Buonasera a
tutti… eccomi qui con un nuovo capitolo, sentendomi immensamente buona perché
sono leggermente in anticipo e perché ha deciso di aggiornare oggi dal momento
che giovedì non mi sarà possibile.
Un saluto particolare a Luxy che ha scritto la sessantesima
recensione a “Scent of hearts”. Grazie
mille!
Un ringraziamento anche a tutti coloro che oltre e lasciare
una recensione sul sito di Erika mi incoraggiano con le loro mail piene di
affetto e mi danno la carica giusta per continuare.
Un saluto affettuoso, un buon fine settimana e ad maiora!
Julie
CAPITOLO XVI
“ Sono giorni e
notti
che la cerco
La sabbia è stanca delle mie
impronte
Amore mio! Amore mio!
Disperato e solo grido, grido.
Grido sopra le pietre
Dai muri rotti del castello sul
mare.”
( R. Alberti)
Solo pochissime persone erano state invitate a partecipare alla riservatissima cerimonia che si sarebbe svolta nel Comune di Monaco davanti all’ufficiale di stato civile. Uno di questi, Karl Heinz Schneider, aveva assunto un’espressione compiaciuta fin da quando il suo compagno di squadra gli aveva chiesto di essere il suo testimone alle nozze ed era estremamente curioso di conoscere la donna che sembrava mettere tanto in agitazione il SGGK.
Nella loro prima trasferta di inizio campionato era rimasto molto stupito dall’atteggiamento di Benji e aveva iniziato a provare una nuova forma di rispetto per il portiere. Al termine della partita, dopo aver cenato con i compagni per festeggiare la vittoria, aveva salito le scale, diretto in camera sua, ignorando volutamente la splendida rossa che gli si era letteralmente buttata fra le braccia.
- C’è proprio cascato questa volta. – Karl sorrise, adocchiandone il volto tirato – Questa Clare deve averlo stregato, senza che neppure lui se ne accorgesse. -
Benji gli scoccò un’occhiataccia e si passò nervosamente una mano sulla fronte prima di ricordarsi indispettito, per l’ennesima volta, che quel giorno non indossava il suo inseparabile cappello. Gli era servito tutto il suo autocontrollo per impedirsi di cancellargli, a suon di pugni, quel sorrisetto ebete dal volto e il capitano tedesco aveva continuato indisturbato a gironzolare nella sala delle cerimonie del Comune in attesa della sposa, con l’aria compiaciuta del gatto di fronte ad una ciotola di panna.
Con una mossa degna di un grande stratega, l’avvocato Kraser si era premurato di estendere l’invito al matrimonio del SGGK anche al giudice Leumann e, non appena il magistrato era giunto in Municipio, si era appartato in sua compagnia vicino alla finestra, in attesa della sposa. Anita Leumann era rimasta piacevolmente sorpresa dell’invito e si era detta molto felice di poter conoscere in anteprima la neo-signora Price, in un occasione che non fosse l’udienza per l’affidamento definitivo della piccola Martine. Entrambi i cultori di legge sapevano che la prima impressione che Clare avesse fatto avrebbe sicuramente contribuito a formare la decisione dell’illustre giudice in favore dell’adozione definitiva.
In un angolo Mrs. Bauer teneva in braccio la piccola Martine, abbigliata in un delizioso vestitino di lana bianco e rosa. La piccina avvertiva la trepidazione del momento e ogni tanto si lasciava sfuggire qualche gridolino emozionato, agitando i piccoli pugni e sorridendo felice all’espressione corrucciata dell’alto uomo bruno in piedi accanto alla finestra.
Mark Lenders era il testimone della sposa.
Aveva ricevuto la telefonata di Benji dalla Germania mentre si trovava in ritiro con la Juventus, a Torino, in attesa di partire per la Gemania per disputare una partita di Champions League con il Bayern Leverkusen e, all’inizio, non aveva capito molto bene chi si trovasse dall’altra parte del filo - Price?! – aveva mormorato incredulo.
- In carne ed ossa, Mark, scusa se ti ho disturbato ma è piuttosto urgente. – aveva replicato stringato il portiere.
- Cosa diavolo vuoi, per telefonarmi addirittura qui? – Lenders era rimasto scioccato dalla telefonata – E’ successo qualcosa? – chiese preoccupato. La risposta negativa di Benji lo rassicurò – Allora spicciati, dimmi perché mi hai chiamato. Devo ancora finire gli allenamenti e domattina devo prendere un maledetto aereo! -
- Ho bisogno che tu mi faccia un favore quando verrai in Germania per la partita. -
- Sicuro. – sul viso di Lenders era apparso un ghigno ironico – Sono qui per questo. -
- Sposo Clare, giovedì pomeriggio, nel Comune di Monaco e lei bisogno di un testimone. -
Lenders era caduto dalle nuvole.
