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Autore: Alexandra e Mac    01/07/2012    3 recensioni
La storia, quella con la “S” maiuscola, a volte riserva grandi sorprese. Fra le pieghe di un libro può capitare di trovare le cose più strane, o fra le sue righe captare qualcosa che non è detto esplicitamente ma che è volutamente lasciato intuire dall’autore o dall’autrice.
Sono specialmente le biografie del “grandi” quelle che riservano le maggiori meraviglie, e occorre un occhio attento per saper cogliere quello che, in superficie, non compare.
Questo racconto è nato così, cercando i messaggi nascosti che la Storia ha disseminato lungo il suo cammino e che alcuni più perspicaci hanno saputo cogliere e che hanno poi elaborato offrendoli al lettore.
Siamo certe che adesso anche voi cercherete fra il detto e il non detto di un volume quella zona grigia che vi spalancherà le porte di un altro mondo.
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Scritto nel Destino'
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GdD - 2 - Un Diario

Capitolo XXVIII

La "Medea"



La corsa verso il molo durò pochi minuti durante i quali a Lady Sarah sembrò che il mondo si fosse completamente capovolto: solo mezz’ora prima si trovava addormentata tra le braccia di André, e ora stavano fuggendo precipitosamente, dopo che lei aveva ucciso un uomo a sangue freddo.

Non che rimpiangesse d’averlo fatto: quel bastardo non si meritava altro! Quando aveva sentito lo sparo mentre si trovava ancora in carrozza, aveva temuto per la vita di André e una furia incredibile si era impossessata di lei… Solo allora si era resa conto di amare il Conte D’Harmòn più della sua stessa vita.

Tuttavia, pur avvezza all’uso delle armi poiché suo padre, oltre alla scherma, l’aveva addestrata anche all’utilizzo della pistola, non le era mai capitato di uccidere qualcuno, neppure un animale. Ma quando aveva immaginato André a terra, ferito a morte dal colpo di Von Webb, non era più riuscita a resistere: se Klaus Von Webb avesse ucciso l’uomo che amava, a lei non sarebbe più importato di morire.

La carrozza si fermò bruscamente e André scese, recuperò rapidamente le due borse con i pochi effetti personali che possedevano e gettò un sacco di monete d’oro al cocchiere, che immediatamente sparì, lasciandoli soli.

Il porto di Marsiglia, a quell’ora e in quel periodo dell’anno, era insolitamente tranquillo: poche imbarcazioni, perlopiù piccoli pescherecci, erano attraccate al molo, mentre una sola nave di consistenti dimensioni si trovava in porto.

Si trattava di un veliero a quattro alberi, lungo, ad occhio e croce, circa 240 piedi; probabilmente un “Clipper”, una nave tipicamente commerciale, anche se armata di cannoni per difendersi da eventuali attacchi dei predoni del mare. Dotato di tre ponti, quello principale, su cui si potevano osservare il castelletto di poppa e quello di prua e dove certamente si trovavano la cabina del Capitano e del suo assistente; il ponte di carico, dove alloggiavano gli altri ufficiali e il resto dell’equipaggio e quello solitamente denominato di “terza classe”, ove si trovava la stiva e la dispensa, il veliero batteva bandiera americana.

Il Conte D’Harmòn decise che poteva essere l’unica via di fuga per scampare alla cattura: prese per mano Lady Sarah e con lei si diresse rapidamente verso l’imbarcazione.

Alcuni marinai stavano armeggiando accanto alla nave; altri uomini sembrava stessero ultimando operazioni di carico, probabilmente per affrontare il lungo viaggio che li avrebbe ricondotti in  America, sempre che quella fosse la rotta prefissata.

Si avvicinarono ad uno di loro, che sembrava essere il responsabile delle operazioni, e chiesero di poter parlare con il Comandante della “Medea”, nome della nave che André aveva notato avvicinandosi.

L’uomo li guardò per un attimo diffidente: i due estranei non promettevano bene. La donna, pur molto bella, aveva un aspetto alquanto sciupato; sconvolto forse era il termine più esatto. Mentre era certo che l’uomo fosse ferito poiché, nonostante facesse il possibile per nasconderlo, l’espressione del suo viso lasciava trasparire un velo di sofferenza fisica. Conoscendo l’Ammiraglio Blackbird, comandante della Medea, decise comunque di permettere ai due stranieri di parlare con lui. L’Ammiraglio era noto per le sue doti di profondo conoscitore dell’animo umano e John Clarke, suo primo assistente, sapeva che Alexander Blackbird avrebbe saputo come agire con i due estranei, qualunque cosa volessero in quel momento.

Li fece salire sulla nave e li condusse a colloquio con l’Ammiraglio.

