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Autore: _ivan    13/06/2012    9 recensioni
[ COMPLETATA LA PRIMA PARTE: la seconda verrà scritta e pubblicata al termine di 'Monetarium - la neve e le ombre' ]
Theodore è un ragazzo come tanti: alterna la sua vita tra facebook, videogiochi, televisione e uscite con pochi e fidati amici. Sua madre adora interpretare la parte del tiranno, suo padre quella dell'uomo saccente e un po' troppo pretenzioso. Eppure basta il discorso del presidente degli Stati Uniti, un giorno, a cambiare tutto. Al mondo viene rivelato che..
Genere: Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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!! ringrazio chiunque abbia letto i capitoli precedenti e si stia approcciando alla lettura di questo ennesimo frammento di testo. spero solo di non annoiarvi.
faccio un piccolo appunto: la versione 'originale' prevede una suddivisione dei capitoli meno frammentaria ( per intenderci: ogni capitolo dovrebbe durare tra le 15 e le 20 pagine )
tuttavia per non 'pesare' troppo sulle vostre menti ( ammesso che qualcuno leggerà mai tutto quanto ), su questo sito dividerò alcuni capitoli in più parti.
questo è il caso ad esempio del capitolo 2, che dividerò in 2.0, 2.1 e 2.2. buona lettura!

*


CAPITOLO II.1

[ il testo è presente anche in formato pdf, più ordinato e pulito. questo è il link > http://tat.altervista.org/BLOG_Jade/JADE_CAP_2.1.pdf ]

Nei primi mesi che seguirono la situazione rimase pressoché stabile, seppure ci furono non pochi mutamenti nella società e nella filosofia adottata dalle persone.
La stessa condizione della mia università era radicalmente cambiata: i corsi che prima vantavano la presenza costante di trecento teste venivano ora seguiti appena da una decina di studenti. E non era così solo per economia, ma anche per medicina, architettura, giurisprudenza e informatica.
Ci fu, in compenso, un boom di iscrizioni alla facoltà di ingegneria aerospaziale e alle varie accademie militari sparse sul territorio, considerate le due attività del futuro.
Questa pioneristica preventiva non aveva torti, ma dal canto mio pensavo che, in un mondo che fosse pre o post invasione, gli economi sarebbero risultati ugualmente indispensabili, a maggior ragione ora che se ne sarebbero formati molti meno.
Non che la questione, tra l’altro, mi interessasse poi così tanto, dal momento che ero solito prendere la questione universitaria sotto gamba, ma mi piaceva pensare di essere riuscito a non lasciarmi sopraffare dalla corrente e di essere rimasto fermo nelle mie precedenti non-decisioni.
Tra marzo ed ottobre videro la luce trentasette nuove religioni, nessuna delle quali fu riconosciuta a livello nazionale e delle quali, oggi, solo quattro sono sopravvissute al tempo.
Non furono pochi coloro i quali decisero di abbandonare cristianesimo, protestantismo, buddismo e le altre religioni, al fine di gettare un occhio su quelle che venivano chiamate le ‘nuove dottrine’ e che, paradossalmente, formando connubi tra religione e scienza suscitavano più interesse ed erano in grado di dare ben più spiegazioni di quelle fornite dai vecchi dogmi e i libri di fede.
Degni di nota furono i ‘Seguaci del Flusso’, a cui capo si pose Abraham Price, cinquantaquattrenne statunitense che, dopo un’esperienza di adduzione avvenuta nel 2004, rimase in stretto contatto telepatico con gli esponenti di una razza aliena tra quelle che presto sarebbero approdate sul nostro pianeta. O almeno così si diceva.
Riconosco che Price, voce sulla Terra dei Visionari ( antica popolazione pacifica della Galassia di Andromeda ), nonostante l’adozione di metodi discutibili quali la richiesta continua di ingenti offerte da parte dei ‘fedeli’, contribuì a calmare gli spiriti di innumerevoli persone.
Price fu uno dei pochi personaggi di spicco che si prodigò nel divulgare messaggi di pace e speranza pregni di positività, che si rivelarono fondamentali per affrontare il crescente senso di smarrimento che si era andato a creare nel corso dei mesi passati.
‘Ci aiuteranno con le ricerche in campo medico’.
‘Ristruttureranno la nostra società e saremo più felici’.
‘Non ci saranno più guerre, la fame nel mondo sarà solo un ricordo’.
Belle promesse che accesero focolai di speranza negli animi di molti.
Mio cugino Barrie si unì alla ‘Chiesa del Flusso’ e partì per gli Stati Uniti il 6 giugno 2014. Da allora non si ebbero più notizie sul suo conto.
In questo guazzabuglio di sovrannaturale e fantascientifico, si rivelò impossibile enumerare i medium che vennero alla luce millantando conoscenze d’ogni genere.
Lo stesso avvenne con gli avvistamenti di ufo, orbs e altre attività paranormali. Si accennò a circa duecentomila segnalazioni in tutto il mondo ogni giorno, con una percentuale massima dello 0,4% di casi confermati dagli esperti.
 
