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Autore: Ryoucchi    15/06/2012    3 recensioni
Rin si sveglia una mattina d'aprile e tutto le sembra normale: è una bella giornata, la sua migliore amica, Miku, è in ritardo come al solito e la sua vita non poteva scorrere più naturalmente. Entrata in classe, nota un ragazzo, che non aveva mai visto prima, e che le ruberà il cuore ...
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gumi, Luka Megurine, Nuovo personaggio | Coppie: Kaito/Miku, Len/Rin
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Hug


Uscii da quella stanza raggiante come se avessi vinto alla lotteria. Mi aveva dato il suo indirizzo e-mail*! E potevo anche chiamarlo Len-kun! E lui mi avrebbe chiamata Rin-chan? Non gli avevo neanche detto che poteva farlo se avesse voluto* …
Mi avviai verso il conservatorio con questi pensieri che mi frullavano nella mente, e tanti altri si aggiungevano, facendomi sentire con la testa fra le nuvole. Ero felicissima!
Entrai nella stanza dove avrei avuto lezione, e vidi il professore che mi aspettava, mentre sistemava i vari spartiti. Era un uomo piuttosto anziano, aveva viaggiato molto e aveva fatto della musica la sua sposa e la sua vita. Lo stimavo molto, e spesso mi capiva come un nonno o uno zio.
«Oh, Rin-chan! Sei un po’ in ritardo oggi»
«Mi scusi, Sasaki-sensei, ma oggi mi sono trattenuta con degli amici»
«Uhm … va bene, sorvolerò» disse, sorridendo. Che uomo comprensibile!
«Vogliamo cominciare?»
«Certamente!» dissi entusiasta.
Mi sedetti sullo sgabello, presi dolcemente il mio violoncello, lo accordai, e cominciai a suonare. Quei toni gravi mi avvolgevano, come una brezza calda d’estate. Mi inebriai dei suoi suoni, per tutta la durata della melodia. Quando finii, guardai il mio sensei, e vidi che stava sorridendo. Mi batté le mani, e lì capii qual era lo scopo della musica: emozionare le persone.
«Diventi sempre più brava ogni giorno che passa, Rin-chan»
«Grazie»
Mi esercitai per un’altra oretta, poi Sasaki-sensei disse che poteva bastare e così mi avviai verso casa.
Afferrai la borsetta e diedi un’occhiata al cellulare: le cinque e mezzo. Mancava ancora un po’ all’ora di cena, ma non feci in tempo a pensare che mi arrivò un’e-mail*. Quell’indirizzo mi era familiare … “Un momento!” pensai. Frugai nella borsetta e lo confrontai col bigliettino di Len-kun: era proprio lui! Il suo messaggio diceva: «Ciao Rin-san. Spero di non disturbarti» “Ma tu non disturbi mai!”, «Visto che domani abbiamo il turno di pulizie insieme, ecco, mi stavo chiedendo … se finivamo presto, ti andava di fare un giro?» “ODDIO! Se mi andava di fare un giro?! Ovvio che volevo uscire con te!”
Gli risposi allora con velocità lampo: «Ciao Len-kun. Puoi chiamarmi Rin-chan (se ti va) :D Farebbe molto piacere anche a me andare da qualche parte domani se finiamo presto ^^». Invio. Quei trenta secondi che aspettai perché mi rispondesse mi sembrarono eterni. Poi ecco la sua risposta: «*fiuuu* bene :D sono contento ^^ a domani allora, Rin-chan ;)» Aveva riempito l’e-mail di faccine. “Che si sia accurato di essere formale prima? Ahahah!” «A domani, Len-kun :)» fu la mia risposta. 
Mentre mi avviavo verso casa, rilessi quell’e-mail circa una quarantina di volte. Aveva chiesto, a me, di uscire. Perché proprio io? Cos’avevo di così speciale? Lui aveva tutto: un bell’aspetto, un (ipotizzavo) carattere amichevole e socievole, una buona compagnia e suonava pure in una band. Cos’avevo io da offrire a quel ragazzo che, a mio parere, trasudava di perfezione?
Arrivata a casa, aprii il cancello, la porta e mi diressi in camera. Composi il numero di Miku sul telefono e la chiamai.
«Pronto, sono Rin. Cercavo Miku-chan, è in casa?»
«Sì, ora te la passo» disse sua madre «MIKU!! C’È RIN-CHAN AL TELEFONO! Adesso arriva, cara»
«Grazie, signora Hatsune-san»
«Pronto?»
«Ciao Miku-chan! Oggi è successa una cosa pazzesca!»
«Cioè?»
Le raccontai quel che successe, dall’incidente con Fukuda-san all’esibizione della band (con Miku che mi chiedeva incessantemente se Kaito era “figo” mentre cantava, se la sua voce era bella, ecc), dalla consegna del bigliettino fino a l’e-mail che mi aveva mandato.
«Ihih, hai fatto colpo Rin-chan!»
«Come scusa?»
«Ho detto, “hai fatto colpo!”»
«Sì, ma cosa vuol dire?!»
« … vuoi un dizionario di modi di dire?! “Hai fatto colpo!”, “hai fatto centro!”, “hai fatto breccia nel suo cuore!” tutte metafore per dirti che l’hai fatto innamorare di te!!!»
«Oh …»
«”Oh”?! E’ questo il tuo commento? “Oh”?! Ma io voglio sentirti esultare! Saltare per la stanza dalla gioia urlando un bel “Il mio Len-kun mi ama” !!!»
«Dai, adesso non esagerare, mi ha solo chiesto di uscire … M-mica mi ha fatto una dichiarazione!»
Silenzio. Allontanai la cornetta: quando Miku fa così bisogna prepararsi al peggio. E infatti …
«DIAMINE! SE UN RAGAZZO TI CHIEDE DI USCIRE O È PERCHÉ GLI PIACI O PERCHÉ SIETE AMICI DA UNA VITA E LO FATE PRATICAMENTE SEMPRE!!! E A ME NON PARE CHE VOI VI CONOSCIATE DA QUANDO ERAVATE PICCOLI!!» sbottò. Un po’ la capisco, dev’essere dura sopportarmi quando sono così tarda a capire certe cose.
«Scusa» dissi «Allora, che mi consigli di fare? Non potrò mica andare in giro con l’uniforme?!»
«Guarda che lo fanno tutti» disse, poi riprese «anche se un appuntamento con l’uniforme della scuola non è proprio il massimo …»
«A-appuntamento?!»
Sentii Miku prendere fiato, così mi affrettai a dire: «Capito! Capito! Se un ragazzo t’invita a fare un giro è un appuntamento! Non voglio sentirti urlare di nuovo … Però non posso neanche tornare a casa a cambiarmi! Che faccio?»
«Casa mia è lì vicino, giusto? Domani ti porti i vestiti in una borsa e ti cambi lì»
«Grazie, Miku, grazie! Sei la mia salvezza!» e le mandai un bacino.
«Ok, ok. Ti voglio perfetta! Ci vediamo domani mattina alla stazione»
Mangiai e filai a letto. Non mi erano mai accadute così tante cose in soli tre giorni! E il quarto stava per arrivare, con non poche sorprese …
 
