Fumetti/Cartoni americani > I Simpson
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Autore: SanjiReachan    02/07/2012    4 recensioni
Bart è sempre il solito ragazzino, genio del crimine, presenza malefica nella sua città, idolo per tutti i teppisti.
Ma anche lui a volte si annoia delle solite cose... solo che nessuno lo riesce a capire. Fin quando non arriva nella sua vita questo "ragazzo" che scoprirà essere molto più simile a lui di chiunque altro.
Insieme parleranno a lungo, spedendosi delle lettere, finchè Bart non scoprirà che è solo l'ennesimo trucco del suo rivale più temuto... ma questa volta, riuscirà a non affezionarsi?
Pairing: BobxBart
Genere: Angst, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo quarto: Fire to memories. 


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Era buio pesto. I lampioni ai lati del marciapiede e il tenero chiarore di luna erano le uniche illuminazioni in quella strada. Bart stava camminando dietro Telespalla Bob, tenendo gli occhi bassi sull'asfalto dinnanzi a lui.
L’aria fredda della notte lo colpiva violentemente, rendendo il tutto meno piacevole di quanto non fosse già.
Le vie erano completamente deserte: non una persona si aggirava nei dintorni, nessuno che potesse notare a quell’ora di notte un ragazzino tenuto freddamente per mano da un alto uomo dai capelli rossi.
Bart guardò varie volte il suo aguzzino cercando il coraggio di dire qualcosa. Ma quando si decideva ad aprire bocca, da essa usciva solo un debole sospiro. Si sentiva impaurito, un brivido freddo e orribilmente sinistro gli scivolava lungo la schiena ogni volta che il vento autunnale muoveva il clima teso e tetro di quella notte.
La mano di Bart si mosse appena nella presa salda e dura di Bob. In rimando, lui gli lanciò un occhiatina veloce.
-Qualcosa che non va?- borbottò annoiato.
Oh, c’erano molte cose che non andavano, pensò Bart. Da parecchi minuti stavano camminando a passo sostenuto per le strade di Springfield, senza un luogo preciso da raggiungere.
Nella testa del ragazzino molte domande si sovrapponevano insistenti.
Dove stavano andando? Cosa aveva in mente? La sua famiglia aveva già notato la sua assenza? Oppure stavano facendo sogni tranquilli, immaginandolo nel suo letto?
Alla fine, decise di dire qualcosa. Cercando di far apparire la sua agitazione meno appressante, disse con voce precaria:
-Non… non staremo mica andando a prendere un gelato? Saranno le tre di notte…-
-Precisamente le tre meno dieci. E no, non stiamo andando a prendere un gelato, come potrai immaginare, non ho fatto tutto questo per una simpatica chiacchierata.-
-Ah… si, lo immaginavo.- rispose Bart con un debole sorriso.
Bob gli lanciò un’altra occhiata veloce alzando le sopracciglia.
Bart si sentiva di chiedere qualcos’altro. Dentro di lui stava lottando incessantemente contro la sua paura per cercare di uscire da quella situazione.
Da un lato voleva farsi dire la verità, sul perché gli aveva mentito e a che scopo se poi lo avrebbe ucciso comunque.
D’altro canto, aveva paura di scatenare una reazione violenta. Sapeva di essere odiato tantissimo da quell’uomo, e che se si stava trattenendo dall’idea di farlo fuori una volta e per tutte, doveva esserci qualcosa di importante dietro.
Poi, all’improvviso un altro piccolo sentimento si impadronì del ragazzino.
Frustrazione e delusione per aver perso una persona in cui credeva, una persona su cui aveva fatto affidamento in quelle settimane, quando si sentiva vuoto e perso solo le lettere di R. riuscivano a colmare quell’abisso.
Ora, era come se un’immensa crepa si fosse fatta spazio nel suo petto, facendolo sprofondare in qualcosa di freddo e ostile, e nessuna sensazione gli era mai sembrata più fastidiosa e innaturale, come se lo stesse portando via da qualcosa che riconosceva come casa sua.