- Mark? -
- Un testimone? Perché proprio io? – aveva mormorato stordito.
Dall’altro capo del filo aveva sentito Price sbuffare sonoramente – Perché a lei farebbe sicuramente piacere e perché sei l’unico in questa maledetta parte di mondo che detesti la stampa e i fotografi più di me e quindi so per certo che terrai la bocca chiusa! – era stata la replica esasperata prima che riattaccasse.
Mark era scoppiato a ridere mentre abbassava incredulo la cornetta del telefono.
A pensarci bene gli scappava da ridere anche adesso nel vedere il grande SGGK lanciare uno sguardo impaziente all’orologio che portava al polso.
Al contrario di Schneider, però, si teneva a debita distanza dal portiere, limitandosi a scoccargli ogni tanto un’occhiata compiaciuta. Non credeva che Benji avrebbe raccolto i suoi suggerimenti in così breve tempo ma era pienamente convinto che l’amico stesse facendo la cosa più giusta.
Benji controllò per l’ennesima volta l’ora e si lasciò sfuggire un sospiro.
- Ansia da sposo novello?- Schneider gli era giunto alle spalle di soppiatto e lo guardava gongolante con le mani dietro la schiena.
- No. - Benji avrebbe voluto strozzarlo – Sto solo constatando che è in ritardo. - disse cercando di mantenersi calmo – Ho mandato l’auto a prenderla più di un’ora fa. -
Mark li raggiunse e Karl strizzò l’occhio allo sposo – Non essere impaziente, avrai tutta la vita davanti per stare con lei. – ridacchiò, mentre anche sul volto della Tigre si apriva un largo sorriso.
Benji stava rimpiangendo amaramente la scelta dei due testimoni, cercando con lo sguardo una buca dove infilarli entrambi, quando lo sguardo di Schneider si perse oltre le sue spalle in direzione della porta e sul volto gli apparve un’espressione di completo stupore.
- Santo Cielo, Price… - riuscì a mormorare.
Benji si voltò di scatto e gli ci volle tutto il suo autocontrollo per non rimanere poco elegantemente a bocca aperta. Clare era entrata in quel momento nella sala e aveva subito un’altra delle sue imprevedibili e mirabolanti trasformazioni. Al posto della ragazzina, in jeans e maglione, che aveva visto quella mattina giocare nel prato davanti casa con Guerriero e dare il biberon a Martine, seduta attorno al tavolo della sua cucina, vi era una giovane donna bionda, con i capelli perfettamente acconciati, abbigliata con sobria eleganza.
L’abito a maniche lunghe, di lana color crema, le arrivava appena sopra il ginocchio e disegnava perfettamente il suo corpo snello, scoprendo un paio di gambe da capogiro. Una cintura di roselline di seta sottolineava il vitino da vespa e i medesimi fiori le erano stati infilati tra i capelli, che Mrs. Bauer aveva raccolto e intrecciato in un elegante chignon. Le scarpe di raso a tacco alto avevano lunghi nastri intrecciati attorno alle caviglie sottili e uno scialle di lana, ricamato in tinta, era appoggiato sulle sue spalle. Tra le mani reggeva un piccolo bouquet di orchidee purpuree che Benji le aveva fatto recapitare quella mattina assieme al vassoio della colazione, in omaggio alla tradizione che i fiori non potessero mai mancare ad un matrimonio.
Era talmente bella da togliere il fiato.
- Scusate per il ritardo, c’era un po’ di traffico... – La voce era bassa, poco più di un sussurro, e il suo viso era soffuso dal rossore dell’emozione, ma nei felini occhi d’ambra Benji poté leggere chiaramente la paura. Quando si avvicinò e prese la mano sottile di lei fra le sue, si accorse che tremava.
Clare trasse un profondo respiro, cercando di tenere a bada l’ansia che le lievitava dentro. Il volto di Erika le balenò nella mente, doloroso come una stilettata, e lei lo respinse con forza, cercando di concentrarsi sulla mano che copriva le sue dita gelide. Avrebbe voluto girarsi e scappare, dichiarare il proprio rifiuto a quella che chiaramente era una farsa ma i suoi piedi sembravano aver messo radici. Le sue dita erano imprigionate nella mano grande e calda di lui, in una stretta che non tradiva incertezze. Cercò con lo sguardo il volto placido e sereno di Martine e si convinse che stava facendo la cosa più giusta per la bambina ma, ciò nonostante, non riuscì a scrollarsi di dosso i timori per quell’unione.
