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Autore: verichan    13/06/2012    3 recensioni
Fu una cosa piuttosto veloce: il giorno prima completava il suo Tormento, il giorno dopo lasciava il Circolo.
Ma partiamo dal principio.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Duncan era un misto, metà Irving, metà Greagoir: del primo possedeva la calma e la naturale emanazione di benevolenza, del secondo il distacco e l'autorità. Il tutto era amalgamato molto bene, così che dimostrava di valutarti e considerarti come persona senza però scendere in un rapporto più stretto, mantenendo chiaro il suo ruolo di guida e di comandante. In poche parole implicitamente ti diceva che potevi contare su di lui ma che dovevi sempre tenere presente che era il tuo capo e non il tuo amicone del cuore. Era una figura tutta nuova per Elmer, abituato a vedere posizioni di potere completamente opposte a causa del contesto nella torre.

Era un uomo che colpiva, almeno dal suo punto di vista: per la prima volta da che era nato aveva potuto radersi senza sorveglianza. Sapeva che all'esterno era una cosa normale ma per lui era un gesto importante e vedere con quanta leggerezza gli era stato dato un oggetto affilato lo metteva a disagio.

Nonostante la buona impressione non era però sicuro il Custode l'avrebbe tenuto con sé se fossero sorti problemi per colpa sua o se avesse disubbidito troppo. Cosa gli impediva di riportarlo alla torre se non si fosse detto soddisfatto dell'acquisto? O peggio, cosa gli impediva di eseguire la condanna a morte che aveva in mente il comandante templare? Quei primi cinque giorni erano stati paradisiaci in quella magnifica semilibertà, ma non doveva illudersi.

«Copriti, sta arrivando qualcuno.» lo distolse dai suoi ragionamenti il protagonista dei suoi pensieri.

Il qualcuno proveniva dalla parte opposta alla loro ed era una carovana di tre carri con una trentina di persone che una volta avvicinatisi si rivelarono mercanti accompagnati da una scorta armata; un'ottima occasione per comprare vestiti. Mentre il Custode parlava per procurarsi l'abbigliamento e una tenda per il mago al suo fianco, Elmer si guardava attorno curioso. Era un gruppo disomogeneo, c'erano umani, elfi e nani, e vederli socializzare era interessante. Gli elfi erano più che altro servitori, un fatto bizzarro per lui, dato che nella torre erano tutti maghi nella stessa identica posizione; i nani invece erano una novità, non li aveva mai visti se non in disegni cartacei, nella torre non ne erano mai entrati e da piccolo al suo villaggio non ce n'erano stati, perciò ne fu immediatamente intrigato. Come aspetto fisico non erano granché diversi dalle altre razze, giusto l'altezza e la corporatura robusta, mentre i loro modi non gli sembravano strani o stravaganti. Ah, nani, quante storie aveva letto su di loro! Peccato che la realtà non venisse incontro alla sua immaginazione. Ma forse era meglio così, d'altronde chi avrebbe incontrato volentieri commercianti senza scrupoli e guerrieri sanguinari in preda ad una rabbia feroce?

Si soffermò su uno in particolare seduto alla guida di un carro poco lontano. Aveva due orecchie a sventola e gli occhi grandi persi nel vuoto, finché si accorse di essere osservato e sorridendo lo salutò con la mano. Elmer fece altrettanto, stranito dall'espressione di completa innocenza sul volto pallido.

«Ah, il mio ragazzo. Non fateci caso, ser.» gli disse il nano che tentava di vendere un paio di schinieri a Duncan.

«Sembra simpatico.» commentò educatamente.

Lo sguardo assente di poco prima gli aveva fatto venire i brividi, come gli Adepti della Calma.

«Simpatico e bravo nel suo lavoro! Ha un talento naturale per piegare il lyrium in qualsiasi arma; siete interessato? Di questi tempi è bene avere almeno un coltello con sé, meglio ancora se incantato. Senza offesa, ma il vostro bastone non mi sembra propriamente adatto all'autodifesa.»

Il suo bastone magico pareva l'arnese di un pecoraio piuttosto che di un mago; se da una parte era imbarazzante, dall'altra era una fortuna, in “questi tempi” probabilmente non era saggio farsi vedere in giro con qualcosa di valore (avevano cercato di derubare perfino Duncan, nell'imboscata dove aveva perso il cavallo), a meno che non fossi abbastanza in gamba da liquidare i seccatori.