Bart abbassò la testa, tenendo lo sguardo vuoto e vacuo sulle mattonelle delle strade.
Finalmente, sembravano essere giunti al parco pubblico della città.
-Dove hai intenzione di…?-
-Siediti qui.- impose Bob sedendosi su una delle tante panchine.
Bart obbedì sedendosi il più lontano possibile. Si massaggiò il polso dolorante che era stato sotto la presa ferrea di Bob per tutto il tempo.
Il parco di notte sembrava ancora più inquietante del solito. Non c’era in giro anima viva, solo le chiome degli alberi che oscillavano di tanto in tanto, mossi dalla brezza leggera.
A terra le foglie gialle e marroni occupavano la maggior parte dello spazio, ricoprendo ogni cosa.
Bart tremò leggermente dal freddo, avvicinandosi involontariamente a Telespalla Bob, con lo sguardo perso in qualche punto.
-Allora Bart.- iniziò improvvisamente la vecchia spalla televisiva.
Il ragazzino biondo trasalì al sentire di quella voce scura.
-Mi sembra d’obbligo spiegarti cosa succederà da qui in poi…- fece una leggera risata. –D’obbligo… in effetti non devo affatto sai?-
Bob si alzò mettendosi di fronte al ragazzo rimasto seduto.
-Non dovrei darti spiegazioni. Sei solo una pedina, stavolta, il gioco lo dirigo io. E lo farò finchè non mi sarò scocciato, e a quel punto non mi servirai più.-
-Ma di che cosa vai blaterando?- rispose Bart seccato.
-So cosa stai pensando Bart. Mi farai arrestare di nuovo, vero? Come tutte le altre volte, lo hai detto stesso tu che ormai è diventata una questione obsoleta.-
Il ragazzino lo guardò di traverso con occhi stanchi.
-Stavolta non è così. Stavolta, ho progettato tutto. Sei in mano mia, e non puoi scappare. Almeno, finchè non mi sarò divertito un po’ con te.-
-Non me ne importa.- rispose Bart sorprendendo sé stesso.
Tutta la paura che provava era svanita in un sol colpo, andata persa. Al suo posto, c’era solo una grande apatia.
-Aaah… capisco. Sei giù per via di Mister R. Ti eri affezionato a lui, vero? Voglio dire… a me.-
-Tu non sarai mai come lui. Era solo ciò che fingevi di essere, non ti è mai importato niente di me! A nessuno importerebbe se mi uccidessi ora. Provoco un sacco di guai, e tutti in città mi odiano.-
-Bè, su questo hai perfettamente ragione. Nessuno sentirà la tua mancanza. Ma se non provi paura, non c’è gusto a torturarti!-
-Credo che tu abbia già procurato la mia morte emotiva.- disse Bart incrociando le braccia sul petto.
-Ah… e d’accordo. Non volevo arrivare subito a questo, ma mi ci hai costretto.-
Così dicendo, Bob si abbassò sul ragazzo circondandolo con le braccia.
Bart sgranò gli occhi per la sorpresa, sentendo quel calore improvvisamente così vicino. Lo stava abbracciando?
Per un attimo sentì il profumo delicato di Bob invadergli le narici, dandogli una strana sensazione di disagio.
Erano così vicini che riusciva a sentire il suo respiro calmo e lento sul collo, mentre uno strano brivido gli scendeva lungo la spina dorsale.
Tutto svanì, quando sentì uno strano dolore: un materiale duro e rozzo che gli stringeva il busto e le braccia.
Si accorse che era una fune, che Bob gli stava legando addosso immobbilizzandolo completamente.
-Ma che…?-
Improvvisamente gli salì di nuovo l’angoscia e la paura di prima.
-Scusa Bart, ma credo che così sarà più divertente. Vedi, ogni volta che mi presento da te con un piano per farti secco, puntualmente tu mi sbatti in gattabuia. Questa volta, ho deciso che non m’importa come finirà, ma dovrò vendicarmi. Ti farò provare tutto quello che ho provato io, senza darti tregua, perseguitandoti giorno e notte. Voglio vederti strappato alla “normalità” in cui vivi, per essere trasportato nel tuo peggior incubo.
 
