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Autore: Alexandra e Mac    01/07/2012    3 recensioni
La storia, quella con la “S” maiuscola, a volte riserva grandi sorprese. Fra le pieghe di un libro può capitare di trovare le cose più strane, o fra le sue righe captare qualcosa che non è detto esplicitamente ma che è volutamente lasciato intuire dall’autore o dall’autrice.
Sono specialmente le biografie del “grandi” quelle che riservano le maggiori meraviglie, e occorre un occhio attento per saper cogliere quello che, in superficie, non compare.
Questo racconto è nato così, cercando i messaggi nascosti che la Storia ha disseminato lungo il suo cammino e che alcuni più perspicaci hanno saputo cogliere e che hanno poi elaborato offrendoli al lettore.
Siamo certe che adesso anche voi cercherete fra il detto e il non detto di un volume quella zona grigia che vi spalancherà le porte di un altro mondo.
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Scritto nel Destino'
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GdD - 2 - Un Diario

Capitolo XXVII

Marsiglia



Un mese dopo la loro precipitosa fuga da Vienna, Lady Sarah e il Conte D’Harmòn giunsero finalmente a Marsiglia. Avevano dovuto affrontare un lungo viaggio, a volte anche pericoloso, con gli sgherri di Von Webb sempre alle calcagna.

Ora, nel porto francese, speravano di trovare un imbarco che li conducesse sani e salvi in Inghilterra dalla quale, attraversando la Manica, sarebbero al fine arrivati in Francia e di lì a Cluny.

Arrivarono a Marsiglia una fredda mattina di fine gennaio 1857. Era l’alba e la carrozza, noleggiata a Tolone, correva sulla strada principale. Di lì a poco avrebbero visto i primi docks del porto.

Al momento sembrava che i fedelissimi del Conte bavarese avessero desistito dai loro propositi, ma D’Harmòn non era tranquillo, non lo sarebbe stato fintantoché non avessero trovato un passaggio per il Regno Unito, mettendo così quanta più distanza possibile fra loro e Von Webb.

La carrozza prese una buca e sussultò violentemente facendo svegliare Lady Sarah che si era momentaneamente assopita, stanca per il viaggio.

Aprì gli occhi e guardò Andrè.

“Mia cara siamo quasi arrivati” le disse dolcemente.

“Non ci saranno molte navi alla fonda” osservò lei. “In questo periodo dell’anno i traffici commerciali marittimi sono praticamente fermi per via dell’inverno e Marsiglia è...”

Lui la tacitò con un bacio: “Dubiti sempre della nostra buona stella?”

Milady sorrise amorevole: “No, non ne dubito.”

“Allora sii fiduciosa, amor mio, troveremo senz’altro un passaggio che ci conduca oltre Manica” rispose abbracciandola.

Lei si accoccolò nell’incavo del suo abbraccio e rimasero così fino a quando la carrozza, con uno stridio di ruote e zoccoli sul selciato umido e scivoloso, si fermò.

Lady Sarah e Andrè furono quasi sbalzati in avanti a causa della brusca frenata. Udirono il cocchiere cercare di calmare i cavalli innervositisi, ma subito dopo la voce dell’uomo venne tacitata bruscamente da un’altra persona, che parlava con un marcato accento tedesco.

Andrè fece per aprire lo sportello della vettura, ma Lady Sarah lo fermò: “Aspetta, potrebbero essere gli uomini di Von Webb.”

“Prima o poi dovremo affrontarli e…” D’Harmòn non terminò la frase che la portiera della carrozza venne spalancata con violenza, quasi svellendosi dal cardine che la incernierava al veicolo.

“Sapevo che sareste arrivati qui a Marsiglia. Siete così prevedibili. Era l’unica strada praticabile dopo che vi ho sbarrato tutte le altre vie” rise beffardo Von Webb.

“Voi!” sibilò Lady Sarah con gli occhi fiammeggianti d’ira.

“Milady” le sorrise laido l’uomo, “lieto di rivedere il vostro delizioso volto.”

