Capitolo XXVIII
La "Medea"
La
corsa verso il molo durò pochi minuti
durante i quali a Lady Sarah sembrò che il mondo si fosse completamente
capovolto: solo mezz’ora prima si trovava addormentata tra le braccia
di André,
e ora stavano fuggendo precipitosamente, dopo che lei aveva ucciso un
uomo a
sangue freddo.
Non
che rimpiangesse d’averlo fatto: quel
bastardo non si meritava altro! Quando aveva sentito lo sparo mentre si
trovava
ancora in carrozza, aveva temuto per la vita di André e una furia
incredibile
si era impossessata di lei… Solo allora si era resa conto di amare il
Conte
D’Harmòn più della sua stessa vita.
Tuttavia,
pur avvezza all’uso delle armi poiché
suo padre, oltre alla scherma, l’aveva addestrata anche all’utilizzo
della
pistola, non le era mai capitato di uccidere qualcuno, neppure un
animale. Ma
quando aveva immaginato André a terra, ferito a morte dal colpo di Von
Webb,
non era più riuscita a resistere: se Klaus Von Webb avesse ucciso
l’uomo che
amava, a lei non sarebbe più importato di morire.
La
carrozza si fermò bruscamente e André scese,
recuperò rapidamente le due borse con i pochi effetti personali che
possedevano
e gettò un sacco di monete d’oro al cocchiere, che immediatamente
sparì,
lasciandoli soli.
Il
porto di Marsiglia, a quell’ora e in quel
periodo dell’anno, era insolitamente tranquillo: poche imbarcazioni,
perlopiù
piccoli pescherecci, erano attraccate al molo, mentre una sola nave di
consistenti dimensioni si trovava in porto.
Si
trattava di un veliero a quattro alberi, lungo,
ad occhio e croce, circa 240 piedi; probabilmente un “Clipper”, una nave
tipicamente commerciale, anche se armata di cannoni per difendersi da
eventuali
attacchi dei predoni del mare. Dotato di tre ponti, quello principale,
su cui
si potevano osservare il castelletto di poppa e quello di prua e dove
certamente si trovavano la cabina del Capitano e del suo assistente; il
ponte
di carico, dove alloggiavano gli altri ufficiali e il resto
dell’equipaggio e
quello solitamente denominato di “terza
classe”, ove si trovava la stiva e la
dispensa, il veliero batteva bandiera americana.
Il
Conte D’Harmòn decise che poteva essere
l’unica via di fuga per scampare alla cattura: prese per mano Lady
Sarah e con
lei si diresse rapidamente verso l’imbarcazione.
Alcuni
marinai stavano armeggiando accanto alla
nave; altri uomini sembrava stessero ultimando operazioni di carico,
probabilmente per affrontare il lungo viaggio che li avrebbe ricondotti
in America, sempre
che quella fosse la rotta
prefissata.
Si
avvicinarono ad uno di loro, che sembrava
essere il responsabile delle operazioni, e chiesero di poter parlare
con il
Comandante della “Medea”,
nome della nave che André aveva notato avvicinandosi.
L’uomo
li guardò per un attimo diffidente: i
due estranei non promettevano bene. La donna, pur molto bella, aveva un
aspetto
alquanto sciupato; sconvolto forse era il termine più esatto. Mentre
era certo
che l’uomo fosse ferito poiché, nonostante facesse il possibile per
nasconderlo, l’espressione del suo viso lasciava trasparire un velo di
sofferenza fisica. Conoscendo l’Ammiraglio Blackbird, comandante della Medea,
decise comunque di permettere ai due stranieri di parlare con lui.
L’Ammiraglio
era noto per le sue doti di profondo conoscitore dell’animo umano e
John
Clarke, suo primo assistente, sapeva che Alexander Blackbird avrebbe
saputo
come agire con i due estranei, qualunque cosa volessero in quel momento.
Li
fece salire sulla nave e li condusse a
colloquio con l’Ammiraglio.
Alexander
Blackbird era un uomo sulla
quarantina, che aveva raggiunto rapidamente gli apici della carriera
nella
Marina grazie alle sue eccellenti doti strategiche, alla sua abilità
come
condottiero e grazie anche al fatto che qualunque equipaggio sotto il
suo
comando lo aveva sempre rispettato e gli era sempre rimasto fedele,
cosa non
semplice da ottenere a certi livelli di gerarchia militare. Di aspetto
imponente, era ancora un bell’uomo, nonostante l’età: la vita in mare
aveva
giovato al suo fisico, anche se sul volto alcune rughe denotavano il
peso delle
responsabilità e gli anni trascorsi a navigare gli oceani, sotto sole,
vento e
tempeste.
