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Autore: frankyfitzgerald    29/06/2012    13 recensioni
Il popolo di tutto il mondo ormai è a conoscenza della loro esistenza, ma, nonostante questo, nessuno è ancora riuscito a farsene una ragione di vita. Una volta marchiati si viene considerati un abominio della natura e l'unico posto in cui ci si può rifugiare per sopravvivere è una delle tanti sedi della 'Casa della Notte'. Jamie, Margaret e Steven sono tre ragazzi completamente diversi, nati e cresciuti in contesti diversi, ma una cosa li accomuna: il loro marchio è completamente diverso da quello di qualsiasi altro vampiro.
Genere: Dark, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime, OOC, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Chiedo umilmente scusa per il terribile ritardo nella pubblicazione di questo capitolo,ma non sono riuscita a fare altrimenti: la maturità e i miei casini personali non mi hanno dato nemmeno il tempo di respirare e sono riuscita a trovare qualche minuto per pensare al capitolo solo qualche giorno fa. Spero di non deludervi e di postare il quarto il più presto possibile.

Note:
Vi ricordo che NON ho intenzione di riprendere gli eventi della saga 'House of the Night' paro paro,quindi non vi aspettate di ritrovare flashback strani oppure tutti i personaggi che avete imparato a conoscere nei libri.

N.1 Margaret in questa Fan Fiction è ispirata a Kaya Scodelario, Effy di Skins. In caso non abbiate visto questo telefilm ve lo consiglio caldamente.
N.2 Nei commenti lasciatemi i vostri nickname di twitter,così per me sarà più facile linkarvi il prossimo capitolo della FF.
N.3 In caso vogliate dirmi che cosa ne pensate anche su twitter ricordatevi che io sono @ludwigsvoice


"Every demon wants his pound of flesh
But I like to keep some things to myself
I like to keep my issues drawn
It's always darkest before the dawn"



MARGARET.


