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Autore: everlily    14/06/2012    9 recensioni
Love does that, Damon. It changes us.
Post 3x22, una quarta stagione alternativa.
Elena è in transizione. Da questo momento, per lei si apre un percorso attraverso i suoi lati oscuri che la porterà a cambiare, forse per sempre, la sua visione della vita e dell'amore.
Dal primo capitolo: "Sempre stretta in quell’abbraccio, qualcosa attirò il suo sguardo oltre la spalla di Stefan. Oltre il vetro di quella stanza asettica (una stanza d’obitorio realizzò, mentre un brivido le correva lungo la schiena), Damon la stava osservando, lo sguardo smarrito, frustrato, infuriato. E subito Elena sentì il suo cuore stringersi dolorosamente. Chiuse gli occhi un secondo, cercando di riprendersi dalla sofferenza che la vista di Damon le aveva procurato. Quando li riaprì, lui era sparito."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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12.
Distance


Un incantesimo di confinamento. Damon si diede dell’idiota per non averci pensato prima che Meredith glielo mostrasse nel diario dei Fell. Semplice, limpido, pulito.

Bonnie avrebbe posto il sigillo sul luogo dell’incantesimo, e quando tutto fosse stato finito, ci sarebbe stato un solo vampiro rimasto lì dentro. Klaus. Avrebbe chiamato gli altri e, insieme, lo avrebbero essiccato nuovamente. Non poteva non sentirsi leggermente deluso all’idea di non essere lui stesso a imbalsamare quel bastardo, ma, ehi, non poteva avere tutto.

Ed era sicuro che Bonnie se la sarebbe cavata egregiamente nel sistemare quella inutile strega al soldo di Klaus. Non lo avrebbe mai ammesso, ma quella streghetta ne aveva fatta di strada.

Nei giorni seguenti, si limitò ad osservare Elena da lontano. La guardava alzarsi al mattino, andare a scuola, uscire con Caroline, scherzare con Jeremy, andare a dormire la sera.

Tu mi divori.

Quelle parole, quello sguardo, quella sfumatura di tormento nella sua voce, si erano impressi nelle sua mente, ed il pensiero di causarle del male era troppo per poterlo sopportare. Ma a quella sola possibilità di renderla di nuovo felice … in fondo, sorrise, era proprio vero che, alla fine di tutto, sarebbe stato lui quello che la avrebbe mantenuta in vita.

***

Elena aveva appena finito di indossare la sua divisa da cheerleader e si stava raccogliendo i lunghi capelli in una coda alta.

Non vedeva Damon da tre giorni, e non riusciva a pensare ad altro. Era andata da lui sconvolta, senza neanche sapere bene cosa avrebbe detto o come avrebbe affrontato quello strano senso di smarrimento. E quando finalmente era arrivato, non aveva desiderato altro che fuggire da lui, da quella assurda forza di gravità che esercitava su di lei.

Che stupida era stata. Più volte aveva preso il telefono in mano, senza mai riuscire a trovare il coraggio di chiamarlo. A che scopo? Non sapeva neanche lei cosa avrebbe voluto dirgli.

Pensò a quante cose aveva accolto e accettato nella sua vita da quando si era trasformata. In poco tempo, aveva sentito quanto totalizzante potesse essere la sete di sangue; aveva avvertito impulsi da cui era stato impossibile trattenersi; aveva imparato a trarne piacere; ed aveva scoperto quanto fosse facile lasciarsi trascinare dalle emozioni in un brivido momentaneo ed autodistruttivo.

Si rese conto che, da umana, insieme a Stefan, era sempre stata protetta da tutto ciò. Perché Stefan si vergognava del suo passato, ed aveva sempre fatto di tutto per combattere i suoi istinti e la sua natura. E l’aveva fatto per lei. Anche mentre sprofondava nel suo inferno personale insieme a Klaus, pur di proteggerla, non le aveva permesso di stargli accanto ad affrontare con lui il suo tormento.

Si sentiva bloccata, impossibilitata a tornare indietro a quello che era, eppure ancora incapace di andare davvero avanti.

Un toccò leggero sulla porta la distrasse dai suoi pensieri. “Jeremy. Ehi, entra.”

Jeremy rimase sulla porta.

“Volevo solo … controllare se … stai bene?” – bofonchiò.

Elena lo guardò perplessa. Poi realizzò, e aggrottò le sopracciglia. “Te lo ha chiesto lui?”

Jeremy sospirò - “A rapporto quasi ogni ora.”

Elena assunse un’espressione infastidita, che, però, in un secondo si trasformò involontariamente in un leggero sorriso.