Ti riporterò a casa, e quando meno te lo aspetti ti verrò a prendere. Vivrai costantemente nel terrore.
Eccoti qui, Bart Simpson. La mia vendetta è appena iniziata.-
-Andiamo! Credi davvero che non ti denuncerò una volta tornato a casa?- esclamò Bart convinto, decifrando quelle parole orribili.
-Si! Lo credo fermamente. Questa volta, non riuscirai a denunciarmi. E se mai tu ti decidessi, sarebbe in ogni caso troppo tardi. Perché ti avrò già ucciso senza che tu te ne sia accorto.-
-Che diavolo dici, Bob? Perchè mai dovrei farlo?-
Bart fissava con occhi scandalizzati l’uomo davanti a lui, non sapendo che fare.
Immobilizzato, lo guardava in cerca di una risposta. Stava comprendendo il suo terribile piano, ma gli sembrava tutto molto inverosimile.
Pensava davvero che si sarebbe lasciato “usare”? Come  una marionetta, gli avrebbe lasciato manovrare i fili, facendogli fare quello che voleva?
Il ragazzino stava aspettando una risposta che non arrivò mai.
Anzi, Bob gli dedicò un sorriso.
A Bart gli si gelò il sangue nelle vene: era un sorriso strano, velato da una sinistra dolcezza maligna, quasi sadica, che non riuscì a capire in effetti.
Però, anche così, aveva un non so che di elegante, qualcosa di fine. La sua pelle candida, al chiaro di luna, sembrava fare un strano effetto misto a quel sorriso.
Bart sentì una strana sensazione, non sapeva se era terrore… o qualcos’altro, ma ebbe dei fastidiosissimi brividi caldi per tutto il corpo.
Era strano come la reazione che gli provocava essere in compagnia di Bob fosse totalmente opposta a quella che provava quando parlava con Mister R.
Ancora faticava a credere che fossero la stessa persona. La stessa persona che si trovava dinnanzi a lui, e che aveva architettato un piano orribile per vendicarsi. Eppure… perché Bart si ostinava a pensare che Mister R. non fosse soltanto un personaggio inventato dalla fantasia di Bob per convincerlo a fidarsi?
Era fermamente convinto che tutte quelle lettere fossero derivate da qualcosa di diverso che da odio e rabbia. Doveva solo scavare dentro di lui per trovare Erry.
-Allora… toglimi un dubbio… “R”… come “Robert”?-
Bob sgranò per un attimo gli occhi, sorpreso da quella domanda.
-No, in realtà “R” sta per “Revenge”… ma grazie per averci provato…-
-E che cacchio…- mormorò contrariato il ragazzino
-Direi che abbiamo perso fin troppo tempo. Ho aspettato fin troppo…-
Bart rivolse lo sguardo su Bob, notando che aveva sfilato da sotto la giacca una calibro 12.
-Ma cosa…?-
-Conosci la Roulette Russa?*- e così dicendo, Bob prese  un solo proiettile dalla tasca del pantalone.
Il biondo osservò incapace di muoversi (sia perché le corde fastidiosamente strette gli cingevano il torace, sia per il terrore che gli impediva di formulare un solo pensiero logico) mentre il suo rapitore metteva quell'unico proiettile nella pistola, per poi far girare la carica fermandola dopo un po’.
Puntò con aria divertita l'arma da fuoco poco distante dalla fronte del ragazzo e disse:
-A te piacciono questi tipi di giochi, vero Bart?-
Il ragazzino strinse gli occhi sentendo il rumore meccanico della sicura che veniva tolta.
Col cuore in gola, sentiva il battito irregolare  pompargli sangue nelle vene.
Click
Niente. Il colpo era vuoto. Bart riaprì gli occhi, il sudore freddo gli scendeva sulla fronte. Tutta quella situazione lo faceva sentire impotente.
Guardò negli occhi Bob, quasi a supplicarlo, ma niente. Non sembrava dar segno di voler smettere quella tortura.
Tolse di nuovo la sicura, e Bart serrò di nuovo le palpebre.
Click…
Questa volta decise di continuare a tenere gli occhi chiusi. Fino a quando la sua fortuna lo avrebbe salvato?
-Bob!- esclamò disperato. -Fermati, avanti!-
Bob lo guardò per un attimo esitante.
-Ah… ho sempre questo problemino delle buone maniere…- disse il rosso più a sé stesso che a Bart. –Devo smetterla di stare a sentire le mie vittime.-
Un altro Click…
-Ascoltami! Sono sicuro che hai provato davvero qualcosa mentre scrivevi quelle lettere. Booob, ti prego stammi a sentire!-
-La cosa non ti è chiara Bart, Mister R. non esiste. Non è mai esistito. Capisci?-
 
