Distance
Un incantesimo di confinamento. Damon si diede
dell’idiota per non averci
pensato prima che Meredith glielo mostrasse nel diario dei Fell.
Semplice, limpido,
pulito.
Bonnie avrebbe posto il sigillo sul luogo
dell’incantesimo, e quando tutto
fosse stato finito, ci sarebbe stato un solo vampiro rimasto
lì dentro. Klaus.
Avrebbe chiamato gli altri e, insieme, lo avrebbero essiccato
nuovamente. Non
poteva non sentirsi leggermente deluso all’idea di non essere
lui stesso a
imbalsamare quel bastardo, ma, ehi, non poteva avere tutto.
Ed era sicuro che Bonnie se la sarebbe cavata
egregiamente nel sistemare
quella inutile strega al soldo di Klaus. Non lo avrebbe mai ammesso, ma
quella
streghetta ne aveva fatta di strada.
Nei giorni seguenti, si limitò ad
osservare Elena da lontano. La guardava
alzarsi al mattino, andare a scuola, uscire con Caroline, scherzare con
Jeremy,
andare a dormire la sera.
Tu mi divori.
Quelle parole, quello sguardo, quella sfumatura di
tormento nella sua voce,
si erano impressi nelle sua mente, ed il pensiero di causarle del male
era
troppo per poterlo sopportare. Ma a quella sola possibilità
di renderla di
nuovo felice … in fondo, sorrise, era proprio vero che, alla
fine di tutto,
sarebbe stato lui quello che la avrebbe mantenuta in vita.
Elena aveva appena finito di indossare la sua
divisa da cheerleader e si
stava raccogliendo i lunghi capelli in una coda alta.
Non vedeva Damon da tre giorni, e non riusciva a
pensare ad altro. Era
andata da lui sconvolta, senza neanche sapere bene cosa avrebbe detto o
come
avrebbe affrontato quello strano senso di smarrimento. E quando
finalmente era
arrivato, non aveva desiderato altro che fuggire da lui, da quella
assurda
forza di gravità che esercitava su di lei.
Che stupida era stata. Più volte aveva
preso il telefono in mano, senza mai
riuscire a trovare il coraggio di chiamarlo. A che scopo? Non sapeva
neanche
lei cosa avrebbe voluto dirgli.
Pensò a quante cose aveva accolto e
accettato nella sua vita da quando si
era trasformata. In poco tempo, aveva sentito quanto totalizzante
potesse
essere la sete di sangue; aveva avvertito impulsi da cui era stato
impossibile
trattenersi; aveva imparato a trarne piacere; ed aveva scoperto quanto
fosse
facile lasciarsi trascinare dalle emozioni in un brivido momentaneo ed
autodistruttivo.
Si rese conto che, da umana, insieme a Stefan, era
sempre stata protetta da
tutto ciò. Perché Stefan si vergognava del suo
passato, ed aveva sempre fatto di
tutto per combattere i suoi istinti e la sua natura. E
l’aveva fatto per lei. Anche
mentre sprofondava nel suo inferno personale insieme a Klaus, pur di
proteggerla, non le aveva permesso di stargli accanto ad affrontare con
lui il
suo tormento.
Si sentiva bloccata, impossibilitata a tornare
indietro a quello che era,
eppure ancora incapace di andare davvero avanti.
Un toccò leggero sulla porta la
distrasse dai suoi pensieri. “Jeremy. Ehi,
entra.”
Jeremy rimase sulla porta.
“Volevo solo … controllare se
… stai bene?” – bofonchiò.
Elena lo guardò perplessa. Poi
realizzò, e aggrottò le sopracciglia.
“Te lo
ha chiesto lui?”
Jeremy sospirò - “A rapporto
quasi ogni ora.”
Elena assunse un’espressione infastidita, che, però, in un secondo si trasformò involontariamente in un leggero sorriso.
“Sto bene, puoi riferire.”
Jeremy esitò. Quindi si decise ad
entrare e si sedette un po’ impacciato
sul letto.
“Elena … ricordi
Denver?”
Denver. Il cuore di Elena perse un battito.
Quasi leggendole nel pensiero, Jeremy
sogghignò maliziosamente - “Beh, come
non potresti …”
Elena afferrò un cuscino e glielo
tirò, ma Jeremy si scansò in tempo,
sempre mantenendo il suo ghigno. Elena lo raggiunse e si sedette
accanto a lui.
