3. Four rings of light upon the ceiling overhead.
Aveva le
guance troppo rosse, e lo sapeva. Ingenuamente aveva dato la colpa al caldo,
quando sua madre le aveva chiesto se andava tutto bene. Fortunatamente – almeno per una volta - la notte d’estate
le era stata complice.
A dire il vero, aveva un’insensata paura di deludere in qualche modo la sua
nuova amica.
Di non essere abbastanza.
Difficile dire esattamente cosa
non fosse abbastanza, in lei.
Chiedendoglielo, la risposta sarebbe stata una sola: “Tutto.”
Una
risposta detta così candidamente e con così tanta convinzione, che non si
poteva ribattere nulla.
Ah, ma non doveva certo pensare a queste cose: Ino-chan si sarebbe sicuramente
arrabbiata con lei, se fosse arrivata con tutto quel rossore in viso. Eppure
era così sicura che avrebbe iniziato
a balbettare.
E poi, comunque, il suo pigiama non era affatto carino. Sapeva che non lo era,
sebbene non ne avesse mai visto uno di un’altra sua coetanea. Sapeva che non
andava bene, semplicemente perché era suo.
Ino-chan sarebbe stata bellissima nel suo nuovissimo pigiama, sicuramente perfetto
in ogni più piccola piega.
Ino-chan l’avrebbe presa sicuramente in giro per il suo pigiama infantile.
L’avrebbe presa in giro con quel suo fare così solare e allegro, così facile,
come se il mondo le appartenesse e le fosse sempre appartenuto di diritto.
Sentiva il calore bruciarle più violento sulle guance, e strinse le labbra.
Non sapeva per quanto tempo fosse rimasta lì, davanti alla porta degli
Yamanaka. Ma stava iniziando a far buio, ormai, e non poteva rimaner lì per
sempre. Era stata invitata, era suo dovere suonare…
… ma non conosceva la signora Yamanaka, e voleva fare una buona impressione.
Arrivare in ritardo avrebbe fatto una buona impressione?
No, no, assolutamente no. Né sulla sua nuova amica, né su sua madre.
Voleva solo aspettare che il rossore passasse.
Eppure continuava ad aumentare.
Deglutì, una, due volte.
Ho preso tutto, mi sono ricordata tutto.
Mi sono pettinata, il nastro di Ino-chan è al suo posto.
Tutto è al suo posto, dai, quindi
va bene.
Va bene.
Infine, con una mano incerta, bussò alla porta.
Aveva
intuito – o dato per scontato, alla fin
fine era la stessa cosa – che si trattasse di una sorta di rito di
iniziazione. In mancanza, ovviamente, di una definizione migliore.
Sapeva da Ino-chan che questa non era certo la prima volta che invitava
un’amica a dormire a casa sua.
Le aveva anche detto che era divertente, ma Sakura era sicura che non si
sarebbe divertita affatto: sarebbe stata troppo occupata a dare una buona
impressione.
Ma era l’unica amica che aveva, un piccolo sacrificio andava fatto.
E poi non si sarebbero lasciate mai più,
e sarebbero state felici.
Insieme e felici, e Ino-chan le sarebbe sempre stata accanto.
Ecco, era così che doveva andare, quella sera.
Quindi, quando Ino-chan aprì la porta con quel suo sorriso smagliante, lei lo
ricambiò con uno dei suoi, più flebili e non altrettanto sinceri: il cuore le
batteva troppo forte, mentre Ino-chan la invitava ad entrare.
“Sakura-chan,
stai bene? Non avrai mica la febbre, no?”
Disappunto. Era qualcosa di simile
alla delusione, no?
Deglutì.
“Nonono, Ino-chan. Sto… Sto benissimo. E’ solo che è estate e…”
“Ah,
capisco. Ma non devi prendere il sole a quel modo, scema! Hai la pelle troppo
chiara e delicata. Brucia tanto?”
Sakura battè ciglio, stringendo al petto il piccolo zaino dove aveva tutto
l’occorrente: vagamente sollevata dalle conclusioni tirate dall’altra, annuì.
Il rossore aumentò.