Il celebrante guardò entrambi con aria interrogativa e Benji
annuì
- Procediamo. -
Giurarono, nella sala delle cerimonie del Comune di Monaco,
di essere marito e moglie.
A Clare tremava leggermente la voce per l’emozione mentre
Benji pronunciò la formula di rito con voce ferma e chiara. Si chiese se fosse
il frutto della sua immaginazione, o se mano di Benji era veramente scossa da
un lieve tremito, mentre le infilava all’anulare della mano sinistra una
sottile vera d’oro bianco tempestata di diamanti. Lui aveva scelto di non
portare anelli.
Udì appena la solenne dichiarazione finale dell’ufficiale di
stato civile e Benji le sfiorò la guancia per attirare la sua attenzione – E’
finita, Clare. –
Clare sentì la fascia preziosa pesare al suo dito come una
catena che le era impossibile spezzare ed improvvisamente realizzò l’enormità
del passo che aveva compiuto.
Era sua. Era la moglie di Benjiamin Price.
- Finita? – chiese come stordita.
- Si, certo. La parte noiosa, per lo meno. -
- Vuole baciare la sposa? – chiese il sindaco sorridendo.
Schneider, Lenders e gli altri presenti applaudirono ma il
sorriso di Benji era asciutto e privo di qualunque scintilla di allegria –
Adesso comincia la parte interessante. –
Al ricevimento di nozze erano presenti poco più di dieci
persone e, a poco a poco, con l’avanzare della serata gli invitati lasciarono Ville Rose per consentire ai novelli
sposi di godersi un po’ di intimità.
A causa degli impegni di campionato e dell’udienza per
l’adozione, Benji e Clare avevano deciso di rinunciare, di comune accordo, a
qualsiasi viaggio di nozze fittizio ma Mrs. Bauer si era impegnata perché la
cena del loro matrimonio, per quanto intima e riservata, fosse un’occasione di
festeggiamenti all’altezza di qualunque raffinata aspettativa. Il salmone in
crosta, accompagnato da verdure al burro, era così tenero che si scioglieva in
bocca. C’erano le crudités e non
mancavano neppure gli uccelli ripieni di mele e uva passa e guarniti con il
cerfoglio. Lo champagne era stato servito come aperitivo per il brindisi di rito
e le cameriere avevano avuto l’ordine
di tenere sempre pieni i bicchieri degli ospiti.
Nessuno
aveva pensato a procurare una vera e propria torta nuziale ma al termine della
cena era stata servita come dessert una
deliziosa creme brulé e anche Martine
aveva gradito un assaggio della morbida crema che Clare le aveva pazientemente
imboccato.
Il giudice Anita Leumann era rimasta letteralmente
conquistata dalla giovane sposina, lasciandosi andare a complimenti sommamente
lusinghieri. Il giudice del Tribunale dei Minori aveva deciso che Clare Miller
Price era una madre decisamente più che affidabile per la piccola Martine
Hauermann e una splendida moglie per un uomo come Benjiamin Price. Erano una
coppia di una bellezza impressionante: lui così alto, bruno e muscoloso, lei
flessuosa e dorata come un’antica dea nordica ed entrambi sembravano
legatissimi alla piccina.
Anita Leumann ricordava perfettamente il suo primo incontro
con Benji Price alcuni mesi prima e, da come il campione aveva messo ordine
nella sua vita, doveva riconoscere che si era attenuto scrupolosamente a quelli
che erano stati i patti dell’affidamento temporaneo. Si era sposato, aveva
creato una situazione sentimentale stabile e adesso mancava solo la sua
decisione in merito a quella vicenda.
Ormai l’udienza di adozione della bambina sembrava diventata
solo una mera formalità. Erano già una famiglia a tutti gli effetti.
- Anche se è contrario alle regole, mi sembra che questa sia
l’occasione ideale per comunicarvi che ormai ho preso la mia decisione in
merito all’adozione di Martine – aveva commentato il giudice accomiatandosi
dalla coppia – E ritengo che voi due possiate davvero la famiglia di cui questa
bambina ha bisogno. Congratulazioni signori Price, state per diventare genitori
a tutti gli effetti. -
Clare aveva accolto con immensa gioia la notizia, stringendo
le mani del giudice fra le sue, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime di
gratitudine, dimostrando al magistrato, seppur ce ne fosse ancora bisogno,
quanto Martine fosse importante in quell’unione. Benji aveva ringraziato il
giudice per la bella notizia e aveva stretto la mano all’avvocato Kraser,
pienamente soddisfatto per la conclusione dell’intera vicenda.