L’estate 2014 la trascorsi interamente a casa. Era triste immaginare che, nonostante potessero essere gli ultimi mesi della mia vita, io dovessi rimanere segregato tra le quattro mura della mia abitazione, tuttavia non avevo alternative se volevo portare a compimento il buon proposito – o l’illusione – di riuscire a studiare per passare i cinque esami universitari che, ahimè, a suo tempo non ero stato in grado di superare.
D’altronde chi semina vento raccoglie tempesta.
     Tornando a casa in un caldo pomeriggio di luglio trovai nel cortile anteriore mia madre, intenta a lanciare ordini verso il cielo con il suo tipico fare da generale della marina militare.
Alzai lo sguardo verso il tetto. Tre operai stavano posizionando grossi pannelli voltaici esattamente là dove un tempo c’erano delle neutre tegole grigiastre.
«Mi spieghi esattamente Cosa. Sta. Succedendo?»
«Shht, non ora, Theo. Mamma sta dando ordini a degli operai incapaci.»
Non si voltò neppure a guardarmi, presa com’era dallo sbirciare in alto, assumendo posizioni assurde in maniera tale da sfruttare al meglio l’ampio ventaglio di angolature che il corpo umano può offrire.
«Vorrei sapere perché tre stronzi stiano sfondando il tetto di casa mia, con permesso.»
Si voltò e mi trafisse con lo sguardo. Non c’era bisogno di altro per capire che quel ‘casa mia’ l’avesse contrariata e non poco. Per non parlare del tono di voce che avevo appena usato.
«Sì, insomma…» ritrattai «in quella camera ci vivo io!»
Sospirò rassegnata, prima di passare alle spiegazioni, addirittura più sbrigative di quanto immaginassi.
«Tuo padre ha deciso di far installare pannelli voltaici.»
«Adesso?»
«Sì. Adesso.»
Mi sembrava assurdo che, a pochi mesi dall’arrivo di razze aliene sul pianeta, mio padre pensasse a ridurre l’importo della sua bolletta. Varcai la soglia di casa mollando mamma sul vialetto. Mio fratello, in cucina, stava consumando crema al formaggio, spalmandola ordinatamente su piccoli crackers.
«Hai visto?» dissi.
Non si girò. A quanto pare era una peculiarità della mia famiglia. Gettai nell’ingresso la borsa a tracolla e mi avvicinai al tavolo. Annuì.
«Secondo me» continuai «mamma e papà sono completamente rincoglioniti. Come zio Arden, ti ricordi?»
«Lo zio è tornato a casa. Aveva avuto un crollo nervoso. La zia dice che ha smesso col fai-da-te ed è tornato a lavorare» sbocconcellò la sua merenda, sollevando le iridi verdi nella mia direzione. L’odore di formaggio mi costrinse ad un passo indietro. La luce calda alle sue spalle lo faceva apparire come un essere etereo, un’apparizione rivelatrice.
«Non lo sapevo.» presi posto al tavolo.
«Mh. E comunque ho parlato con mamma. Dice che papà sia convinto che presto spegneranno tutte le centrali nucleari, e che in molti resteranno senza elettricità.»
«Perché mai dovrebbero?»
«Non è difficile, zucca marcia.» sospirò, altra caratteristica di famiglia «Comincio a pensare che quando accenderai il cervello pioveranno struzzi. Riflettici. Nel caso in cui dovessimo ricevere un attacco, cosa pensi che punterebbero?»
Riuscii ad immaginare a stento l’esplosione a catena di tutti i reattori nucleari della Terra. Ammesso che il pianeta fosse riuscito a restare integro, con molta probabilità non sarebbe stato lo stesso per il genere umano.
In silenzio lasciai mio fratello e mi diressi verso le scale.
Se mio padre era arrivato ad immaginare una situazione simile, perché non avrebbero dovuto farlo i migliori scienziati e ricercatori del mondo?
Non si poteva non riconoscere, comunque, che quell’uomo fosse sempre un passo avanti.
Varcai la soglia di camera mia, dove trovai ogni piccolo angolo ricoperto da sottile pulviscolo bianco.
Rimasi lì, incredulo e immobile, mentre i lavori all’esterno delle quattro mura inondavano la stanza di rumore e forti vibrazioni.
Tossii e andai a chiudere del tutto la finestra, lasciata incoscientemente semi-aperta.
Bestemmiai, mano alla bocca per evitare che ogni sorta di detrito mi entrasse nei polmoni.
Senza pensarci due volte decisi di andare a dormire da Ervin, il mio migliore amico.
 