«No, grazie. Credo farei più male a me stesso che agli altri con un'arma in mano.» scherzò, il nano annuì con comprensione. «Certo vostro figlio sembra molto giovane per il lavoro di qualità che dichiarate.» aggiunse in tono volutamente casuale.

Voleva saperne di più sullo strano ragazzo.

«Oh, il vostro dubbio è comprensibile, non siete il primo ad averlo. Vi posso però assicurare che le merci di Bodahn Feddic e suo figlio Sandal sono tra le migliori sul mercato! Perché non date un'occhiata?» propose indicando il suo carro. «Anche se non siete un esperto, sono assolutamente certo che ne rimarrete affascinato!»

Contento, fece per aprire bocca e dire sì, quando si ricordò che le decisioni non poteva prenderle per conto suo. Si voltò verso Duncan per chiedere il permesso, scocciato dal tono remissivo che avrebbe dovuto utilizzare, ma il Custode lo sorprese con un semplice cenno d'assenso, tornando poi alla conversazione con l'altro mercante che gli stava dando qualche informazione sulla strada percorsa.

I punti simpatia di Duncan si erano alzati a cinquanta su un totale di cento.

Andò con Bodahn fino al carro dove Sandal lo salutò con un «Incantesimo!», a cui seguì una breve chiacchierata su come il padre avesse trovato il figlio adottivo e come un Adepto una volta gli avesse detto che probabilmente era affetto da sindrome dell'idiota sapiente. Non era un guaritore né un esperto di incantamenti e rune, ma si trovava d'accordo con la diagnosi e, dal lavoro che aveva visto fare dagli Adepti al Circolo, gli articoli del carro erano fatti più che bene.

Fu poi richiamato da Duncan, dovevano riprendere il viaggio. Salutò i due nani e si incamminò con il Custode, girandosi ogni tanto per vedere la carovana diventare più piccola man mano che procedevano, finché non fu più visibile. Solo allora si fermarono per permettere a Elmer di cambiarsi, sicuri che nessuno avrebbe visto le vesti da mago (la gente reagiva in modo imprevedibile davanti alla magia, paura e violenza erano le risposte più gettonate).

«Trovato qualcosa di interessante?» chiese Duncan porgendogli i pantaloni e gli stivali.

«Il figlio del mercante è un sapiente e fa un lavoro sublime.» replicò infilando il capo d'abbigliamento che non indossava da anni. «Ti avverto, sembrerò idiota per un po' a camminare. È un'eternità che metto tuniche. Non so nemmeno perché... Forse il modello tunica era il meno costoso per la Chiesa.» ragionò tra sé.

«Un sapiente?» domandò Duncan carezzandosi la barba con una mano.

«Si tratta della sindrome dell'idiota sapiente, un ritardo mentale accompagnato da grande abilità in uno o due campi ristretti. Sandal, il ragazzo, si sa esprimere soltanto con poche parole eppure fa meraviglie negli incantamenti.» spiegò piegando e sistemando la tunica nella sacca da viaggio.

«Capisco. Non mi è mai capitato di incrociare persone con... ritardi mentali. Matti sì, ritardati no.» continuò incuriosito passandogli maglia e gilet.

«È normale. Questi individui sono solitamente affidati alle cure della Chiesa; spesso vengono passati a noi per vedere se ci sono soluzioni magiche. I guaritori sono tuttora al lavoro per ricercare cause e terapie adeguate, così che le famiglie non abbandonino o uccidano i bambini malati perché un peso o perché nella loro ignoranza pensano sia una maledizione o l'azione di qualche demone.»

«Ce ne sono molti?»

«Molto pochi, quelli che sopravvivono. È una realtà sociale che si preferisce tenere nascosta alla maggioranza sana della popolazione.» rispose mentre riprendevano la marcia.

«Ne posso capire la ragione. Sei un guaritore? Irving non mi ha menzionato le tue specialità.» chiese poi, ipotizzando fossero i guaritori a saperne più degli altri sulle malattie.

