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Autore: viktoria    12/06/2012    1 recensioni
Cercò in tutti i modi di stringergli forte la mano per non farlo andare via. Lui doveva restare con lei adesso, ne aveva un disperato bisogno e più si allontanava da lei più si sentiva sola e disperata.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Affari di Famiglia'
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Sentì diversi fili nel braccio, la puzza del cuscino sporco sotto la testa le dava un leggero fastidio ma l’avevano avvisata che presto non avrebbe più sentito ne le puzze ne gli odori e voleva godersi tutto ciò che il mondo aveva ancora da offrirle. Sofia era accoccolata alla sua spalla e sembrava non importare nemmeno a lei della puzza, giocava con un filo della bandana e Angelica la guardava in silenzio cercando inutilmente di sorridere.  Era troppo stancante farlo.  Un’altra volta quel giorno doveva sottoporsi alla chemioterapia. Per la terza, forse quarta volta.  Sofia si mise seduta e la guardò inclinando appena la testa e sorridendo. Aveva un completino color glicine che le aveva comprato Francesca la settimana prima appena tornati da New York e lei lo aveva adorato subito. Le aveva raccontato tutta la sua giornata o quasi e si era soffermata sull’incontro con i giornalisti.
«Sai mamma che tutti mi chiamano principessa? È bellissimo il nome principessa Sofia e tutti si inchinano e fanno riverenze e Vyacheslv mi ha promesso di sposarmi per farmi diventare zarina ma Marco dice che non può perché siamo cugini ma lui può farlo perché non lo è perché zio Miki non è davvero il suo papà.»
Angelica sorrise e le accarezzò i capelli con la mano tremante e dolorante per via dell’ago che si staccò facendo partire il segnale rosso che Sofia chiamava la sirena. Lo odiava e si copriva sempre le orecchie cercando di gridare più forte sopra quel suono assordante. Chissà se non fosse lei ad attirare l’attenzione del medico che ogni volta, puntuale arrivava per rimetterle le flebo staccate e per ricordarle che stava per morire.
«Cerchi di non fare ulteriori sforzi signora Visalli la prego, la situazione è già abbastanza critica senza che lei la peggiori ulteriormente.»
Il medico sbuffò e le levò per l’ennesima volta la piccola Sofia dalle braccia che cominciò a piangere e strepitare cercando di tornare tra le braccia di sua mamma, al caldo, protetta da tutto. Angelica era troppo debole per protestare ma anche lei allungò le braccia verso la sua bambina, come se potesse alzarsi per afferrarla. Gliela levava sempre di braccio nell’ultimo periodo, sapeva che non poteva ribellarsi e la privava della sua unica gioia. Sofia sembrava capire cosa provava la sua mamma. Aveva quattro anni ma ne dimostrava dieci. Alcune volte si rimproverava di ciò che stava facendo a sua figlia ma non aveva molto tempo per stare con lei, voleva sfruttarlo il più possibile. Il medico uscì chiudendosi la porta alle spalle con la bambina in braccio e la lasciò sola. Si passo le mani sulla testa sistemandosi la bandana a fiori che le copriva la testa priva di capelli. Sospirò e si accasciò a letto chiudendo gli occhi. Li riaprì solo molte ore dopo, una leggera pressione alla mano le fece aprire gli occhi e vide subito gli occhi di ghiaccio di Matteo a pochi centimetri dai suoi. Le stava accarezzando il viso, il collo e la fronte e lei rimase in silenzio senza annunciare la sua presenza. Vide diverse lacrime rigargli il viso e scendere sulle sue labbra e capì che era per via dei suoi occhi. Erano ormai spenti e privi di qualsiasi emozione era per quel motivo forse che non vedeva mai il suo Matteo, lui non veniva mai quando era sveglia. Cercò in tutti i modi di stringergli forte la mano per non farlo andare via. Lui doveva restare con lei adesso, ne aveva un disperato bisogno e più si allontanava da lei più si sentiva sola e disperata.
«Dov’è Sofia?»
Sapeva che non sopportava quando si preoccupava per lei, ma era la sua mamma, era normalissimo che si preoccupasse per lei. In quel momento poi, quando parlava della sua piccolina le luccicavano gli occhi. Amava quando la gente le faceva i complimenti perché la sua bambina era meravigliosa. Era come il suo papà, se lo ripeteva sempre e si ripeteva sempre che non poteva perdere tempo con lei perché lei non aveva tempo. Presto sarebbe morta, lo sapeva. Matteo avrebbe trovato un’altra donna, ammesso che non l’avesse già e la sua bimba avrebbe desiderato stare abbracciata sempre ad un altro seno diverso dal suo. Non gli chiedeva dove andava quando non era lì con lei, anche se avesse avuto un’amante lei non era contraria a ciò. Era ovvio che fosse così. lei era malata da troppo tempo ormai, ne aveva passate troppe con lei e non era più la bambina di cui si era innamorato al liceo e con cui aveva condiviso 20anni della sua vita. si era presa gli anni migliori della sua vita e si sentiva in colpa. Avrebbe potuto amare una donna che non rischiava la vita continuamente, che non fosse così timida, che non fosse impacciata con l’amore e con i sentimenti. Aveva sempre più lacrime lungo le guance e lo sentiva accarezzargli il viso e sussurrarle parole dolci ma tra quelle sentì solo che Sofia stava bene e che adesso stava giocando con Marco. Chiuse per un attimo gli occhi e si rese conto di piangere pensando ancora una volta alla donna che aveva visto con Matteo dalla finestra. Quella donna che aveva dato un bacio alla sua bambina come faceva lei, che aveva accarezzato i capelli di Matteo e l’aveva baciato con malizia come lei non aveva mai saputo fare. Quella donna bionda, alta e formosa che si era allontanata poco dopo e di cui Sofia non aveva voluto dirle nulla.
«Puoi lasciarmi sola?»
Lo stava pregando, non poteva credere che non volesse vederlo ma era meglio così. era giusto che si rifacesse una vita dato che non aveva nemmeno 40 anni ma lei era sua moglie ed era ancora viva e lui la stava tradendo benché stesse al suo capezzale mentre aspettavano entrambi la sua morte. Matteo rimase immobile sconcertato, si alzò e si sedette sul bordo del letto accarezzandole la testa scostandole la bandana e baciandole la fronte. Lei non si mosse e chiuse soltanto gli occhi pregando che la fine arrivasse il prima possibile e la liberasse da tutti quei tormenti. Non aveva avuto la vita che voleva ma aveva avuto più di quanto avesse mai potuto desiderare. La sua piccola Sofia. Avrebbe sempre ricordato a Matteo di averla amata un giorno in qualche modo, tanto da desiderare un figlio con lei. Sarebbe rimasto parte del suo cuore sulla terra se non in Matteo almeno in lei che in un modo o nell’altro sarebbe stata sempre sua e di nessun’altra. Spostò il viso verso il mazzo di fiori accanto al letto ma non riuscì a distinguerli, erano bianchi però, ne era certa. Sperava con tutta se stessa che non fossero rose. Temeva che il cancro le portasse via anche la vista. Era l’unica cosa che avrebbe sempre voluto tenere per poter guardare gli occhi ghiaccio di Matteo e quelli verdi di Sofia. I suoi capelli rossi e il nasino alla francese ricoperto di lentiggini sulla pelle chiarissima. Quando chiuse gli occhi vide solo la luce battere contro le palpebre e illuminare tutto, dopo poco si addormentò per sempre con le labbra di Matteo sul viso.

  
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