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Autore: FairyCleo    05/07/2012    18 recensioni
Dal capitolo 1:"Erano trascorse tre settimane dall' ultima volta in cui aveva trascorso una giornata con la propria famiglia al completo. Erano trascorse tre settimane da quando aveva litigato per l' ennesima volta con Chichi.
Erano trascorse tre settimane da quando lei aveva preparato i bagagli, lasciando lui e Gohan soli in quella piccola, silenziosissima casa in cui non sarebbero mai più risuonati i passi leggeri della donna che Goku aveva sposato".
Dal capitolo 3: "Io non so se sei venuto a conoscenza degli avvenimenti che hanno segnato la mia famiglia nelle ultime settimane..."[...]"Vegeta, mio papà non ha preso bene la cosa... è stanco, spento, immotivato.[...]"So che il tuo più grande desiderio è quello di battere mio padre, è per questo che ti chiedo di aiutarlo. Allenati con lui Vegeta. Diventa il suo nuovo stimolo. E sono certo che diventerai anche tu un super sayan. Il super sayan più forte della storia".
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gohan, Goku, Un po' tutti, Vegeta | Coppie: Goku/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quando meno te lo aspetti

 

Il giorno della festa era finalmente giunto. Finalmente secondo punti di vista diversi, sia ben chiaro. Bulma non vedeva l’ora di mostrare il proprio abito, sperando di prendersi la tanto agognata rivincita sull’eterna rivale. Goku non vedeva l’ora di indossare il costume da Thor e di divertirsi a far finta di lanciare il proprio martello, e Vegeta… Bè, Vegeta aveva accettato di indossare quel ridicolo vestito verde, ma solo perché almeno quell’idiota aveva avuto la decenza di non comprargli la riproduzione dell’armatura dorata con annesse corna e improponibili decorazioni che avrebbero fatto rabbrividire anche l’essere peggio vestito esistente sulla faccia dell’universo.
Bulma, che qualche sera prima era rimasta a cena a casa dei due saiyan, avrebbe preferito andare alla festa accompagnata da Vegeta, ma come aveva dedotto sin dall’inizio, il principe degli scimmioni doveva raggiungere il luogo molto prima degli altri per rivedere le ultime cose, e non per qualcosa, ma non aveva la benché minima intenzione di andare in giro accanto ad uno conciato come il finto figlio di Odino.
Gohan aveva deciso di non partecipare al party. Era un po’ di tempo che nutriva il desiderio di trascorrere qualche giorno a casa del nonno, in compagnia di sua madre, e quale occasione migliore se non durante una festa? Ad Halloween, si divertiva molto a travestirsi e a bussare ad ogni porta facendo la questua, ma quell’anno le cose sarebbero andate diversamente. Non vedeva l’ora di trascorrere un po’ di tempo sul divano, accanto alla donna che lo aveva messo al mondo, magari leggendole un buon libro e mangiucchiando la prelibata torta alla zucca che il nonno preparava in quella specifica occasione. A ben pensarci, la mamma gli aveva chiesto di riportargli il libro che aveva dimenticato, ma non se la sentiva di sottrarlo a Vegeta. Il principe si era così appassionato alla storia da trascorrere gran parte della notte chinato sul pesante volume, nonostante la stanchezza e gli impegni del giorno dopo. Avrebbe comprato un volume nuovo per la sua mamma, magari prendendole anche il seguito. Sì, sarebbe stato un halloween decisamente diverso da tutti gli altri!
Goku avrebbe preferito che il bambino andasse in palestra insieme a loro, ma non se l’era sentita di chiederglielo. Gohan aveva bisogno di trascorrere del tempo con sua madre. Per quanto le cose fra di loro fossero profondamente cambiate, non poteva pretendere che le colpe da loro commesse ricadessero sul loro unico figlio. Doveva avere una vita sana, una vita da bambino normale, anche se tutto nella vita del suo Gohan era decisamente all’infuori dalla normalità.
Il vero problema, però, rimaneva un altro. E Goku si riferiva al tanto temuto dopo party, al momento in cui lui e quel borioso d’un principe sarebbero tornati in una casa deserta e silenziosa, momento in cui sarebbero stati per la prima volta insieme, da soli, in piena notte. Le cose fra di loro non avevano subito alcun tipo di miglioramento, ma non erano neanche peggiorate, ad essere sinceri. Vegeta aveva semplicemente ripreso ad ignorarlo, forse rendendosi conto di aver esagerato a comportarsi in quel modo con Bulma, e lui non aveva fatto niente per impedirglielo. Era decisamente più facile fingere che il problema non esistesse, nonostante ci fosse una certa cosina che gli ricordava costantemente quale fosse il motivo dell’incrinarsi del suo quasi rapporto con Vegeta. Forse, a ben pensarci, chiedere aiuto a Crilin non era stata la migliore delle idee. Per quanto potesse essere il suo migliore amico, non gli erano mai piaciuti gli uomini per quello che sapeva, ed erano normale per lui sentirsi in imbarazzo a dover affrontare un argomento del genere. Era stato ingenuo, e probabilmente anche un po’ indelicato. Se proprio ci teneva a saperlo, magari avrebbe dovuto fittare uno di quei filmini poco consoni ad un padre di famiglia e togliersi ogni dubbio! Tanto ne aveva visti di ogni genere, formato e dimensione esposti sugli scaffali del videonoleggio. Ma con quale coraggio lo avrebbe portato a casa? E se Gohan lo avesse trovato? Vegeta aveva scovato il dvd in un batter d’occhio, anche se doveva ammettere di non averlo nascosto con le dovute precauzioni. Di certo, una soluzione andava trovata, e anche piuttosto in fretta, se voleva evitare di finire come Genio. Davvero non riusciva ad immaginarsi in quel modo, vecchio, decrepito e maniaco. La sola idea gli faceva accapponare la pelle. Prima o poi avrebbe capito cosa fare, sperando che ciò accadesse in un lasso di tempo non eccessivamente lungo.
Alle 19.00 in punto, i due saiyan avevano raggiunto la palestra, l’uno già bello e vestito da principe asgardiano, trasformato in super saiyan per giunta, per calarsi meglio nella parte del semidio biondo con gli occhi azzurri, mentre l’altro, avendo deciso di conservare la propria dignità, era rimasto con la tuta, valutando seriamente l’opzione di travestirsi da se stesso. Tutti gli altri istruttori erano agghindati di tutto punto, rendendo l’atmosfera variopinta e decisamente molto più allegra, mettendo un po’ da parte la solita atmosfera professionale che caratterizzava la Apoxyomenos.
Goku era a dir poco affascinato dalla bellezza del luogo. Melanie aveva pensato proprio a tutto, dai festoni alle piante, dal cibo alla musica. Per l’occasione, aveva ingaggiato un famoso dj, e gli aveva permesso di sbirciare in anteprima la meravigliosa aula di danza. Il saiyan era rimasto a dir poco a bocca aperta.