Click
-Non è vero, sono certo che lui esiste, e il suo nome è Robert Terwilliger!- spiegò Bart come se fosse la cosa più semplice del mondo.
Bob si fermò un attimo. Lo guardò con occhi indecifrabili, quasi come se stesse rielaborando quelle parole.
Quel tono di voce non l’aveva mai sopportato, era lo stesso che aveva quando sventava ogni suo piano.
Lo stesso tono insopportabile, come se avesse fatto un errore decisamente stupido, che chiunque altro non avrebbe commesso. Che odioso che era! Un ragazzino, che da solo aveva sventato ogni suo glorioso progetto, il più delle volte subdolo.
Una volta, ricordò Bob, Bart insieme a sua sorella lo avevano trascinato in tribunale, quando era sindaco di Springfield. *
Con la sua faccia tosta disse apertamente che voleva “la verità”. Quello era stato davvero bello. Bob si era arrabbiato sul serio, spiegandogli  coloritamente che non erano all’altezza della verità!
Lui, non sapeva quello che gli era successo! I suoi piani per creare un programma televisivo che avesse giovato alle menti dei poveri ragazzi, arricchendo il loro bagaglio culturale, invece di ingaggiare persone rispettabili e renderle ridicole al solo scopo di strappare un’egoista risata al pubblico.
Da quando aveva conosciuto Bart Simpson, la sua vita era solo peggiorata. E più cercava di iniziare da capo, più lui lo spingeva sempre più giù!
Era giusto fargliela pagare, era giusto… eliminarlo una volta per sempre. Si trovava lì dinnanzi ai suoi occhi, totalmente indifeso, totalmente… inerme. Così… fragile….
E allora perché sentiva la mano tremargli? Perché diavolo non riusciva a premere il grilletto?
Perché, non riusciva a togliere gli occhi dalle sue labbra, mentre supplicavano di trovare un lato buono in lui?
-Io credo fermamente che l’uomo con cui mi scambiavo quelle lettere era il vero te. Non puoi dimenticare settimane e settimane di parole. Non se come me ci credevi davvero!-
La voce di Bart lo ridestò dai suoi pensieri. Non aveva sentito molto di quella frase, ma si accorse che ormai la sua mano non lo ubbidiva più, incapace di farlo premere nuovamente il grilletto.
Anzi, ora che ci faceva caso, stava tremando violentemente.
Bart sperò vivamente che non stesse per sparare di nuovo, perché si sentiva che quello sarebbe stato il colpo micidiale. Chiuse d’istinto gli occhi per l’ultima volta.
Dovettero passare parecchi minuti prima che li riaprisse notando che Bob aveva abbassato l’arma.
Lo guardava negli occhi, in quegli occhi ora terrorizzati, e anche parecchio stanchi.
Si chiese come mai Bob non avesse premuto il grilletto. E perché lo guardava così? Gli metteva parecchio soggezione…
L’ultima cosa che Bart vide prima di sprofondare nel buio, furono quegli smeraldi incisi da odio e frustrazione.
Fu quella l’ultima immagine, prima di sentire un enorme colpo dietro la testa, che lo fece sprofondare nel buio più profondo.
E svenuto su quella panchina, non sentì mai Bob avvicinarsi riponendo la pistola, e slegandolo dalle funi.
-Dannazione Bart. Perché riesci sempre a risvegliare il lato peggiore di me?- mormorò il rosso guardandolo con fare serio.
 
