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Autore: Ziggie    20/06/2012    1 recensioni
It's never too late to mend, perchè non è mai troppo tardi per redimersi. Un'avventura per i fratelli Blues lunga una vita, ma al loro fianco non vi era solo la Banda, ma anche Ziggie. Recensite se vi va :) Buona lettura.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Otherverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ok, cari lettori vi do una bella notizia, in questo periodo mi dedicherò molto di più a questa storia, voglio finirla u.u. Questo è un capitol a cui tengo molto, anche perchè, l'ho scritto, in seguito a degli ottimi consigli ricevuti da una persona speciale :)
Una piccola nota: i White Sox, che cita Zig, per chi non si intendesse di Baseball, sono l'altra squadra della città di Chicago, insieme ai CUBS (di cui Zig è tifosissima). Detto questo, molti dialoghi appartengono al film, tutti gli altri sono di mio pugno. Buona lettura :)
 


                                     14. Una luce per ricomporre la Banda
 


Era una bella giornata quella. Davvero, una bella giornata finchè quella brutta notizia non ci capitò tra capo e collo. 5000 dollari erano davvero tanti e, come avremo potuto trovarli, senza svaligiare qualcosa o compiere qualche solita marachella? Andare in chiesa?!?!? Certo, come no! Una manna divina guarderà giù e ci dirà cosa fare, un fattore certo, come certo è che io credo ancora a queste cose. Bazzecole!

- Magari ha ragione, Curt. Insomma, rare volte si è sbagliato nei nostri confronti - commentò Elwood, seduto sul cofano della Bluesmobile, ancora parcheggiata poco distante dall'orfanotrofio.

- Preferirei vedere una partite dei White Sox, piuttosto - commentai sedendomi a terra, irremovibile.

- Sono un mucchio di balle, El - obbiettò Jake - se vogliamo salvare questa catapecchia, ci servono 5000 dollari e ci servono entro undici giorni, non vedo come, andare a sentire, qualche assurda predica possa aiutare - brontolò - ne ho già sentite fin troppe -.

- Non credevo di dirlo, ma, Jake ha il mio appoggio, stavolta - dissi, annuendo.

- Allora tirate fuori qualche brillante idea - alzò le mani in segno di resa, El - quanto meno la vecchia volpe ci ha indirizzato verso un qualcosa -.

- Brillante idea, brillante idea... - finse di pensarci su, il galeotto - perchè Zig è ancora qui e non è al lavoro, per esempio? -

Sgranai gli occhi, non potevo credere alle mie orecchie! Jake era ancora risentito perchè avevo mollato la Banda e l'avevo ripresa facendo giusto qualche serata, come una sorta di tira e molla. Un vero peccato che le cose si chiusero male, un vero peccato che la pensasse ancora così. - Forse perchè tengo un minimo al fattore orfanotrofio?! -

- Come tenevi alla Banda? -

- Ragazzi, piantatela! Siete patetici - intervenne Elwood a smorzare i toni - siamo fratelli e come tali agiremo, non voglio discussioni inutili. Ora tirate fuori delle idee, oppure i nostri culi andranno a sedersi a Triple Rock -.

- Dobbiamo redimerci, dobbiamo ascoltare la Parola... Tutte stronzate! - entrò in macchina, sedendosi davanti e sbattendo la porta.

- Jake si è arreso, tu cosa fai bimba? - mi chiese, raggiungendomi e porgendomi una mano, per farmi alzare. Arricciai il naso, ma gli afferrai la mano, usandola come aiuto per alzarmi.

- Tu lo sai che, se vi seguo in questa impresa, è perchè ci credo seriamente, vero? - gli chiesi, ancora un pò colpita dalle parole di Jake. Colpita perchè pensavo ci avesse messo una pietra sopra - Se accetto di portare il mio culetto sulle panche di quella chiesa, cosa avrò in cambio? - lo guardai, ora, con aria più maliziosa.

- Lo sai che ho sempre creduto in te, Zig, così come sai che Jake porta sempre rancore e che ha detto quelle cose solo perchè si sentiva ingabbiato e non trovava un'idea, che gli garantisse la fuga dalle pressioni che ha subito in questi minuti - mi spiegò, cingendomi la vita e portandomi maggiormente a sè. Si alzò, poi, gli occhiali da sole e mi guardò negli occhi, nel modo in cui sapeva che mi scioglievo sempre - In cambio, vediamo... - finse di pensarci su, baciandomi sulle labbra, con un bello schiocco finale - il sottoscritto cotto a puntino, nudo e crudo, tutto per te, va bene? - domandò retorico, ridacchiando e facendomi l'occhiolino.

