Capitolo XXIV
Cambio
di direzione
Aveva
spinto il cavallo al limite delle forze
per parecchio tempo, costringendolo al galoppo con un peso maggiore di
quello
cui l’animale era abituato e ora sapeva che doveva farlo riposare.
Si
era diretto a sud, anziché verso nord-ovest,
come in programma per il viaggio in carrozza. Von Webb era fuggito e
sapeva: se
le guardie non lo avessero catturato in tempo, certamente li avrebbe
inseguiti
per ucciderli.
La
Borgogna, ormai, non era più una meta
sicura. Sarebbe stato meglio dirigersi altrove e raggiungere Cluny
quando
fossero stati certi che Klaus Von Webb era stato catturato.
Di
lì a poco sarebbe sorta l’alba e sarebbe
stato meglio trovare al più presto una locanda per cambiare il cavallo
e
trovarne uno anche per Lady Sarah. Più rapidamente si fossero mossi e
più
probabilità avrebbero avuto di salvare la pelle.
Concentrato
su questi pensieri, non si rese
conto di stringere con più forza la donna tra le sue braccia, quasi per
timore
di vedersela scivolare via.
“Conte…
mi state facendo male…” la voce di lei
gli arrivò debolissima, quasi un sussurro. All’inizio pensò che fosse a
causa
del rumore degli zoccoli sul selciato, ma poi osservò il suo volto,
pallido e
tirato in una smorfia di dolore.
Rallentò
la corsa del cavallo, allentando al
tempo stesso la presa alla vita di Milady, solo per vederla accasciarsi
contro
la sua spalla, priva di sensi.
Solo
allora si accorse che la donna era stata
ferita ad un braccio.
Preoccupato
che avesse perso già troppo sangue,
lanciò di nuovo l’animale al galoppo, finché non vide, in lontananza,
una
locanda che faceva al caso loro.
Quando
vi giunse, smontò rapidamente e bussò
alla porta con Lady Sarah tra le braccia. L’oste, che stava dormendo,
fu
destato dai colpi e gli aprì in camicia da notte; ignorandolo, André
D’Harmòn entrò
e depose la donna su un piccolo divano che aveva scorto nell’ingresso,
domandando subito una camera e l’occorrente per medicare Milady che si
era
ferita cadendo da cavallo.
Immediatamente
l’oste provvide a soddisfare le
richieste del nobiluomo, chiedendo se doveva svegliare la moglie
affinché si
occupasse della signora. Il Conte rifiutò, sostenendo che si sarebbe
preso cura
lui della propria consorte, poiché aveva conoscenze in materia. Non
avrebbe
permesso a nessuno di occuparsi della donna che amava. Sapeva come
curare una
ferita e voleva essere lui stesso ad accertarsi delle condizioni di
Lady Sarah:
sperava non fosse necessario ricorrere ad un medico, perché meno
persone li
avessero notati, meglio sarebbe stato.
Mentre
la trasportava nella camera indicatagli
dall’oste, chiese anche del cibo e ordinò che gli fossero preparati due
cavalli
tra i migliori che avessero: non appena Milady si fosse ripresa,
sarebbero
ripartiti.
L’oste
obbedì, senza porre domanda alcuna. Era
abituato a non immischiarsi in faccende che non lo riguardavano… da
tempo aveva
scoperto che era il miglior modo per lavorare senza correre rischi.
Pertanto
non si domandò neppure come mai due nobili stessero fuggendo da Vienna
– perché
di certo era quello che stava accadendo ai due ospiti – proprio la
notte di
Natale.
André
depose Lady Sarah sul letto e, accertatosi
di nuovo che fosse solo svenuta, le sfilò lentamente la giacca;
dopodiché
slacciò la camicia e gliela fece scivolare dalle spalle, per scoprirle
il
braccio ferito.