“Urca! Ma quanti specchi ci sono qui dentro? Guarda quello com’è grande!! E c’è un pianoforte a coda! Ti rendi conto Vegeta? Non ne avevo mai visto uno vero in vita mia prima di oggi! E guarda! Gli spogliatoi conducono direttamente qui nell’aula! Ingegnoso, non trovi? Ma, a cosa serviranno mai quelle sbarre attaccate al muro, mi chiedo?” – era veramente entusiasta. Vegeta era certo di non averlo mai visto così eccitato. O almeno, non in quel senso. Chissà come mai, poi! Era solo una stupida aula di danza! E come poteva pretendere che potesse rispondere ad una smile domanda?
“Dimmi un po’, razza di cretino, perché credi che io dovrei sapere a cosa serve quella stupidissima sbarra? Mi hai preso per uno a cui interessano queste cose da femminuccia?? Ma pensa un po’ tu con che pezzo di cretino mi ritrovo a convivere!”.
Che cavolo ci trovava in quattro specchi e un paio di assi di legno sul pavimento non lo capiva proprio.
“Ragazzi! Siete arrivati! Goku, ma che costume originale! Ma ti sei tinto i capelli e hai messo le lenti a contatto? Però! Che cura dei dettagli! E tu, Vegeta, non hai ancora indossato il tuo?” – una bellissima Melanie vestita da strega aveva raggiunto i due saiyan, cominciando ad impartire loro le prime istruzioni. Era veramente affascinante vestita in quel modo. Il suo abito nero e viola dai bordi strappati e dalla maniche svasate, arrivava appena sopra il ginocchio, ma terminava con una lunga coda che scivolava sinuosa sul pavimento. Al collo portava un enorme collana argentata a forma di stella con un enorme cristallo nero al centro, e sui capelli spettinati e spruzzati con qualche colpo di bomboletta bianca c’era un enorme cappellaccio che dava il tocco finale.
“Dunque, come potete vedere, il catering ha allestito il buffet qui nell’atrio, proprio davanti alla porta dell’aula di danza, mentre l’esibizione dei nostri maestri avverrà all’interno. Come potete notare, l’aula è stata costruita proprio al centro della struttura, creando un corridoio tutto intorno, e gli specchi sono unidirezionali: voi potete vedere all’interno, mentre loro possono specchiarsi tranquillamente senza ricevere segnali di disturbo dall’esterno, non è fantastico? Tra un po’ le poltroncine saranno sistemate a dovere, e la presentazione potrà avere inizio non appena gli ospiti si saranno accomodati. Mamma mia, arriveranno tra meno di un’ora e c’è ancora tanto di quel lavoro da fare! Mi raccomando, non disperdetevi! Ho bisogno di voi! Sarà tutto strepitoso!”.
Dire che era su di giri sarebbe stato riduttivo, ma c’era da aspettarselo. Era un evento importante per lei, a dir poco fondamentale, e tutto sarebbe dovuto essere perfetto.
Così, qualche ora dopo, tutto era finalmente pronto, e persino Vegeta aveva accettato di indossare l’orrido costume che il decerebrato aveva deciso di comprargli.
A ben vedere, però, quel costume non era poi davvero così orrido. Certo, era atipico, e decisamente scomodo, ma non gli stava poi così male. Il verde gli donava, e nonostante quella specie di palandrana – perché non sapeva davvero come altro definirla – fosse decisamente non da lui, doveva ammettere che nell’insieme il tutto poteva funzionare. Sperava solo di non sentire battutine da parte di colleghi o invitati. Non aveva la benché minima intenzione di farsi dare dello stupido dai primi arrivati, sempre considerando che sarebbe stata colpa di Kaharot, in caso.
Nel vedere il suo riflesso nello specchio dello spogliatoio, Goku era davvero rimasto senza fiato. Aveva scelto davvero bene. Il costume donava terribilmente al borioso principino, sottolineando le spalle ampie e rendendolo più slanciato. Era bellissimo. Molto più bello di quanto avrebbe mai potuto immaginare.
“La vuoi piantare di spiarmi?” – si era lamentato il principe ad un certo punto, mentre finiva di indossare uno stivale. Odiava quando qualcuno lo fissava con insistenza. La situazione peggiorava se questo qualcuno era un reietto di terza classe che continuava a comportarsi da perfetto idiota.
“Stai benissimo” – aveva detto Goku, sincero e imbarazzato davanti a quell’immagine così inaspettata.
Vegeta si era girato verso di lui, spiazzandolo con uno sguardo più ferito che lusingato. I pugni erano serrati, e sembrava sul punto di confessare qualcosa di terribilmente imbarazzante per uno come lui.
“Che cosa ho detto di male, stavolta?” – il giovane super saiyan aveva compreso d aver sbagliato di nuovo. A quanto pareva, continuava a fare cilecca. Solo Dende sapeva quanto grande fosse la sua voglia di sparire, in quel frangente.
“Niente Kaharot. E’ questo il problema. Tu continui a non fare o dire niente. E francamente, sto cominciando a chiedermi se tu sia completamente idiota o lo faccia apposta per farmi innervosire” – aveva ammesso alla fine, lasciando di stucco il povero Goku che continuava a fissarlo con grande sorpresa.
“Che vuoi dire?” – era stata la sua innocente reazione a quel bizzarro comportamento del principe.
“Proprio non ci arrivi? Razza di idiota, fammi passare! Non voglio sprecare qui un minuto di più!”.
Era furioso. E lo era senza un motivo di facile comprensione – almeno per Goku, sia ben inteso. Ma con tanti uomini sulla faccia della terra, lui doveva proprio farsi piacere Vegeta? L’unico uomo con il ciclo in tutta la galassia?? Che iella!
“Aspetta! Perché fai così?” – lo aveva afferrato per i polsi, stringendolo quanto bastava per trattenerlo lì con lui. Ma lo sguardo carico d’ira di Vegeta sembrava di tutt’altro avviso.
“Ti ho detto che devi lasciarmi. Non farmelo ripetere di nuovo”.
“Ma perché? Vegeta, perché?”.
“Perché sei un idiota, ecco perché!”- e aveva cercato ancora di liberarsi dalla sua presa, ma senza alcun successo.
“Ma… Lasciami spiegare!” – a quel punto, sarebbe stato ovvio anche per un bambino il motivo della sua rabbia.
“Spiegare che cosa? Il perché della tua idiozia? Per quello c’è già una risposta! E LASCIAMI!”.
“No Vegeta! Non ne ho la benché minima intenzione! Ma come puoi non capire che l’ho fatto per te?”.
Quello era davvero troppo. Come osava dire l’aveva fatto per lui? Come?
Con uno strattone netto, il più grande tra i sue saiyan si era liberato dalla presa dell’altro, dandogli un pungo nella pancia così forte che persino un super saiyan era riuscito ad avvertirlo.
Goku, vacillando, era caduto sulle ginocchia, tenendosi forte la mano sulla pancia.
“Ve-Vegeta… Perché l’hai fatto?”.
“Sono il dio delle malefatte, ricordi? Anche se ho come l’impressione che questo ruolo sarebbe stato più consono a te”.