- Signor B, stiamo avviandoci in chiesa, suvvia, certe proposte osè se le potrebbe evitare - commentai, fingendomi allibita, ma scoppiai a ridere subito dopo - abbiamo un accordo, El! - convenni avviandomi in auto.

La chiesa di Triple Rock distava, giusto, qualche isolato. Era lontano dalla nostra periferia, ma stava all'angolo tra un rettilineo, che conduceva dritto a Calumet City, e una piccola stradina di quartiere.

- Stronzate, tutte stronzate - continuava a borbottare, Jake.

- Andiamo, forza - El, gli battè una mano sulla spalla.

Arrivati all'ingresso i due entrarono subito, io osservai la porta, un pò titubante. Insomma, va bene, cresciuta nella fede cattolica, nell'obbedienza dei dieci comandamenti e quant'altro, ma di certo la mia coscienza era più nera della veste del prete e la mia vita non era certo pura e casta. Non che quella dei fratellini fosse così diversa dalla mia. Sospirai appena, avevo un patto con El e poi non volevo più scappare. L'avevo imparato a mie spese, le situazioni vanno affrontate, mai voltare le spalle. Entrai e raggiunsi i due, che si erano sistemati poco distanti dalla porta d'ingresso, per come erano messi parevano due bodyguard. Una volta sistemata al fianco di Elwood, mi guardai intorno. Era una chiesa alquanto colorata, fattore che era reso meglio dai suoi praticanti, vestiti tutti in tinte pastello. Il sacrestano presentò il reverendo Cleophus James e questi entrò e prese posto al leggio. Non era una messa normale, non era un semplice coro gospel, era un qualcosa di più, un qualcosa che non mi capacitavo. I partecipanti presero a ballare quando il reverendo attaccò a cantare; era una bolgia di gente, che danzava e saltava tra le navate laterali e quella centrale. Jake ne uscì scombussolato da tutto quel movimento, tanto che Elwood gli dovette chiedere se era tutto a posto: sembrava stesse tremando e saltellando, appena, sul posto.

- La Banda - farfugliò ad un certo punto.

- Tu hai visto la luce! - convenne il reverendo indicandolo.

- La Banda! - confermò più forte -la Banda! -

- Tu hai visto la luce! -

Sia io che Elwood ci guardammo sbigottiti - Quale luce? -

- Lui ha visto la luce! - continuò a ripetere il reverendo. Che diamine di luccichio aveva visto?!?!?!??

- Si! Si! Gesù Cristo ha compiuto il miracolo!!! Ho visto la luce!!! - urlò a pieni polmoni il fratellone, che si gettò nella mischia, con piroette e passi di danza. L'aria divina gli stava dando al cervello, che diamine gli era preso?! Quando tornò indietro mi abbracciò tutto contento e mi diede un bacio sulla guancia, per poi spostarsi da Elwood e dettargli il suo piano - la Banda, Elwood. La Banda! - un piano di poche parole.

- La banda?!? - feci io, grattandomi il capo, Jake non avrebbe mai smesso di stupirmi.

- La banda?! - domandò El, che, dopo un'attenta riflessione di cinque secondi, capì dove il fratello voleva andare a parare - LA BANDAAA!!!! - ok, perfetto, avevo perso anche lui!

Entrambi i fratellini si gettarono nella mischia, mentre io rimasi sulla porta a rimuginare sulla Banda. Un momento, poteva essere un'idea, un'ottima idea. Le vecchie serate fruttavano diversi soldi, se riuscivamo a trovare un posto adatto e, soprattutto, a recuperare tutti, ce la potevamo fare. Era un'ottima idea! Il tizio contro il quale, spesso, imprecavo, ci stava dando una mano: grazie Dio!

El tornò indietro tutto pimpante e mi prese con sè, ripercorrendo la navata danzando su quelle note gospel, che avevano acceso gli animi di tutti. Di certo, non potevo non perdermi, anche io, in quel ritmo. Lo accompagnai nella danza, mentre venivamo raggiunti da Jake, che ci saltellò intorno e ballò con entrambi, stile giro giro tondo, prima di abbandonarsi alle sue piroette.
Avevamo in mente un piano, ora dovevamo metterlo in atto e dire a Jake che i ragazzi si erano sciolti: la parte più dura del lavoro.