La luce del sole risplendeva contro le finestre della camera da letto dipinta completamente d'azzurro e si rifletteva contro il lampadario fatto di vetri che era stato costruito dall'inquilina che tempo fa aveva occupato quella stanza. Il profumo di pancakes appena cucinati riempiva l'intera palazzina infilandosi persino nei meandri più remoti della camera da letto occupata da Margaret.
Il letto era comodo, non avrebbe mai voluto spostarsi da quel luogo, ma in cuor suo era consapevole del fatto che ogni sua azione era tenuta d'occhio dagli assistenti sociali e che se avesse sgarrato anche di poco avrebbe potuto mettere a serio rischio la sua permanenza in quell'istituto che per altro era la cosa migliore che le fosse mai capitato prima di allora. Si lasciò cullare ancora qualche minuto dai raggi dell'enorme stella che illuminava tutto lo spazio circostante e allungò la mano verso il soffitto per attraversare il riflesso di uno di questi e disegnare delle piccole figure con le particelle di polvere che si trovavano nell'aria. Fuori dalla stanza i rumori dei ragazzini che si affrettavano a raggiungere il piano inferiore per aggiudicarsi una maggiore quantità di pancakes la faceva sorridere, era una delle ragazze più giovani all'interno dell'orfanotrofio e per molti di quei bambini oggi sarebbe stato uno dei tanti giorni di scuola e selezione da parte di possibili famiglie affidatarie mentre per lei non sarebbe stata altro che l'ennesima giornata noiosa.
Nessuno l'aveva mai adottata,aveva passato la vita a essere spostata da un posto all'alto molto in stile 'pacco postale' e la cosa,per quanto l'avesse sempre amareggiata nel corso degli anni, non l'aveva mai lasciata delusa. Nonostante tutti i tentativi di farla affidare a qualche famiglia, ogni coppia aveva sempre visto in lei qualcosa di strano,aveva notato qualcosa che non andava in lei,qualcosa che la rendeva malinconica e solitaria e nessuno avrebbe mai voluto una figlia difficile, era molto più facile vendere i ragazzi felici e soddisfatti che le persone come lei.
« Hai intenzione di passare ancora tanto tempo a crogiolarti nei tuoi pensieri depressi? » Margaret si alzò di scatto e si trovò faccia a faccia con la sua compagna di stanza,l'unica persona la cui età si avvicinava più o meno alla sua e che aveva capito di che pasta era fatta. I suoi capelli erano raccolti in una treccia che le cadeva in modo morbido sulla schiena mentre la sua uniforme scolastica, perfettamente stirata, le si adagiava su ogni sua curva. Invidiava tutto di lei, a partire dal suo corpo perfetto alla Jessica Alba fino al suo carattere che le aveva assicurato il ruolo di cheerleader nella scuola che erano costrette a frequentare. Il fatto di invidiare una persona più piccola di lei di due anni l'amareggiava,ma sapeva di non poter farne a meno: aveva diciassette anni e invidiava una ragazzina di quindici, diciamo che c'era molto della sua vita su cui si sarebbe dovuto lavorare,ma preferiva appunto 'crogiolarsi' nei suoi pensieri piuttosto di provare a rintracciarne la causa.
Si alzò molto lentamente e scosse i capelli per poi sistemarli velocemente passandoci la mano attraverso. Le altre stanze avevano bagni in comune, ma essendo loro due le più grandi dell'intero comprensorio femminile avevano deciso di riservar loro l'unica stanza con bagno in camera e lei non aveva mai smesso di ringraziare la direttrice per questo trattamento. Si chiuse in bagno e si lavò e vestì giusto in tempo perchè Lucy smettesse di elencare tutti i motivi per cui avrebbe dovuto fare più in fretta ogni mattina della settimana e non appena ebbe finito di prepararsi uscì dal bagno con un finto sorriso sulle labbra.
Non sapeva che cosa c'era di sbagliato in lei,ma non si era mai sentita parte di qualcosa,non si era mai sentita completamente accettata dai suoi coetanei e non faceva altro che trovare cose che non andassero in lei,solo lati negativi del suo carattere e della sua vita. Aveva affrontato una serie di sedute di terapia in studi gratuiti,ma nessuno le aveva mai riconosciuto una qualche forma di malattia mentale che potesse spiegare tutti quei pensieri che le attraversavano la mente ogni giorno, il massimo che avevano fatto era stato riconoscerle una profonda forma di depressione per la quale era tutt'ora in cura.
Guardò l'amica e indugiò per un momento immaginandosi come sarebbe stata la vita per lei se fosse stata anche solo ¼ perfetta come lei,ma si riprese immediatamente per poi scendere in sua compagnia al piano di sotto dove le aspettava la colazione quotidiana.
« Buongiorno ragazze, trovate i vostri piatti ai vostri posti,servitevi pure »  esordì Kim, la cuoca nonché responsabile dell'ala femminile di giorno. Margaret si sedette al suo posto e appoggiò lentamente due pancakes sul piatto color porpora che si trovava posizionato davanti cercando di evitare il solito calcolo delle calorie che si trovavano davanti a lei, avrebbe dovuto pensare a altro vista la sua forma fisica asciutta,ma non poteva fare a meno che essere completamente ossessionata dall'essere e dal rimanere magra: tutto per lei era un numero,ogni cibo era una quantità di calorie,non un'insieme di ingredienti squisiti che avrebbero fatto invidia a qualsiasi altra persona.
Stava tagliando un triangolo della sua prima fetta di pancakes quando tutto ad un tratto sentì un dolore lancinante sul retro del collo,una fitta che le fece partire un tremolio che le attraversò tutti gli arti superiori e che la portarono a scattare immediatamente per poi sbattere il piatto per terra con un gesto quasi istintivo. Tutti si voltarono verso di lei,ma in quel momento non riusciva a fare altro che pensare al dolore che stava porvando e allo strano rumore che le stava facendo scoppiare la tempia facendole pulsare le vene che vi si trovavano in cima. Portò le mani tra i capelli e cadde dalla sedia finendo tra i cocci di ceramica che si trovavano per terra e in men che non si dica si trovo tra le braccia di Kim che la cinsero e la rivolsero verso di lei nel vano tentativo di dare una spiegazione logica a quanto stava accadendo.