*


Bulma era arrivata con un quarto d’ora di ritardo, proprio ‘ come fanno le star ‘, aveva detto ai suoi genitori. I simpatici coniugi Brief avevano deciso di travestirsi da re e regina di cuori. Erano davvero simpatici in quella veste, soprattutto il signor Brief, che continuava a sorridere alla moglie come se fosse la prima volta che la teneva sotto braccio. Ma era stata la bella scienziata a non passare inosservata. Al suo arrivo, la maggior parte degli uomini presenti in sala si era girato per guardarla, ammirando il suo corpo fasciato da uno splendido abito
bianco decorato interamente con cristalli sfaccettati. Sulle spalle si aprivano due bellissime ali argentate, decorate anch’esse con centinaia di cristalli, il viso era in parte celato da una maschera di pizzo bianco con i bordi argentati, e i capelli intrecciati con fili argentati erano stati fissati sulla nuca con alcuni fermagli di diamanti. Era davvero splendida. L’unico inconveniente era che non era riuscita a trovare un accompagnatore. Yamcha non era disponibile, e non era stata in grado di trovare nessun altro che fosse alla sua altezza.
Poco male. Tutta l’attenzione sarebbe stata completamente concentrata su di lei.
Non c’erano rivali. Nessuna poteva anche solo sperare di competere con la grande Bulma Brief. Sperava solo  di incrociare al più presto la sua eterna rivale, e poter finalmente chiudere la partita. Melanie non poteva aver indossato un abito più bello del suo.

“Non potrà mai battermi!”.

D’un tratto, la scienziata si era sentita strattonare per la gonna, e si era girata, scoprendo la presenza di una bambina dai capelli castani vestita da fatina, proprio come lei.

“Signorina, che bel vestito che hai!” – aveva detto con quella sua vocina melliflua, sorridendole felice. Bulma era convinta di non averla mai vista prima di allora, eppure aveva un’aria così familiare.
“Grazie tesoro, anche tu sei molto carina! Come ti chiami?”.
“Vanessa! Tesoro! Non dare fastidio a… Bulma!! Sei arrivata! Ah, che gioia!”.

Melanie. La donna che aveva davanti era Melanie Clark in persona. Vestita da strega, ma restava lei. E si era appena rivolta alla bambina chiamandola tesoro. Che c’era sotto?

“Ciao Mel! Da quanto tempo!” – era stata la risposta della donna, che si era avvicinata quanto bastava per poterla abbracciare. Era terribilmente sexy vestita da perfida strega, ma la scienziata era certa di avere buone speranze contro di lei. Il suo abito era più bello. In effetti, ad essere sincera, non si aspettava proprio di vederla vestita in quel modo.
“È trascorsa davvero una vita! Ma lascia che ti presenti questa monella! Vanessa, lei è Bulma, una mia cara amica, Bulma, lei è vanessa, la mia bambina!”.
Aveva davvero creduto di svenire dopo quella rivelazione.
“Tua-tua figlia?” – su... di certo, aveva capito male! Come poteva avere una figlia?? Non era neanche sposata!
“Sì! Non ci vediamo da così tanto tempo che non ho mai avuto occasione di presentartela! È il mio mondo, il mio più grande orgoglio!”.