E, per arrivare, arrivò. Solo non pensavo così presto! Dormii beatamente, sognando il ragazzo che tanto mi faceva dannare, e la sensazione di benessere che mi aveva accompagnata per tutta la notte la ritrovai anche al mattino. Mi alzai, canticchiando, e mi avviai a fare colazione. Nulla, ma proprio nulla, avrebbe scalfito il mio buonumore. Questo pensavo.
Mentre addentavo un toast ricoperto da uno spesso strato di marmellata alle pesche, sentii mamma arrivare. Guardai papà, che aveva giustappunto tolto lo sguardo dal giornale. Ridemmo insieme.
Mamma era una professoressa di scuola superiore. La materia da lei insegnata era scienze. In questo periodo dell’anno, con le scuole appena cominciate, era piena di pacchi di compiti fino al collo, tra test d’ingresso e simili. E lei era una donna sbadata. Molto sbadata: perdeva di tutto. Se un giorno m’avesse detto che s’era dimenticata la testa sul cuscino e che era stata costretta a tornare per riprendersela, le avrei creduto. Perdeva dalle cose più banali, come chiavi, foglietti, appunti, a cose più sostanziose, come una scarpa, la borsetta, un cappellino, la trousse … e, peggio ancora, le verifiche. Penso che se mi avessero detto “Sarà tua madre la professoressa di scienze quest’anno” mi sarei di certo messa le mani nei capelli, col terrore che mi perdesse qualche compito in classe. E così, in quei casi, partiva l’allarme generale, e dovevamo smettere di fare quel che stavamo facendo per aiutarla nelle ricerche delle verifiche perdute.
Papà invece era direttore dell’ospedale di Sakurami*, dove abitavamo. Era un uomo piuttosto indaffarato: andava al lavoro presto la mattina alle sette e mezza, per poi tornare a casa la sera alle otto.
A volte lo chiamavano anche la domenica o i giorni festivi, ma per fortuna non accadevo così spesso.
Mamma riuscì a trovare quel che cercava (la penna rossa correggi-compiti) e si sedette accanto a me.
«Dimmi un po’, Rin-chan» esordì «Ti sento canticchiare allegra da stamattina …»
“Oh cavolo … ecco che s’impiccia …”
«… ti sarai mica innamorata, per caso?» chiese con sguardo malizioso. Mi ricordava molto Miku.
«Be’, ecco …»
«Come se Rin pensasse a certe cose» disse tutt’un tratto papà. Sapevo come la pensava, e infatti …
«Non mi sembra proprio il caso di pensare ai ragazzi … c’è tutto il tempo dopo. Credo sia più responsabile pensare ad impegnarti nello studio e nel violoncello, piuttosto …»
«Oh, andiamo, Rin ha pur sempre sedici anni, mi sembra abbastanza grande per …»
«Nient’affatto, sai come la penso» rispose secco papà.
Già, lo sapevo fin troppo bene il suo “ideale”. Si è ancora troppo “piccoli” per parlare di cose importanti come “l’amore”, “i fidanzati”, ecc. Per lui alla mia età il mio tempo si doveva districare in amicizie, studio, e musica (classica, ovvio). Ed equitazione. Non che a me dispiacesse, non mi ero mai trovata a dover affrontare “una cotta”, prima d’ora. Ma adesso …
Uscii di casa preoccupata, non sapendo se quello che stavo per fare fosse giusto o sbagliato. Quando arrivai alla stazione Miku vide subito la mia faccia, e disse:
«Che è successo?»
«Mamma ha accesso una miccia piuttosto pericolosa …»
«Riguardo a cosa?»
«L’amore»
Miku abbassò lo sguardo. Fissava con faccia schifata e arrabbiata per terra, e la sentii bisbigliare:
«Come se lui avesse il diritto imprigionarti nel suo ideale di “figlia perfetta” …»
Non le era mai piaciuto mio padre. Da piccola era terrorizzata da lui, lo trovava “pauroso”. Da bambina la sua presenza le dava fastidio e ora semplicemente non lo sopportava. Diceva che secondo lei non poteva costringermi a vivere una vita non mia che non volevo, ma che era semplicemente un velo che mi copriva per dare agli altri l’idea che fossi “perfetta”. Io non sono affatto perfetta, anzi. Ma a lui evidentemente piaceva l’idea di avere una figlia che gli altri avrebbero invidiato.
Arrivate in classe, vidi Len-kun che parlava con Kaito-san. Appena mi vide, il ragazzo dai capelli dorati sorrise e m’invitò a raggiungerlo. Mi trascinai dietro anche Miku, ovvio: c’era Shion-san vicino a lui.
«Ciao, Rin-chan» disse, con leggere imbarazzo.
«Ciao, Len-kun» arrossii. Miku e Kaito ci guardavano divertiti.
«S-sai, sabato prossimo ci esibiamo»
«Ma è fantastico Len-kun! E dove?»