Il
sangue aveva inzuppato parecchio il tessuto,
ma, osservando il taglio, notò con sollievo che era meno profondo di
quanto
avesse temuto. Lo lavò e lo disinfettò, controllando che la lama avesse
reciso
solo la fascia muscolare superficiale; quindi unì i lembi della ferita
che
ormai non sanguinava più e fasciò il braccio. Con un panno bagnato pulì
anche
la pelle circostante, per togliere il sangue rappreso. Infine sollevò
delicatamente Milady, le tolse la camicia sporca
e le infilò al braccio sano quella pulita che
l’oste gli aveva procurato.
Eseguì
tutte quelle operazioni in assoluto
silenzio e unicamente concentrato sul respiro di lei, attento al minimo
segnale
di cambiamento. Si dimenticò del suo corpo, di quanto fosse bella e di
come
l’aveva di fronte, con la semplice biancheria intima, per altro
parecchio più
ridotta del consueto poiché Lady Sarah indossava abiti maschili, finché
non
ebbe terminato di medicarla; ma quando fu sul punto di chiuderle la
camicia sul
petto, esitò un momento, affascinato dalla pelle delle sue spalle e
dall’incavo
del seno che aveva così a portata di mano.
Le
emozioni appena vissute e il terrore di
perderla gli fecero abbassare la guardia, scoprendosi a sfiorarla
laddove
avrebbe desiderato posare le proprie labbra con avidità… percorse
lentamente
con le dita quella pelle che aveva sognato milioni di volte di
accarezzare,
affascinato dalle sensazioni che quel fugace contatto stava
trasmettendo alle
sue terminazioni nervose.
Bloccò
la mano all’altezza del suo seno quando
vide due occhi scuri, profondi, che lo stavano osservando: Lady Sarah
aveva
ripreso conoscenza e lo stava guardando.
André
scoprì di non sentirsi affatto
imbarazzato: voleva quella donna più di qualunque altra cosa avesse mai
desiderato
in vita sua e non aveva nessuna difficoltà a dirglielo.
Attese
che dalle sue labbra fuoriuscisse un
commento sagace, oppure un rimprovero; diede anche una rapida occhiata
al
braccio sano, quasi ad attendersi uno schiaffo che lo rimettesse al
proprio posto,
consapevole di essere stato colto in atteggiamento sconveniente; attese
ma non
accadde nulla. Vide solo nei suoi occhi un’emozione che gli bloccò il
respiro
in gola e capì che anche lei stava provando le sue stesse sensazioni.
Ma
quello non era né il momento né il luogo
adatto per amarla; inoltre era ferita e aveva perso parecchio sangue.
Dopo ciò
che le era successo doveva mangiare qualcosa e riposarsi, per essere in
grado
di sopportare altre ore a cavallo. Con uno sforzo enorme, si costrinse
a chiuderle
la camicia, mentre lei lo osservava, sempre in silenzio.
Non
proferì parola neppure lui. Si rese conto
che non ne servivano: lui aveva capito il suo coraggio nel sopportare
la
propria ferita senza dire nulla per non ostacolare la loro fuga; lei
aveva compreso
l’emozione che lo stava guidando mentre l’accarezzava.
L’aiutò
a sollevarsi, mettendole due cuscini
dietro la schiena, e le porse il vassoio con il cibo che l’oste aveva
preparato
nel frattempo. Mangiarono entrambi poche cose in assoluto silenzio,
osservandosi di tanto in tanto, finché lei si assopì, vinta dalla
stanchezza.
Decise
di lasciarla riposare per qualche ora;
sarebbero ripartiti non appena avesse ripreso un poco le forze.
***
E’ talmente bella da far male al cuore!
Si è addormentata subito dopo aver consumato un leggero pasto e ho deciso di lasciarla riposare per farle riprendere le forze. La ferita al braccio, fortunatamente, non è grave, anche se quando ho visto la spada di Von Webb alzarsi su di lei ho temuto che l’avrei persa per sempre. Ho temuto per la sua vita anche quando me la sono vista svenire tra le braccia, mentre fuggivamo a cavallo. Fortunatamente ci hanno accolti in questa locanda, anche se è il giorno di Natale, così ho potuto medicarla ed accertarmi che non avesse bisogno di un dottore. Non appena si risveglierà, continueremo il viaggio.