«Erv, quante volte l’hai visto…?» mi voltai verso il ragazzo di colore e grassottello che era gettato sulla poltrona, a una distanza minima dal televisore.
«Mh. Quattro. Ma è bello!» rimase con lo sguardo fisso sullo schermo, dove il dvd di ‘Cannibals&Aliens’ stava proiettando per l’ennesima volta le stesse scene splatter: un cowboy zombie stava divorando la testa di un alieno, masticando con denti affilati un cervello verdastro sanguinolento.
Spazzatura.
Frugai nel grosso pacco di pop corn caramellati che tenevo stretto tra le ginocchia.
L’idea di sporcare i pantaloni del pigiama non mi preoccupava.
Quella di sporcare il divano o il tappeto, ancora meno.
«Ma quindi?» disse Ervin, finalmente deciso a scoprire cosa fosse accaduto.
«Niente. I miei hanno pensato bene di distruggere le pareti di casa per poterci piazzare dei tipo di…cazzo di pannelli fotovoltaici. Il bello è che non mi hanno detto niente, così io mi sono ritrovato gli operai in camera mia, con attrezzi e macerie sparse ovunque»
Mi guardò inarcando un sopracciglio, confuso.
Stavo calcando la mano sulla storia, ma ero disposto a tutto pur di avvalorare la mia irritazione.
«E perché adesso?» domandò.
«E’ la stessa cosa che mi sono chiesto anch’io» guardai nello schermo della tv un’orda di zombie fare breccia in una navicella aliena atterrata, « mio fratello dice che lo abbiano fatto per…evitare di restare senza elettricità quando spegneranno le centrali nucleari »
Erv lasciò scorrere lunghi attimi di silenzio e arricciò le labbra. Lo faceva sempre, quando si concentrava.
«Non le spegneranno» disse tornando a guardarmi dritto in faccia.
Rimasi in silenzio, con chiara espressione di chi non stesse capendo.
«Siamo a settembre, Theo. Hai idea di quanto ci voglia a spegnere completamente una centrale nucleare?» allungò un braccio verso il tavolino e si versò un bicchiere d’acqua. Bevve un sorso, prima di continuare «sono tipo forni. Cioè…se spegni un forno, continua a produrre calore per un po’ di tempo. Le centrali elettronucleari funzionano alla stessa maniera: nonostante lo spegnimento le si deve continuare a raffreddare per lunghi periodi, prima dello smantellamento. Quindi un missile a centrale accesa ed un missile a centrale spenta farebbe ben poca differenza. Si lascerebbe mezzo mondo senza elettricità per precauzioni minime se non inutili.»
Mi sembrò parlasse con cognizione di causa. In fondo studiava ingegneria. Chi meglio di lui poteva sapere certe cose?
«E poi» continuò, sistemandosi sulla sedia «le centrali nucleari sono iper-protette. Forse la cosa più protetta al mondo dalle forze militari. Non ci si può neppure volare sopra. Se gli alieni riuscissero a colpire quelle significherebbe solo due cose: che sono troppo forti per noi e che sono ostili. Quindi ci distruggerebbero. Non cambierebbe molto, tra morire per effetto del nostro nucleare o sopravvivere per un paio di giorni, prima di essere carbonizzati dai raggi laser» il ragionamento non faceva una grinza «no…?»
Annuii, pensieroso e restio al pensiero che mio padre potesse sbagliare anche una sola mossa.
Fissai Ervin con sguardo sorpreso.
A volte dimenticavo che, dietro la facciata da nerd ingenuo, si celasse in realtà un enorme cervello. Non per niente aveva sempre ottenuto il massimo dei voti in tutte le discipline.
«Come fai a sapere ste cose?»
«L’ho studiato di recente, per un esame. Non è farina del mio sacco» mi sorrise.
«Hai visto in tv?» disse poi, cambiando argomento «Hanno mostrato le immagini esclusive di un avvistamento avvenuto tipo…tipo nel Kansas» si voltò e mi guardò. Dietro le piccole lenti da vista rettangolari, i suoi occhi acquistarono la luce della curiosità «c’era questa enorme astronave, e si vedeva un po’ sfuocata, perché comunque le riprese le hanno fatte tipo dalla cabina di controllo di alcuni jet statunitensi. Però ti assicuro che erano immagini vere. Era una figata. Immensa! E aveva tutte queste luci…e sembrava davvero una di quelle dei film!»
Non si poteva certo dire che avesse lo stesso genere di entusiasmo di Cassie, anzi.
