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Autore: Alexandra e Mac    09/06/2012    3 recensioni
La storia, quella con la “S” maiuscola, a volte riserva grandi sorprese. Fra le pieghe di un libro può capitare di trovare le cose più strane, o fra le sue righe captare qualcosa che non è detto esplicitamente ma che è volutamente lasciato intuire dall’autore o dall’autrice.
Sono specialmente le biografie del “grandi” quelle che riservano le maggiori meraviglie, e occorre un occhio attento per saper cogliere quello che, in superficie, non compare.
Questo racconto è nato così, cercando i messaggi nascosti che la Storia ha disseminato lungo il suo cammino e che alcuni più perspicaci hanno saputo cogliere e che hanno poi elaborato offrendoli al lettore.
Siamo certe che adesso anche voi cercherete fra il detto e il non detto di un volume quella zona grigia che vi spalancherà le porte di un altro mondo.
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Scritto nel Destino'
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GdD - 2 - Un Diario

Capitolo XXIV

Cambio di direzione






Aveva spinto il cavallo al limite delle forze per parecchio tempo, costringendolo al galoppo con un peso maggiore di quello cui l’animale era abituato e ora sapeva che doveva farlo riposare.

Si era diretto a sud, anziché verso nord-ovest, come in programma per il viaggio in carrozza. Von Webb era fuggito e sapeva: se le guardie non lo avessero catturato in tempo, certamente li avrebbe inseguiti per ucciderli.

La Borgogna, ormai, non era più una meta sicura. Sarebbe stato meglio dirigersi altrove e raggiungere Cluny quando fossero stati certi che Klaus Von Webb era stato catturato.

Di lì a poco sarebbe sorta l’alba e sarebbe stato meglio trovare al più presto una locanda per cambiare il cavallo e trovarne uno anche per Lady Sarah. Più rapidamente si fossero mossi e più probabilità avrebbero avuto di salvare la pelle.

Concentrato su questi pensieri, non si rese conto di stringere con più forza la donna tra le sue braccia, quasi per timore di vedersela scivolare via.

“Conte… mi state facendo male…” la voce di lei gli arrivò debolissima, quasi un sussurro. All’inizio pensò che fosse a causa del rumore degli zoccoli sul selciato, ma poi osservò il suo volto, pallido e tirato in una smorfia di dolore.

Rallentò la corsa del cavallo, allentando al tempo stesso la presa alla vita di Milady, solo per vederla accasciarsi contro la sua spalla, priva di sensi.

Solo allora si accorse che la donna era stata ferita ad un braccio.

Preoccupato che avesse perso già troppo sangue, lanciò di nuovo l’animale al galoppo, finché non vide, in lontananza, una locanda che faceva al caso loro.

Quando vi giunse, smontò rapidamente e bussò alla porta con Lady Sarah tra le braccia. L’oste, che stava dormendo, fu destato dai colpi e gli aprì in camicia da notte; ignorandolo, André D’Harmòn entrò e depose la donna su un piccolo divano che aveva scorto nell’ingresso, domandando subito una camera e l’occorrente per medicare Milady che si era ferita cadendo da cavallo.

Immediatamente l’oste provvide a soddisfare le richieste del nobiluomo, chiedendo se doveva svegliare la moglie affinché si occupasse della signora. Il Conte rifiutò, sostenendo che si sarebbe preso cura lui della propria consorte, poiché aveva conoscenze in materia. Non avrebbe permesso a nessuno di occuparsi della donna che amava. Sapeva come curare una ferita e voleva essere lui stesso ad accertarsi delle condizioni di Lady Sarah: sperava non fosse necessario ricorrere ad un medico, perché meno persone li avessero notati, meglio sarebbe stato.

Mentre la trasportava nella camera indicatagli dall’oste, chiese anche del cibo e ordinò che gli fossero preparati due cavalli tra i migliori che avessero: non appena Milady si fosse ripresa, sarebbero ripartiti.