“No… non
brucia affatto, davvero.”
Però, vicino a te, mi sento sempre in
imbarazzo.
In un modo o nell’altro, aveva sempre fatto la figura dell’imbranata.
Ma Ino-chan sorrise, stringendole un braccio, e trascinandola verso la cucina.
”Mamma, Sakura-chan è arrivata! E’ pronta la cena?”
Non aveva
toccato molto cibo, a dire il vero. Forse avrebbe mangiato di più, se la
signora Yamanaka non l’avesse bonariamente riempita di complimenti e di domande
innocenti.
Lei aveva risposto alle più, rossa in viso.
Ed ora si era infilata il pigiama di cotone leggero, sbirciando con la coda
dell’occhio Ino-chan che faceva lo stesso.
Ecco, lo sapeva.
La canotta di Ino-chan non aveva neppure una piega.
Sospirò, ripiegando i vestiti. L’altra captò quel sospiro, e si voltò verso di
lei, chinandosi appena in avanti con fare indagatorio.
“Sei
sicura di star bene, Sakura-chan?”
“Benone…”
“Sarà… Che
bellino il tuo pigiama, sai? Quel coniglio è assolutamente adorabile! Lo sai
che adoro i conigli?”
Ino-chan
si lasciò cadere seduta sul materasso, rimbalzando un paio di volte con quel
suo sorriso da piccola diva.
Quel sorriso che illuminava quasi la stanza.
Quello stesso sorriso e quelle stesse parole illuminarono un po’ anche il cuore
di Sakura, che tornò ad arrossire.
Ma per un motivo del tutto diverso dall’imbarazzo. Sorrise, sollevata.
“Grazie.”
“Oh, lo
sai che son sincera. Tieni.”
Gattonò sul letto fino al cuscino, tirandone fuori, da sotto, un piccolo
cuscinetto rotondo foderato di cuoio colorato, con un piccolo bottone di lato.
L’altra bambina battè ciglio, vedendosi porgere quel bizzarro pensiero.
“Per me? …
Cos’è?”
“Ah, nulla
di che. Mia madre li ha presi questa mattina, se ne vendono tantissimi ovunque.
E’ un po’ la moda del momento. Ne ha preso uno per me, uguale. E visto che oggi
venivi tu, ha pensato anche a te. E’ uno specchietto. Come il mio, vedi?”
Indicò la scrivania poco lontana, dove lo stesso oggetto giaceva aperto.
Entrambe le parti consistenti di piccoli specchi rotondi. Sakura battè ciglio,
perplessa. Forse incredula.
“Per me?
Davvero? … Posso?”
“Ah, non
fare la timida. Se ti dico che è per te, è per te. Prendilo. No?”
La luce
della luna entrava liberamente dalla finestra aperta, che cercava invano di far
entrare un po’ di brezza nella stanza troppo calda. Ino-chan stava ridendo come
una matta, e sembrava non volesse smettere più.
“Dai, non
ci credo.”
“Lo ha
fatto, però.” Ribattè appena contrita Sakura, serrando ostinatamente le labbra.
“Ah, ma
non è possibile, fare una cosa del genere! Vorrei tanto averlo visto!”
“ L’Hokage
era arrabbiatissimo. Stava dicendo che non era la prima volta, che quello lì
imbrattava il monumento, sai?”
“Ah, ma è
incredibile. E tutto questo mentre andavi con tua madre a fare la spesa?”
“Mhmh.”
Con un sospiro, la risata argentina di Ino sfumò nel nulla. Sakura rimase a
guardarla, nella penombra, con le ginocchia abbracciate al petto. Sorriso
timido sul viso ora leggermente meno arrossato.
La biondina era sdraiata, i capelli corti dispersi sul cuscino come una piccola
aureola alla luce fioca della luna. Era tutta intenta a cerca di catturare
quella luce con gli specchietti, e due piccoli cerchi di luce si rincorrevano
sul soffitto dipinto d’azzurro. Sembrava contenta di quel passatempo, perché
rimase in silenzio per un po’.