Di maghi guaritori veramente competenti non ce n'erano molti, l'ordine avrebbe avuto un bene prezioso che avrebbe fatto invidia persino ai re.

«Non sono un guaritore, mi spiace. Ovviamente ogni mago preparato conosce una vasta quantità di incantesimi, di tutte le Scuole, e a seconda del suo talento naturale questi risultano più o meno forti. Per esempio io so come rattoppare ferite, rammendare lacerazioni interne e sistemare ossa, ma ad un livello basso; ci vogliono finezza e precisione al di sopra della norma per lavorare con i tessuti, al confronto io sono piuttosto rozzo. Mi piacciono i glifi, ma per il resto la Scuola della Creazione non è il mio forte e di conseguenza i miei incantesimi in quel campo non sono molto potenti. Eccello invece nella Scuola Primordiale, fuoco, ghiaccio, elettricità, eccetera; e nella Scuola dello Spirito, manipolazione del mana, difese contro incantesimi di altri maghi e varie.»

«Adatto al combattimento, mi pare.» apprezzò ugualmente il Custode.

«Non saprei, al di fuori della disinfestazione della dispensa non ho prove di essere un buon combattente.» disse dubbioso.

«Nessuno lo è, al principio. Come per tutte le cose ti servirà allenamento e pratica.» rassicurò. «Bruciacchiare qualche insetto nel ripostiglio non è come affrontare avversari della tua taglia, lo so. Potrebbe impaurirti all'inizio, uccidere di solito non è piacevole, ma sono convinto che tu possieda un temperamento sufficientemente forte per accettare questo lato della tua nuova vita.»

Avendo lo sguardo rivolto in avanti Duncan non vide l'occhiata interrogativa di Elmer. Il mago non aveva afferrato molto bene la questione della taglia: i ragni della dispensa erano più grandi dei due uomini messi assieme, sputavano ragnatele, acido e veleno, si calavano silenziosamente dal soffitto per coglierti alle spalle, ti intrappolavano nella loro tela, e se non eri attento rischiavi di finire arrotolato come un salame in bozzoli appiccicosi in attesa dell'ora di pranzo. Il termine “bruciacchiare”, nella sua modestissima opinione, non era proprio corretto, ma probabilmente aveva capito male.

Duncan stette in silenzio per qualche secondo, immerso nelle sue riflessioni per poi chiedere

«Cosa puoi fare in campo non magico? Esclusi gli incantesimi, qualcosa che non richiede magia.»

«Ho molta esperienza nell'alchimia: antidoti, unguenti, veleni ed esplosivi.» rispose.

Parlarono ancora un po' delle sue capacità, un argomento di cui Elmer non si sarebbe mai stancato. Adorava parlare di quanto era bravo, ancora di più dimostrarlo coi fatti, e si chiedeva quanto ancora avrebbe dovuto attendere per testare se stesso in quel nuovo mondo, non più rinchiuso nello spazio pratico della torre sotto l'occhio severo di templari e insegnanti.

 

Dopo altri quattro giorni di viaggio (due dei quali abbastanza piovosi, tanto per far presente il triste stato fangoso dei suoi stivali, grazie tante) i piedi di Elmer erano pronti al suicidio e il suo umore all'omicidio. La neve gelida del terreno montano non era un miglioramento, ma fortunatamente avevano appena percorso il Passo di Gherlen e l'entrata per la città dei nani non era lontana. Nella piazza esterna diedero un veloce sguardo ai vari mercanti, e giunti al portone le guardie permisero loro l'accesso.

«Così questa è Orzammar. C'è un bel calduccio qui dentro.» commentò il mago non appena il portone venne chiuso alle loro spalle.

Osservò le statue dei Campioni, guardò impressionato il fiume di lava, infine spostò gli occhi in su. Tutta quella roccia, così in alto, così immensa... Li distolse, colto dalla bruttissima sensazione di un soffitto cadente, e ascoltò le parole di benvenuto di un nano in armatura.

«Vieni, andiamo a porgere i nostri omaggi a Re Endrin.» disse Duncan seguendo la guardia reale che era accorsa a scortarli non appena la notizia del loro arrivo aveva raggiunto gli Aeducan, l'attuale casata reale.