Due
occhi azzurro cielo, quasi trasparenti,
spiccavano sul suo viso abbronzato e scrutavano attentamente chiunque
fosse al
suo cospetto, senza tuttavia metterlo a disagio. Anzi, era proprio
quella sua
caratteristica, nonché la sua capacità di ascoltare il proprio
interlocutore,
che gli aveva permesso di essere sempre ben voluto dai suoi uomini.
Ad
André l’Ammiraglio piacque subito e
pertanto, pur tralasciando alcuni particolari, raccontò la loro storia,
compreso il fatto che, in quel preciso istante, stava ascoltando due
ricercati
per omicidio.
Blackbird
apprezzò la sincerità del Conte, il
quale avrebbe potuto blandirlo con una storia fasulla, e ammirò anche
la fiducia
che il francese gli dimostrava. Nessuno, infatti, gli avrebbe potuto
impedire
di consegnare i due fuggiaschi ai gendarmi francesi che certamente
sarebbero
stati presto sulle loro tracce. Ma quell’uomo e quella donna gli erano
piaciuti
subito, per i loro modi aristocratici e schietti, nonostante la
situazione.
Decise
pertanto che Milady e il Conte
meritavano il suo aiuto: la Medea
era prossima alla partenza e nessuno avrebbe
potuto accusarlo di aver dato asilo a due ricercati. Nell’arco di
un’ora al
massimo sarebbero salpati, diretti a Southampton, in Inghilterra, per
un breve
scalo in vista della traversata atlantica: John Clarke gli aveva appena
comunicato che le operazioni di carico erano terminate e quindi erano
pronti
per lasciare Marsiglia.
Credendo
a stento a quell’insperata fortuna, il
Conte D’Harmòn ringraziò l’Ammiraglio per la sua ospitalità e aggiunse
che il
porto di Southampton era una meta perfetta. Scherzando Alexander
Blackbird
disse che, se lo avessero desiderato, avrebbe gradito la compagnia di
Milady e
del Conte fino in America, ma a quanto pareva la rotta transoceanica
non era
nei piani dei due fuggiaschi.
L’Ammiraglio
li fece accomodare nella propria
cabina, nonostante sia il Conte sia Milady gli avessero assicurato che
non era
necessario, che si sarebbero adattati anche altrove. Ma l’Ammiraglio,
lontano
da troppo tempo dalla sua adorata moglie, non ci aveva impiegato molto
a capire
che i due passeggeri erano innamorati… l’idea di concedere loro una
tregua alle
loro rocambolesche ultime settimane lo allettò parecchio, facendolo
sentire
giovane e spensierato, quasi un Cupido che vegliava sui due amanti.
Sorridendo
e pregustando il momento in cui
avrebbe raccontato a sua moglie Valerie dei due ospiti imprevisti a
bordo,
ordinò ad un membro dell’equipaggio che facesse pervenire in cabina del
cibo e
l’occorrente per medicare la ferita del Conte.
A
Valerie, romantica di natura, sarebbe
piaciuta quella storia: quasi sempre aveva da raccontarle solo di
noiose
vicende militari, ma quella volta, al suo ritorno, avrebbe avuto la
soddisfazione di incantarla con una storia d’amore!
Finalmente
tranquillo nella cabina
dell’Ammiraglio, André si gettò sul letto, esausto. La ferita al
braccio,
seppur superficiale, gli bruciava parecchio e avrebbe dovuto medicarla
al più
presto per evitare il rischio di un’infezione. Fortunatamente il
proiettile non
era penetrato nella carne, ma lo aveva colpito solo di striscio,
tuttavia era
meglio essere prudenti.
Non
aveva detto nulla a Sarah, per non
preoccuparla, ma in quel momento, risolto il problema principale della
loro
sicurezza, si concesse il lusso di riposare un poco.
Si
era tolto la giacca, mentre Sarah aveva
aperto ad un membro dell’equipaggio che aveva portato loro cibo e
l’occorrente
per curare una ferita.
Domandandosi
come mai l’Ammiraglio avesse
ritenuto necessario procurar loro anche altro, oltre al cibo, si voltò
verso
André e lo sorprese sul letto, con la camicia macchiata di sangue
all’altezza
dell’avambraccio.
Preoccupata
gli si avvicinò.
“Sei
ferito…” sussurrò con ansia, dandosi
mentalmente della stupida per non essersene accorta prima. Aveva notato
che
aveva il volto più tirato del solito, ma aveva creduto fosse per la
tensione
degli ultimi avvenimenti e la necessità di trovare al più presto una
via di
fuga sicura.
“Non
è nulla” rispose lui, ad occhi chiusi.
“Ora mi medicherò. Chiedi per cortesia l’occorrente a qualcuno
dell’equipaggio…”
“Non
occorre. L’Ammiraglio deve averlo capito,
perché ha già mandato tutto il necessario. Perché non mi hai detto
nulla?”