Alexander Blackbird era un uomo sulla quarantina, che aveva raggiunto rapidamente gli apici della carriera nella Marina grazie alle sue eccellenti doti strategiche, alla sua abilità come condottiero e grazie anche al fatto che qualunque equipaggio sotto il suo comando lo aveva sempre rispettato e gli era sempre rimasto fedele, cosa non semplice da ottenere a certi livelli di gerarchia militare. Di aspetto imponente, era ancora un bell’uomo, nonostante l’età: la vita in mare aveva giovato al suo fisico, anche se sul volto alcune rughe denotavano il peso delle responsabilità e gli anni trascorsi a navigare gli oceani, sotto sole, vento e tempeste.

Due occhi azzurro cielo, quasi trasparenti, spiccavano sul suo viso abbronzato e scrutavano attentamente chiunque fosse al suo cospetto, senza tuttavia metterlo a disagio. Anzi, era proprio quella sua caratteristica, nonché la sua capacità di ascoltare il proprio interlocutore, che gli aveva permesso di essere sempre ben voluto dai suoi uomini.

Ad André l’Ammiraglio piacque subito e pertanto, pur tralasciando alcuni particolari, raccontò la loro storia, compreso il fatto che, in quel preciso istante, stava ascoltando due ricercati per omicidio.

Blackbird apprezzò la sincerità del Conte, il quale avrebbe potuto blandirlo con una storia fasulla, e ammirò anche la fiducia che il francese gli dimostrava. Nessuno, infatti, gli avrebbe potuto impedire di consegnare i due fuggiaschi ai gendarmi francesi che certamente sarebbero stati presto sulle loro tracce. Ma quell’uomo e quella donna gli erano piaciuti subito, per i loro modi aristocratici e schietti, nonostante la situazione.

Decise pertanto che Milady e il Conte meritavano il suo aiuto: la Medea era prossima alla partenza e nessuno avrebbe potuto accusarlo di aver dato asilo a due ricercati. Nell’arco di un’ora al massimo sarebbero salpati, diretti a Southampton, in Inghilterra, per un breve scalo in vista della traversata atlantica: John Clarke gli aveva appena comunicato che le operazioni di carico erano terminate e quindi erano pronti per lasciare Marsiglia.

Credendo a stento a quell’insperata fortuna, il Conte D’Harmòn ringraziò l’Ammiraglio per la sua ospitalità e aggiunse che il porto di Southampton era una meta perfetta. Scherzando Alexander Blackbird disse che, se lo avessero desiderato, avrebbe gradito la compagnia di Milady e del Conte fino in America, ma a quanto pareva la rotta transoceanica non era nei piani dei due fuggiaschi.

L’Ammiraglio li fece accomodare nella propria cabina, nonostante sia il Conte sia Milady gli avessero assicurato che non era necessario, che si sarebbero adattati anche altrove. Ma l’Ammiraglio, lontano da troppo tempo dalla sua adorata moglie, non ci aveva impiegato molto a capire che i due passeggeri erano innamorati… l’idea di concedere loro una tregua alle loro rocambolesche ultime settimane lo allettò parecchio, facendolo sentire giovane e spensierato, quasi un Cupido che vegliava sui due amanti.

Sorridendo e pregustando il momento in cui avrebbe raccontato a sua moglie Valerie dei due ospiti imprevisti a bordo, ordinò ad un membro dell’equipaggio che facesse pervenire in cabina del cibo e l’occorrente per medicare la ferita del Conte.

A Valerie, romantica di natura, sarebbe piaciuta quella storia: quasi sempre aveva da raccontarle solo di noiose vicende militari, ma quella volta, al suo ritorno, avrebbe avuto la soddisfazione di incantarla con una storia d’amore!

Finalmente tranquillo nella cabina dell’Ammiraglio, André si gettò sul letto, esausto. La ferita al braccio, seppur superficiale, gli bruciava parecchio e avrebbe dovuto medicarla al più presto per evitare il rischio di un’infezione. Fortunatamente il proiettile non era penetrato nella carne, ma lo aveva colpito solo di striscio, tuttavia era meglio essere prudenti.

Non aveva detto nulla a Sarah, per non preoccuparla, ma in quel momento, risolto il problema principale della loro sicurezza, si concesse il lusso di riposare un poco.

Si era tolto la giacca, mentre Sarah aveva aperto ad un membro dell’equipaggio che aveva portato loro cibo e l’occorrente per curare una ferita.

Domandandosi come mai l’Ammiraglio avesse ritenuto necessario procurar loro anche altro, oltre al cibo, si voltò verso André e lo sorprese sul letto, con la camicia macchiata di sangue all’altezza dell’avambraccio.

Preoccupata gli si avvicinò.