Rivolse poi la sua attenzione a D’Harmòn: “Abbiamo un qualcosa in sospeso, voi ed io” lo provocò.

Il francese annuì serio e determinato mentre la mano correva immediatamente al calcio della pistola.

“Andrè…” mormorò lei.

Lui non si voltò, ma scese dalla carrozza.

Von Webb si sporse nell’abitacolo: “Quando avrò terminato con il vostro spasimante da quattro soldi, concluderò anche con voi Madame” e richiuse lo sportello abbaiando un ordine in tedesco a due dei suoi scagnozzi che prontamente si misero di piantone davanti alle uscite della vettura per impedire alla donna rinchiusa qualunque via di fuga.

I due rivali si avviarono lungo la banchina semideserta.

Il pallido sole invernale cominciava appena a rischiarare il nero del cielo notturno e la superficie tranquilla del mare era leggermente increspata.

Salvo qualche marinaio ubriaco che usciva da una delle bettole aperte lungo il dock e due prostitute che rientravano dalla nottata, in giro non c’era nessuno. Sarebbero dovute trascorrere alcune ore prima che gli empori aprissero e le contrattazioni cominciassero.

Von Webb e D’Harmòn si fronteggiarono, scambiandosi occhiate di fuoco.

“Ho sempre pensato che foste un damerino da strapazzo, voi francesi siete solo dei debosciati” rise ironico il bavarese.

“E io vi ho sempre ritenuto un traditore” replicò caustico Andrè.

“Voi non sapete nulla di me.”

“So quanto basta. Avete attentato alla vita dell’Imperatrice per motivi gretti e futili. Non meritate di…” la frase del Conte D’Harmòn si perse nell’eco di uno sparo che rimbombò a lungo nelle stradette deserte del porto. Il francese si accasciò a terra tenendosi il braccio con il quale impugnava la pistola che cadde al suolo con un tonfo sordo.

“Chiacchiere, voi francesi non sapete altro che far chiacchiere inutili” lo sbeffeggiò Von Webb. “Vi manca lo spirito pragmatico di noi tedeschi. Se foste stati come noi a quest’ora sul trono di Francia non siederebbe il nipote di un ufficiale corso di umili origini.”

Si avvicinò ad Andrè con la pistola in mano, tenendolo sotto tiro.

L’altro nel frattempo si era rialzato, ma non poteva impugnare la propria arma a causa del braccio lievemente ferito. Con un calcio il bavarese buttò il revolver del suo antagonista in mare.

Ora Andrè era in balia del suo nemico.

“Godrò nell’uccidervi come un cane e godrò ancor di più quando condurrò con me Milady per trattarla come una dama suo pari merita…” un’espressione viscida e lussuriosa compariva sul volto del bavarese.

Il Conte D’Harmòn non ci vide più dalla rabbia e si scagliò sul nemico con tutta la forza che aveva in corpo.

Il Conte bavarese perse l’equilibrio e la pistola gli scivolò dalla mano e cadde sul selciato.

Lottarono aggrappati l’uno all’altro, ciascuno dei due con l’intenzione di togliere la vita al proprio rivale, sotto lo sguardo indifferente dei rarissimi passanti che li scambiavano per due elegantoni ubriachi che litigavano per una questione di soldi.

Chiusa nella carrozza Lady Sarah aveva udito lo sparo e per un attimo il suo cuore aveva cessato di battere, ma poi aveva sentito la voce di Andrè e i battiti erano ripresi.

Doveva uscire da lì al più presto, non sopportava di starsene con le mani in mano. Guardò fuori dai finestrini e vide che i due scagnozzi di Von Webb erano ancora lì. Notò però che la carrozza si era fermata molto vicino, dal lato sinistro, ad un capannone sorretto da pesanti strutture in ferro, con un colpo ben assestato lo sportello si sarebbe spalancato colpendo una delle due guardie alle spalle. Il contraccolpo l’avrebbe spedito dritto contro uno dei piloni in ferro, facendogli perdere conoscenza quel tanto che bastava per consentirle di occuparsi del suo compare.