“Non
serviva preoccuparti oltre, si tratta di
una ferita da poco…” disse, mentre si metteva seduto, per levarsi la
camicia.
“Lascia
fare a me” lo fermò lei, aiutandolo a
togliersela. Poi prese l’occorrente e iniziò a medicarlo.
“Ricambi
il favore che ti feci a Natale?” disse
lui, leggermente divertito, osservandola
mentre puliva accuratamente la ferita; era assorta nel
compito, attenta
a non fargli troppo male.
“Già…”
disse piano, terminando di bendarlo.
“Hai
intenzione di ricambiarlo del tutto?”
domandò lui, con un tono provocante.
Lei
lo osservò, all’inizio senza capire: le
pareva strano che, dopo averlo visto poco prima alquanto stanco e
sofferente,
in men che non si dica sembrava essersi ripreso tanto da divertirsi a
quello
che gli stava facendo. Ma, scorgendo una luce maliziosa nei suoi occhi,
finalmente comprese e ricordò a cosa alludeva lui.
Ricambiò
il suo sguardo e si rilassò.
Finalmente erano al sicuro; l’Ammiraglio aveva assicurato che la nave
sarebbe
salpata presto e nessuno sapeva che loro erano a bordo. In quel momento
potevano stare tranquilli e godersi il viaggio di circa quarantotto ore
che li
separava dall’Inghilterra.
In
silenzio, iniziò a sfiorargli lentamente il
torace, partendo dalle spalle e scivolando più giù fino al ventre
piatto, in
una carezza leggera e sensuale. Mentre traeva piacere anche lei da quel
tocco,
lo osservò negli occhi e li vide mutare colore all’improvviso, come
sempre gli
succedeva quando la voleva: la sfumatura più azzurra lasciava il posto
al
grigio scuro, e le comunicava all’istante l’intensità del suo desiderio.
Lei
sorrise dolcemente, scoprendo che André
aveva già scordato la ferita, la loro rocambolesca avventura e anche la
stanchezza, e si sentì eccitata e felice all’idea del potere che aveva
su di
lui. Prese allora a seguire il medesimo percorso con le labbra,
strappandogli
un gemito di piacere.
Si
sentì stringere all’improvviso tra le sue
braccia e cercò di fermarlo, prolungando il divertimento della
schermaglia
amorosa con un piccolo rimprovero:
“Tu
dovresti essere incosciente, e permettermi
di accarezzarti a tua insaputa…” disse seria, ricordandogli quanto era
successo
tra loro nella prima locanda in cui si erano fermati.
“Ma
io non sono incosciente…”
“Conte,
se avessi immaginato che non eravate
privo di sensi, non mi sarei mai azzardata ad accarezzarvi…” disse lei,
con
aria civettuola, prendendolo in giro. “Non vorrei mai che pensaste di
me che
sono una sfacciata…”
Non
riuscì a proseguire nel suo scherzo, perché
lui la fece tacere con un bacio che le annebbiò i sensi, facendole
scordare
qualunque gioco.
Si
abbandonò tra le sue braccia, languida ed
accondiscendente, permettendogli tutto ciò che sapeva piacergli e che
lei
stessa desiderava.
André
era un amante esigente, appassionato e molto
generoso e lei aveva imparato entusiasta a rispondergli allo stesso
modo,
scoprendo in se stessa una natura sensuale e primitiva che mai avrebbe
immaginato di possedere.
Più
tardi, nella calma che segue la passione,
lui la trasse a sé, mormorandole tra i capelli:
“Voglio
un figlio…”
Lei
si sentì il cuore in gola, a quelle parole:
un figlio da lui… Oh, quanto lo avrebbe desiderato! Ma non poteva… non
era
possibile…
“Voglio
sposarti al più presto, Sarah, e voglio
avere dei figli da te” continuò André, deciso.
L’aveva
sentita irrigidirsi impercettibilmente
e sapeva che il suo spirito libero si stava risvegliando a quella sua
proposta.
Nonostante le avesse confessato più volte il suo amore e nonostante
sapesse che
lo amava, tuttavia lei glielo aveva detto una sola volta, nell’estasi
della
loro prima notte.
André
sapeva quanta paura aveva di legarsi ad
un uomo; ancora non comprendeva perfettamente tutti i motivi dietro a
quel
timore perché, ogni volta che tentava di strapparle qualcosa del suo
passato,
lei sfuggiva alle sue domande, trincerandosi dietro ad un ostinato
silenzio,
oppure giocando con lui l’arma della seduzione alla quale sapeva che
non era in
grado di resistere.