“Sei ferito…” sussurrò con ansia, dandosi mentalmente della stupida per non essersene accorta prima. Aveva notato che aveva il volto più tirato del solito, ma aveva creduto fosse per la tensione degli ultimi avvenimenti e la necessità di trovare al più presto una via di fuga sicura.

“Non è nulla” rispose lui, ad occhi chiusi. “Ora mi medicherò. Chiedi per cortesia l’occorrente a qualcuno dell’equipaggio…”

“Non occorre. L’Ammiraglio deve averlo capito, perché ha già mandato tutto il necessario. Perché non mi hai detto nulla?”

“Non serviva preoccuparti oltre, si tratta di una ferita da poco…” disse, mentre si metteva seduto, per levarsi la camicia.

“Lascia fare a me” lo fermò lei, aiutandolo a togliersela. Poi prese l’occorrente e iniziò a medicarlo.

“Ricambi il favore che ti feci a Natale?” disse lui, leggermente divertito, osservandola  mentre puliva accuratamente la ferita; era assorta nel compito, attenta a non fargli troppo male.  

“Già…” disse piano, terminando di bendarlo.

“Hai intenzione di ricambiarlo del tutto?” domandò lui, con un tono provocante.

Lei lo osservò, all’inizio senza capire: le pareva strano che, dopo averlo visto poco prima alquanto stanco e sofferente, in men che non si dica sembrava essersi ripreso tanto da divertirsi a quello che gli stava facendo. Ma, scorgendo una luce maliziosa nei suoi occhi, finalmente comprese e ricordò a cosa alludeva lui.

Ricambiò il suo sguardo e si rilassò. Finalmente erano al sicuro; l’Ammiraglio aveva assicurato che la nave sarebbe salpata presto e nessuno sapeva che loro erano a bordo. In quel momento potevano stare tranquilli e godersi il viaggio di circa quarantotto ore che li separava dall’Inghilterra.

In silenzio, iniziò a sfiorargli lentamente il torace, partendo dalle spalle e scivolando più giù fino al ventre piatto, in una carezza leggera e sensuale. Mentre traeva piacere anche lei da quel tocco, lo osservò negli occhi e li vide mutare colore all’improvviso, come sempre gli succedeva quando la voleva: la sfumatura più azzurra lasciava il posto al grigio scuro, e le comunicava all’istante l’intensità del suo desiderio.

Lei sorrise dolcemente, scoprendo che André aveva già scordato la ferita, la loro rocambolesca avventura e anche la stanchezza, e si sentì eccitata e felice all’idea del potere che aveva su di lui. Prese allora a seguire il medesimo percorso con le labbra, strappandogli un gemito di piacere.

Si sentì stringere all’improvviso tra le sue braccia e cercò di fermarlo, prolungando il divertimento della schermaglia amorosa con un piccolo rimprovero:

“Tu dovresti essere incosciente, e permettermi di accarezzarti a tua insaputa…” disse seria, ricordandogli quanto era successo tra loro nella prima locanda in cui si erano fermati.

“Ma io non sono incosciente…”

“Conte, se avessi immaginato che non eravate privo di sensi, non mi sarei mai azzardata ad accarezzarvi…” disse lei, con aria civettuola, prendendolo in giro. “Non vorrei mai che pensaste di me che sono una sfacciata…”

Non riuscì a proseguire nel suo scherzo, perché lui la fece tacere con un bacio che le annebbiò i sensi, facendole scordare qualunque gioco.

Si abbandonò tra le sue braccia, languida ed accondiscendente, permettendogli tutto ciò che sapeva piacergli e che lei stessa desiderava.

André era un amante esigente, appassionato e molto generoso e lei aveva imparato entusiasta a rispondergli allo stesso modo, scoprendo in se stessa una natura sensuale e primitiva che mai avrebbe immaginato di possedere.

Più tardi, nella calma che segue la passione, lui la trasse a sé, mormorandole tra i capelli:

“Voglio un figlio…”

Lei si sentì il cuore in gola, a quelle parole: un figlio da lui… Oh, quanto lo avrebbe desiderato! Ma non poteva… non era possibile…

“Voglio sposarti al più presto, Sarah, e voglio avere dei figli da te” continuò André, deciso.

L’aveva sentita irrigidirsi impercettibilmente e sapeva che il suo spirito libero si stava risvegliando a quella sua proposta. Nonostante le avesse confessato più volte il suo amore e nonostante sapesse che lo amava, tuttavia lei glielo aveva detto una sola volta, nell’estasi della loro prima notte.

André sapeva quanta paura aveva di legarsi ad un uomo; ancora non comprendeva perfettamente tutti i motivi dietro a quel timore perché, ogni volta che tentava di strapparle qualcosa del suo passato, lei sfuggiva alle sue domande, trincerandosi dietro ad un ostinato silenzio, oppure giocando con lui l’arma della seduzione alla quale sapeva che non era in grado di resistere.

