PART FOUR –
“LIGHTS OF THE PAST”
“Che idioti...”
Ranma si era separato dal gruppetto composto da Genma, Ryoga e Mousse.
Shampoo, all’entrata della caverna, aveva consegnato loro una mappa che li
avrebbe condotti dritti filati alla sorgente sotterranea. Soun, Kasumi e Nabiki
erano rimasti nel vicino ryokan¹ dove avevano pernottato. Akane si era
domandata come mai anche Ryoga fosse del gruppo: Hibiki aveva prontamente
balbettato che non avrebbe mancato di fornire ai suoi amici la propria
assistenza morale, in un momento così importante per loro. Le altre due
fidanzate avevano quindi informato i mezzi uomini che li avrebbero
aspettati all’esterno, all’ingresso della grotta. In realtà, la minore delle
Tendo aveva insistito per accompagnarli: Ucchan gliel’aveva poi sconsigliato –
adducendo come motivo che era troppo pericoloso avvicinarsi a quell’acqua
magica, per loro che erano ragazze. Trasformarsi in uomo non era una cosa molto
allettante, così la più giovane delle Tendo si era convinta. Non prima di aver
sferrato un forte pugno in faccia a Ranma: il quale aveva semplicemente
osservato che, se lei fosse caduta nella sorgente e avesse assunto forme
virili, non si sarebbe poi notata una gran differenza.
Dunque i maledetti si erano avviati. I problemi erano cominciati quando
quell’idiota di P-chan aveva fatto sua la mappa e, con la scusa di non fidarsi
di nessuno dei propri compagni di viaggio, si era voluto mettere alla guida
della stramba spedizione. Ovviamente, gli altri non erano dello stesso parere.
E si erano messi a combattere, come al solito: finché Ranma se n’era andato per
conto suo, convinto di riuscire a trovare quella sorgente anche senza mappa.
Sempre meglio che guidato da Ryoga!
Una voce catturò la sua attenzione.
“Ne sei sicura, Shampoo?!”
Ukyo. Veniva da dietro la parete adiacente, ne era sicuro. Ma la faccenda
puzzava, perché quelle due stavano lì? Si appoggiò alla roccia per ascoltare la
conversazione.
“Tlanquilla, spatolona! Questo cunicolo sottellaneo è molto esteso: la
mappa, quella che ho disegnato lolo, guidelà quei quattlo molto lontano da qui.
Non lo saplanno mai.”
Cosa non avrebbe saputo mai? Il ragazzo col codino aguzzò le orecchie.
“Saishuu Shiyou Rei-ryuujin?!”
“Cledo sia così che si dica nella vostla lingua: lo Spilito-Dlagone del
Limedio Definitivo! Mentle facevo le pulizie nella soffitta del listolante,
dove la bisnonna tiene le ploplie cose, ho tlovato un antico manosclitto cinese
che sembla fale ploplio al caso nostlo.”
“Il nome promette più che bene… Basta che non sia tutto fumo e niente arrosto!”
“Tu stanne celta: dopo di questo, il maschiaccio non costituilà più un ploblema
pel noi.”
“Ran-chan non sarà mai costretto a sposarla. Del resto, l’abbiamo già salvato
una volta, il giorno del tentato matrimonio.”
“Il mio ailen ci linglazielà."
“Bene, però spiegami almeno in cosa consiste, questa tecnica! Poiché è stata
mia l’idea di come attirare Akane in questa trappola: sapevo bene che, se
avessimo invitato qui Ranma con la scusa della sorgente magica, quegli
impiccioni dei Tendo – Akane compresa – si sarebbero aggiunti, in qualche modo…
Comunque sia, spero non si tratti di nulla di troppo drastico.”
“Ogni cosa a suo tempo. Sappi solo che, tlamandato di genelazione in
genelazione dalla famiglia amazzone, è il leggendalio metodo pel toglelsi di
tolno i plopli avvelsali. Questo spilito è la soluzione ai nostli ploblemi: ma
può essele evocato solamente una ed una sola volta, pel un’unica pelsona, dalla
pelgamena magica in mio possesso e in un luogo sottellaneo, spazioso, umido e
buio. Ecco come mai siamo venute in questo posto.”
“Ssh, abbassa la voce! Sta arrivando, le ho detto di raggiungerci qui perché
abbiamo trovato una cosa molto interessante. Reggimi il gioco!”
Non riuscì più a percepire alcunché. Dovevano essersi allontanate, essere
andate incontro ad Akane.