« Fa.. Fa.. Malissimo. » Mormorò a denti stretti per poi abbassare la testa di scatto e iniziare a grattarsi sul retro del collo quasi come se volesse staccarsi la pelle con le sue stesse mani, le sue unghie lasciavano segni pesanti e rivoli di sangue scorrevano lungo la sua pelle,ma era come se una parte del suo collo fosse immune a tutta la sua forza e la sua tenacia. La donna le scostò i capelli e fu attraversata da un brivido di terrore quando notò il segno sulla pelle della ragazza completamente circondato da graffi bagnati del suo sangue. In meno di un secondo riuscì a capire di dover mandare fuori tutti i bambini in modo tale che nessuno capisse che cosa era appena accaduto e che soprattutto nessuno la denunciasse, anche se per sbaglio, alle persone sbagliate. Coprì immediatamente il collo della ragazza e la trascinò contro il muro ricoperto da una carta da parati color verde chiaro facendo segno alla compagna di camera di Margaret di fare uscire tutti gli altri dalla porta principale della stanza. Nonostante il piccolo quoziente intellettivo della ragazza questa capì al volo e portò fuori tutti i bambini per poi tornare dentro e piegarsi di fronte all'amica in preda a un dolore lancinante.
« Che cosa le prende? » Chiese cercando di intercettare lo sguardo dell'amica e di trovare una spiegazione plausibile,ma non ricevette immediatamente una risposta,almeno non quella che avrebbe voluto sentirsi dire. Non aveva mai conosciuto una persona che era stata marchiata o almeno nessuno gliel'aveva mai detto: di solito chi veniva marchiato scompariva e basta e nessuno faceva mai domande su queste misteriose sparizioni perchè sapeva che era meglio non fare domande a proposito.
«  Bisogna portarla fuori di qui,prima che arrivi qualcun'altro e che la veda in queste condizioni, bisogna portarla in quella scuola, la scuola per persone come loro, prima che sia troppo tardi. » la donna prese Kim da sotto le ascelle e la sollevò di peso portandosi una delle sue braccia intorno al collo per poi trascinarla verso l'uscita secondaria della sala da pranzo facendo attenzione che non ci fosse nessuno sulla via del parcheggio. « Io non posso lasciare l'orfanotrofio,ma tu si. Tu sai guidare,prendi la mia macchina e portala in quel luogo,portala in quella scuola. Si trova vicino al bosco situato poco fuori dalla città,se ti dirigi in quella direzione vedrai che la troverai » Spiegò in fretta mentre adagiava il corpo di Margaret sul sedile posteriore cercando di farle meno male possibile. Tutto il suo corpo le faceva male,ogni singola parte di esso era in preda alle fitte più lancinanti che avesse mai potuto sperimentare nei suoi diciassette anni di vita.
« Ma io,veramente.. »  Lucy cercò di trovare una scusa plausibile,ma non appena aprì bocca si ritrovò le chiavi della macchina tra le mani e la donna aveva già iniziato ad aprire la porta del garage per farle uscire e lei si trovò costretta ad entrare in tutta  velocità al posto del guidatore per cercare di aiutare l'amica che ormai, in preda a mille dolori, non faceva altro che urlare e lamentarsi. Una volta sulla strada Lucy infilò la quarta marcia e iniziò a sfrecciare tra i pini che si trovavano lungo la strada girandosi di tanto in tanto per controllare la situazione sul sedile posteriore: Margaret si era calmata,ma il suo viso,completamente sudato, non aveva una bella cera e sembrava quasi che le forze la stessero per abbandonare. «  Non provare a morirmi qui, non ci provare, hai capito? » le parole le uscirono dalla bocca velocemente e in tutta risposta si sentì tornare uno strano sibilo che indicava il tentativo, inutile, di Margaret di risponderle in un qualche modo. Finalmente, dopo tanta strada percorsa, vide un insegna che indicava la famosa scuola di cui aveva tanto sentito parlare,ma che non aveva mai visto nemmeno in fotografia: dicevano che gli umani non potevano entrarvici,ma aveva sentito anche dire che vi erano dei giorni di visita,quindi il tutto non poteva essere completamente vero. Imboccò il vialetto e nel giro di pochi minuti si trovò di fronte al portone principale che si apriva su un parco di dimensioni esorbitanti. Scese dalla macchina in tutta velocità,ma nel preciso momento in cui aprì la porta del sedile posteriore di destra si rese conto che la sua amica non stava più respirando. « No, non mi dire che non ce l'hai fatta, ti prego. » le diede uno scossone e non ricevette alcuna risposta di rimando, provò a avvicinare il viso alla sua bocca,ma non vi usciva nemmeno un fiato. Si alzò lentamente e fece qualche passo indietro,ma non fece in tempo a realizzare il tutto che venne raggiunta da due figure alte e chiare come la seta appena tessuta.
« Da adesso in avanti puoi lasciarla a noi»  la voce dell'uomo era quanto di più sensuale e ipnotico che avesse mai sentito prima d'ora,ma non riusciva a spiegarsi perchè una persona avrebbe potuto pensare a un futuro per una persona morta. « Non è morta, è solo in transizione. Il suo futuro dipende anche dalle prossime ore,quindi è meglio che tu salga su questa macchina e che la lasci nella nostra scuola.»  La donna nel frattempo aveva tirato fuori il corpo esanime di Margaret e se l'era caricato sulla spalla destra per poi fare cenno al portiere di aprire il cancello che si spalancò producendo un leggero suono metallico al suo aprirsi. Lucy si voltò l'ultima volta per la sua amica non consapevole del fatto che presto o tardi l'avrebbe rivista,volente o nolente,ma allo stesso tempo terrorizzata dal fatto che il suo corpo in quel momento si trovava completamente inerme davanti ai suoi occhi. Non riuscì nemmeno a rispondere perchè l'uomo e la donna che le erano venuti incontro avevano già girato i tacchi per addentrarsi nella tenuta di dimensioni maestrali che si ergeva davanti a lei,quindi decise di risalire in macchina e di dirigersi verso la sua scuola,cercando di trovare una buona scusa per spiegare l'assenza della sua amica. Ingranò la terza e si voltò per l'ultima volta nel tentativo di vedere i corpi dei due esseri allontanarsi da lei,ma dovevano essersi mossi a una velocità superlativa dato che non vi era più segno di nessuno dei due e il cancello si era già richiuso silenziosamente. Sospirò interdetta e iniziò ad allontanarsi da quel luogo tetro e nascosto dal mondo, nessuno avrebbe mai dovuto sapere che aveva provato a salvare uno di loro, nessuno e soprattutto il prete dell'orfanotrofio avrebbe mai dovuto scoprire cosa era diventata Margaret.
  
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