L’oste obbedì, senza porre domanda alcuna. Era abituato a non immischiarsi in faccende che non lo riguardavano… da tempo aveva scoperto che era il miglior modo per lavorare senza correre rischi. Pertanto non si domandò neppure come mai due nobili stessero fuggendo da Vienna – perché di certo era quello che stava accadendo ai due ospiti – proprio la notte di Natale.

André depose Lady Sarah sul letto e, accertatosi di nuovo che fosse solo svenuta, le sfilò lentamente la giacca; dopodiché slacciò la camicia e gliela fece scivolare dalle spalle, per scoprirle il braccio ferito.

Il sangue aveva inzuppato parecchio il tessuto, ma, osservando il taglio, notò con sollievo che era meno profondo di quanto avesse temuto. Lo lavò e lo disinfettò, controllando che la lama avesse reciso solo la fascia muscolare superficiale; quindi unì i lembi della ferita che ormai non sanguinava più e fasciò il braccio. Con un panno bagnato pulì anche la pelle circostante, per togliere il sangue rappreso. Infine sollevò delicatamente Milady, le tolse la camicia sporca  e le infilò al braccio sano quella pulita che l’oste gli aveva procurato.

Eseguì tutte quelle operazioni in assoluto silenzio e unicamente concentrato sul respiro di lei, attento al minimo segnale di cambiamento. Si dimenticò del suo corpo, di quanto fosse bella e di come l’aveva di fronte, con la semplice biancheria intima, per altro parecchio più ridotta del consueto poiché Lady Sarah indossava abiti maschili, finché non ebbe terminato di medicarla; ma quando fu sul punto di chiuderle la camicia sul petto, esitò un momento, affascinato dalla pelle delle sue spalle e dall’incavo del seno che aveva così a portata di mano.

Le emozioni appena vissute e il terrore di perderla gli fecero abbassare la guardia, scoprendosi a sfiorarla laddove avrebbe desiderato posare le proprie labbra con avidità… percorse lentamente con le dita quella pelle che aveva sognato milioni di volte di accarezzare, affascinato dalle sensazioni che quel fugace contatto stava trasmettendo alle sue terminazioni nervose.

Bloccò la mano all’altezza del suo seno quando vide due occhi scuri, profondi, che lo stavano osservando: Lady Sarah aveva ripreso conoscenza e lo stava guardando.

André scoprì di non sentirsi affatto imbarazzato: voleva quella donna più di qualunque altra cosa avesse mai desiderato in vita sua e non aveva nessuna difficoltà a dirglielo.

Attese che dalle sue labbra fuoriuscisse un commento sagace, oppure un rimprovero; diede anche una rapida occhiata al braccio sano, quasi ad attendersi uno schiaffo che lo rimettesse al proprio posto, consapevole di essere stato colto in atteggiamento sconveniente; attese ma non accadde nulla. Vide solo nei suoi occhi un’emozione che gli bloccò il respiro in gola e capì che anche lei stava provando le sue stesse sensazioni.

Ma quello non era né il momento né il luogo adatto per amarla; inoltre era ferita e aveva perso parecchio sangue. Dopo ciò che le era successo doveva mangiare qualcosa e riposarsi, per essere in grado di sopportare altre ore a cavallo. Con uno sforzo enorme, si costrinse a chiuderle la camicia, mentre lei lo osservava, sempre in silenzio.

Non proferì parola neppure lui. Si rese conto che non ne servivano: lui aveva capito il suo coraggio nel sopportare la propria ferita senza dire nulla per non ostacolare la loro fuga; lei aveva compreso l’emozione che lo stava guidando mentre l’accarezzava.

L’aiutò a sollevarsi, mettendole due cuscini dietro la schiena, e le porse il vassoio con il cibo che l’oste aveva preparato nel frattempo. Mangiarono entrambi poche cose in assoluto silenzio, osservandosi di tanto in tanto, finché lei si assopì, vinta dalla stanchezza.

Decise di lasciarla riposare per qualche ora; sarebbero ripartiti non appena avesse ripreso un poco le forze.

 

 

 




***

 

25 Dicembre 1856



E’ talmente bella da far male al cuore!