Maledette! Lo avevano preso in giro! Nessuna succursale della Sorgente della Volpe
Rossa. E Akane era in pericolo! Doveva raggiungere le ragazze
immediatamente. E cominciava così la sua corsa contro il tempo.
“Ranmaaa!”
Era all’ingresso di un’area più spaziosa delle precedenti. Il ciglio di un
fosso sotterraneo, che sembrava non avere fondo. Akane, evidentemente in preda
al panico, si trovava dove voleva l’amazzone, più avanti delle altre due, sul
margine estremo, certo attirata lì con qualche scusa. Mentre Ukyo sorreggeva
una lampada per farle luce, Shampoo pronunciò in quel preciso momento le parole
finali della pergamena. Dalle tenebre del burrone affiorava un possente
vortice, il quale pareva possedere le sembianze di un dragone.
“Ecco la vittima che ti offlo, Spilito-Dlagone: pulifica la mia casa, eliminando
i miei nemici!”
Ukyo si pose in mezzo.
“Eliminare? Aspetta, Shampoo: non si era parlato di questo!”
“Taci, spatolona!” la colpì con uno dei suoi bombori, stendendola a terra.
“Un’amazzone del villaggio di Joketsuzoku è plonta a tutto, sappilo.”
Il turbine generò un veloce spostamento d’aria, provocando un potente
frastuono: la risposta consenziente dello spirito.
“Fermeee!” gridò Ranma, correndo verso le fidanzate. Troppo tardi. Il vortice
si fece incandescente e cominciò a risucchiare al suo interno ogni cosa si
trovasse vicino. Akane era sull’orlo del precipizio, paralizzata dal terrore,
incapace di reagire in alcun modo.
“Akane, vieni via!” il ragazzo col codino si lanciava verso di lei.
La giovane Tendo si voltò, scorgendo il fidanzato e fissandolo con occhi luccicanti.
Accennò un sorriso, segno della ritrovata sicurezza. Un secondo più tardi, la
roccia sotto i suoi piedi franò tutta insieme e lei precipitò nel vuoto,
allungando vanamente la mano verso il braccio di Ranma, già disteso in avanti.
Vide il corpo di Akane sparire nel nulla, inglobato da due mascelle infuocate.
Poi nient’altro, se non la propria mano ancora sbilanciata verso il basso, tesa
come ad afferrare l’aria.
Ranma scostò con violenza la mano di Shingo dalla propria fronte. Lo sguardo
perso nel vuoto, il ragazzo col codino ansimava nel tentativo di introdurre
maggiore aria nei suoi polmoni. Respirare gli riusciva difficile, in quel
momento. Qualcosa gli mozzava il fiato. Il suo nemico implacabile aveva vinto,
alla fine. Come sempre. Quel tipo col medaglione aveva solo accelerato le cose.
I ricordi erano affiorati tutti insieme: senza l’intervento di Shingo, forse,
li avrebbe quietati ancora molto tempo. Ma ne era sicuro, sarebbero tornati
comunque. Il rimorso – questo era il suo nemico invincibile – lo avrebbe
sconfitto in ogni modo, prima o tardi.
“Ti è piaciuto, lo spettacolo?” chiese beffardo quello dai lunghi capelli color
platino.
“Ma… male… MALEDETTOOO!” sbraitò Ranma, sputando di colpo tutta quanta l’aria
faticosamente incorporata. Cercò di alzarsi per colpire l’interlocutore, ma le
membra non rispondevano ai comandi del cervello. E si limitò a continuare a
gridargli, la voce frammentata che andava a scatti: “Perché dovrei – dovrei
credere – a quello che mi hai fatto vedere?!”
“Non fare il bambino.” replicò freddo l’altro, i lineamenti del suo volto ora si
erano fatti seri. “Sai benissimo che tutto quello che hai appena visto è
accaduto realmente.”
Era vero. Lo sapeva benissimo. Come aveva potuto dimenticare tutto questo?!
Carponi sul nudo terreno, si coprì istintivamente il volto con le mani. Mani
che tremavano freneticamente. Anche se avesse voluto, non avrebbe potuto
rispondere. Le corde vocali gli si erano come spezzate.
“Ti sei calmato, finalmente?!” Shingo sbuffò impercettibilmente. “Adesso stai
buono, la storia non è finita: e vedo che hai il vizietto di saltare sempre
alle conclusioni affrettate.”