                                                               
                                                                                                                                                                    ***


Girovagammo in auto per diverso tempo, dopo esser usciti dalla chiesa. Si doveva trovare il modo di dire a Jake la verità sulla Banda, occorreva trovare una sistemazione e serviva mettere qualcosa sotto i denti, fattore che, non mancammo di fare, passando ad un fast food. Solo quando il cielo si oscurò e ci avvertì che era ormai sera, Elwood prese la palla al balzo e decise che era giunto il momento di rivelare tutto, anche perchè bisognava placare i piani troppo diretti che Jake stava architettando: meglio chiarire subito le cose, piuttosto che farlo continuare a viaggiare con la mente su convinzioni troppo ovvie.

- Rimettiamo insieme la vecchia Banda, facciamo qualche serata...BANG! 5000 bigliettoni - era parecchio fiducioso il fratellone.

- La parola divina ti ha ispirato, vedo - convenni ridacchiando, mentre lui mi diede una pacca amichevole sulla testa - E piantala, Zig - rise.

- Si, ma rimettere insieme la vecchia Banda, insomma... Non è facile, Jake - intervenne Elwood.

- Ma che stai dicendo? -

- Si sono sciolti - intervenni, diretta, io.

- Ora fanno tutti lavori rispettabili - concluse El.

Jake fu alquanto sbigottito, ma non volle arrendersi - ma sapete dove stanno? El, avevi detto che ti tenevi in contatto con loro -.

- Bhè, un paio di contatti ce li ho, qualche numero di telefono... Ma poi, scusa, quanti ti hanno scritto o ti sono venuti a trovare in galera, eh!? - fece, il fratellino, risentito.

- Ma dai! Non è gente che scrive lettere, quella! Tu stavi fuori di galera, io stavo dentro, Elwood! - commentò, ovvio, Jake - dovevi tenerti tu, in contatto con la Banda. Non facevi che dirmi che, quando uscivo, ci saremmo riuniti -.

- E...e.. che avrei dovuto fare? Toglierti la speranza e poi? Come avresti fatto.. Come avresti fatto a tenere duro là dentro? - la verità, chiara e semplice verità -mi sono preso la libertà di imbrogliarti, ok? -

- Mi hai mentito! - si imbronciò, Jake. Un'espressione buffa, che mi fece sorridere; era rimasto scottato e ne era sentito, soprattutto perchè, solitamente, era lui a beffare gli altri, senza troppi problemi.

- Si. Si, erano balle, ma a fin di bene - volle concludere El.

Il viaggio proseguì in silenzio, quella serata l'avrei lasciata ai fratellini, mentre io sarei andata a dormire a casa da sola e li avrei raggiunti il mattino seguente. Elwood attraversò un incrocio con il semaforo giallo, non fece in tempo a svoltare che, dei poliziotti, gli furono alle calcagna.

- Merda - borbottai io, avendo notato le luci blu della sirena.

- Cristo! - imprecò anche Elwood.

- Che c'è? - chiese Jake

- Piedipiatti - esclamammo all'unisono.

- No - fece Jake, preoccupato.

- Si - gli confermò El, mentre accostava.

- Cristo! - borbottò, imprecando, il fratellone.

- Scusi, che cosa ho fatto? - chiese El, una volta che il poliziotto si fu affiancato al finestrino.

- E' passato all'incrocio con il rosso -

- La luce era gialla, signore -.

- Mi fa vedere la patente, per favore? -

Però, mi ricordava qualcosa quella scena, come se l'avessi già vissuta. Mi grattai il capo e... Tombola. Era capitata la stessa cosa anche a me quando sgasavo a manetta per andare a vedere il loro concerto, la sera in cui spronai Elwood a suonare. Magari si risolveva con una semplice multa, magari no, l'espressione di El, non era affatto rassicurante.

- Porca puttana - sbottò Jake, quando lo sbirro si fu allontanato.