Si è addormentata subito dopo aver consumato un leggero pasto e ho deciso di lasciarla riposare per farle riprendere le forze. La ferita al braccio, fortunatamente, non è grave, anche se quando ho visto la spada di Von Webb alzarsi su di lei ho temuto che l’avrei persa per sempre. Ho temuto per la sua vita anche quando me la sono vista svenire tra le braccia, mentre fuggivamo a cavallo. Fortunatamente ci hanno accolti in questa locanda, anche se è il giorno di Natale, così ho potuto medicarla ed accertarmi che non avesse bisogno di un dottore. Non appena si risveglierà, continueremo il viaggio.

Credo sia meglio proseguire verso il sud della Francia passando attraverso il Lombardo-Veneto e il Regno di Savoia, anziché dirigerci immediatamente in Borgogna. Von Webb sa dove si trova lo Chateau di famiglia e si aspetterà che mi diriga lì, per portare al sicuro Milady. Pertanto da qui prenderemo la via per Innsbruck  per poi attraversare le Alpi… non sarà un viaggio facile, considerato il clima rigido e la neve; tuttavia non abbiamo altra scelta. Non posso farle correre il rischio che Von Webb ci trovi: già una volta sono arrivato appena in tempo per impedirgli di ucciderla. Confido che le guardie di Francesco Giuseppe siano riuscite a catturare il Conte prima che riuscisse a lasciare Schonbrunn. Se non mi fossi dovuto occupare di Lady Sarah, lo avrei rincorso io stesso, quando mi è sfuggito dalle mani; ma la vita di Milady era più importante e avevo promesso all’Imperatore che l’avrei portata in salvo. Egoisticamente sono grato a Sua Maestà del compito affidatomi.

Come ho fatto a resistere e non spogliarla del tutto quando l’ho avuta tra le braccia priva di sensi, mentre le toglievo la camicia per medicarle il braccio, ancora me lo domando… Credo d’essere più “gentleman”  di un vero inglese! Quando, riprendendosi, mi ha sorpreso ad accarezzarla ove la biancheria intima le lasciava la pelle scoperta, mi ha lanciato uno sguardo che non prometteva nulla di buono, tuttavia non ha detto né fatto alcunché. Anzi, osservandola negli occhi, ho notato le mie stesse emozioni a quel fugace contatto.

Come potrò tener fede alla promessa che le feci settimane or sono se, solo a guardarla dormire come sto facendo ora, provo l’irresistibile desiderio di stendermi al suo fianco, svegliarla con un bacio e amarla con tutto me stesso?



***



“Ci siamo, Harm! Queste pagine spiegano come il Conte e Lady Sarah siano finiti sulla Medea!” sentì dire dalla voce del Colonnello.

“Tu credi? Forse hai ragione, Mac” rispose la voce del Comandante.

“Ma certo che ho ragione! Hai letto, o no, quello che ha scritto André D’Harmòn sul diario? Sud della Francia, Harm. E Marsiglia non è nel sud della Francia?”

“D’accordo, te lo concedo. Ma frena il tuo entusiasmo… non siamo ancora certi che siano arrivati davvero a Marsiglia…”

“Oh, sei il solito guastafeste! Devi rovinarmi sempre tutto l’entusiasmo…” sentì Mac replicare, ma con voce allegra, non con il solito tono polemico che ultimamente gli usava.

L’Ammiraglio sorrise, richiuse lentamente la porta della sala riunioni e tornò nel proprio ufficio soddisfatto: le cose sembravano andare per il verso giusto! Magari non avrebbe ricevuto un invito a nozze tanto presto, ma era sicuro che almeno il lavoro ne avrebbe tratto giovamento.

Aveva deciso di verificare di persona se quello che aveva visto dai vetri dell’ufficio durante l’intervallo di pranzo fosse vero oppure un’illusione ottica: con quei due non c’era mai da fidarsi, neppure della propria vista, ancora di dieci decimi nonostante l’età.
Ehm… Ad ogni modo, aveva saltato il pranzo perché stava dettando alla Coates un documento importante da far pervenire al più presto al giudice che seguiva il caso Cresswell, quando, passeggiando come sua abitudine per concentrarsi meglio, si era soffermato davanti ai vetri ed improvvisamente aveva smesso di dettare. Il sottufficiale si era schiarita la voce più di una volta, finché gli aveva domandato se si sentiva bene.

