047. In the dead of the night
Nel cuore della notte
“And I know the whole story, / You're the only
light / Only if for
a night”, Only if for a night, Florence + the machine
Sta tornando da scuola. O forse ci sta andando.
Chi può dirlo con certezza. Il sole è una sfera
appiccicata al cielo con una
pennellata di colla.
Riza indossa il golfino rosa, quello che le piace
tanto, con i bottoni che sembrano perle, lucidi e sferici. I capelli
biondi
sono uno specchio su cui si riflettono i raggi del sole.
Non sa il motivo, ma Riza è triste.
Avrebbe voglia
di piangere, ma si trattiene perché è orgogliosa
e finché non capisce cosa
succede attorno a lei non verserà una lacrima. Controlla le
braccia e le gambe
per vedere se si è fatta male senza accorgersi
–c’è una pianta di rovi lungo la
via. Ma non trova nessuna ferita, nessun segno. Eppure avverte un certo
dolore:
qualcosa che spinge dall’interno con forza per uscire.
Una voce la raggiunge da lontano. Una voce
conosciuta, di cui si fida. La voce di qualcuno che, ne è
certa, la ama
profondamente.
Papà.
Il
Sergente Mazur.
Ha la voce profonda e potente. Non
c’è da stupirsi
che tutte le reclute passino sotto le sue mani rudi e graffianti che
sanno come
insegnare la disciplina. Il Sergente non fa differenze tra maschi e
femmine: se
non sei abbastanza forte ti lascia indietro. Se vuoi, ti devi
recuperare da
solo.
Stanno facendo esercitazione di tiro. Riza
è
brava, ma non ancora abbastanza.
«Concentrati!» le ordina una
voce ferma come
marmo.
Papà.
La casa è vuota. Papà
è morto, ma la sua presenza
la infesta con una violenza impressionante. Risale lungo i muri e
scivola sul
pavimento. Riza con il suo fucile e il suo golfino rosa spara per
colpire e
uccidere quella presenza, che anche da morta continua a pesare sulle
sue
spalle.
Crollano le mura, il soffitto si dissolve. Fucile
e golfino sono spariti, ora indossa una giacca nera. Solo a un funerale
indosserebbe
una giacca come quella.
Un paio di braccia si posano sulle sue spalle per
scuoterla con dolcezza e trascinarla via dal nulla. Devono essere le
mani di un
santo. Sicuro. Perché sono calde e premurose. Perché stringono
ma non fanno male. Quelle mani
la conoscono bene. Percorrono il suo corpo con cognizione di causa,
come se
seguissero strade ben note.
Papà.
Roy.
Roy è il nuovo apprendista di
papà. Verrà amato
come un figlio, il figlio che Berthold ha sempre desiderato ma mai
avuto. Roy
si è arruolato. Sogna un futuro migliore, più
luminoso. Roy è diventato
Alchimista di Stato. Combatte a Ishbar, assieme a lei e altre migliaia
di
soldati. Roy ha voluto Riza come assistente. Vuole lei al suo fianco
mentre
cerca di scalare la montagna che dovrebbe portarlo a diventare
Comandante
Supremo. Roy odia la pioggia. Lui è fuoco, quindi deserto e
calore; luce.
Roy.
E Riza.
In mezzo a un prato. Si è sporcata
l’abitino
bianco di erba. Papà la sgriderà. Peccato,
però, perché è così
divertente
rincorrersi, acchiapparsi, cadere e rotolare in un oceano di erba e
risate.
Ha abbandonato le scarpe sotto l’unico
albero, un
maestoso olmo. Una suola poggia sul terreno, l’altra guarda
il cielo mentre
Riza accenna un paio di passi di danza, con una grazia che credeva
dimenticata.
Gioca a fare la funambola sulla corda di un’arpa, sulla punta
dei piedi e con
le braccia verso l’alto. Fa una piroetta. È nel
cimitero, triste e freddo della
cittadina altrettanto triste e fredda dove è nata. Ma lei
non morirà lì come
sua madre. No, fuggirà via, cavalcando la voce che ha
ricominciato a chiamarla
con forza.
Cavalca fino a quando non si ritrova nel deserto,
che è così caldo. Roy deve avergli dato fuoco. Le
sue fiamme sono prodigiose.
Riza le ama, o forse ama Roy. È sicura di non odiare Roy, ma
forse odia le sue
fiamme.
La colla che tiene il sole attaccato alla volta
celeste si è seccata e ora il sole è crollato.
Precipitato, ma non ha lasciato
nessun cratere. Strano. Molto strano. O forse no.
Piomba la notte.
Roy.
L’ha anticipata: è arrivato
prima per accoglierla.
È a capo di un esercito di fiamme che illuminano e
riscaldano. Riza si sente
così al sicuro.
Qualcuno, da lontano, sospira e sbuffa.
Metà delle
fiammelle cade sotto il fiato nemico. L’altra metà
si raduna attorno a Riza e
Roy per proteggerli, ma un altro sbuffo le spazza via.
È stato papà. Il suo fantasma
Riza si sente in trappola. Roy è
diventato
improvvisamente freddo e, senza il suo fuoco, sta perdendo le forze.
Sta
scomparendo.
Lei non vuole. Se chiude gli occhi, conta fino a
dieci e poi li riapre, magari Roy riapparirà con le sue
fiammelle e suo padre
smetterà di perseguitarla.
Le palpebre scendono.
Uno. Due. Tre. Quattro. Cinque. Sei. Sette. Otto.
Nove.
Dieci.
Spalanca gli occhi.
Ci vogliono altri dieci secondi per capire che
è
in pigiama, nel letto di casa sua. Domani non andrà a
scuola, non scenderà nel
campo d’addestramento, non si apposterà su una
torre nel deserto. Suo padre è
morto e i fantasmi non esistono.
Riza allunga un braccio per afferrare la sveglia
sul comodino. Le lancette segnano le due e mezza. Si è
svegliata nel cuore
della notte e dopo un sogno del genere difficilmente
riuscirà a
riaddormentarsi.
Roy…
Roy!
Domani non lo troverà in ufficio. Ora
lavora per
King Bradley.
Si accoccola meglio tra le coperte e prova a
chiudere
gli occhi. Magari sarebbe riuscita a sognare di nuovo Roy.
NOTE FINALI:
Mentre Roy passa le sue notti insonni nel bar a bere, Riza prova a dormire ma fa sogni quanto mai strani e inquietanti. Vorrei che leggeste questo theme ripensando al precedente, perché si tratta delle due facce della stessa moneta. Da una parte Roy, dall'altra Riza. La notte raccontata è la stessa in cui Roy va per la prima volta da Madame Christmas.
Per questo theme ho voluto sperimentare su più fronti, quindi ci terrei parecchio a ricevere pareri. Cosa vi ha lasciato, se vi è piaciuto o l'avete trovato pesante come la parmigiana della nonna... qualunque cosa, insomma.
Piccolissima parentesi. La citazione è presa da Florence + the machine. La mia nuova musa! La adoro. Scrive canzoni bellissime e soprattutto è una bomba! Ha una voce, che nemmeno tra vent'anni esercitandomi tutti i giorni riuscirei avere. O forse sì. Comunque nei live spacca alla grande! Quindi è possibile che in futuro la utilizzi di nuovo. Qui la canzone Only if for a night
Last, but not least: thanks! merci! danke! grazie! alle mie splendide, coccolose lettrici: hummingbird royaifan, One Day, Riza_94, Silvery Lugia