Porgere omaggi a un re. In quello stato pietoso? Non disse nulla, però se sporcava tappeti dal valore inestimabile o se per la stanchezza rispondeva con stronzaggine a teste coronate la responsabilità era di Duncan, non sua. Già adesso gli giravano: per strada alcuni si fermavano a salutare rispettosamente i Custodi guardando Elmer con esitazione per via del suo aspetto magrolino. Lo irritava sapere quanto poco lo prendessero sul serio solo per come appariva; se gli saltavano i nervi avrebbe potuto scatenare l'inferno! Stupidi muscoli. Stupidi nani. Erano praticamente circondati da gente che gli arrivava di poco sopra il bacino, e forse era soltanto una sua impressione ma gli parve avessero un modo di fare differente dai nani incontrati in superficie, questi sembravano più pieni di sé. Come se potessero metterlo in soggezione, tzè.

Gentaglia a parte, il regale palazzo era identico ai meravigliosi ritratti nei libri, vasto e imponente come poche altre costruzioni nobili del Distretto dei Diamanti. Giunti nella sala del trono scambiarono qualche parola con il sovrano e due dei suoi figli, e i commenti a suo indirizzo si sprecarono.

«Siete un Custode? Non ho mai visto nessun Custode così... snello.»

“Snella sarà tua sorella.” pensò indispettito.

«Sono una recluta, Vostra Maestà. Il Comandante Duncan mi ha preso con sé pochi giorni fa, devo ancora essere adeguatamente addestrato.» rispose con grazia il mago.

«Qual è il tuo campo? Non sembri affatto un guerriero.» disse burbero il primogenito Trian Aeducan, squadrandolo dalla testa ai piedi.

«La magia è il mio campo.» replicò con un sorriso falsamente paziente.

Gli venisse un colpo a quello...

«Ah! È da molto che i maghi non scendono nelle nostre strade. Siamo onorati di averne uno nostro ospite dopo così tanto tempo.» disse il re riguadagnando punti.

«Questi abiti ed equipaggiamento non gli rendono però onore, non credete padre?» si intromise l'ultimo figlio, mettendolo in imbarazzo.

In una scala da uno a dieci, quanto sarebbe stato grave liquefare il faccione del principe in un eccesso di stizza per un commento estetico?

«Mi offro volentieri di accompagnare il Custode Elmer per la città in cerca di qualcosa degno di lui, a mie spese ovviamente.»

Lo guardò come si guardava un cane a due teste, sorpreso, non capendo il motivo di quella generosità. Non gli era mai capitato di fare spese, e a spese di qualcun altro.

«Ottima idea, Bhelen.» replicò il re prima che i suoi ospiti potessero rifiutare l'iniziativa del figlio. «Voglio che vi rilassiate, Custodi, perché domani dovrete essere ben riposati e di buon spirito per il gran giorno di mia figlia! La mia secondogenita, Sereda, verrà ufficialmente nominata comandante; per lei abbiamo indetto le Prove con i migliori combattenti della casta guerriera!» disse con evidente orgoglio; alle sue spalle Trian fece una smorfia. «Siete naturalmente invitati a presenziare con noi nei posti d'onore. Se aveste il tempo di fermarvi ne organizzeremmo altre in vostro nome.» aggiunse speranzoso, ma Duncan declinò gentilmente ricordando che dovevano partire presto.

Finiti i convenevoli gli furono mostrate le stanze in cui avrebbero soggiornato (roba da far strabuzzare gli occhi: se gli ospiti avevano simili meraviglie, com'erano le stanze della famiglia reale?). Ne approfittarono per rinfrescarsi, poi si separarono, Duncan verso il Modellatorio, Elmer con il Principe Bhelen e la sua scorta verso il mercato.

Era un'esperienza nuova quella di essere lasciato solo con gente educata e servizievole, una a cui avrebbe facilmente fatto l'abitudine. Grazie al prolungato soggiorno forzato in un ambiente ristretto non si sentiva particolarmente claustrofobico nella città dei nani, bastava non fissare troppo il soffitto, e il suo ospite pareva intenzionato ad assorbire tutta la sua attenzione. Il nano era una buona compagnia; tennero un'interessante conversazione sulla civiltà della roccia e la scelta dell'equipaggiamento fu molto più facile con il suo aiuto.

«Questo bastone credo faccia al caso vostro, Custode.»