Melanie l’aveva presa tra le braccia, cingendola con dolcezza e dandole un rapido bacio fra i capelli.
L’inaspettata scena aveva sorpreso a tal punto la bella Bulma da farle dimenticare ogni genere di rancore o invidia. Era più che evidente, dal modo in cui aveva parlato di lei e dall’espressione con cui la stava guardando, che la piccola Vanessa fosse l’unica cosa che aveva al mondo. Una donna capiva al volo certe cose, e solo una vipera avrebbe fatto domande sconvenienti, mettendola in imbarazzo davanti alla cosa più preziosa che aveva al mondo.

“Sei una bambina bellissima tesoro. Sono davvero felice di fare la tua conoscenza”.

Era sincera. E si sentiva tremendamente stupida. Come aveva potuto essere invidiosa per tutti quel tempo di una madre single che stava crescendo da sola una bambina così bella? Ad occhio e croce, Vanessa doveva avere circa tre, massimo quattro anni. Non aveva la più pallida idea di chi potesse essere il padre, ma per ora non aveva importanza. Avrebbe tanto voluto saperne di più, ma non era quello il momento.
E il sorriso più che spontaneo che aveva appena rivolto alla sua ormai ex-rivale era stato una sorta di nuovo inizio. Lo sapeva lei, e in un certo senso lo sapeva anche Melanie.

“Grazie Bulma. Grazie di cuore” – le aveva detto la bella strega, stringendo di più la bambina e donandole il più dolce dei sorrisi.
“Grazie a te! Ma allora, si può sapere dove sono i ballerini? Sono proprio curiosa di vederli danzare!”.
“Oh, li vedrai tra breve, non temere! Ma lascia che ti presenti due tra i miei migliori istruttori! Ehi! Vegeta! Verresti qui un minuto?”.
Fortunatamente per lei, ma sfortunatamente per lui, il principe dei saiyan si era ritrovato a passare lì accanto proprio nel momento meno opportuno. Non occorreva la valutazione di un esperto per capire che gli era appena successo qualcosa, ma era ormai troppo tardi per rimediare al danno fatto, e lui non aveva di certo intenzione di filare dritto e dover dare poi in seguito il doppio delle spiegazioni sia a lei che a quella donna da cui aveva vissuto per qualche mese.

Bulma era veramente ammirata. Il costume comprato da Goku gli stava davvero un incanto, nonostante fosse atipico e forse un po’ buffo. Peccato solo che il principe non fosse in vena di chiacchiere. Ma, dopotutto, quando mai lo era stato?

“Bulma, lui è uno dei migliori istruttori che abbiamo, Vegeta. Lei è Bulma Brief, una cara amica, nonché geniale scienziata e inventrice!”.
Ovviamente, la donna non poteva sapere quanto superflua fosse stata la sua presentazione.
“Vedo che alla fine hai trovato il vestito” – aveva detto lui con il suo solito tono acido.
“E vedo che tu hai deciso di mettere quello che ti ha comprato Goku, alla fine! Ha proprio occhio per le taglie, il ragazzo!”.

Melanie era confusa, anche se, in effetti, c’era ben poco per essere confusi.

“Scusate, voi due vi conoscete?” – domanda forse inutile, ma necessaria, soprattutto per evitare momenti di smarrimento come quello.
“Questo simpaticone ha vissuto a casa mia per qualche tempo. Si atteggia a principe borioso, ma devi sapere che in realtà è un vero uomo di casa!” – aveva cercato di sdrammatizzare Bulma, dandogli una carezza sul braccio fasciato di pelle nera.
“E questa simpaticona…” – stava per rispondere in maniera tipicamente da Vegeta, quando l’imminente arrivo di Goku lo aveva bloccato, e con una scusa appena blaterata si era allontanato, sparendo fra la folla.

“Ma dove va?”- aveva chiesto Bulma, preoccupata.
“Non lo so! Ma quel ragazzo è impossibile, a volte! Non so Goku come faccia a sopportarlo!”.

Il ragazzo dalla momentanea bionda chioma non aveva una bella cera. Si teneva una mano premuta sul ventre, e sembrava sull’orlo di una crisi di pianto.
Vederlo in quello stato era un vero strazio.

“Sapete dov’è andato?” – aveva chiesto, con un filo di voce, non accorgendosi quasi della confidenza che c’era tra le due donne visibilmente preoccupate.
“No Goku… Ma cosa è successo?” – Melanie e sua figlia lo guardavano con gli stessi grandi occhi marroni. L’una era in ansia, l’altra era curiosa.
“Già… che ti è successo, amico?” – Bulma si sentiva quasi esclusa da quella conversazione fatta più che altro di sguardi e parole non dette. Era accaduto qualcosa di cui non era a conoscenza, evidentemente. E doveva essere qualcosa di grave.
“Niente. Non è successo niente. Scusa Melanie, ma devo andare a cercarlo. Scusa” – ed era andato via, lasciando le due donne e la bambina sole con i propri dubbi.

“Ma che gli prende?” – aveva chiesto Bulma.
Melanie, però, non aveva risposto, comprendendo che la scienziata non fosse a conoscenza dei fatti.
“Non lo so amica mia… non lo so davvero”.
“Mamma” – aveva chiamato Vanessa, quasi piagnucolando – “Loki e Thor non si vogliono più bene?”.