“Sto bene, puoi riferire.”

Jeremy esitò. Quindi si decise ad entrare e si sedette un po’ impacciato sul letto.

“Elena … ricordi Denver?”

Denver. Il cuore di Elena perse un battito.

Quasi leggendole nel pensiero, Jeremy sogghignò maliziosamente - “Beh, come non potresti …”

Elena afferrò un cuscino e glielo tirò, ma Jeremy si scansò in tempo, sempre mantenendo il suo ghigno. Elena lo raggiunse e si sedette accanto a lui. “Cosa c’è riguardo a Denver?”

Jeremy abbassò lo sguardo sulle mani ed iniziò imbarazzato a rigirarsi l’anello intorno al dito. “Rose mi ha detto qualcosa. Su te e … Damon.”

Elena lo guardò perplessa.

Jeremy alzò lo sguardo in aria e scosse la testa. “Senti, non sono certo la persona più adatta a dirti certe cose. Primo, perché sono il tuo fratellino, secondo perché, come sai, la mia fortuna nel reparto ragazze è ben risaputa.”

Fece una pausa e proseguì più deciso. “E Damon è uno stronzo, lo è davvero, uno dei più grandi che abbia mai conosciuto.” Ci pensò un attimo. “A parte forse lo zio John.” – fece un leggero sorriso, e riportò lo sguardo sul suo anello. “Il punto è … quello che sto cercando di dirti … quello che credo volesse farmi capire Rose …” – Jeremy aggrottò lo sguardo e proseguì d’un fiato - “Insomma, che magari a volte la cosa migliore è anche quella più rischiosa.”

Elena lo guardò leggermente sconcertata. Poi sorrise e gli sussurrò - “Grazie, Jeremy.”

Jeremy annuì imbarazzato con lo sguardo fisso sulle sue scarpe, e lei gli diede un colpetto spalla contro spalla, finché non sorrise anche lui.

“Ehi.” – proseguì Elena – “Vuoi accompagnare al ballo la tua sorella vampira?”

Jeremy sorrise e annuì. “Molto volentieri.”

***

Elena si recò alla pensione Salvatore e trovò Stefan intento a leggere un libro nella grande sala. Alzò lo sguardo su di lei non appena percepì la sua presenza.

“Elena.”

Non aspettava di vederla lì, e la squadrò con uno sguardo preoccupato. “E’ successo qualcosa?”

“No, niente …” Elena esitò, e proseguì con voce leggermente incerta. “Damon è qui?”

Stefan non poté impedire di sentire una punta di delusione. Scosse la testa.

“No. E’ uscito un paio di ore fa. Non so dove sia.”

Elena annuì esitante, e rimase per qualche secondo indecisa sulla soglia, mentre Stefan la osservava in silenzio.

“Stefan” – si decise infine – “Possiamo parlare?”

“Certo” – rispose Stefan, chiudendo il libro che teneva in mano ed aspettando che si sedesse accanto a lui.

Elena afferrò le sue mani e le strinse tra le sue. Mentre prendeva fiato per iniziare a parlare, sentì un leggero nodo stringerle la gola.

“Non avrei mai voluto farti soffrire. E mi dispiace, mi dispiace terribilmente, per averti mentito, per non essermi fidata di te, per tutto quello che è successo tra noi. Non sarebbe mai dovuta andare così.” Elena alzò lo sguardo nel suo, e la sua voce tremò nel finire la frase. Ricacciò indietro le lacrime ed aggrottò leggermente la fronte prima di continuare.

“Ho negato a lungo tante cose, perché credevo che fossero sbagliate. Mi ci è voluto davvero molto per capire che, in fondo, il vero sbaglio è stato proprio questo.”

Stefan la guardò negli occhi, e sotto a quello sguardo che la conosceva così bene e che per così a lungo era stato il suo rifugio, Elena non poté fare a meno di sentire le lacrime rigarle il volto.

“Ti ho sempre amato, Stefan, e, in qualche modo, non smetterò mai. Voglio che tu lo sappia.”

Stefan distolse lo sguardo dal suo e sentì una stretta dolorosa di fronte alla conferma di quello che già da tempo aveva intuito, ma si costrinse ed annuire quasi impercettibilmente. “Lo so.”

“Mi dispiace” – fu tutto quello che Elena riuscì a sussurrare, quando Stefan le lasciò andare le mani e si alzò per andarsene.

Prima di lasciare la stanza, Stefan si fermò un attimo e, senza voltarsi, mormorò a bassa voce - “Dovresti dirglielo, Elena.”

   
 
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