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Autore: Lucy_Pevensie    12/06/2012    0 recensioni
Il libro di Andrew McFly è stato pubblicato e, un anno dopo, lui, Audrey e tutti gli altri si ritrovano ad essere conosciuti da sconosciuti. Le loro vite però, non si sono fermate, anzi, continuano ad andare avanti tra dolori e gioie.
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Walk of Life'
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L'estate era passata, l'autunno attendeva ormai alle porte. Ripensandoci, era incredibile quante novità avesse portato quel breve arco di tempo.
Audrey sorrise tra sè, pensando al corso del tempo, la lettera di convocazione della Saunders sul davanzale della finestra, davanti a cui stava cullando il neonato Daniel Alexandre Jensen.
Era stato strano e meraviglioso iniziare la nuova vita di genitori per lei ed Edward, imparare a prendersi cura di Daniel, che dipendeva in tutto dalle loro attenzioni.
Suo marito la raggiunse alla finestra -Credi che accetterai il lavoro alla Saunders?- le domandò, con la sua voce tranquilla, prendendo Daniel dalle sue braccia.
Audrey sospirò, con un sorriso sereno sulle labbra -Credo proprio che lo farò, Ed. Amo troppo quel posto per non accettare! Anche se ci servirà un po' di aiuto con Daniel-
-La Saunders è a solo mezz'ora di macchina, e ho come l'impressione che i nonni non vedano l'ora- sorrise lui.
Audrey non potè negarlo: da quando Daniel era nato, i nonni Hallward e Jensen non facevano che offrirsi vo-lontari per passare del tempo con lui.
-Sarà strano, tornare lì-
Edward -E tornarci dall'altra parte della cattedra. Ma ti vedo perfetta per quel posto!-
Audrey sorrise -Non vedo l'ora. Sapevo che non l'avrei lasciata per sempre-
-Allora dobbiamo festeggiare! Daniel, che ne dici?- 
Il bebè si era già addormentato: era pacato, e tendeva a non piangere mai di notte. Beveva latte alle ore pre-viste e ora teneva i pugnetti stretti contro il petto di suo padre.
Anche se non poteva capire la situazione, sia Audrey che Edward interpretarono il suo umore tranquillo come un assenso.
-Hai visto? Chi tace acconsente!- rise Edward.
Audrey appoggiò la testa sulla spalla di Edward, ed entrambi guardarono fuori dalla finestra la mattinata as-solata -Sarà un bell'anno-
***
Un fascio di luce mattutina colpì Andrew in pieno viso, mentre stava ancora dormendo.
-Svegliati, autore di successo! Hai la presentazione del libro tra meno di due ore, e sei ancora in condizioni pietose!-
-Mi sa che ti stai divertendo troppo a fare mia moglie e la mia editor-
La risata di Eileen riempì la stanza -Non sai quanto! E sarei stata anche la tua curatrice d'immagine se non ti fossi opposto a mettere la tua foto sul libro!-
-..Comunque oggi è solo una presentazione in radio, quindi a nessuno interessa che aspetto ho-
Eileen si sedette accanto a lui sul letto -A me sì, perchè sono tua moglie, guarda un po'!- disse con aria di sfi-da -Quindi alzati!-
-Ahhh, quattro mesi scarsi e già vuoi portare i pantaloni, bionda-
-Come se non li avessi sempre portati!- ghignò lei.
Andrew scosse il capo, evitando di calpestare Steven Patrick, e prese le chiavi della macchina -Andiamo-
-In pigiama?!-
Andrew sbattè gli occhi prima di rendersi conto che era ancora in pigiama e scoppiare a ridere.
Un'ora dopo, erano al trentesimo piano di un grattacielo, aspettando che arrivasse il momento dell'intervista.
Grazie alla fretta di Eileen, erano arrivati quasi un'ora prima del previsto, e così Andrew ne approfittò per fare un giretto nello studio. Lo aiutava sempre a sfogare la tensione prima delle odiate interviste.
Mentre guardava appese al muro della stanza le foto delle persone famose intervistate durante gli anni, la porta si aprì.
Andrew fece un passo indietro, e dovette sbattere le palpebre più volte prima di rendersi conto che chi era appena uscito da quella stanza non era un allucinazione dovuta all'aver saltato la colazione.
Steven Patrick Morrissey aveva appena finito la sua intervista, che lanciava il suo tour negli stati uniti. Il volto corrucciato, più grasso di come Andrew lo aveva visto nelle copertine dei suoi CD, ma con l'innegabile aria di superiorità che lo contraddistingueva.
In un istante, Andrew dimenticò di essere una persona riservata e poco incline ai rapporti sociali e si gettò a capofitto in quella che sembrava essere l'occasione che stava aspettando da tutta la vita.