Mark Lenders era ripartito per l’Italia subito dopo la
cerimonia, non potendo trattenersi più a lungo a causa degli impegni di
campionato, ma prima di salire sul taxi diretto all’aeroporto aveva omaggiato
Benji di un discorsetto che aveva lasciato il SGGK senza parole.
- Non so se ti meriti un simile tesoro – aveva affermato la
Tigre, in piedi, di fronte all’automobile che lo attendeva con il motore acceso
– Ma poiché Clare non ha parenti e sono stato praticamente io a suggerirti di
sposarla mi sento in dovere di dirti che se la farai soffrire dovrai vedertela
con me. E’ una donna speciale. Vedi di meritartela. -
Benji sorrise brevemente nell’oscurità del suo salotto facendo girare il ghiaccio che aveva nel bicchiere, pieno per metà di liquore. La casa era ormai silenziosa e solo brevi rumori soffocati gli giungevano dal piano di sopra dove Clare era salita per addormentare Martine. Lo aveva lasciato di stucco vedere un uomo privo di sentimentalismi come Mark Lenders prendere le difese di Clare come avrebbe dovuto fare un fratello maggiore.
La gentilezza di lei e la sua apparente fragilità
risvegliavano l’istinto di protezione degli uomini e anche la Tigre non era
rimasta immune dal suo fascino discreto.
Adesso la sua “moglie speciale” era di sopra insieme a
quella che era diventata da poche ore la loro figlia a tutti gli effetti,
mentre lui si trovava da solo a pianterreno.
Sorrise amaramente di se stesso.
Avrebbe dovuto essere soddisfatto, aveva raggiunto il suo
scopo: una madre per Martine, una moglie e niente guai.
Eppure in tutta quella faccenda c’era qualcosa che non
quadrava, un’inquietudine interiore che non lo lasciava completamente
tranquillo. Posò il bicchiere panciuto sulla mensola del caminetto del salotto
e si infilò le mani nelle tasche dei pantaloni, cercando di scacciare quella
strana sensazione.
Niente della sua vita sarebbe cambiato… doveva solo andare
avanti come prima, concentrandosi sulle sue mete. Aveva dato un nome e una
madre a Martine ed era più di quanto Liesel gli aveva chiesto, più di quanto
lui stesso potesse sperare di trovare in un così breve tempo.
Tuttavia…
Sapeva che niente sarebbe stato davvero come prima. Perché a
prescindere da tutti i buoni propositi e dalla sua proverbiale impassibilità si
era infatuato della sua giovane moglie come uno scolaretto di dieci anni che
quasi non ha l’età per andare da solo da casa a scuola.
Non potendo più tergiversare, salì al piano di sopra,
pienamente consapevole di andare a distendersi, di fronte alla sua ritrosa
mogliettina, in quel letto di spine che lui stesso si era tanto accuratamente
preparato con le sue mani.
La porta della nursery era aperta e Benji vide la ragazza
china sul lettino di Martine, intenta a rimboccarle le coperte. Indossava
ancora l’abito nuziale ma aveva sciolto i capelli che ora le ricadevano sulla
schiena come un manto di seta dorata. Clare percepì la sua presenza e si voltò
con un sorriso, facendogli cenno di avvicinarsi
- Si è addormentata di botto – sussurrò piano, mettendosi un
dito sulle labbra per raccomandargli di parlare a bassa voce – E’ stata una
giornata molto intensa anche per lei -
Benji osservò il visino da angioletto della bimba e le
sfiorò la testolina bruna con una leggera carezza
- Non è da tutti assistere al matrimonio dei propri
genitori. -
A Clare sfuggì una risatina – E’ vero. – concordò,
continuando a guardare Martine addormentata – Mi sento così fortunata ad avere
lei... – gli confidò con un sorriso, lisciando la copertina di lana bianca e
rosa.
Benji si voltò a sbirciarla di sottecchi, quasi a soppesare
la verità contenuta nelle sue parole, e si irrigidì trattenendo il fiato. Sui
lineamenti di Clare c’era un’espressione d’amore materno così intenso che quasi
gli sembrava che il sentimento fosse divenuto palpabile. Si rifletteva nella
piega appena accennata delle sue labbra leggermente dischiuse, nel luccichio
dei suoi occhi, nella curva della sua guancia levigata e illuminata dalla
morbida luce della lampada.
Non poteva credere che lei fingesse. Lui non aveva mai
conosciuto uno sguardo simile negli occhi di una donna. Non aveva mai visto gli
occhi di sua madre accendersi di quella luce.