L’altro pareva non udirlo. Dalla sua bocca uscì infine un mormorio, tanto lieve
che si confuse con la brezza che si era appena levata.
“A-akane…”
Quello di fronte sorrise.
“Tranquillo, lei sta bene.” socchiuse gli occhi color zaffiro. “Peccato lo
stesso non si possa dire di te.”
Ranma rialzò il capo, levando le mani dal viso e lasciando intravedere il lieve
rossore dei suoi occhi.
“Cosa – cosa vuoi dire?!” era rimasto catturato dalla prima parte della frase,
e dalla sicurezza con cui era stata proferita.
“Ora vedrai…”
Poggiò nuovamente la mano sulla sua fronte. E la richiuse come un artiglio. A
Ranma parve che le unghie di Shingo gli trafiggessero la mente. Il medaglione
prese a brillare di luce propria.
“Lanma!”
“Ranma!”
Stava sul ciglio del burrone.
“Amole, non dovevi essele qui: comunque hai visto, ola sei libelo!”
“Ran-chan, perdonami! Non lo sapevo, non pensavo Shampoo avesse progettato questo.”
Guardava verso il basso.
“Ailen, cosa fai?”
“Ranma, no!”
Si sbilanciò in avanti.
“Lanmaaa!”
“Ranchaaan!”
E si lasciò andare nel vuoto, dritto nelle fauci del dragone di fuoco.
Ranma tornò al presente, riassaporando la tranquillità della notte. Questi
ultimi momenti rievocati erano stati piuttosto confusi. Le voci alle sue
spalle, lui che si buttava. Tutto appariva, però, annebbiato. Suoni, colori,
immagini. Nulla di razionale lo governava, in quegli infiniti attimi di
inferno. Logico che i ricordi fossero meno chiari e distinti dei precedenti.
“Saishuu Shiyou Rei-ryuujin…” disse, come riflettendo ad alta voce,
Shingo. “Bella trovata, non c’è dubbio: ne avevo sentito parlare, ma credevo
che quella pergamena magica fosse solo una favola per mocciosi!”
Il ragazzo col codino si mise a scrutarlo.
“Tu… come sai tutto questo?!”
Lui sogghignò.
“Vedi, Ranma Saotome, ti seguo da molto tempo.”
“Cioè mi stavi spiando…” l’odio che gli suscitava quel tipo lo scosse
dall’apatia.
“Pensala pure come ti pare: diciamo solo che ho assistito a molte tue
battaglie, in questi due anni.” si era rifatto serio. “Taro, Herb, Safulan:
combattenti valorosi, uno più forte dell’altro, eppure sei riuscito a
sconfiggerli tutti. Ciò costituisce sicuramente un punto a tuo favore.”
Ranma si era intanto rialzato in piedi.
“Purtroppo, noto che questa situazione ti ha messo fin troppo in difficoltà.”
continuò l’altro. “Mi hai deluso, ragazzo: il fatto che l’incontro con Ryoga
non ti abbia minimamente schiarito le idee conferma che non sei poi molto
sveglio, in ciò che non concerne le arti marziali.”
Lo fissò intensamente.
“Sai, non sono ancora sicuro che tu sia l’individuo che faccia al caso mio…
Troppo facilmente sopraffabile dalle emozioni, si vede bene che non riusciresti
mai ad accettare la responsabilità della morte di una persona: mentre un
artista marziale degno del suo nome dovrebbe innanzi tutto restare freddo,
qualunque cosa accada.”
Ranma ripensò istintivamente a quello che gli diceva Obaba, riguardo l’Hiryu
Shotenha. Shingo scosse la testa.
“Anche adesso… possibile che non ti sia reso conto di un particolare, in tutta
la storia?!”
“Mh? Che intendi?”
“Le ricordi, le parole della cinesina? Lo Spirito-Dragone può essere evocato
solamente una ed una sola volta, per un’unica persona… Ora hai capito?!”
Le pupille del ragazzo col codino si erano vistosamente dilatate. Ecco che,
quando tutto sembrava finito per sempre, gli si riaffacciava l’ombra del dubbio
– della speranza.
“Si dà il caso che quello Spirito abbia inglobato sia te che quella ragazza. Si
dà il caso che dunque abbia dovuto rinunciare ad uno di voi.”
Ranma si morse il labbro.
“Si dà il caso che abbia lasciato andare quella Akane…”
Il vento cessò improvvisamente di soffiare tra le fronde degli alberi.
“E abbia preso te!”
¹ Il ryokan è una piccola pensione giapponese.