Le due donne si erano scambiate uno sguardo sorpreso, l’una incapace di comprendere davvero le parole della bambina, l’altra perché le aveva comprese sin troppo bene.
Nonostante tutti i trascorsi, nonostante il dolore e la delusione, Melanie sperava davvero che il suo piccolo angelo si sbagliasse. Ma i bambini vedono cose che ai grandi non sono concesse.
Chissà se prima o poi anche Bulma sarebbe stata in grado di vedere…

*


La serata era stata un vero successo.
L’esibizione delle due stelle della danza era stata acclamata dai presenti, e i balli, la musica e il cibo avevano allietato tutti, rendendo la serata un vero successo.
Melanie poteva ritenersi più che soddisfatta. Aveva trascorso gran parte della serata con la famiglia Brief, scoprendo che la sua Vanessa si era letteralmente innamorata di Bulma. La scienziata e la bambina non si erano separate neanche per un istante, ridendo, giocando e scherzando come due coetanee. Addirittura, la ragazza aveva asserito di non divertirsi in quel modo da anni.
Le cose non potevano essere andate meglio di così. Dopotutto, lei era Melanie Clark, mica si poteva scherzare.
C’era solo una cosa che aveva continuato a preoccupare la bella direttrice per tutta la sera. E non centrava il lavoro. Goku e Vegeta non si erano rivolti la parola per tutto il tempo. O meglio, il più giovane cercava disperatamente un contatto col più grande, ma quest’ultimo lo evitava come se avessi la peste. Nonostante avesse affidato a loro due l’importante compito di eseguire l’esibizione conclusiva della serata, non era quella la cosa che la faceva stare sulle spine. Pensare ad una coppia in lite, e lei di liti ne aveva vissute tante sulla propria pelle, la faceva stare male, molto più male di quanto avesse potuto farle quel famoso rifiuto.
Ma sapeva bene di non poter fare molto per loro.

Goku aveva un’aria così triste che quasi non lo si riconosceva. Aveva vagato per tutta la sala come un’anima in pena, cercando in tutti i modi di avere anche un minimo contatto con quello che a tutti gli effetti era diventato il suo antagonista. Ma ogni volta che provava a sfiorarlo o anche solo a rivolgergli una parola, Vegeta lo scansava in malo modo, portandolo quasi sul punto di piangere.
Era paradossale vedere un uomo così grande e grosso in preda a simili tormenti, a simi angosce.
Non sapeva proprio come poterlo aiutare. Una cosa era certa: non sarebbe davvero stato il caso di chiedere loro un’esibizione, non in quelle circostanze, almeno. Per quanto fosse sposata con il suo lavoro, si rendeva conto perfettamente che esistevano cose più importanti, cose più preziose. Nel suo caso, si trattava della sua bambina, nel caso di quei due matti, si trattava proprio dei sentimenti che l’uno nutriva per l’altro.

Avendo preso una delle decisioni più sagge della sua vita, Melanie si era diretta a passo svelto da Goku proprio qualche minuto dopo l’ennesimo tentativo di approccio da parte di quest’ultimo verso Vegeta, approccio che era stato frutto di una vera e propria fuga verso il terrazzo da parte del principe dei saiyan.

“Melanie, mi dispiace… Lui è arrabbiato, io sono un cretino… La situazione mi sta sfuggendo di mano… Mi dispiace tanto…” – era mortificato. Aveva deluso la donna che gli permetteva di comprarsi da mangiare, che gli permetteva di mandare Gohan in quella scuola così prestigiosa. Non se la sentiva di battersi con Vegeta, anche se doveva farlo per finta. Ma non sapeva come dirlo alla persona che aveva di fronte.
“Va a cercarlo e portalo via da qui” – era stato il consiglio accorato di Melanie, che in quel momento stava parlando da amica e non da datrice di lavoro.
“Ma, Melanie… E la tua festa?”.
“Vai, tranquillo. Non ce la faccio a vedervi così. Farò a meno di voi, non cascherà di certo il mondo! Chiederò ai maestri di eseguire qualche altra variazione. Per quanto li pago, non possono di certo rifiutarsi!”.
Goku non sembrava convinto. Andare via sarebbe stato decisamente poco professionale. Ma aveva paura di fare qualche danno, e soprattutto aveva paura che fosse Vegeta a fare qualcosa di terribilmente stupido.
“Sei sicura?”.
“Certo che sono sicura! Hai rischiato di rovinare tutto una volta, anche se è stata colpa mia, non far sì che accada di nuovo. C’è qualcosa che vi lega, e si tratta di qualcosa che molti non riescono a comprendere, forse neanche io. Ma per qualunque cosa abbiate litigato, c’è un modo per riconciliarvi. C’era sempre un modo per farlo, Goku. Trovalo e risolvete la questione, insieme. Quando le coppie si disgregano si da sempre la colpa ad una o all’altra parte, ma non è così. Le responsabilità sono reciproche, anche se magari per uno dei due sono maggiori. Vai a parlare con lui, cerca di chiedergli scusa se è necessario, e spiegagli come stanno veramente le cose. Si risolverà tutto, ne sono sicura”.
Definirsi del tutto motivato sarebbe stato eccessivo, ma il Son non sarebbe mai stato più grato di così a Melanie per quelle parole di incoraggiamento. Tra tutte le persone che avrebbero potuto aiutarlo, lei era di certo la più inaspettata. Ma i consigli degli amici non si rifiutano mai, soprattutto quando sono così accorati, così sentiti, così veri.
“Grazie Melanie… Grazie mille!” – aveva detto Goku, abbracciandola stretta – “Non so come avrei fatto senza di te!”.

Tempo fa, quado era stata abbandonata dal padre di sua figlia, se l’era chiesto anche lei. Ma quella, ovviamente è un’altra storia. Una storia che non può ancora essere raccontata.
Questa è la storia di Goku e Vegeta, la storia di due saiyan, nonostante non sia molto diversa dalle storie di centinaia di coppie che affrontano i problemi giorno dopo giorno.