- Sei felice, Clare? -
Lei sollevò su di lui i fumosi occhi ambrati e annuì
impercettibilmente – Martine è la gioia più grande della mia vita e ti sarò
sempre grata per avermi permesso di essere sua madre. -
Il volto di lui era cupo - Anche se questo significa essere
sposata con me? – le parole gli sfuggirono dalle labbra e a Clare sembrò che
fossero velate da una profonda amarezza.
Trasse un profondo respiro, mentre sentiva le sue guance
imporporarsi per l’emozione e il cuore farle le capriole nel petto. Capì
l’importanza di quella risposta: era il momento per gettare le basi del loro
futuro insieme.
Non poteva esitare, non adesso. Chiamò a raccolta tutto il
suo coraggio.
- Non vorrei essere sposata con nessun altro, Benji. –
mormorò sommessamente, pregando fervidamente che lui non riuscisse a sentire i
battiti tumultuosi del suo cuore, che capisse cosa significava per lei aver
pronunciato quelle parole.
Attese una sua replica. Invano. Alla fine non riuscendo più
a resistere sbirciò il viso di lui e per un attimo vide un’espressione di
intensa sofferenza sul bel volto bruno. Una sofferenza antica, come qualcosa di
mai dimenticato.
Quando lui, sentendo il suo sguardo, voltò il capo, sul suo
volto non c’era nessun sorriso… solo quella maschera impenetrabile.
Clare si sentì trafiggere il cuore come una stilettata e il
batticuore di poco prima divenne un tonfo pesante e doloroso proprio al centro del petto.
Perché aveva quello sguardo così distante?
Che cosa aveva detto di sbagliato?
“ Essere sposato con te mi fornirà un adeguato riparo da tutte quelle donne ansiose, in caccia di un buon partito “.
Benji non voleva una moglie che lo tediasse con inutili discorsi sull’amore e sulla devozione!
E lei con quella frase aveva supposto che fra loro potesse nascere un’intesa sentimentale che lui non voleva, né cercava! Non voleva il suo amore, la voleva come donna nel suo letto, senza complicazioni e senza la certezza di un domani insieme.
Con la morte nel cuore e gli occhi bassi per la mortificazione Clare si scostò da lui e gli voltò le spalle allontanandosi.
Suo malgrado gli occhi dell’uomo vennero attirati dal lieve ondeggiare dei fianchi di lei sotto la morbida stoffa di lana del vestito. Seguì affascinato il movimento e la fiamma del desiderio si accese immediatamente nei suoi occhi scuri. Il muscolo iniziò a fremere sulla guancia abbronzata e Benji si affrettò ad uscire dalla stanza ben sapendo che se fosse rimasto nulla avrebbe potuto fermarlo da prenderla fra le braccia.
Riscuotendosi dal suo torpore Clare andò a frugare nel mobile vicino alla finestra. Aveva ancora un compito da portare a termine quella sera, poi avrebbe potuto ritirarsi nella sua stanza e dare libero sfogo al nodo di dispiacere annidato in fondo ala suo cuore. Aprì l’ultimo tiretto di un basso cassettone e per un attimo fece scorrere la punta delle dita sul tessuto damascato giallo con il quale aveva rifasciato l’album dalle sottili pagine pergamenate. Raddrizzò la schiena e si voltò, tenendo stretto al petto il volume, scoprendo che Benji aveva abbandonato la nursery in silenzio e si era ritirato nella propria stanza da letto.
Senza pensarci troppo a lungo spinse la maniglia della porta e lo seguì, varcando la soglia con il suo dono in mano.
Non era mai entrata prima di allora nella camera da letto dell’uomo e con l’occhio d’artista ne ammirò la superba combinazione cromatica, unita al sapiente uso della pelle e del legno. Era arredata con massicci mobili in mogano scuro, nei colori del blu e del grigio e nell’insieme era imponente e seria come l’uomo che la occupava. Un enorme letto era stato posto contro la parete occidentale, rivestito di un pesante copriletto damascato blu scuro, sul quale spiccava il biancore delle lenzuola di lino smerlato, ripiegate in maniera invitante. Alle pareti erano appesi quadri rappresentanti bellissimi paesaggi nordici ma il posto d’onore, sopra un settimanale francese dallo splendido pianale in marmo nero e azzurro, era stranamente vuoto. Un chiodo era stato accuratamente piantato nel muro e la sagoma di una tela di modeste dimensioni scuriva leggermente la tappezzeria grigia.