L'uomo lo guardò perplesso -Immagino di sì-
-Non ci posso credere, sei veramente tu!- esclamò Andrew, afferrandolo per un braccio -E' una vita che vole-vo conoscerti! Io sono il tuo più grande fan, ho tutti i vostri cd, ho persino chiamato il mio coniglio col tuo nome!-
Morrissey fece un mezzo sorriso perplesso, mentre Andrew continuava.
-Ti ho dedicato il mio primo libro, che si intitola...-
-'A Light That Never Goes Out'. Andrew... McFly?-
Andrew s'illuminò -Si! E non sai da quanto volevo conoscerti!- ripetè come in estasi.
Morrisey lo conosceva. Sapeva il suo nome. L'idolo della sua adolescenza.
Si maledisse per non aver portato con sè una copia del suo primo libro per potergli chiedere un autografo, così dovette accontentarsi di stringergli la mano.
Morrissey uscì, lasciando un Andrew incredulo e alle stelle -Gli ho stretto la mano...-
In quel mentre arrivò Eileen, scortata da una ragazza che lavorava per la trasmissione radiofonica -Tra poco andiamo in onda, signor McFly!-
-Gli ho stretto la mano, Eileen!-
-Stretto la mano a chi?-
-Non l'hai visto? MORRISSEY. Era nello studio accanto!
-Morrissey?- fece lei incredula -Sei sicuro? Perchè non è che questa trasmissione sia così famosa...- osservò Eileen abbassando la voce.
-Ma certo che sono sicuro!- sbottò lui -Ho tutti i suoi CD e le sue interviste-
E per una volta fece un'intervista allegra. Aveva realizzato anche il suo ultimo sogno.
***
-Tutti in macchina, grandi e piccoli Jensen e affiliati!-
-Manuel, limitati a guidare, per favore... Ha chiamato tua madre, ha detto che Chris è sveglio e tranquillo… da quando ha compiuto un anno ha smesso di svegliarsi di notte, a quanto pare-
-Che tempismo! Vorrà dire che mi passeranno le borse sotto gli occhi!-
-Tanto lo so che sei stato tu a usare la mia crema per le occhiaie- lo prese in giro sua moglie.
Manuel non negò, ma attaccò a canticchiare con aria indifferente.
Il viaggio fino all'università del Maine, dove Nathan aveva vinto una borsa di studio, fu tranquillo escludendo gli stacchetti musicali di Olive.
-Adesso canto quella di Belle!- annunciò, fortunatamente nel momento esatto in cui Manuel aveva trovato parcheggio.
-Al ritorno, tesoro, ora siamo arrivati e papà è taaanto felice!- fece Manuel, gettandosi fuori dalla portiera.
Olive venne così distratta -Andiamo a vedere l'università di Nate??-
-E ce lo lasciamo anche fino a Natale!- esclamò Fran con un sorriso orgoglioso
-E poi torna?- fece preoccupata la bambina.
-E ce lo lasciamo anche fino a Natale!- esclamò Fran con un sorriso orgoglioso
-E poi torna?- fece preoccupata la bambina.
-Certo che torna!- la rassicurò Manuel, mentre Robert scendeva dalla macchina con cautela.
Olive si guardò attorno per studiare quel posto nuovo che le incuteva una certa diffidenza: non le piaceva che quella fosse la nuova casa di Nathan.
Lui era incredulo, e sorrideva soddisfatto. Non avrebbe mai immaginato di andare all'università.
-Allora, andiamo?- lo incoraggiò Fran, che ancora ricordava con soddisfazione gli anni universitari.
Nathan annuì, non avendo parole per ringraziare.
Anche Manuel volle aggiungere il suo incoraggiamento -Non preoccuparti, Nate, non ti metteremo pressioni per farti diventare studente onorario come è successo a Fran!- 
Il ragazzo ridacchiò, mentre insieme a Manuel portavano le valigie verso i dormitori.
Olive e Robert si tenevano per mano e guardavano incuriositi tutti quei ragazzi così grandi che sarebbero stati i nuovi compagni di Nathan.
-Nate, ma tu con chi sarai in classe?-
-Ahah, l'Università è un po' diversa, Liv- fece Nathan, scompigliandole i capelli con la mano.
Quindi iniziò la ricerca della stanza, pregando di trovarsi con un compagno almeno simpatico.
Quando finalmente arrivarono davanti alla porta, fu il momento dei saluti.
-Beh, ci siamo!- sospirò lui, guardando tutti con un sorriso.
Fran non nascose l'emozione, mentre lo abbracciava -Ci mancherai tanto-
-Sai che puoi chiamarci per qualsiasi cosa, no?- aggiunse Manuel, quando Nathan lo abbracciò.