Una
volta, tormentato dall’ansia di scoprire
qualcosa in più, aveva frugato fra le sue cose, ma con scarsi
risultati. Lady
Sarah continuava ad essere un mistero: conosceva a memoria ogni curva
sensuale,
ogni piega del suo meraviglioso corpo, ma la sua mente e il suo passato
restavano ancora un enigma.
Aveva
trovato solo una lettera, indirizzata a
Lady Sarah Jane Montagu, di Beaulieu, in Inghilterra. Si trattava di
una
lettera strana, di poche righe e dal testo a lui incomprensibile:
“So dove si trova C.H.
Raggiungetemi a Bath e
vi darò altre informazioni. J.T.”.
Doveva
essere una lettera importante, se se la
portava dietro dall’Inghilterra.
Aveva
intuito che lei nascondeva un passato
carico di problemi, ma la voleva, la desiderava, voleva trascorrere il
resto
della sua vita con lei ed era disposto a tutto pur di averla. L’avrebbe
aiutata, qualunque cosa vi fosse in ballo.
“So
che c’è qualcosa, nel tuo passato, che ti
tormenta ma io voglio vivere con te per sempre e ti aiuterò…”
“Tu
non sai di cosa stai parlando, André…”
disse lei, pacata.
“Non
m’importa. Quello che voglio è sposarti e
voglio che sia tu la madre dei miei figli… Non ti piacerebbe un bambino
che
abbia la tua bellezza e la mia intelligenza?” aggiunse con un dolce
sorriso,
per provocarla.
Lei
si cullò per un attimo nella fantasia di
quel sogno irrealizzabile e replicò divertita: “E se avesse la tua, di
bellezza, e la mia intelligenza?”
“Andrebbe
bene lo stesso!” disse lui, felice
della sua risposta. Temeva un no secco e deciso e invece… sentì le sue
speranze
rinascere: forse, poco alla volta, la sua corazza si stava sgretolando
e se lui
l’avesse amata con tutto se stesso, era fiducioso che alla fine lei
avrebbe
ceduto.
***
Siamo in viaggio da alcune ore, dopo aver lasciato Marsiglia sulla “Medea”, un veliero che batte bandiera americana.
L’Ammiraglio Alexander Blackbird, comandante della nave, ha protetto la nostra fuga, dopo che Sarah ha ucciso Klaus Von Webb per difendermi.
Quell’assassino traditore ci ha rintracciati all’arrivo a Marsiglia e stava avendo la meglio su di me, dopo avermi ferito ad un braccio.
Sarah, ancora una volta, mi ha sorpreso: non immaginavo sapesse impugnare una pistola e sparare. Ma quando l’ho vista, fredda e determinata, tenere sotto tiro Von Webb nonostante lui mi puntasse un pugnale alla gola, ho capito che sarebbe stata in grado di uccidere e, approfittando di una momentanea distrazione del Bavarese, mi sono tolto dalla traiettoria del proiettile, gridandole di fare fuoco. Rapida e decisa ha premuto il grilletto, freddando Von Webb al primo colpo.
Non appena ho realizzato che eravamo liberi, l’ho trascinata alla carrozza, per raggiungere al più presto il porto.
Ci occorreva una via di fuga, prima che i gendarmi si accorgessero dell’omicidio e ci dessero la caccia.
L’unica nave in porto che avrebbe potuto portarci lontano dalla Francia era la “Medea”, diretta a Southampton per un ultimo scalo prima di affrontare l’Atlantico. Non avremmo potuto sperare di meglio: una volta in Inghilterra, con tutta calma potremo riattraversare la Manica e raggiungere Cluny.
L’Ammiraglio è stato gentile e ci ha concesso persino la sua cabina. Credo abbia intuito il nostro amore e abbia deciso di regalarci, senza troppe domande, un po’ di intimità…
Non gli sarò mai grato abbastanza!
Trascorrere la notte tra le braccia di Sarah è ciò che più desidero al mondo e vorrei poterlo fare per il resto della mia vita.
Poche ore fa, dopo aver fatto l’amore, gliel’ho detto: le ho detto che voglio sposarla, che desidero dei figli da lei…
So che lei non vuole legami, che qualcosa la tormenta. La lettera, indirizzata a Lady Sarah Jane Montagu, di Beaulieu, che ho scovato tra i suoi effetti personali mentre cercavo un qualunque indizio sul suo passato, era più misteriosa di lei, ma questo non ha importanza…
Io l’amo e l’aiuterò a risolvere qualunque problema possa avere. Dopodiché saremo liberi di amarci e di avere tutti i bambini che vorremo…
La condurrò a Chateau D’Igne, e le regalerò la vita più meravigliosa che mi sarà concesso di donarle.
Nulla potrà impedirmi di realizzare questo sogno.