*


Si era rifugiato sul terrazzo che si affacciava sul parco interno della palestra, quello situato all’ultimo piano, accanto alla piscina scoperta. Il cielo era meravigliosamente limpido, e la luna piena faceva da sfondo a quella serata terribile.
Il principe dei saiyan si era posato con gli avambracci sulla ringhiera, inclinando il capo tanto da posarlo sulla spalla sinistra.
Si sentiva un perfetto idiota. Per quello che aveva fatto, per quello che gli avevano fatto fare, per quello che provava, e per quello che non aveva fatto e si era rifiutato di provare.
Non era semplice lasciarsi andare, per uno come lui. Abbandonarsi ai sentimenti era oltre modo sconveniente per un saiyan, maggiormente per il principe. I sentimenti, l’affetto per qualcun altro, causavano solo problemi. Nel corso della sua vita, durante tutte le sue conquiste, aveva visto tante persone perdere la vita per difendere il proprio amato, o il proprio bambino. Aveva capito che se c’era qualcosa di ancora più grande dell’amore per il proprio compagno, si trattava dell’amore per i propri figli. E si era trovato a sorridere amaramente nel momento in cui si era reso conto quale significato potesse avere tutto quello che aveva fatto per Gohan.
Aveva programmato di non avere dei figli. Non c’era più una dinastia da portare avanti, e un erede sarebbe stato solo una palla al piede, qualcuno che un giorno l’avrebbe superato e umiliato. Ma vivendo accanto a Gohan, aiutandolo con i compiti, con i compagni, permettendogli di fare qualche piccola trasgressione, accontentandolo di tanto in tanto, era finalmente stato in grado di comprendere il comportamento inspiegabile di tutte le persone che aveva guardato negli occhi prima di ucciderle, il comportamento di persone che lo avevano implorato di risparmiare almeno la vita del proprio figlio. E mai, mai nella sua vita, avrebbe creduto di sentirsi così male. Mai avrebbe creduto di provare un simile rimorso.

Ma aveva ancora modo di cambiare? Gli sarebbe stata data la possibilità di chiedere scusa, di rimediare, di rendere omaggio ad ogni vittima? D’improvviso, non gli interessava più la raccolta delle sfere.
Per quanto cercasse di convincersi del contrario, che l’unica cosa importante erano la sete di potere e di conquista, l’unica cosa a cui riusciva a pensare erano l’affetto che quel mocciosetto saputello provava inspiegabilmente per lui, e ai sentimenti del depravato che all’improvviso erano scemati.
Forse era stato uno sciocco a credere che un mostro come lui potesse essere amato. Come si poteva provare amore verso una creatura fredda, crudele e calcolatrice? Era stato un vero sciocco. Uno sciocco che continuava  a non capire il repentino mutamento di atteggiamento di Goku nei suoi confronti.
Dove aveva sbagliato? Probabilmente non lo avrebbe mai capito, e non ci sarebbe stato tempo per farlo. Quella situazione non poteva andare avanti. Una volta tornato a casa, avrebbe attivato la navicella costruita dal padre di Bulma, lasciando una volta per tutte quel misero pianeta che gli aveva portato solo guai.
C’era solo una cosa su cui concentrarsi, una volta lontano: la sua trasformazione in super saiyan. Per tutta la vita, non aveva avuto bisogno di nessuno, non avrebbe avuto di certo bisogno di Kaharot per raggiungere quello stadio. Eppure, proprio in quel momento, una fitta dolorosissima mai provata prima di allora sembrava avergli attraversato il petto, squarciandolo a metà.
Forse, le cose erano cambiate a tal punto da non poter più porre alcun rimedio. E tutto per colpa di uno stupido, maledetto, idiota, inutile reietto di terza classe. Chi mai l’avrebbe detto che gli sarebbe mai accaduta una cosa del genere?

Quando Goku l’aveva trovato, Vegeta era ancora appoggiato alla ringhiera, con lo sguardo perso nel vuoto.
Il giovane super saiyan aveva il cuore in tumulto. La sensazione di essere sul punto di giocarsi il tutto per tutto stava dilagando in lui. Non poteva commettere errori. La battaglia per il cuore di Vegeta era decisamente più complessa e ardua di quello che avrebbe mai potuto pensare.
Le mani gli sudavano, e la tempia sinistra aveva cominciato a pulsargli convulsamente. Mantenere sotto controllo la trasformazione in super saiyan non sarebbe stato semplice, in quelle condizioni, ma non voleva tornare normale. Stranamente, anche se Vegeta allo stato attuale non costituiva un vero e proprio pericolo, si sentiva molto più al sicuro rimanendo trasformato. Forse, cambiando il colore dei suoi occhi, il principe non sarebbe stato in grado di leggervi tutto il dolore che stava provando. Per quanto Melanie gli avesse consigliato di essere sincero, non voleva passare per un debole, non davanti al ragazzo a cui aveva donato il cuore. Ma era più facile a dirsi che a farsi, e lo sapeva fin troppo bene. Soprattutto a lui, il detto ‘ gli occhi sono lo specchio dell’anima ‘ calzava davvero a pennello.
Con cautela, si era avvicinato al principe, che certamente si era accorto della sua presenza, ma non si era mosso di un millimetro, fermandosi proprio dietro di lui, a pochi centimetri dalla sua bella schiena.
Erano così tante le cose che avrebbe voluto dirgli, ma tanto per cambiare, non riusciva a trovare le parole. A quanto sembrava, qualunque cosa dicesse o facesse finiva sempre per commettere errori irrimediabili.
Chichi era andata via, Vegeta continuava ad allontanarlo, e aveva come l’impressione che presto anche Gohan non sarebbe tornato da lui. Finiva per perdere tutti quelli che amava, sempre e comunque.
Ma cosa aveva di così tanto sbagliato? Non sarebbe mai riuscito a capirlo.