Doveva essere una tela che a Benji piaceva particolarmente, vista la posizione che le aveva riservato e, aggrottando leggermente la fronte, Clare si chiese il motivo di quella mancanza. Mrs. Bauer dirigeva la casa del SGGK con scrupolosa precisione e forse il quadro era stato rimosso semplicemente per essere ripulito.
Si mordicchiò il labbro inferiore in preda all’incertezza.
Non sapeva come fare a vincere l’atteggiamento scostante di lui che, in quel
momento, era in piedi, accanto alla finestra, con le mani dietro la schiena
quasi si trovasse in equilibrio sul ponte di una nave. Non le era mai le era
apparso così freddo e distante.
Si era liberato di giacca, cravatta e panciotto e aveva
gettato tutto alla rinfusa su una sedia accanto al letto, rimanendo in maniche
di camicia. Le ampie spalle muscolose tendevano il tessuto candido, facendo
risaltare la struttura imponente del suo fisico scultoreo, mentre osservava il
giardino immerso nel buio.
Sarebbe stato
molto più semplice optare per una saggia ritirata ma Clare strinse
caparbiamente la mascella: non poteva rinchiudersi in quei suoi terribili
silenzi ogniqualvolta sentiva minacciata la propria indipendenza! Si sedette
sul bordo del letto e attese pazientemente che lui si voltasse, ignara del
conflitto che si agitava nella mente dell’uomo. Passarono lentamente i minuti e
finalmente Benji si decise a lasciare la sua posizione accanto alla finestra.
Si voltò e il
sorriso dolce e un po’ esitante di Clare lo colpì allo stomaco come un pugno.
- Io… volevo darti il mio regalo di nozze. – gli disse tutto
d’un fiato tendendogli l’album voluminoso che lui non aveva neppure notato –
Spero che ti piaccia. -
Lui tese il braccio e prese meccanicamente il dono, mentre
il sorriso che lei gli offriva in quel momento era in grado di sgelare i
ghiacci e condurre alla perdizione anche l’uomo più morigerato.
- Grazie. – mormorò guardando appena l’oggetto che aveva fra
le mani – Non era necessario. -
Lo sguardo di Clare si accese da una luce birichina – Ma non
lo guardi neppure? – chiese indicando il pacchetto che lui continuava a
rigirare tra le mani.
Benji sedette accanto a lei sul letto e il materasso si affossò sotto il peso della sua mole imponente. Il profumo di Clare era talmente delicato e sfuggente da essere appena percepibile e lui dovette fare uno sforzo enorme per non voltarsi e tendere le mani verso quel volto di porcellana e affondarle nel torrente di seta dei suoi capelli.
L’album rivestito di damasco giallo oro era un poco più
grande del normale ma i suoi occhi si spalancarono per la sorpresa quando
iniziò a scorrere il contenuto delle sottili pagine di pergamena.
Al posto delle fotografie erano stati inseriti splendidi
ritratti di Martine, fatti al carboncino oppure con i pastelli ad olio. Il viso
della bimba era stato riprodotto con precisione assoluta da una miriade di
angolazioni diverse, ora sorridente, ora addormentata, ora mentre agitava le
manine strette a pugno o cercava di afferrare un dito che le veniva offerto.
Martine in braccio a Patty sulla spiaggia, al mare, nella casa di Kanagawa, a
Mrs. Bauer nella nursery della villa in Giappone, a lui stesso mentre giocavano
con un piccolo animale di pezza. Martine che sorrideva orgogliosa mostrando il
primo dentino, che tendeva il braccino paffuto verso l’enorme muso di
Guerriero, sul seggiolone alle prese con le prime pappe, distesa prona sul
tappeto a tentare di muoversi a gattoni. Martine a tre, quattro, sei, otto
mesi.
In uno degli ultimi ritratti Clare aveva disegnato se
stessa, il suo volto accostato a quello sorridente della bimba. Con una
sensibilità e un talento eccezionali aveva riportato sulla carta, come tante
istantanee, immagini della bambina e delle persone che le erano state accanto
in quei mesi.
- E’ bellissimo. – il tono di Benji era di reverente
ammirazione mentre sfogliava lentamente i ritratti.
Le guance di Clare si colorarono leggermente per il piacere
del complimento – Davvero ti piace? – chiese.
Benji annuì – E’ uno splendido regalo. – affermò con
convinzione – E sarà anche un meraviglioso ricordo per Martine, quando sarà
cresciuta. -
Lei sorrise contenta – Sono molto felice. – gli disse
guardandolo in volto.
Benji si sentì perso nelle profondità ambrate degli occhi di
lei – Posso ringraziarti? – le chiese in un sussurro.
