Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: serelalla    25/06/2012    13 recensioni
Decisamente OOC, l'essenza stessa dell'OOC...oh, ma c'è tutto! C'è Oscar vestita da donna al ballo con Fersen, c'è la lenta agonia, ci sono gli amori di Alain Andrè e Girodelle per Oscar, il mito del tavolino rovesciato, il mestolo simbolo della nonna...solo che avevo voglia di giocare e a forza di mischiare le carte ne è uscita una storia un po' assurda con una girandola di personaggi: Oscar, Madame, il Generale, la piccola LouLou, qualche personaggio nuovo e persino una delle Fate della Bella Addormentata come Guest Star! (sotto mentite spoglie, ovviamente!) E con la gentile partecipazione di una Manga Principessa che apparirà in un delizioso cameo...E c'è una misteriosa filastrocca che...
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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Oscar scartò un asso.

Le risate sguaiate dei soldati accolsero la carta sul tavolo.

-Un errore da novellini, comandante!-

Oscar sorrise, imperturbabile. La divisa perfettamente abbottonata, la spada al fianco.

Reggeva le carte con una sola mano, l’altro braccio piegato sul tavolaccio di legno della camerata.

Il sorriso morì sul viso del soldato Labourne.

-Forza muoviti!-

-Tocca a te!-

-Accidenti, quanto vuoi farci aspettare?-

Labourne raccolse le sue carte dal tavolo.

-Sì, sì…quanta fretta! Tanto per voi è finita, Comandante!-

Oscar sorrise di nuovo. Labourne scartò.

-E ora, Comandante? Vi ho conciato per le feste, eh?-

Oscar mostrò le sue carte e raccolse la posta dal centro del tavolo.

-Ma come accidenti avete fatto?-

-Sì, quale trucco avete usato?-

Alain osservava la scena divertito. Seduto al contrario su una seggiola, la mano destra sullo schienale, il mento poggiato sopra.

-Ragazzi! Ragazzi calma!-

Si raddrizzò per far valere la sua stazza.

-Il Comandante, qui, ha giocato ed ha vinto. Non è colpa sua se siete degli incapaci con le carte!-

-Ma Cristo, Alain! Ci ha stracciato!-

-Sì, un damerino non gioca così!-

-Chi diavolo le ha insegnato a giocare?-

Oscar si voltò verso la branda alla sua destra, un po’ più indietro rispetto al tavolo.

-Andrè, credo che questi gentiluomini chiedano di te-

-Eh? Cosa?-

 -Andrè?-

-Sei stato tu, Andrè?-

-Tu le hai insegnato a giocare?-

Andrè rimase disteso, le braccia incrociate sotto la testa, gli occhi chiusi.

-Non è la cosa di cui vado più fiero in vita mia-

-Ma…-

-E, comunque, ha vinto perché avete fatto degli errori stupidi!-

Labourne si lanciò verso di lui.

-Ma come osi, Andrè? Io so giocare meglio di chiunque altro!-

-Non meglio di me…a quanto pare-

La voce di Oscar risuonò calma, sicura. Laborne si voltò verso di lei.

-Oh, non ti meravigliare! Neanche il mio maestro aveva così tanta fiducia nelle mie possibilità. Ha sussultato fino a scuotere anche la branda sopra la sua quando ha pensato che volessi scartarti un tre!-

-Io non stavo seguendo la partita, Oscar. Ti sbagli.-

Rabbia nella voce di Andrè.

-Oh, no, Andrè. Tu non seguivi la partita. Tu seguivi me. Come sempre. Come ho potuto confondermi?-

Provocazione in quella di Oscar.

-Alain?-

-Sì, Comandante?-

Alain si stava divertendo un mondo.

-Credo che io e i tuoi compagni gradiremmo fare un regalo a Lasalle con questi soldi. Per il suo secondo figlio appena nato-

-Cosa?…-

-Ma…non è giusto!-

-Zitti voi!-

Alain si alzò.

-Siete la feccia più schifosa!-

Poi si volse verso Oscar e annuì.

-Grazie, Comandante. Sono sicuro che a Lasalle farà piacere-

-Invece non sono sicuro che a tuo padre farebbe piacere sapere che hai giocato a carte con i tuoi soldati. E nella loro baracca, per giunta!-

Una precisazione inutile. La scintilla.