Il cuore sembrava volergli uscire dal petto nell’attimo in cui aveva deciso di allungare la mano quanto bastava per sfiorare la sua schiena, e fortuna aveva voluto che sua maestà non si spostasse.
Il palmo di Goku, ampio e caldo, era posato nel bel mezzo delle sue scapole, facendolo sussultare lievemente.
Le parole, però, continuavano a rimanere impigliate nella gola.

E proprio dopo qualche istante, al contrario di qualunque previsione, Vegeta si era girato quanto bastava per poterlo guardare negli occhi.
Goku non aveva mai creduto che da un gesto così semplice si potessero comprendere tante cose così complicate, così intime.
Vegeta aveva uno sguardo solenne, all’apparenza imperturbabile, ma le sue pupille erano prive della luce che era solita brillarvi, quella luce vivida e brillante che tanto faceva impazzire il nostro Goku.

Il silenzio fra di loro era tremendamente assordante. Tutto era ovattato, i rumori della festa, i suoni della notte, tutto era lontano e inutile.
Con estrema lentezza, Vegeta si era girato di nuovo dalla parte opposta a Goku, permettendogli di tenere ancora la mano posata sulla schiena, mano che aveva cominciato pian piano a muoversi, diffondendo in lui un calore mai sentito prima.
D’un tratto, il suo piano di fuga gli era parso stupido e irrealizzabile.
Ma cosa gli stava accadendo? Perché non se la sentiva più di andare via? Lo sapeva, sapeva che Goku sarebbe andato a cercarlo, sapeva che sarebbe dovuto andare via prima che lui lo cercasse, perché di certo non si sarebbe arreso, e invece era rimasto. Era rimasto perché voleva essere trovato. Era rimasto perché voleva che Goku lo trovasse e lo convincesse a restare, che gli chiedesse di rimanere lì con lui. Ma non lo avrebbe fatto. L’idiota non gli aveva spiegato l’assurdo motivo del suo comportamento, e non lo avrebbe di certo fatto allora. Non era bravo con le parole, ancor meno con i fatti. Toccava a lui decidere. Toccava a lui prendere in mano la situazione e mettere la parola fine una volta per tutte. Era il principe dei saiyan, e toccava a lui decidere ciò che non erano stati capaci di decidere insieme.

“Andrò via” – aveva detto, continuando a guardare la luna splendente – “Andrò via subito dopo la fine della festa. Non posso più restare qui. Non ha più senso. Voglio diventare un super saiyan, e questo non è il posto adatto per farlo. Non puoi aiutarmi, e non provare a fermarmi. Sarebbe tutto inutile. Ho già preso la mia decisione”.

Il cuore di Goku si era fermato. Le sue membra si erano irrigidite, e un gelo improvviso lo aveva investito.
Il suo principe lo stava abbandonando. Tra qualche ora, la festa sarebbe finita, e così la loro breve relazione. Il sogno di cavalcare insieme in riva al mare non si sarebbe mai avverato. Niente si sarebbe più avverato. Tutto si era infranto, proprio come le onde sulla battigia. Non gli sarebbe rimasto niente in mano, se non un pungo di sabbia che pian piano sarebbe scivolata via, fino a confondersi con il resto della sabbia presente sulla spiaggia, diventando indistinguibile.
Aveva perso, e non c’era possibilità di rimediare.
Aveva perso, e sarebbe stato di nuovo da solo.

Goku non aveva detto una parola. Perché non aveva detto una parola? Gli importava così poco di lui da non voler neanche sprecare fiato per convincerlo a restare? La rabbia e la delusione dilagavano in lui. Per cercare di contenersi, aveva serrato forte gli occhi, stringendo la balaustra con tanta intensità da piegarla.
Voleva urlare, ma non ci riusciva. Voleva picchiarlo, ma non ci riusciva. Per questo, non avrebbe fatto niente, se non rimanere lì, immobile, ad aspettare che il tempo passasse.
E lo avrebbe fatto, se solo il saiyan che aveva dietro di sé non lo avesse abbracciato stretto, così stretto da fargli quasi mancare il respiro.
La testa era posata nell’incavo della sua spalla, e le mani premevano sul suo torace, stringendo senza  l’intenzione di fare male. E quel gesto, quel gesto che quasi non osava sperare, aveva per un attimo rischiato di cambiare tutto.
Ma lui non sarebbe tornato sui suoi passi, non quella volta.

“Andrò via lo stesso. Non puoi costringermi a restare” – aveva detto, cercando di mantenere la voce più ferma che poteva.
“Non lo farò” – era stata la risposta di Goku, stringendosi maggiormente a lui – “Sarai tu a decidere. Ma adesso, ti prego, vieni a casa con me”.

Si era girato di scatto, verso di lui, viso contro viso, torace contro torace. Gli era bastato guardarlo negli occhi per comprendere le implicazioni di quella proposta.
E di certo, non avrebbe rifiutato. Avrebbe tratto tutto il meglio che poteva, da quell’unico e solo momento di intimità che si sarebbero concessi, perché non ne avrebbero avuto degli altri.
La loro storia sarebbe nata e morta quella sera stessa, celata dall’oscurità, e benedetta dalla luna piena.
Avevano appena scoperto che c’era altro, oltre alla luna piena, che accomunava un principe ed un semplice soldato. Peccato solo che sarebbe stato dell’altro che non avrebbero mai vissuto.