Il cuore di Clare prese a battere furiosamente e
istintivamente si irrigidì mentre gli dava il suo consenso con un leggero cenno
del capo.
Il viso di Benji si chinò a pochi centimetri dal suo e lei
poté percepire distintamente l’aroma amarognolo della colonia di lui. Chiuse
gli occhi e i suo corpo fu attraversato da un lieve tremito quando la guancia
dell’uomo, leggermente ruvida per via della barba, sfiorò la sua e le sue
labbra si posarono sulla sua pelle per un lungo interminabile attimo. Le sfuggì
un lieve gemito.
A Benji si era stretto il cuore nel vederla irrigidirsi in
attesa del suo bacio e, facendo molta attenzione, le si era accostato, attento
a toccare il suo viso solo con le labbra. Il lieve gemito di lei lo colse di
sorpresa. Staccò un poco il suo volto da quello di Clare e la vide sorridere
leggermente con gli occhi chiusi, il respiro irregolare.
Si fermò a guardare emozionato la squisita bellezza dei
lineamenti di lei e incoraggiato da fatto che non si fosse ritratta o non
avesse mostrato disgusto le fece scorrere le labbra lungo la linea della
mandibola, fino ad arrivare all’angolo della morbida bocca teneramente
dischiusa. Le labbra di Clare fremettero al contatto con quelle calde e ferme
di lui mentre il calore che aveva già provato accanto Benji le sbocciava nel
petto come una rosa rossa dai petali scuri. Nella sua mente una vocina la
metteva in guardia a fare molta attenzione a scatenare le oscure passioni
dell’uomo ma la sensazione delle labbra di lui sulle proprie era talmente
inebriante da farle gettare al vento ogni precauzione. Mosse istintivamente le
labbra contro quelle di lui e Benji dovette fare appello a tutto il suo
autocontrollo per non cedere ai propri impulsi e spingerla giù sul letto. Le
sue mani affondarono nella massa dorata dei capelli apprezzandone la ricca
consistenza mentre le sue labbra accarezzavano sensualmente il tepore di quelle
di lei. La sua timida risposta gli accese il sangue e con tenera fermezza
esplorò languidamente la calda cavità della sua bocca, l’aroma della menta e
del rosmarino del suo dentifricio, la sua incredibile dolcezza. La sua lingua
si mosse stuzzicando, lusingando, stimolando la sua passionalità di donna e Clare
gli si abbandonò, rispondendogli istintivamente, travolta dal desiderio che lui
aveva saputo scatenare.
Con un sospiro rotto Benji si ritrasse e la vista di lei con
le labbra umide e lievemente dischiuse, il respiro affannoso e lo sguardo pieno
di completa meraviglia fu quasi troppo per lui.
Il suo corpo reclamava a gran voce quello di lei ma voleva
che anche Clare arrivasse a desiderarlo con la sua stessa intensità. Fece
scorrere di nuovo le mani nei suoi capelli in una lunga carezza rassicurante
- Mettimi il braccio intorno al collo. – la istruì con voce
rauca mentre le sue mani scivolavano dietro la schiena di lei.
Clare obbedì e le sue dita si infilarono tra i capelli neri
dell’uomo accarezzandogli gentilmente la nuca. Benji abbassò nuovamente il capo
e le prese le labbra in un bacio pieno di squisite promesse e di una brama
selvaggia. Si lasciò cadere sul letto trascinandola con se e le sue braccia
cinsero nodose lo snello corpo di lei avvicinandolo e plasmandolo contro il
proprio, duro e irrigidito dal desiderio. Vide un lampo di paura sfrecciare
negli occhi di Clare quando l’enorme mole del suo corpo la sovrastò per un
attimo e il tempo rimase sospeso fra loro, mentre faceva scorrere lo sguardo
sul bellissimo volto di lei acceso dal desiderio. Con il respiro spezzato si
rovesciò sulla schiena, tenendola stretta fra le braccia, in modo che fosse
quasi completamente distesa sopra di lui come una calda coperta.
Il contatto con le soffici curve del suo corpo fu esplosivo.
Staccò le labbra da quelle di lei e affondò il volto nei suoi capelli
aspirandone il profumo di rose bianche che lo ossessionava, cercando di
riguadagnare un minimo di controllo.
Clare ansò per la sorpresa ma ben presto iniziò ad
apprezzare il contatto con quel corpo potente appoggiato contro il proprio.
Aprì gli occhi e fece scorrere leggermente le mani sulle ampie spalle
dell’uomo, sentendo ammirata, sotto le proprie dita, le ampie fasce muscolari
che si contraevano al suo timido tocco. Benji trattenne il fiato al leggero
contatto delle dita di lei che lo sfioravano e le sue mani si mossero sulla sua
schiena in lunghe e sensuali carezze, facendo scorrere verso il basso la
cerniera lampo del vestito.