Credo sia meglio proseguire verso il sud della Francia passando attraverso il Lombardo-Veneto e il Regno di Savoia, anziché dirigerci immediatamente in Borgogna. Von Webb sa dove si trova lo Chateau di famiglia e si aspetterà che mi diriga lì, per portare al sicuro Milady. Pertanto da qui prenderemo la via per Innsbruck per poi attraversare le Alpi… non sarà un viaggio facile, considerato il clima rigido e la neve; tuttavia non abbiamo altra scelta. Non posso farle correre il rischio che Von Webb ci trovi: già una volta sono arrivato appena in tempo per impedirgli di ucciderla. Confido che le guardie di Francesco Giuseppe siano riuscite a catturare il Conte prima che riuscisse a lasciare Schonbrunn. Se non mi fossi dovuto occupare di Lady Sarah, lo avrei rincorso io stesso, quando mi è sfuggito dalle mani; ma la vita di Milady era più importante e avevo promesso all’Imperatore che l’avrei portata in salvo. Egoisticamente sono grato a Sua Maestà del compito affidatomi.
Come ho fatto a resistere e non spogliarla del tutto quando l’ho avuta tra le braccia priva di sensi, mentre le toglievo la camicia per medicarle il braccio, ancora me lo domando… Credo d’essere più “gentleman” di un vero inglese! Quando, riprendendosi, mi ha sorpreso ad accarezzarla ove la biancheria intima le lasciava la pelle scoperta, mi ha lanciato uno sguardo che non prometteva nulla di buono, tuttavia non ha detto né fatto alcunché. Anzi, osservandola negli occhi, ho notato le mie stesse emozioni a quel fugace contatto.
Come potrò tener fede alla promessa che le feci settimane or sono se, solo a guardarla dormire come sto facendo ora, provo l’irresistibile desiderio di stendermi al suo fianco, svegliarla con un bacio e amarla con tutto me stesso?
***
“Ci siamo,
Harm! Queste pagine spiegano come il Conte e
Lady Sarah siano finiti sulla Medea!”
sentì dire dalla voce del Colonnello.
“Tu credi?
Forse hai ragione, Mac” rispose la voce del
Comandante.
“Ma certo che
ho ragione! Hai letto, o no, quello che ha
scritto André D’Harmòn sul diario? Sud della Francia, Harm. E Marsiglia
non è
nel sud della Francia?”
“D’accordo,
te lo concedo. Ma frena il tuo entusiasmo… non
siamo ancora certi che siano arrivati davvero a Marsiglia…”
“Oh, sei il
solito guastafeste! Devi rovinarmi sempre
tutto l’entusiasmo…” sentì Mac replicare, ma con voce allegra, non con
il
solito tono polemico che ultimamente gli usava.
L’Ammiraglio
sorrise, richiuse lentamente la porta della
sala riunioni e tornò nel proprio ufficio soddisfatto: le cose
sembravano
andare per il verso giusto! Magari non avrebbe ricevuto un invito a
nozze tanto
presto, ma era sicuro che almeno il lavoro ne avrebbe tratto
giovamento.
Aveva deciso
di verificare di persona se quello che aveva
visto dai vetri dell’ufficio durante l’intervallo di pranzo fosse vero
oppure
un’illusione ottica: con quei due non c’era mai da fidarsi, neppure
della
propria vista, ancora di dieci decimi nonostante l’età.
Ehm… Ad ogni modo, aveva saltato il pranzo perché stava
dettando alla Coates un documento importante da far pervenire al più
presto al
giudice che seguiva il caso Cresswell, quando, passeggiando come sua
abitudine
per concentrarsi meglio, si era soffermato davanti ai vetri ed
improvvisamente
aveva smesso di dettare. Il sottufficiale si era schiarita la voce più
di una
volta, finché gli aveva domandato se si sentiva bene.