«Nello stesso posto dove proviamo, solo al piano di sotto. E’ piuttosto famoso come posto di quel genere» esordì.
«A che ora?»
«Alle sei e mezza. Ecco, non essendo ancora affermati, noi iniziamo prestino, mentre gli altri spettacoli vanno avanti anche fino alle undici, undici e mezza. A volte addirittura anche un’ora dopo …»
«E quando finirete?» chiesi agitata. Avevo un coprifuoco piuttosto rigido.
«Mah, ci esibiamo una mezzoretta, quindi alle sette abbiamo finito. Come mai me lo chiedi?»
«Perché il suo aguzzino alle sette e mezza, al massimo alle otto la vuole a casa» sbottò Miku.
«Il tuo … aguzzino?»
«Mio padre. Miku proprio non lo sopporta e lo definisce il mio “aguzzino”» sospirai.
«Cos’ha di così terrificante tuo padre?»
«Non le lascia vivere la sua vita in pace» intervenne di nuovo la mia amica.
In quell’istante suonò la campanella. Grazie al cielo!
«Comunque» disse Kaito-san, che finora era stato zitto «puoi anche portare qualche tua amica …»
E, mentre lo diceva, diede un’occhiatina rapida a Miku, sorridendo. Li guardai: sarebbero stati carini insieme, formavano una bella coppia. Chissà se anche Len-kun aveva mai pensato a noi così …
Un’altra giornata trascorse, e arrivò la fine delle lezioni senza che me ne accorgessi nemmeno.
Salutai Miku, e inizia a mettere nello zaino gli appunti appena presi. Guardai l’orologio appeso al muro: erano l’una e un quarto. Tra pulizie e il resto, dato che eravamo noi due i capiclasse, saremo stati impegnati fino alle quattro, se non di più.
Iniziammo subito: io spolverai, mentre Len-kun spazzava. Sistemammo i libri sugli scaffali e mettemmo a posto il laboratorio di chimica. Poi sbrigammo alcuni lavori amministrativi. Finimmo un po’ prima: erano le quattro meno dieci. Dovevo anche andare da Miku a cambiarmi e …
“ASPETTA” pensai “NON HO PORTATO IL CAMBIO!”. Disperazione.
Len-kun mi tese la mano: «Vogliamo andare?» chiese sorridendo.
“Ma sì, che m’importa!” pensai, e risposi al suo sorriso.
Salii dietro la sua bicicletta e girai le mie braccia attorno al suo corpo, per tenermi salda. Appoggiai il viso sulla sua schiena e mi lasciai cullare dal vento e dalla bici che oscillava leggermente. “Che sensazione meravigliosa”. Bevemmo un frappé e nel frattempo mi portò a fare un giro in centro. Quanto mi stavo divertendo! Pensavo che d’ora in avanti la parola “divertimento” perdesse di significato se accanto a questa non c’era il tuo nome. Ed era vero.
Rimontammo sulla bicicletta e giungemmo lungo gli argini del canale che passava vicino a Sakurami*.
Len-kun mollò la bici sul prato e le si stese in fianco. Anch’io mi sedetti. Guardavamo il tramonto riflesso sull’acqua, quando disse: «Sai, oggi mi sono divertito veramente tanto con te»
«Anch’io. Per un attimo è stato come se tutti i problemi e i pensieri di tutti i giorni fossero spariti e ci fossimo … solo noi due» aggiunsi, abbassando un po’ la voce. Len-kun si voltò e mi guardò. Da sdraiato si mise seduto, e … mi abbracciò, accarezzandomi la testa con una mano. Mi sentii avvampare fino alle punte dei capelli, e il cuore mi batteva forte forte. Poi mi sussurrò all’orecchio: «Sei così dolce, Rin»
Già alla parola dolce sarei svenuta, ma dopo “Rin*” ero praticamente partita.
Rimanemmo così per qualche altro minuto, e poi mi riaccompagnò a casa. Lo salutai, e mi precipitai al telefono per chiamare Miku.
«Moshi moshi?*»
«Sono io, Miku!»
«Allora, com’è andata? Nonostante ti sia dimenticata il cambio …»
«Ma chi se ne importa di quello! Sono troppo contenta!»
«Cos’è, ti ha baciata? Eh?»
«No! Certo che no!» dissi, indignata. Ci conoscevamo appena. E poi mica stavamo insieme.
«E allora che è successo?»
«Dopo essere stati in centro, siamo andati sugli argini del canale, ci siamo seduti sull’erba e … »
«E?!»
«E tutt’un tratto mi ha presa fra le sue braccia, accarezzandomi la testa, dicendomi “Sei così dolce, Rin”»
«Ha detto proprio così? Ha usato solo “Rin” senza niente?!*»
«Già»
«KYAAAAA!» gridò «Se non è amore questo! Quanto vorrei che succedesse anche tra me e Kaito-kun ...»
«Ma non hai visto come ti guardava, oggi? Si vedeva che gli interessi!»
«T-tu dici?»
Parlammo ancora a lungo, ridendo e scherzando. Ma non mi ero accorta dei suoi occhi gelidi che mi fissavano …
 