Si sedette dal lato opposto della vettura con la schiena ben puntata contro la parete destra dell’abitacolo e raccolse le gambe avvicinandole quanto più possibile al petto. Fece scattare gli arti inferiori come una molla usando la parte dove era appoggiata come un puntello e le mani come sostegni del peso del suo corpo.

Il calcio così assestato spalancò lo sportello che colpì in pieno la schiena dell’uomo, facendolo andare a sbattere contro il pilone poco distante, esattamente come aveva calcolato lei.

Il tizio prese una brutta botta e cascò a terra privo di sensi.

Il compare, dall’altro lato della carrozza, udì dei rumori e abbandonata la propria postazione, andò a vedere che accadeva.

Non appena fu a tiro venne raggiunto da un sasso, scagliato da Lady Sarah, che lo ferì alla tempia facendolo crollare a terra svenuto anch’egli.

Così liberatasi dalle guardie, Lady Sarah poté raggiungere il luogo dove Von Webb e D’Harmòn si stavano affrontando.

Si accorse subito che qualcosa non andava per il verso giusto: D’Harmòn era in piedi, ma alle sue spalle stava il bavarese con un coltello puntato alla sua gola. La pistola del Conte giaceva a pochi passi da lei. Si chinò e la raccolse, ma il suo gesto non passò inosservato.

“Ferma lì, mia bella inglesina. Se tenete alla vita di quest’uomo non fate un passo in più e posate a terra il mio revolver” l’intimò. E a riprova della serietà delle sue parole affondò la lama del pugnale nel collo di Andrè finchè una rossa goccia di sangue non comparve.

“Corri Sarah! Scappa!”

Milady scosse la testa: “No” rispose risoluta alzando l’arma e puntandola alla testa di Von Webb.

“Dovete morire” ringhiò.

“Sbagliate Madame, lui dovrà morire” rispose ghignando il Conte affondando la lama.

In quel mentre sbucò dal fondo della strada un uomo che correva come se avesse il diavolo in persona alle calcagna. Dietro di lui due poliziotti lo inseguivano gridandogli di fermarsi ed arrendersi.

Von Webb si distrasse e questo fu un errore grave.

Approfittando della distrazione del suo nemico, Andrè con uno strattone si liberò dal braccio del bavarese che gli stringeva la spalla sinistra e gli afferrò il dietro della giacca costringendolo ad una specie di piroetta. Stringendo i denti per il dolore al braccio ferito gli bloccò il polso che stringeva il coltello e glielo torse.

Ma Von Webb era un osso duro e non cedette, piuttosto con la mano libera afferrò l’arto colpito del suo rivale e fece pressione sulla ferita che cominciò a sanguinare, obbligando D’Harmòn a mollare la presa.

Andrè vide che Lady Sarah teneva sotto tiro il Conte, ma che non sparava perché nella linea di fuoco c’era anche lui.

Sgambettò l’avversario che perse l’equilibrio e gridò: “ORA!”

Milady colse l’attimo e fece fuoco.

Una macchia rossa che assomigliava ad un fiore scarlatto, si allargò sul petto dell’immacolata camicia di Von Webb che abbassò gli occhi su di essa e poi li rialzò con espressone incredula su D’Harmòn.

Non disse una parola, ma cadde pesantemente a terra privo di vita.

Subito Andrè si precipitò da Lady Sarah, l’afferrò per la mano e corsero a perdifiato verso la carrozza.

Vi montarono a precipizio mentre D’Harmòn urlava al terrorizzato cocchiere di allontanarsi di corsa.

Lo sportello della vettura non si era ancora chiuso che l’uomo frustò i cavalli i quali, con un balzo, galopparono via verso il molo poco distante, mentre le urla di una donna, attirata fuori da un locale dallo sparo, si spargevano nell’aria limpida del primo mattino e qualcuno già gridava che un uomo era stato assassinato.

 

  
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