Aveva provato a farsi chiamare Elmer, era solamente una recluta dopotutto, ma il suo benefattore non aveva voluto sentire ragioni e il mago non voleva sembrare scortese.

Bhelen chiese al negoziante di mostrare il bastone magico in questione: era bello, l'asta metallica marrone con rune dorate al centro e in cima, l'estremità in alto era stata fusa con un gioiello magico trasparente di forma ovale al cui interno risiedevano dei fiocchi di neve cristallizzati. Tutto il contrario del suo attuale bastone per le pecore.

«Non è troppo pesante, facile da portare per voi che non siete ancora abituato allo sforzo. La parte alta e le rune possono essere nascoste con della stoffa, per quando vi converrà non dare nell'occhio: oggetti di buona qualità sono destinati ad attirare gli occhi di gente con scopi poco nobili.» consigliò il nano con lungimiranza.

«Principe Bhelen... non so cosa dire. Vi ringrazio infinitamente per tutti questi doni.» disse in completo stato di adorazione.

Non aveva mai ricevuto regali, da reali poi! Oltre al bastone si era beccato dei guanti d'arme, un paio di scarpe e un nuovo paio di stivali con schinieri, tutto di pregiata fattura; non erano stati acquistati nuovi abiti e una corazza solo perché non si era trovata la taglia ed Elmer aveva insistito che non c'era tempo per farsene creare su misura visto che dopodomani mattina sarebbe ripartito.

Era accettabile fare salti di gioia in presenza di persone importanti, oppure sciogliersi in un brodo di giuggiole sul pavimento? No perché al momento si sentiva abbastanza su di giri. Se avere il titolo di Custode significava vivere di rendita e non essere più guardato con diffidenza e disgusto, allora per una volta doveva ringraziare il Creatore. Strinse con aperta felicità la sua nuova proprietà rifilando al mercante il vecchio bastone obsoleto. Si sentiva maledettamente fortunato. Ricevere regali, bei regali, costosi, perfino utili, era maledettamente- Per le rotonde e sode tette di Andraste, meglio ricominciare a respirare prima di morire per l'emozione!

«Sciocchezze, Custode. Il vostro ordine è sempre bene accetto tra i nani e la famiglia reale non poteva certo esprimere l'apprezzamento soltanto a parole.» gli disse compiaciuto della reazione e invitandolo a proseguire. «Venite, vi farò vedere i posti più caratteristici della città, poi torneremo a palazzo per la cena.»

Il moro sorrise beato, ignaro che la sfiga aveva altri progetti per lui.





Note dell'autore:
MA CIAOOOOOOOO! Come state? Io benissimo! Mi siete mancati mentre ero in Inghilterra ç_ç Avrei voluto avere con me il pc per continuare a scrivere ma ahimé... Beh, sono tornata la sera del 9 e ci ho messo un po' a sistemare questo nuovo capitolo (me la sono presa comoda, e adesso ho il raffreddore =_= Punizione divina?), perché prima era diviso in due, ma entrambi risultavano decisamente troppo corti, così li ho uniti e spero siano coerenti lo stesso; la prima parte, l'incontro con i mercanti, era infatti solo una scenetta per conoscere i nostri due nani preferiti, e il titolo Orzammar sarebbe andato alla cortissima parte dopo, una specie di mini introduzione... Ma non mi piaceva XD
Le varie info sui malati le ho inventate andando a logica, spero non siano troppo campate per aria. Le maiuscole a "re", "principe", "comandante", ecc. ho deciso di toglierle e lasciarle solo a titolo intero (es. "il Principe Bhelen comprò") e nel discorso diretto (es. "Dov'è il Re?", "Principe, cosa fate?"). Lascio maiuscoli i nomi Custode, Prole Oscura e pochi altri. Ho sempre problemi con le maiuscole, ho tremila dubbi XD
Altro? Mi sono divertita tantissimo in Inghilterra! Eravamo un bel gruppo di una trentina di persone e mi sono trovata benissimo! La famiglia che ci ospitava è stata molto gentile e disponibile, avevano un cane adorabile e un figlioletto dodicenne un po' asociale ma vabbeh XD Spero che, se andrete all'estero, possiate divertirvi tanto quanto me ^^
  
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