Una volta, tormentato dall’ansia di scoprire qualcosa in più, aveva frugato fra le sue cose, ma con scarsi risultati. Lady Sarah continuava ad essere un mistero: conosceva a memoria ogni curva sensuale, ogni piega del suo meraviglioso corpo, ma la sua mente e il suo passato restavano ancora un enigma.

Aveva trovato solo una lettera, indirizzata a Lady Sarah Jane Montagu, di Beaulieu, in Inghilterra. Si trattava di una lettera strana, di poche righe e dal testo a lui incomprensibile: 

So dove si trova C.H. Raggiungetemi a Bath e vi darò altre informazioni. J.T.”.

Doveva essere una lettera importante, se se la portava dietro dall’Inghilterra.

Aveva intuito che lei nascondeva un passato carico di problemi, ma la voleva, la desiderava, voleva trascorrere il resto della sua vita con lei ed era disposto a tutto pur di averla. L’avrebbe aiutata, qualunque cosa vi fosse in ballo.

“So che c’è qualcosa, nel tuo passato, che ti tormenta ma io voglio vivere con te per sempre e ti aiuterò…”

“Tu non sai di cosa stai parlando, André…” disse lei, pacata.

“Non m’importa. Quello che voglio è sposarti e voglio che sia tu la madre dei miei figli… Non ti piacerebbe un bambino che abbia la tua bellezza e la mia intelligenza?” aggiunse con un dolce sorriso, per provocarla.

Lei si cullò per un attimo nella fantasia di quel sogno irrealizzabile e replicò divertita: “E se avesse la tua, di bellezza, e la mia intelligenza?”

“Andrebbe bene lo stesso!” disse lui, felice della sua risposta. Temeva un no secco e deciso e invece… sentì le sue speranze rinascere: forse, poco alla volta, la sua corazza si stava sgretolando e se lui l’avesse amata con tutto se stesso, era fiducioso che alla fine lei avrebbe ceduto.

 

 


***



29  Gennaio 1857



Siamo in viaggio da alcune ore, dopo aver lasciato Marsiglia sulla “Medea”, un veliero che batte bandiera americana.

L’Ammiraglio Alexander Blackbird, comandante della nave, ha protetto la nostra fuga, dopo che Sarah ha ucciso Klaus Von Webb per difendermi.

Quell’assassino traditore ci ha rintracciati all’arrivo a Marsiglia e stava avendo la meglio su di me, dopo avermi ferito ad un braccio.

Sarah, ancora una volta, mi ha sorpreso: non immaginavo sapesse impugnare una pistola e sparare. Ma quando l’ho vista, fredda e determinata, tenere sotto tiro Von Webb nonostante lui mi puntasse un pugnale alla gola, ho capito che sarebbe stata in grado di uccidere e, approfittando di una momentanea distrazione del Bavarese, mi sono tolto dalla traiettoria del proiettile, gridandole di fare fuoco. Rapida e decisa ha premuto il grilletto, freddando Von Webb al primo colpo.

Non appena ho realizzato che eravamo liberi, l’ho trascinata alla carrozza, per raggiungere al più presto il porto.

Ci occorreva una via di fuga, prima che i gendarmi si accorgessero dell’omicidio e ci dessero la caccia.

L’unica nave in porto che avrebbe potuto portarci lontano dalla Francia era la “Medea”, diretta a Southampton per un ultimo scalo prima di affrontare l’Atlantico. Non avremmo potuto sperare di meglio: una volta in Inghilterra, con tutta calma potremo riattraversare la Manica e raggiungere Cluny.

L’Ammiraglio è stato gentile e ci ha concesso persino la sua cabina. Credo abbia intuito il nostro amore e abbia deciso di regalarci, senza troppe domande, un po’ di intimità…

Non gli sarò mai grato abbastanza! 

Trascorrere la notte tra le braccia di Sarah è ciò che più desidero al mondo e vorrei poterlo fare per il resto della mia vita.

Poche ore fa, dopo aver fatto l’amore, gliel’ho detto: le ho detto che voglio sposarla, che desidero dei figli da lei…

So che lei non vuole legami, che qualcosa la tormenta. La lettera, indirizzata a Lady Sarah Jane Montagu, di Beaulieu, che ho scovato tra i suoi effetti personali mentre cercavo un qualunque indizio sul suo passato, era più misteriosa di lei, ma questo non ha importanza…

Io l’amo e l’aiuterò a risolvere qualunque problema possa avere. Dopodiché saremo liberi di amarci e di avere tutti i bambini che vorremo…

La condurrò a Chateau D’Igne, e le regalerò la vita più meravigliosa che mi sarà concesso di donarle.

Nulla potrà impedirmi di realizzare questo sogno.

 

 

  
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