-Certo che si-
Olive tese le braccia verso il ragazzo -Ciao Nate!-
Lui la prese in braccio, con un sospiro
-Liv, come farò senza te che mi tieni d'occhio?-
-Non lo so! Ma tu fai il bravo!-
Nathan le porse la guancia, e lei gli diede un bacio prima di essere rimessa a terra, perchè Nathan salutasse anche Robert.
-Mi raccomando, Rob, fatti valere!-
Il momento di andare via era arrivato per davvero. Mentre si allontanavano e Nathan li salutava con la mano, Manuel prese Fran per mano -Grazie, per aver preso il rischio con lui-
Fran sorrise, con gli occhi ancora pieni di orgoglio per Nathan -Non dimenticarti che tu hai accettato di ri-schiare con me!-
-Se la caverà alla grande- concluse Manuel, orgoglioso
***
I signori Moore e la piccola Daisy stavano aspettando l'arrivo di Dianna e Derek dal lavoro.
I due arrivarono a qualche minuto di distanza, e Dianna insistette perchè i suoi genitori si fermassero a cena.
Daisy sembrò molto contenta, perchè si divertiva sempre a fare i disegni di vestiti con la nonna e ad ascoltare le storie del nonno.
-Mamma... Papà, c'è qualcosa che io e Derek vorremmo dirvi- disse finalmente Dianna, davanti al dolce.
-Certo, diteci pure!- esclamò suo padre, mentre sua moglie gli stringeva emozionata la mano: chiaramente, aveva già intuito.
Francesca scrive
Dianna non riusciva a smettere di sorridere, così toccò a Derek dare la notizia.
-Aspettiamo un bambino, Dianna è incinta-
Irene Costanzo scrive
La madre di Dianna esplose in un grido di gioia -Ma è fantastico!-
Francesca scrive
Suo padre si congratulò, mentre Daisy, che ormai aveva quasi quattro anni, sorrideva incerta.
Scosse il braccio della nonna, in attesa di spiegazioni.
-Avrai un fratellino o una sorellina, Daisy!-
Daisy guardò sua mamma in attesa di una conferma: non aveva capito davvero che tra qualche mese sarebbe diventata sorella maggiore.
Dianna annuì, dandole un bacio sulla testolina bionda -Sarà bellissimo, vedrai-
***
Tyler si preparava a iniziare un capitolo decisamente nuovo della sua vita.
Il suo oro Olimpico era appeso ed incorniciato, così come il ricordo di Annie che lo salutava dagli spalti men-tre lui era sul podio con la sua squadra lo era nella sua mente.
Ma quella mattina di settembre, aveva bel altri pensieri per la testa. Tra qualche ora, avrebbe iniziato il suo nuovo lavoro.
-Allenatore alla Saunders- Annie gli porse una tazza di caffè -Ritorno alle origini-
-Sono in ansia, Ann. E se poi mi spazientisco e faccio fuggire metà squadra??-
-Non lo farai. E nel caso perdessi il lavoro c'è sempre la piscina che hai aperto- gli sorrise lei.
Tyler sorrise, già rincuorato -Pensare che fino a qualche anno fa non mi sarei dato mezza possibilità di com-binare qualcosa!-
Annie gli stampò un bacio sulle labbra -Ti manca solo il matrimonio- ghignò
-Come no, Ann! Non eri la prima a voler scappare all'idea?!-
-Fino a qualche anno fa non mi sarei data mezza possibilità riguardo al matrimonio-
-Hei, non ti sarai lasciata influenzare da tutti questi matrimoni!-
-Beh, dopotutto è solo questione di tempo prima che Lance chieda a Sophie di sposarlo, e Kate e David sono già a buon punto coi preparativi, no?-
Tyler trasalì -Non è che mi stai facendo la proposta?-
Annie lo colpì con la mano -Scordatelo! La proposta me la farai TU, e anche come si deve, altrimenti ti dico di no!-
Tyler si alzò da tavola, prendendo un'ultima fetta biscottata -Meglio così! Fammi gli auguri per oggi!-
-Auguri, ma non ne hai bisogno, Ty-
Tyler sorrise, preparandosi ad affrontare il momento in cui avrebbe rimesso piede alla Saunders come allena-tore.
***
David guidava con un sorriso sulle labbra, Kate al suo fianco, direzione Las Vegas.
-Non posso credere che lo stiamo facendo davvero!-
-Non dirlo a me, Dave-
-E non azzardarti a chiamare nessuno per le prime dodici ore, ok? Questo è l'accordo!- le ricordò lui, temen-do che Kate avesse già avvertito le sue amiche.
Kate scosse il capo, silenziosa.