-Oh, sì. Credo che potrebbe morirne!-

Oscar si girò verso Andrè, il gomito poggiato sullo schienale della seggiola.

-Vuoi essere tu a dirglielo, Andrè?-

Un tono acido, fintamente divertito.

-Se ce l’hai con me Oscar non hai che da dirlo. Non serve cercare di stuzzicarmi con un comportamento irresponsabile!-

Andrè si forzava a rimanere immobile. Fremeva dalla rabbia. Alain li guardava pensieroso. Gli altri soldati li fissavano a bocca aperta, ammutoliti.

 Oscar stava per esplodere.

-Oh, ma io non ce l’ho con te! Quante volte ho desiderato ucciderti oggi? Vediamo…Quattrocentoquarantadue?-

-Solo?…-

-Mila!-

Andrè si alzò a sedere di scatto. I suoi commilitoni si volsero verso di lui quasi spaventati dalla sua reazione.

-Sei ubriaca, Oscar?-

-No, ma sto valutando seriamente l’ipotesi-

Indicò la bottiglia lasciata in bella vista sul tavolo.

-Credi che potrei farcela con questa?-

-Dovresti berne una botte. Quella bottiglia ti servirebbe a poco!-

-Oh, ecco un’altra cosa che mi hai insegnato!-

Andrè balzò in piedi, i pugni stretti.

-A quanto pare ti ho insegnato molto di più di quanto avrei dovuto!-

Oscar gli voltò le spalle.

-Ma molto meno di quanto avresti voluto…-

Sussurrò ad Alain. L’uomo non riuscì a trattenere una fragorosa risata.

-Sei impazzita, Oscar?-

Lei si volse, si alzò e scaraventò a terra la seggiola in un unico, fluido, movimento.

-Avevamo un patto io e te!-

Gli urlò in faccia.

-Tu sei folle, Oscar! Niente che io avessi potuto dire avrebbe fermato tuo padre!-

Ora anche lei stringeva i pugni, protesa verso di lui. Ribolliva di rabbia.

-Non è vero e lo sai. Mio padre non avrebbe preteso da me una cosa così assurda se tu ti fossi opposto!-

-Ah, sì? E da quando? Quando il mio parere ha mai contato per tuo padre?-

Urlavano senza ritegno, improvvisamente ignari dei soldati attorno a loro.

-Sempre, lo sai! A palazzo…-

-Smettila, Oscar! Piantala con quella stupida filastrocca! Tuo padre avrebbe continuato per la sua strada qualunque cosa io avessi detto. Non avrebbe fatto alcuna differenza!-

Oscar agitò i pugni.

-E invece no! Quando mio padre ha il tuo consenso impone, quando non ce l’ha, chiede. E questo fa differenza, Andrè!-

Affannavano entrambi.

-Ti credevo amico. Mi hai tradita!-

Oscar si voltò e si diresse verso la porta.

-Oh e ora che farai? Non giocherai più con me? Rivuoi indietro i tuoi soldatini di legno?-

Andrè le urlò dietro. Oscar aprì la porta e attraversò la soglia.

-E’ questo il tuo problema, Andrè. Mi vedi ancora come una bimbetta attaccabrighe di dodici anni. Beh, ho una sorpresa per te! Io sono cresciuta, cerca di farlo anche tu!-

E sbattè la porta. Il foglio con il bersaglio disegnato che vi era attaccato volteggiò per la stanza.

-Io? Io devo crescere, santo Iddio?-

Andrè urlava contro la porta chiusa. Pareva volesse scagliarvisi contro. Alain lo trattenne per le spalle.

-Calmati, Andrè.-

Andrè scalciava per liberarsi dalla stretta.

-E’andata via, Andrè. Calmati adesso.-

Gli altri lo fissavano allibiti. Il sempre calmo Andrè appariva trasfigurato.

-Andrè!-

Ancora un richiamo di Alain. Andrè si ricompose e strattonò l'amico, liberandosi.

-Porca puttana quella donna mi farà perdere la ragione!- Imprecò.

Alain rise. Una risata lunga, piena. Gli altri lo seguirono.

Vigorose pacche piovvero sulle spalle di Andrè.

-Sembrerebbe che tu te la sia sposata, amico!-
  
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