*** ***
 
Quando Bart si svegliò, erano le sei di mattina.
Era nella sua camera, sul suo letto. Si girò di lato sentendo un dolore lancinante alla testa.
Sul comodino vide il solito pupazzo di Krusty sorridergli gentile. Corrugò la fronte ricordandosi di quello che era successo poche ore prima.
Si alzò di scatto dal letto, la testa ancora agonizzante. Si toccò il bernoccolo dietro alla nuca mordendosi un labbro per il dolore.
Sapeva esattamente cosa fare. Si catapultò allo scatolone di lettere nel suo armadio e mise dentro tutte quelle che aveva in giro, sul comodino, sotto al cuscino del letto e sulla scrivania. Prese anche quelle nella scatolina del suo armadio. Poi corse di sotto.
Il salotto vuoto di casa sua gli fece venire un senso di nausea. Non si aspettava nessuno della sua famiglia sveglio a quell’ora, ma aveva una voglia matta di vedere una faccia familiare, che so, si sarebbe accontentato perfino del cane! Ma molto probabilmente anche lui stava facendo sogni tranquilli nella sua cuccia sul retro.
Comunque, non doveva perdere di vista quello che doveva fare. Si diresse dritto spedito al camino. Lo accese, con un accendino, e subito si crearono varie piccole fiamme che piano piano andarono a crescere.
Senza pensarci due volte, Bart prese le lettere nello scatolone e le gettò tutte nel fuoco.
Una a una, venivano inghiottite dalle fiamme avide di carta.
Ogni parola, mano a mano si andava a deformare, rimanendo solo cenere.
Bart si appoggiò al tavolino dietro di lui. Chiuse per un attimo gli occhi, cercando di cancellare quella scena, per quanto fosse una prospettiva invitante vedere il fuoco che inghiottiva lettere e lettere di menzogne.
Si guardò il polso, dove la mano di Bob aveva lasciato un bel segno rosso.
Sospirò amaramente…
-… e adesso cos’avrai intenzione di fare?-

Fine quarto capitolo.
 

Angolo dell'autrice:
Salve a tutti pargoli!!! Eccoci qui, al quarto capitolo... *si sentono dei colpi di pistola* 
Ma che...??? Oddio non sparatemi!! Che ho fatto??! Ah... già. Bart xD
Vi giuro che non è stata colpa mia!!! La mia metà cattiva mi ha costretto!! Io non volevo!! 

Vi prego di credermi!!
Mah... chi prendo in giro xD Era tutto programmato! Ma non vi preoccupate... mi farò perdonare con altrettanta tenerezza ù_ù *si schiarisce la gola* che c'è? Vabbè le dita incrociate non contano ù_ù
Comunque xDD

*1 = La roulotte russa, di solito è un gioco d'azzardo che trovate nei casinò, ma in questo caso è un gioco che si fa di solito, per impaurire e mettere sotto pressione psicologica. Si mette nella pistola un solo proiettile e poi si inizia a sparare, in modo che l'altro non sappia quale sia il colpo col proiettile.

*2 Nella quinta puntata della sesta serie, Bob diventa sindaco. Come appunto ho citato, è successo veramente quella scena.

Bene... scusate se era molto lungo questo capitoletto... Allora alla prossima!! Ciao!!!

*arriva con un ciondolo per l'ipnosi* 
RE.CE.NSI.TEEEEEEEEEEEEE!!! RECENSITEEE UUUH!
O.O Oh, scusate ^^" Giusto, tolgo il disturbo!
XXX
By Rea-chan x3

  
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