Eccome se si sentiva bene!

Aveva scorto su una panchina nel giardino di fronte agli uffici del Jag il Comandante e il Colonnello intenti a leggere qualcosa. Bè, che c’è di strano, direte voi? Conoscendo quei due, soprattutto tenendo conto del loro comportamento degli ultimi mesi, chiunque avrebbe capito cosa lo aveva piacevolmente sorpreso: il braccio del Comandante sulla spalla del Colonnello e la testa di lei appoggiata al braccio di lui.

Ecco cos’aveva sorpreso l’Ammiraglio Chegwidden!

Intanto, in sala riunioni, i “due” in questione, ignari d’essere oggetto di tanta attenzione da parte del loro superiore, stavano ancora commentando le pagine del diario appena lette.

“Che ti dicevo? Lady Sarah è innamorata del Conte, caro Comandante! Hai letto quello che ha scritto D’Harmòn? Non si è sottratta alla sua carezza…”

“Ah, Mac, che inguaribile romantica che sei! Dimmi la verità: ti stai innamorando tu, per caso, del bel Conte francese?” replicò Harm divertito.

Quanto adorava quel genere di schermaglie tra loro! E quell’atmosfera rilassata che gli ricordava i bei vecchi tempi! Cos’era cambiato in Mac quel giorno? Da quando l’aveva condotto fuori a pranzo per continuare nella lettura, era stata particolarmente affettuosa… se non avesse temuto che il suo buon umore potesse dipendere da Clayton Webb, l’avrebbe baciata!

Accidenti se l’avrebbe baciata! Soprattutto dopo aver letto quello che il francese aveva osato fare mentre si occupava della ferita di Milady.

“Certo che il Conte è un gran bel tipo!” disse per provocarla.

“Perché dici così?”

“Credi che se non fosse stato sorpreso dal suo risveglio, non si sarebbe approfittato della sua paziente?”

“Sei disgustoso! Come puoi pensare una cosa simile? Von Webb avrebbe agito così, ne sono certa, ma non il Conte D’Harmòn!”

“Mhmm… sì, credo anch’io che Webb si comporterebbe così…” mormorò tra i denti Harm, credendo che lei non lo sentisse.

Mac fece finta di nulla, ma aveva ben inteso la battuta. Tuttavia preferì ignorare e continuò a prendere le difese del conte francese.

“Sono assolutamente certa che ha agito solo guidato dall’istinto e dal desiderio del momento, ma non avrebbe mai approfittato di lei. André D’Harmon è un signore, nel vero senso della parola!”

“E a te piace da morire, vero?” chiese lui.

“Sì, mi piace da morire” confermò decisa. Poi aggiunse in un sussurro: “Sono pazza di lui…”

Sollevò lo sguardo e incontrò un paio di occhi del colore del mare che la stavano fissando intensamente.

Sì, era proprio pazza di lui, si disse, ricambiando in silenzio quel momento.

“Cosa ti piace del Conte?” domandò Harm all’improvviso, spezzando l’atmosfera che si era creata.

“Cosa mi piace oltre la sua nobiltà d’animo? Mi piace come ammette di essere innamorato di lei, di desiderarla alla follia… Ecco cosa mi piace del Conte.”

“Quindi ti innamoreresti di chiunque ti dicesse che ti desidera?” chiese lui.

“Il Conte non è chiunque, per lady Sarah. Lei ne è innamorata, altrimenti non avrebbe reagito a quel modo ai suoi baci e alle sue carezze…” rispose decisa.

“Non hai risposto alla domanda, Mac” puntualizzò lui.

“Non sono innamorata di chiunque, Harm. Sono innamorata di un solo uomo…” ammise, guardandolo negli occhi.

E quell’uomo sei tu, aggiunse tra sé.

 

 

 

  
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