“Cosa c’è riguardo a Denver?”
Jeremy abbassò lo sguardo sulle mani ed
iniziò imbarazzato a rigirarsi
l’anello intorno al dito. “Rose mi ha detto
qualcosa. Su te e … Damon.”
Elena lo guardò perplessa.
Jeremy alzò lo sguardo in aria e scosse la testa. “Senti, non sono certo la persona più adatta a dirti certe cose. Primo, perché sono il tuo fratellino, secondo perché, come sai, la mia fortuna nel reparto ragazze è ben risaputa.”
Fece una pausa e proseguì più
deciso. “E Damon è uno stronzo, lo è
davvero, uno
dei più grandi che abbia mai conosciuto.” Ci
pensò un attimo. “A parte forse lo zio
John.” – fece un leggero sorriso,
e riportò lo sguardo sul suo anello. “Il
punto è … quello che sto cercando di
dirti … quello che credo volesse farmi capire Rose
…” – Jeremy aggrottò lo
sguardo e proseguì d’un fiato -
“Insomma, che magari a volte la cosa migliore è
anche quella più rischiosa.”
Elena lo guardò leggermente sconcertata.
Poi sorrise e gli sussurrò - “Grazie,
Jeremy.”
Jeremy annuì imbarazzato con lo sguardo
fisso sulle sue scarpe, e lei gli
diede un colpetto spalla contro spalla, finché non sorrise
anche lui.
“Ehi.” –
proseguì Elena – “Vuoi accompagnare al
ballo la tua sorella
vampira?”
Jeremy sorrise e annuì. “Molto
volentieri.”
Elena si recò alla pensione Salvatore e
trovò Stefan intento a leggere un
libro nella grande sala. Alzò lo sguardo su di lei non
appena percepì la sua
presenza.
“Elena.”
Non aspettava di vederla lì, e la
squadrò con uno sguardo preoccupato. “E’
successo qualcosa?”
“No, niente …” Elena
esitò, e proseguì con voce leggermente incerta.
“Damon è qui?”
Stefan non poté impedire di sentire una
punta di delusione. Scosse la
testa.
“No. E’ uscito un paio di ore
fa. Non so dove sia.”
Elena annuì esitante, e rimase per
qualche secondo indecisa sulla soglia,
mentre Stefan la osservava in silenzio.
“Stefan” – si decise
infine – “Possiamo parlare?”
“Certo” – rispose
Stefan, chiudendo il libro che teneva in mano ed
aspettando che si sedesse accanto a lui.
Elena afferrò le sue mani e le strinse
tra le sue. Mentre prendeva fiato
per iniziare a parlare, sentì un leggero nodo stringerle la
gola.
“Non avrei mai voluto farti soffrire. E
mi dispiace, mi dispiace
terribilmente, per averti mentito, per non essermi fidata di te, per
tutto
quello che è successo tra noi. Non sarebbe mai dovuta andare
così.” Elena alzò
lo sguardo nel suo, e la sua voce tremò nel finire la frase.
Ricacciò indietro
le lacrime ed aggrottò leggermente la fronte prima di
continuare.
“Ho negato a lungo tante cose,
perché credevo che fossero sbagliate. Mi ci
è voluto davvero molto per capire che, in fondo, il vero
sbaglio è stato
proprio questo.”
Stefan la guardò negli occhi, e sotto a
quello sguardo che la conosceva
così bene e che per così a lungo era stato il suo
rifugio, Elena non poté fare
a meno di sentire le lacrime rigarle il volto.
“Ti ho sempre amato, Stefan, e, in
qualche modo, non smetterò mai. Voglio
che tu lo sappia.”
Stefan distolse lo sguardo dal suo e
sentì una stretta dolorosa di fronte alla
conferma di quello che già da tempo aveva intuito, ma si
costrinse ed annuire
quasi impercettibilmente. “Lo so.”
“Mi dispiace” – fu
tutto quello che Elena riuscì a sussurrare, quando Stefan
le lasciò andare le mani e si alzò per andarsene.
Prima di
lasciare la stanza, Stefan si fermò un attimo e, senza
voltarsi,
mormorò a bassa voce - “Dovresti dirglielo,
Elena.”