- Ma dico io, sono sei mesi che non mi fermano - sbuffò El - scommetto che quelli hanno il CEPICS -

- CEPICS?! -

- Controllo Elettronico Patenti Infrazioni Codice Stradale -

- Però, si sono evoluti - commentai sarcastica. Il poliziotto tornò, serio in volto, ma non ridiede la patente ad El - Elwood, la sua patente è attualmente sospesa, scenda dall'auto per favore -.
Mi sporsi appena tra i due sedili anteriori, lui mi guardò e guardò Jake, mise mano alle chiavi, pareva le volesse togliere e seguire quanto gli aveva dettato la legge. Non l'avrebbe fatto, non ora: avevamo una missione da compiere. L'esitazione del ragazzo durò qualche nanosecondo, poi  girò la chiave nel quadro e sgasò a manetta, sfrecciando per le strade di quartiere.

- Prima scambi la nostra Cadillac per un microfono, poi mi dici un sacco di bugie sulla Banda e, ora, mi fai ritornare dritto, dritto in galera - borbottò Jake.

- Accelera, El. Ci stanno dietro! - lo inzigai.

- Non ci prenderanno: siamo in missione per conto di Dio -

Visto quanto dovevamo fare, per chi lo dovevamo fare e visto dove era iniziato il tutto il datore, della nostra missione, era più che appropriato. El sgasò a tavoletta, facendo un testa coda voluto, per reimmettersi nella circolazione e distanziarsi dalla polizia, che, intanto, aveva chiamato rinforzi.

- Accelera - continuai io, mi stavo divertendo come una matta.

- Non inzigarlo - mi ammonì, Jake, tenendosi stretto al sedile.

- Una volta arrivati sulla superstrada, siamo a cavallo - convenne El.

- Dio, ma quanti sono?!? Era solo una patente sospesa! - mi sporsi dal finestrino, per contare meglio le volanti, che ci erano appresso: una decina tutte.

- Tu non stai andando verso la superstrada, per me - Jake, continuò a fare le veci di fratello maggiore.

- Non mi sgridare sempre -.

- Lascialo divertire e rilassati, fratello - convenni, prendendo le difese di El.

- E che cosa dovrei fare? Darti la medaglia al valore?! - mi ignorò, ammonendolo.

- Almeno cerca di non essere così negativo. Perchè non mi incoraggi con una critica costruttiva? -

- Sei tu che ti sei venuto a cacciare in questo parcheggio - eh già! l'inseguimento si era spostato nel parcheggio di un centro commerciale, in modo da depistare le volanti maggiormente - Beh! Adesso, tiraci fuori -.

- Vuoi uscire da questo parcheggio?! Ok -.

Come se nulla fosse, El sfondò una parete del supermercato. Ok, qui in America usiamo cartongesso o compensato per costruire, ma, credetemi, non si vede tutti i giorni un'auto entrare così, come se nulla fosse, in un centro commerciale. Fu una specie di giro turistico, con la polizia sempre alle costole. Fantastico! Non solo non riuscivano a starci dietro, ma ci cascavano sempre, andando fuori pista, ad ogni minima manovra azzardata di El.

Il tour si ampliò, la Bluesmobile portò scompiglio dentro al centro commerciale ed io, mi ero messa comoda, seduta sul finestrino posteriore, per godermi meglio lo spettacolo e per approfittare di afferrare qualcosa che poteva essere utile: lo shopping è donna, si sa!

- Là fanno dei ciambelloni strepitosi - commentò Jake, prima che El ci andò dritto in mezzo, permettendomi di afferrare ben tre ciambelle, due e mezzo delle quali, si sbafò Jake.

- Ingordo! - lo additai, almeno una ciambella intera potevi lasciarmela.

- Mezza non va bene? - chiese come se nulla fosse.

Il viaggetto andò avanti così finchè ogni volante non fu più in grado di inseguirci. Quello fu il momento in cui mi ritirai, nuovamente, in auto ed El uscì dal negozio, ormai, devastato. Una bella avventura.
Raggiunsimo casa mia che era ormai mezzanotte, El mi lasciò lì e mi salutò con un bel bacio come si doveva.

- Mi mancherai - mi sussurrò.

- Ma se mi rivedrai domattina!!! - ridacchiai - Dai, che te la meriti una serata con il tuo fratellone - gli feci l'occhiolino - e poi la mia casa è un'ottimo diversivo, non verranno mai a cercarvi al motel, gli sbirri - gli diedi un altro bacio.

- Allora piccioncini, vi volete muovere? - borbottò Jake, affacciandosi dal finestrino.

- A domani, bimba -.

- Buonanotte El -.
  
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