5. The Effect of
Impact on Stationary
Objects.
“Aah~ Che noia! Perché non riusciamo
a trovare qualcuno che sembri lontanamente debole, eh?”
“Come ho detto- gli
unici che potrebbero essere più deboli di noi, sono Naruto e la sua squadra.”
“Sei un tale scemo.
Ma che cavolo dici?”
“Cosa
ti sembra che io stia dicendo?”
“Naruto e Sakura
potranno anche essere dei perdenti, ma nella loro squadra c’è
Sasuke-kun! Lui è il migliore!”
“Ah, non saprei. Quelli
come lui crollano facilmente, sotto la pressione del mondo
reale.”
“Cos’hai detto?!?”
Ed era questo, che le aveva detto Shikamaru.
Ma in quel periodo era troppo presa dalla sua ossessione per
l’Uchiha: non voleva neanche arrivare a comprendere ciò che il suo compagno di
squadra le aveva detto. Sembrava troppo un insulto rivolto verso Sasuke-kun.
Quindi, era assurdo.
Si
arrabbiò, e glielo fece notare senza troppe pretese.
Shikamaru si era scusato, controvoglia: era convinto di quello che aveva detto.
Poi,
Ino non ci aveva pensato più. Tra il vedere Sakura in difficoltà e il volerle
rubare le luci della ribalta, tra l’esame troppo stressante e la lotta per
riuscire a prendere quel dannato rotolo… non ci aveva
pensato più.
Aveva davvero troppi problemi da affrontare, per potersi permettere di pensare
a qualcosa del genere.
Un commento dettato dall’invidia: l’aveva catalogato sotto questa categoria, e
l’aveva gettato nel dimenticatoio.
Poco importante, davvero.
Sasuke-kun
era sempre stato solido e fermo come una quercia, il migliore in tutto quello
che faceva.
Mentre gli altri ancora imparavano a tenere come si
deve un kunai in mano, Sasuke-kun conosceva già alcune tecniche ninja. Mentre gli altri si affannavano a tentare di capire i canali
del chakra, lui aveva capito senza troppe difficoltà.
Mentre gli altri ancora davano peso ad ogni minimo
graffio, lui manteneva senza fatica la calma.
Così le era sembrato.
Per
tutto questo, l’aveva ammirato.
Sasuke-kun era sempre stato solido e fermo come una quercia, inaffondabile, ed
il migliore in tutto quello che faceva.
Le
capitò un giorno di vedere Sakura aggirarsi come un’anima in pena davanti al
negozio della sua famiglia, senza che trovasse il coraggio di entrare. Aveva
atteso invano, Ino, finché non aveva perso la pazienza.
Ovvero molto presto –poiché ne aveva molto poca.
“Hai
intenzione di vagare come un fantasma per molto tempo ancora, Fronte Spaziosa?”
La
ragazza aveva sollevato lo sguardo su di lei, evidentemente colta alla
sprovvista. Ma non rispose.
Ed Ino crucciò le sopracciglia.
“Che vuoi? Spaventi i clienti, così.”
Sakura
mormorò qualcosa che sapeva molto di scusa, e l’espressione sul volto della
bionda divenne semplicemente priva di parole. Battè ciglio.
“Non
ho capito bene.”
“Volevo
prendere qualcosa per Sasuke-kun. E’ all’ospedale.”
“Di
nuovo?” fu quello che le scappò dalle labbra. Incredula.
L’occhiata truce che le lanciò Fronte Spaziosa non servì a farle rimangiare
quella piccola osservazione.
“Si.”
“Oh.
E cos’è successo, ancora?”
“Non
lo so. Naruto non mi ha detto nulla. So solo che è privo di coscienza e non si
sveglia. Kakashi-sensei non lo vedo da giorni. E
Naruto non mi dice nulla.”
Sakura
fece spallucce, ed Ino si concesse la presenza di spirito di compatirla con lo
sguardo. Solo qualche attimo.
“E perché aspettavi fuori?”
“Ah,
non so se prendergli qualcosa o meno. Sono preoccupata.”
“Ti
preoccupi troppo. Sasuke-kun è Sasuke-kun, no? E’ il migliore. E’
imbattibile. Lo sai anche tu, che non
devi preoccuparti. Fronte spaziosa.”
“Ah,
ma che cosa ne vuoi sapere tu, razza di scrofa che non sei
altro.”
Ino
rise di quelle rughe sulla fronte della rivale, di quel discorso troppo paranoico.
Una delle mille preoccupazioni inutili di Sakura: l’aveva catalogato sotto
questa categoria, e l’aveva gettato nel dimenticatoio.
Poco importante, davvero.
Sasuke-kun era sempre stato solido e fermo come una quercia, il migliore in
tutto quello che faceva.
Mentre tutti, nelle loro prime missioni, non
riuscivano a dare il meglio perché avevano paura, lui affrontava il lavoro come
un professionista. Mentre tutti gli altri prendevano alla
leggera quel primo periodo, quasi fosse un gioco, lui era serio. Mentre quasi tutti i loro compagni, dentro, erano ancora
bambini, lui era già cresciuto da un pezzo.
Così le era sembrato.
Per
tutto questo, l’aveva ammirato.
Sasuke-kun era sempre stato solido e fermo come una quercia, inaffondabile, ed
il migliore in tutto quello che faceva.
Neanche
una settimana dopo, Sakura era in lacrime sul ponte.