Sakura spostò lo sguardo su quelle piccole luci riflesse, battendo ciglio in
silenzio. Quasi sotto spirito di emulazione, aprì il piccolo specchietto,
tentando di porlo nell’angolazione giusta per far rifrangere la luce, lì in
alto.
Non ci riuscì al primo tentativo, e crucciò appena le sopracciglia.
Voleva rubare anche lei la luna, però.
Non era giusto, così.
“Ti sei
mai presa una cotta, Sakura-chan?”
La voce
tranquilla dell’amica la scosse dal torpore, e le fece riportare l’attenzione
su di lei.
“Una
cotta?”
“Ma si.
Una cotta, nel senso se ti è mai piaciuto qualcuno. Io si, mi sono presa una
cotta enorme.”
“Davvero?”
“Sisi. Per
Sasuke-kun. Lo conosci, no? Lo conoscono tutti. Mi piace, è carino. Gli starei
sempre intorno, però credo non mi sopporti. Mi guarda sempre con aria truce,
sai.”
A quel punto Ino-chan sospirò, sconsolata.
Sakura era leggermente a disagio, ancora, senza a riuscire a capirne il motivo.
Costrinse sulle labbra un piccolo sorriso, spostando ancora una volta lo
sguardo sulle due luci, lassù. Non stavano un attimo ferme. Di nuovo tentò di
catturare quella luce che filtrava dalla finestra, e per un attimo due pallidi
fantasmi di luce andarono a far compagnia alle creature luminose di Ino-chan.
Scomparvero un attimo dopo, con suo grande dispiacere.
“Una
cotta…” mormorò, pensierosa. Quasi ci stesse rimuginando su.
“Sai,
quando ti piace una persona e vorresti rimanergli appiccicata addosso, come la
colla. Stare sempre insieme a lei, parlare, vederla sorridere… Queste cose qui.
Ti sarà capitato almeno una volta, no?”
“Se è
così, Ino-chan, penso di avere una cotta per te.” Replicò candidamente l’altra,
riportando lo sguardo su di lei.
E Ino-chan ricambiò lo sguardo, perplessa. Per poi scoppiare a ridere.
“Ma dai, dicevo
sul serio, Sakura-chan!”
“… non dovrei?”
La
biondina rimase priva di un’espressione particolare, per qualche attimo. Poi sorrise
di quel ghigno sicuro di sé, sollevando lo sguardo sui piccoli cerchi che lei
stessa aveva portato alla vita. Ai quali, senza neanche darci peso, se n’erano
aggiunti altri due. Fermi, immobili.
Fermi e immobili, perché Sakura-chan stava guardando lei.
“Sei strana, Sakura-chan.”
Glielo ripetevano fino alla nausea.
“In senso
buono, però?”
Ino sembrò
pensarci un po’ su, arricciando il nasino.
“Uhm, si.
In senso buono.”
E Sakura
si lasciò cadere anche lei sul letto, spalla contro spalla con la sua amica.
Piccolo fantasma di sorriso sulle labbra,
mentre guardava quei quattro cerchi di luce sul soffitto rincorrersi, senza
posa, nella loro luce rubata alla luna.
A/N: Probabilmente è la fic più lunga
che io abbia scritto in così poco tempo. Temo che alla fine non sia venuta come
volevo. Questa forse, è molto inspirata da momenti di vita vissuta. >_>”
Il fatto degli specchietti durante un “pigiama party” è vita vissuta. Di qui,
dove vivo, è veramente un rito d’iniziazione. Non sei la mia migliore amica
finchè non vieni a dormire a casa mia. ._.” Bah. Non penso sia yuri. Non era mia
intenzione -.- Cioè, alla fine si considera come volete, ecco. Volevo solo fare
una Sakura un po’ strana, stralunata, ed insicura. Affatto alla moda, che casca
dalle nuvole. Ino sicuramente non l’ha presa sul serio, ecco o.o
La mia versione di questo tema non è niente rispetto a quella di Lady Antares
etcetc, cioè, della versione di Ross >_>” Quindi vi consiglio di filare a
leggerla. U_u
La prossima sarà: “4.
Everything you ever wished for”