Epilogo


L’alba non sarebbe mai dovuta sorgere, quella mattina, così non avrebbe mai portato con sé tutte le implicazioni che comportava.
La notte precedente non sarebbe mai dovuta finire.
Non dopo quello che aveva portato, non dopo tutto quello che aveva significato per loro.
Si erano amati piano, godendosi ogni istante. L’uno si era perso nel corpo dell’altro, donandosi completamente, senza remore, senza timori. L’imbarazzo iniziale era stato quasi surreale, così come era stato surreale il modo in cui la paura di causare dolore aveva abbandonato la mente e il cuore di Goku, per fare spazio ad un sentimento che aveva creduto di conoscere, ma che mai fino ad allora aveva davvero provato.
Vegeta non aveva posto alcun limite al compagno, sorprendendolo, gratificandolo, permettendogli di sbirciare in quel cuore che tutti credevano freddo, quasi di ghiaccio.
Non aveva mai avuto un compagno prima di allora. Non aveva mai fatto l’amore prima di allora, ma non lo aveva confessato a Goku. Non ce ne sarebbe stato bisogno.
Solo una cosa aveva finto di non capire, una cosa che non si sarebbe mai aspettato di sentirsi dire, e che Goku aveva pronunciato mentre erano ancora abbracciati e sudati.
Il saiyan si era avvicinato al suo orecchio, vi aveva posato un casto bacio, e gli aveva sussurrato “Ti amo” piano, così piano che quasi non l’aveva udito. Ma lui non era pronto per quello, e l’orgoglio gli aveva impedito di rispondere. Il principe dei saiyan non poteva ancora permettersi tanto.

Alla fine, Goku era crollato avvinghiato al busto sottile di un principe che non avrebbe chiuso occhio per tutto il resto della notte.
Sentimenti contrastanti si agitavano in lui, confondendolo, dilaniandolo.
Andare via sarebbe stato mille volte più difficile, adesso, mille volte più doloroso. Ma non poteva esitare.

Così, poco prima dell’alba, si era alzato, si era vestito, ed era andato via, cercando disperatamente di non guardarsi più indietro.

Quando Goku si era svegliato, aveva trovato il letto vuoto, ma ancora caldo, e per un istante si era convinto che il mondo fosse andato in frantumi. Il suo, di mondo, lo era andato di sicuro.
Con il cuore a pezzi, si era alzato, cercando di trovare una scusa plausibile da fornire a Gohan, a Crilin, a Melanie e a chi sapeva che Vegeta aveva vissuto con lui.

Solo allora aveva davvero capito come si era sentito Ennis, il protagonista del film. Solo e disperato. Vegeta era ancora vivo, ma il saiyan aveva la certezza che non sarebbe più tornato. Non era fatto per vivere in gabbia, e la terra, la sua casa, per lui significavano proprio quello.
Non avrebbe mai più rivisto l’uomo che amava.

Con gli occhi velati dalle lacrime, si era avvicinato all’armadio per prendere un cambio d’abiti. Ma la sorpresa che aveva avuto era stata così grande da fargli quasi perdere i sensi.
Appeso ad una gruccia in modo da poter essere ben in vista, c’era quello che Goku non avrebbe mai creduto di trovare: c’era il costume da Loki che aveva indossato Vegeta la sera prima. Senza pensarci due volte, lo aveva sfilato dalla stampella, stringendolo con forza.
Aveva addosso ancora l’odore del suo principe.
Non gli c’era voluto per capire cosa aveva fatto: il suo costume da Thor non si trovava da nessuna parte.

Sorridendo, Goku si era seduto sul bordo del letto, continuando a stringere tutto quello che gli restava di lui.
Mai si sarebbe aspettato un gesto così romantico da parte sua e, finalmente, aveva capito una cosa fondamentale: non tutto era perduto, perché spesso, troppo spesso, le cose accadono proprio quando meno te lo aspetti.

Fine (?)



Inutile dire che non doveva finire così.
Cose da raccontare ne avevo tante, tantissime, ma dopo una giornata di attente e ponderate riflessioni, ho deciso che per il momento non è il caso di andare avanti.
Sinceramente, mi è passata la voglia di scrivere. Sono sempre stata prolissa, persino nelle One Shot. Mi piace scendere nei particolari, e spesso scrivo cose che non aveva affatto previsto. Come avevo detto anche in qualche capitolo precedente, la storia è nata proprio dai capitoli che avevo cominciato a scrivere adesso. Tutto quello che è accaduto prima è stato un enorme preambolo. Avrei dovuto raccontarvi della festa di Gohan, del chiarimento con Crilin, del Natale, di una festa a casa di Genio, di un pensiero speciale che Goku e Gohan avrebbero fatto per il principe, e di altre cose molto più avventurose che non sto neanche ad elencarvi.
Ma a volte le cose cambiano all’improvviso. Mi scuso con tutti coloro che non si aspettavano un finale del genere. Sinceramente, anche se Goku, e soprattutto Vegeta, in questo capitolo risultano un po’ OOC mi importa poco. Non lascio le fic a metà, non l’ho mai fatto e non lo farò mai, e non ho nessuna intenzione di iniziare da questa, che è quella a cui sono più affezionata rispetto a tutte le altre che ho scritto.
Non scrivo giusto per il gusto di farlo. Mi piace condividere con voi idee, sensazioni, pensieri. C’è molto, molto di me nelle mie storie, soprattutto in questa qui, e testimonianza ne è il capitolo sulla loro uscita al cinema. Le fic mi impegnano tempo, ma è una cosa che faccio sempre con estremo piacere.
Prendere questa decisione mi è costato molto, ma per ora è meglio così.
Voglio solo ringraziare tutti coloro che l’hanno letta e seguita fino ad ora, rassicurandoli che non sparirò tanto presto. Ho una Het in corso, e non dimentichiamoci mai che tutto può succedere.
Siete speciali. Ognuno di voi lo è. Senza la vostra pazienza, la vostra dedizione, il vostro affetto, il mio lavoro non avrebbe alcun senso.
Grazie ancora, grazie di vero cuore.
Baci grandissimi!
Sempre vostra.

Cleo
   
 
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