-Kate, ma sei sicura? Voglio dire... hai sempre voluto un matrimonio in grande-
-E chi dice che non potremo averlo un giorno? Ma non oggi: sono stanca di matrimoni in grande!-
-E' così che mi piaci, Kate McFly!-
Kate sorrise soddisfatta, mettendo il braccio fuori dal finestrino e godendosi la meritata libertà.
Finalmente faceva un gesto impulsivo, e non ne aveva mai avuto più voglia.
Non si accorse quasi che il cellulare di David aveva iniziato a squillare e che sullo schermo era comparsa la scritta "Mamma".
-Vuoi rispondere?- gli domandò, porgendoglielo
David iniziò a sudare freddo -Ehm...non so...vuoi rispondere tu? Magari è urgente!-
Kate lo guardò -Tua madre è ai caraibi in vacanza. Non credo sia urgente- sorrise, spegnendo il telefono -Appena saremo sposati la richiamiamo-
Tutti i buoni propositi di David sembravano spariti -Spero che stia bene. Sai, magari aveva bisogno di qualco-sa...-
-David. Noi siamo in fuga d'amore. E non si risponde al telefono nelle fughe d'amore-
-Ma K...- David le rivolse una rapida occhiata e rimase incenerito dagli occhi furenti della fidanzata -E va be-ne! Fuga d'amore, niente telefono!-
***
Audrey stava seduta sulla gradinata della Saunders, al tramonto. Aveva appena finito l'incontro insegnanti, e il giorno seguente sarebbero arrivati gli alunni.
Aveva sempre amato l'atmosfera che si respirava in quella scuola all'ora del tramonto.
Vederla vuota faceva un certo effetto, ed erano quasi dieci anni che non ci metteva piede. Ma voleva godersi quegli ultimi momenti, e così aveva chiamato qualcuno che, su quella scalinata, con lei ci era cresciuto.
Non dovette attendere molto, prima di vedere l'auto di Andrew entrare nel parcheggio della scuola.
Sorrise quando lo vide scendere, la stessa aria di noncuranza che aveva a sedici anni.
Anche Andrew sorrideva, con il suo solito fare, mentre iniziava a salire la scalinata -Eri in vena di ricordi?-
Audrey annuì -Ho pensato che dovevamo celebrare insieme-
Andrew le si sedette accanto -Celebrare che cosa?-
-Il passaggio del tempo, credo- sorrise Audrey. 
Guardandola, Andrew rivide la stessa ragazza con due enormi e sinceri occhi azzurri dei tempi del liceo: era ben poco cambiata.
Ma di tempo, proprio come lei aveva detto, invece ne era passato.
Audrey gli prese la mano e appoggiò la testa sulla sua spalla -Non avrei mai immaginato questi dieci anni-
-Nemmeno io. O forse avrei immaginato i tuoi, chissà!- rispose lui.
Audrey rise, scuotendo il capo.
-Certo che ne hanno sentite di cose queste scale. Stavamo seduti qua, senza la più pallida idea di chi sarem-mo diventati e di quale fosse la nostra strada, a chiederci di Dio, del destino, della vita e dell'amore- 
-E non lo stiamo facendo anche adesso?- osservò lui, non senza una certa emozione. Era bello vedere che certe cose non sarebbero mai cambiate.
-Ti voglio bene, Andrew. Ma questo lo sai già- sorrise Audrey.
Andrew le accarezzò i capelli -Pensi che saremo sempre qua, tra altri dieci anni? Intendo noi due-
Audrey gli strinse la mano -Per sempre- mormorò, con un sorriso commosso.
-Credo proprio di si, An- bisbigliò lei, gettando gli occhi azzurri nel tramonto.
Non era l'inizio, nè la fine. Era semplicemente la vita che andava avanti, con i suoi cambiamenti.
E il bello era il condividerla insieme: condividere le gioie e i dolori con qualcuno che li prendeva su di sè, con le persone che gli volevano bene, l'uno con l'altra, come avevano sempre fatto.
Il futuro suscitava tante domande, ma non faceva paura.
Audrey sospirò, e non si era mai sentita più tranquilla in vita sua.
Anche Andrew, per la prima volta, non sentiva più preoccupazione.
La bellezza del tramonto li illuminò, incendiando i loro volti felici, prima di gettarsi dietro agli alberi, pronto a tornare il giorno seguente.
-Ti riaccompagno a casa, Aud?-
-Certo che si-
Andrew si alzò e le offrì la mano -E per tutti questi dieci anni, Aud...grazie-
Audrey accettò sorridendo -E per i cento a venire-
Si avviarono insieme alla macchina, sicuri come sempre di poter contare l'uno sull'altro.




THE END
  
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