 
 
Spazidell’autrice: ed eccoci qua, col terzo capitolo! *w* Spero di non ricevere nessun reclamo per il “mancato bacio”, ma sapete come funziona in uno shoujo: bisogna patirne prima di arrivarci! (i fatidici 24-26 episodi .. ma tranquilli: voi non aspetterete così tanti capitoli xDD) Ho inserito un antagonista (papà), una futura aiutante (mamma) e le cose con Miku e Kaito finalmente si smuovono … ehi! Mi sto auto-recensendo xD a questo proposito, VI CHIEDO CORTESEMENTE DI COMMENTARE/RECENSIRE QUESTA FAN FICTION, ve ne sarei grata *^*
Davvero, non sapete quanto piacere fa vedere che il proprio lavoro è piaciuto! Grazie ancora per averla letta *inchino di ringraziamento*
 
*Note
Mi aveva dato il suo indirizzo e-mail!; Mi arrivò un’e-mail = in Giappone, è di uso frequente scambiarsi delle e-mail col cellulare, anziché gli sms.
E potevo chiamarlo Len-kun!; E lui mi avrebbe chiamata Rin-chan? [..] se avesse voluto = in giapponese, “san” è un titolo onorifico che si usa in generale (i giapponesi sono molti formali ra di loro), mentre “chan” e “kun” sono di uso confidenziale.
 
Sakurami = ovviamente, è un nome inventato. L’ho preso dall’anime “Mirai Nikki”.
 
Rin; Ha usato Rin senza niente?! = se “Rin-chan” è già un modo confidenziale di rivolgersi ad una persona, chiamarla senza titolo onorifico lo è ancor di più (ecco spiegata la reazione di Rin) !
 
Moshi moshi = il nostro “pronto” quando rispondiamo al telefono.
   
 
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