un programma.
Sapeva del
suo appuntamento con Clayton, si disse: quel
tono, quel provocarla, erano tipiche di quando era geloso. Sorrise alla
nuova
consapevolezza che la sua gelosia non era solo il frutto di rivalità
tra
uomini, o del tipico atteggiamento di superiorità di Harmon Rabb, ma di
rabbia
e forse anche di dolore, sentimenti che derivavano dall’amore che lui
sentiva
per lei. Amore che gli riusciva difficile confessarle, ma che, ora ne
era certa,
lui provava.
“Dal tuo
sorriso devo dedurre che ti sei divertita…” gli
sentì dire, con un tono a metà tra la presa in giro e la delusione.
“Sono uscita
con Clayton…”
“Capisco.”
“No, non
credo, Harm. Ma non importa… Senti, che ne dici
di continuare a pranzo la lettura del diario? A quanto pare sembra che
vi siano
nuovi sviluppi…” gli disse, sventolandogli sotto il naso il quadernetto
in
pelle, mentre lo prendeva sotto braccio e lo conduceva fuori dalla sala
riunioni, con aria allegra.
Più allegra del solito,
si disse Harm seguendola docile:
chissà se era perché tanto interessata alla continuazione della vicenda
o a
causa di quello che era successo la sera prima con Webb?
Di certo non
perché si accingeva a mangiare un panino
assieme a lui...
***
Era
rimasta paralizzata dalla sorpresa di
trovarselo di fronte e dalla consapevolezza che presto la sua vita
sarebbe
terminata, ma fu solo per un attimo. Lei era una combattente nata e non
avrebbe
dato a quell’essere viscido e traditore la soddisfazione di vederla
impaurita.
“Conte…
che sorpresa vedervi!” disse con la
stessa aria civettuola che aveva usato per circuirlo. “Non riuscivo a
prendere
sonno, dopo il ricevimento di questa sera, e stavo facendo due passi…
Vorreste
accompagnarmi?” aggiunse quindi, fingendo di non essersi neppure
accorta che
lui le puntava la spada al petto.
“Milady,
voi siete davvero sorprendente,
sapete?”
“Dite
davvero, carissimo Klaus?” continuò con
lo stesso tono.
“Credo
che voi siate un’attrice nata… Ditemi:
fingevate anche tra le mie braccia qualche giorno fa?” disse lui,
premendo
maggiormente sulla spada.
“Voi
che ne dite, caro Conte? Dovreste sapere
che effetto fa sulle donne la vostra virilità e la vostra passione…”
rispose
Lady Sarah, questa volta con tono sarcastico.
“Nessuna
donna si è mai lamentata delle mie
prestazioni!” esclamò lui inviperito.
“Forse,
allora, sono tutte brave quanto me a
fingere…” buttò lì Lady Sarah, quasi stesse pensando ad alta voce.
“Allora
ammettete che stavate fingendo! Lo
avete fatto per carpirmi delle informazioni, vero?” abbaiò Von Webb, al
limite
della collera. Sapeva di rendersi ridicolo, ma era rimasto talmente
affascinato
da Milady che, anche quando si era reso conto di come erano andate le
cose,
faticava a farsene una ragione. Per questo, prima di ucciderla, voleva
sentirselo dire in faccia.
Doveva
ucciderla, questo era certo. Eppure, in
quel preciso istante, l’avrebbe presa proprio lì, a terra, su quel
viale, da
tanto la desiderava. E più gli resisteva, più la scopriva indomita e
fiera, più
bramava per possederla di nuovo.
“Noto
che vi è rimasto un briciolo
d’intelligenza, Conte. Per quale altro motivo mi sarei concessa a voi,
se non
fosse stato per ottenere le informazioni che volevo? Non avrete
creduto, mi
auguro, che lo abbia fatto perché… perché attratta da voi, vero? Oh,
cielo! No…
non mi dite che lo avete pensato! Che davvero avete creduto che avessi
perso la
testa per voi!” disse divertita. Poi, prima che lui potesse replicare
qualcosa,
aggiunse con tono durissimo: “Mi ha fatto ribrezzo ogni singolo istante
in cui
il vostro corpo è stato a contatto con il mio…”.
Un
violento schiaffo la colpì in pieno viso,
facendola barcollare.
Non
appena si riprese, sorrise soddisfatta nel
comprendere quanto quelle parole lo avessero ferito nella sua virilità.
Ma quel
bastardo non si meritava altro…
“Morirete,
per questo…” lo sentì dire, mentre
vide la spada di Von Webb sollevarsi, pronta ad ucciderla.
Avvenne
tutto in un attimo.
Sentì
la lama penetrarle nel braccio, e
inconsciamente si rese conto che si stava domandando come lui avesse
potuto
mancarla. Poi realizzò che qualcuno stava lottando con Von Webb: non si
era
neppure accorta che un uomo a cavallo era piombato sul Bavarese, tanto
lo
schiaffo l’aveva stordita.
André
stava raggiungendo Lady Sarah come si era
ripromesso, quando aveva notato, al chiarore della luna, due ombre che
si
muovevano concitate, anziché una come si era aspettato. Senza indugiare
aveva
spinto il suo cavallo, facendogli percorrere rapidamente le poche
centinaia di
metri che lo separavano dalle due figure, arrivando giusto in tempo per
lanciarsi su Von Webb mentre la lama della sua spada stava per
trapassare
Milady in pieno petto.
La
lotta tra i due uomini durò ancora qualche
secondo, finché il conte austriaco riuscì a sottrarsi al francese
l’attimo
sufficiente per dileguarsi nella notte.
André
D’Harmòn l’avrebbe inseguito, se non
fosse stato per la preoccupazione di accertarsi che Lady Sarah fosse
ancora
viva e portarla via al più presto.
Quando
la vide in piedi, e non a terra come
aveva temuto nello scorgere la spada di Von Webb alzata su di lei, non
si
preoccupò neppure di chiederle come stava: gli era sufficiente vederla
ancora
viva per tornare a vivere anche lui.
Recuperò
alla svelta il suo cavallo, la borsa e
il mantello di Lady Sarah; la issò in sella, salendo dietro e
cingendola alla
vita, quindi spronò l’animale al galoppo e fuggì con lei in una
disperata corsa
contro il tempo.