“Sai
… fu Naruto a salvarmi da Gaara. E Sasuke me lo disse
con quell’espressione così amara sul viso… E ora, sempre all’ospedale…”
Ino aveva cercato di evitarla come la peste. Davvero, ci aveva provato. Le era
passata accanto, senza degnarla di uno sguardo di troppo. E
la voce di quel fantasma di ragazza l’aveva raggiunta.
“Hanno
rischiato di ammazzarsi, sai. Sasuke-kun ha sfidato Naruto, e si stavano ammazzando. Proprio sul tetto dell’ospedale. Non è
assurdo? Io lo trovo assurdo. Diceva cose assurde, Sasuke-kun. E’ andato via.
Non mi ha degnata di uno sguardo. Aveva uno sguardo
talmente… folle. Era furioso.”
“Non
riesco proprio a capire come questo possa interessarmi.”
Aveva cinguettato Ino, con tono tranquillamente cantilenato. Aveva fatto
spallucce e aveva continuato a camminare.
Sentiva lo sguardo tradito di Sakura trapassarle la schiena.
Chissà se aveva bisogno di un’amica. Ma anche se ne avesse avuto bisogno, Ino non poteva più fregiarsi di
quel titolo.
E comunque, aveva da fare.
Tuttavia le parole sconsolate dell’altra ragazza avevano
lasciato un’eco strana nella sua mente, come se ci fosse qualcosa fuori posto.
Ecco, qualcosa fuori posto.
Cos’è che aveva detto? Che
Sasuke-kun diceva cose assurde. Che aveva
sfidato Naruto, e quasi si erano uccisi.
La sua squadra non aveva questi
problemi, ovviamente.
Era sicuramente colpa di Naruto Uzumaki. Era sempre colpa sua, dopotutto.
Ma
non aveva detto che era stato l’Uchiha a sfidare quel
buffone? Chissà perché si era abbassato a quel livello.
Aveva uno sguardo
talmente folle. Furioso.
La
voce di Shikamaru la ammonì nella mente, con delle parole che non riusciva a ricordare.
Ci
rimuginò un po’ su.
Pensieri
sciocchi dovuti alla stanchezza dell’allenamento: classificò il tutto sotto
questa categoria, e lo gettò nel dimenticatoio, dirigendosi verso il negozio.
Poco importante, davvero.
Sasuke-kun
era sempre stato solido e fermo come una quercia, il migliore in tutto quello
che faceva.
Mentre
tutti perdevano tempo in maniere più o meno svariate,
Sasuke-kun era così serio. Mentre tutti non riuscivano a controllare alcuna emozione, Sasuke-kun era sempre così calmo.
Così le era sembrato.
Per
tutto questo, l’aveva ammirato.
Sasuke-kun era sempre stato solido e fermo come una quercia, inaffondabile, ed
il migliore in tutto quello che faceva.
Alla
fine, Sasuke-kun se n’era andato.
Ed
Ino era ancora incredula. Era incredula
mentre sedeva accanto a Sakura al negozio che vendeva i Dango. Era incredula mentre ignorava le lacrime dell’altra ragazza.
Era del tutto cascata dalle nuvole.
“Ha
detto che rimanendo qui non sta migliorando affatto. Che non gli importa se quello lì gli prende il corpo. Finchè
potrà uccidere lui, ha detto che non gli importa. Ha detto che la sua strada è diversa dalla nostra. Che ha sprecato questi anni. Che la sua distanza da lui non s’è affatto
accorciata. Che sono insopportabile
e noiosa. Che
siamo solo un peso. Ha detto tutto questo. E
non ho potuto fermarlo.”
Lei non aveva mai visto arrivare qualcosa di simile.
Sasuke-kun
era sempre stato solido e fermo come una quercia, il migliore in tutto quello
che faceva.
Le era sembrato così intelligente, così calmo, così
forte, così silenzioso, così adulto, così serio, così professionale, così…
Così le era sembrato.
Per
tutto questo, l’aveva ammirato.
Sasuke-kun era sempre stato solido e fermo come una quercia, inaffondabile, ed
il migliore in tutto quello che faceva.
La
voce di Shikamaru, che fin troppo facilmente aveva gettato nel dimenticatoio,
si riaffacciò fioca alla memoria.
“Quelli come lui crollano
facilmente, sotto la pressione del mondo reale.”
… Oh.
La
quercia, ferma e solida.
La quercia, tutta d’un pezzo.
La quercia, che non si piegava mai a nulla.
Era
stata così cieca? Così accecata dall’idea di Sasuke-kun, per vedere quello che
stava, lentamente, diventando?
Era
così semplice, dopotutto.
Non
potendosi piegare, la quercia si era spezzata sotto il peso dell’impatto col
mondo reale.
Sospirò
mestamente, facendo spallucce e tirando un piccolo morso al mitarashi dango.
– E che ci si può fare, ormai? -
Accanto
a lei, Sakura continuava a singhiozzare, inconsolabile.
A/N: Altra strana fic. A dire
il vero sono curiosa su quale atmosfera vi sia arrivata.
Ho cercato di comunicare un certo tipo di… sensazione, ecco. Ai posteri l’ardua
sentenza.
Artemisia89 è veramente una poetessa, e altro non posso
fare che commuovermi. Prego, calare il sipario mentre
mi asciuga una lacrimuccia… Ecco. Finito, sisi. Non
ti preoccupare. Sono 52 fic. E almeno due son già HinaNeji,
nelle mie previsioni XD Ma, dato che le faccio in
ordine… andiamo per ordine, ecco. O.o
Prossimamente sullo schermo di questo computer: “6.
And yes, the way you look at me.”
La prima
delle Flavours con un Pairing
O__O