Le sue carezze si insinuarono tra il lembi aperti della
stoffa, accarezzando la liscia levigatezza della schiena, facendole scivolare
l’abito giù dalle spalle, curvandosi attorno alla vita sottile. La sua bocca
prese quella di lei in un bacio fiero e divorante, che bruciò ogni difesa e
annullò ogni resistenza, esigendo una risposta, trascinandola nel baratro della
passione che lui stesso aveva alimentato.
Le accarezzò i fianchi snelli, scivolando ai lati del seno
con un tocco indugiante, sfiorando quella pelle serica coperta solo dalla lieve pellicola di seta della sottoveste.
La giovane tentatrice tra le sue braccia lo assecondò,
esercitando una gentile pressione sulla sua nuca, impedendogli di ritrarsi,
andandogli incontro, rispondendo ad ogni suo bacio con fervore appassionato.
Facendo appello ad un ultimo brandello di autoconservazione
Benji staccò le labbra da quelle di Clare e la tenne stretta, cercando di
ignorare il battito frenetico del proprio cuore ed il corpo morbido che teneva
tra le braccia. – Dobbiamo smettere. – sussurrò con voce sofferta facendole
appoggiare il capo contro la propria spalla – Se non vuoi dividere il mio
letto, Clare, dobbiamo smettere, qui e subito. -
Completamente persa e vinta dai suoi baci, Clare giaceva con
la mano posata sul petto muscoloso dell’uomo, incapace di comprendere che cosa
fosse successo. Sotto il suo palmo poteva sentire il folle battito del cuore di
lui mentre il suo respiro le fluiva sui capelli. Non sapeva cosa dire.
I suoi timori erano svaniti, spazzati via dalla passione e
dal desiderio che Benji aveva saputo suscitare, e lei non poté fare altro che
contemplare piena di meraviglia quelle emozioni e quei sentimenti che aveva
appena iniziato ad assaporare.
- Perché? – la sua voce era poco più di un bisbiglio.
Benji capì che si stava riferendo a quello che era successo
tra loro ed emise una risatina che suonò come un sigulto. Già…perché? Perché
quell’esplosione di sensi appena la sfiorava? Che cosa aveva di speciale quella
ragazzina da ridurlo in quello stato: pieno di brama e di desiderio di lei,
soltanto di lei?
Fin dal giorno in cui l’aveva conosciuta aveva saputo che
Clare era speciale: coraggiosa, sensibile, dolcissima … Ora era lì, tra le sue
braccia, abbandonata come un’innocente dea dorata.
Che cosa poteva dirle? Che era la donna giusta al momento
giusto?
- Non lo so. – il suo tono era aspro e sofferto – A volte
succede. -
Lei sospirò leggermente, accettando la risposta di lui come
un dato inconfutabile e poi sollevò lo sguardo fino ad incontrare le traslucide
profondità. Benji lesse nei suoi occhi l’emozione, lo stupore e il turbamento
della sua risposta appassionata e dovette fare un terribile sforzo per
costringersi a scioglierla dal suo abbraccio. Scostò a fatica le mani dal corpo
di lei e si alzò in piedi stringendo i pugni nelle tasche dei pantaloni e
voltandole le spalle per nascondere ai suoi occhi le prove evidenti del suo
desiderio scatenato.
- Vai a dormire, Clare. – la sua voce era un rauco sussurro
– Vai nella tua stanza, fino a che sono ancora sotto controllo. -
Lei si alzò con le gambe tremanti dall’emozione e tese la
mano verso di lui sfiorandogli il braccio
– Benji , io … -
L’uomo
sussultò al suo tocco e Clare poté vedere il suo volto, bello e severo,
irrigidito nel tentativo di controllarsi. – Vai via! – le ordinò aspramente –
Se rimani, un semplice no potrebbe non essere più sufficiente. –
Con il volto soffuso dal rossore Clare raccolse i lembi del
suo vestito abbassato fino ai fianchi e i piedini calzati nelle raffinate
scarpine di raso volarono leggeri attraverso la stanza chiudendosi la porta
alle sue spalle con un tonfo. Si rifugiò nella quiete della sua camera da
letto, il respiro irregolare e il corpo acceso dai baci e dalle carezze ma
anche dopo che si fu appoggiata con le gambe tremanti allo stipite della porta
le parve di udire una risata da ragazzaccio, un po’ sguaiata, provenire
attraverso lo spesso pannello di quercia.