Allungai un braccio ed afferrai una rivista di cinema. Il titolo in caratteri gialli e cubitali attirò la mia attenzione: ‘Il boom sci-fi! Tutte le trame dei film intergalattici di questo autunno’.
Film e libri ormai non parlavano d’altro.
«E tra l’altro» continuò Ervin, alzando il tono di voce per riacquistare la mia totale attenzione «il presidente ha fatto un discorso per confermare la veridicità delle fonti.»
Riposi il giornale e sospirai.
«Erv, il presidente ormai fa un discorso al giorno.»
«Perché ci sono un mucchio di novità!»
«Tanto si sa. Ti dicono quello che vogliono. E le robe che ti fanno vedere il tv sono quelle che possedevano già negli archivi. Le mostrano una alla volta per tenere buoni tutti quanti fino ad ottobre. Vedrai. Lo fanno per loro, mica perché ci tengono che tu lo sappia.»
Sembrava toccato dalle mie parole, ma ero conscio del fatto che ci sarebbe voluto più di questo per portarlo dalla mia parte.
Ervin era un irriducibile. Non per niente gennaio e febbraio li aveva trascorsi all’interno di una chiesa dell’Astro, una setta inseritasi in un casolare oltre i confini di Londra. Rimase lì fino a quando i suoi genitori non lo andarono a prendere con la forza, per rimandarlo a calci al college.
«Quindi cosa intendi dire?» mi domandò poco dopo, tornando con lo sguardo sullo schermo, ma lasciando l’attenzione nelle mie mani.
«Ieri sera» dissi «ho letto su internet che un casino di aziende in tutto il mondo stanno convertendo le loro produzioni, trasformandosi in industrie di armi. Lo sapevi?»
«No.»
«Strano. Il presidente non ne ha parlato?»
«Magari son cagate.» stava pensando il contrario. Lo vedevo chiaramente.
«O magari son cagate quelle che senti tu.»
«Stai diventando uguale a Cassie. Non mi piace come parli.»
«Guarda che non sto dicendo niente. Mi sta solo sul cazzo che tu ti beva il cervello dietro a tutte quelle stronzate.»
Rimase in silenzio un attimo, prima di tornare a parlare.
«C’è stata un’altra rivolta, hai visto?»
«Non ho la tv. Lo sai.» presi una manciata di pop corn e me la gettai tra i denti «dai, dimmi.»
«Ma niente, praticamente erano partiti da Piccadilly per fare una delle solite manifestazioni con cartelloni e cortei. Era a favore di una maggiore e migliore divulgazione di informazioni da parte del governo americano.»
Rimasi in silenzio. Ne sapeva di sicuro più di quanto volesse far credere.
«Praticamente» continuò «delle persone incappucciate si sono nascoste tra la folla ed hanno approfittato della situazione favorevole per…sì, insomma, hanno devastato tutto. Ho sentito dire che hanno anche danneggiato un distributore di benzina. Ci pensi? Che coglioni, nemmeno pensano al fatto che se esplodesse li farebbe fuori tutti » scosse la testa e sospirò. Si sistemò gli occhiali spingendoli in alto, sul naso. «Ne hanno tipo arrestati una ventina. Ovviamente la polizia era già sul posto. Sai, per le manifestazioni ne mandano sempre alcuni a far presenza.»
«Scusa ma, perché?»
«I soliti cretini.» sollevò le spalle «Sai, sono quelli che ce l’hanno con la polizia, col sistema monetario, le banche in generale, la politica…non credo nemmeno che tutto questo c’entrasse minimamente con la storia dell’invasione»
«Quanto manca…?»
Non ci fu bisogno di spiegazioni. Afferrò al volo.
«Tre mesi esatti.»
«Non oso immaginare cosa succederà tra un po’. Si vede che ci stanno scappando di testa, no…?»
Non so se in quel momento Ervin ripensò al suo stesso sbandamento, che l’aveva condotto all’interno di una setta religiosa. Non so se nella sua famiglia fossero accaduti avvenimenti come quello di zio Arden, o magari anche peggiori.
Non sapevo molte cose, eppure notai dell’amaro nel suo sguardo.
Capii che mi stava dando - suo malgrado - ragione.
«Allora…?» dissi forzando un sorriso «Mi fai vedere il nuovo gioco?»
Gli allungai il barattolo dei pop corn, dentro ai quali cominciò immediatamente a frugare.
«Saturn shock attack II?» sul suo volto tornò il sorriso ed io, nel mio piccolo, mi sentii un po’ meglio. Annuii.
Passammo il resto della nottata davanti allo schermo della tv.

   
 
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