Eccome se si
sentiva bene!
Aveva scorto
su una panchina nel giardino di fronte agli
uffici del Jag il Comandante e il Colonnello intenti a leggere
qualcosa. Bè,
che c’è di strano, direte voi? Conoscendo quei due, soprattutto tenendo
conto
del loro comportamento degli ultimi mesi, chiunque avrebbe capito cosa
lo aveva
piacevolmente sorpreso: il braccio del Comandante sulla spalla del
Colonnello e
la testa di lei appoggiata al braccio di lui.
Ecco
cos’aveva sorpreso l’Ammiraglio Chegwidden!
Intanto, in
sala riunioni, i “due”
in questione, ignari
d’essere oggetto di tanta attenzione da parte del loro superiore,
stavano
ancora commentando le pagine del diario appena lette.
“Che ti
dicevo? Lady Sarah è innamorata del Conte, caro
Comandante! Hai letto quello che ha scritto D’Harmòn? Non si è
sottratta alla
sua carezza…”
“Ah, Mac, che
inguaribile romantica che sei! Dimmi la
verità: ti stai innamorando tu, per caso, del bel Conte francese?”
replicò Harm
divertito.
Quanto
adorava quel genere di schermaglie tra loro! E
quell’atmosfera rilassata che gli ricordava i bei vecchi tempi! Cos’era
cambiato in Mac quel giorno? Da quando l’aveva condotto fuori a pranzo
per
continuare nella lettura, era stata particolarmente affettuosa… se non
avesse
temuto che il suo buon umore potesse dipendere da Clayton Webb,
l’avrebbe
baciata!
Accidenti se
l’avrebbe baciata! Soprattutto dopo aver letto
quello che il francese aveva osato fare mentre si occupava della ferita
di
Milady.
“Certo che il
Conte è un gran bel tipo!” disse per
provocarla.
“Perché dici
così?”
“Credi che se
non fosse stato sorpreso dal suo risveglio, non
si sarebbe approfittato della sua paziente?”
“Sei
disgustoso! Come puoi pensare una cosa simile? Von
Webb avrebbe agito così, ne sono certa, ma non il Conte D’Harmòn!”
“Mhmm… sì,
credo anch’io che Webb si comporterebbe così…”
mormorò tra i denti Harm, credendo che lei non lo sentisse.
Mac fece
finta di nulla, ma aveva ben inteso la battuta.
Tuttavia preferì ignorare e continuò a prendere le difese del conte
francese.
“Sono
assolutamente certa che ha agito solo guidato
dall’istinto e dal desiderio del momento, ma non avrebbe mai
approfittato di
lei. André D’Harmon è un signore, nel vero senso della parola!”
“E a te piace
da morire, vero?” chiese lui.
“Sì, mi piace
da morire” confermò decisa. Poi aggiunse in
un sussurro: “Sono pazza di lui…”
Sollevò lo
sguardo e incontrò un paio di occhi del colore
del mare che la stavano fissando intensamente.
Sì, era proprio pazza di lui,
si disse, ricambiando in
silenzio quel momento.
“Cosa ti
piace del Conte?” domandò Harm all’improvviso,
spezzando l’atmosfera che si era creata.
“Cosa mi
piace oltre la sua nobiltà d’animo? Mi piace come
ammette di essere innamorato di lei, di desiderarla alla follia… Ecco
cosa mi
piace del Conte.”
“Quindi ti
innamoreresti di chiunque ti dicesse che ti
desidera?” chiese lui.
“Il Conte non
è chiunque, per lady Sarah. Lei ne è
innamorata, altrimenti non avrebbe reagito a quel modo ai suoi baci e
alle sue
carezze…” rispose decisa.
“Non hai
risposto alla domanda, Mac” puntualizzò lui.
“Non sono
innamorata di chiunque, Harm. Sono innamorata di
un solo uomo…” ammise, guardandolo negli occhi.
E quell’uomo sei tu,
aggiunse tra sé.