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Autore: Liz Earnshaw    05/07/2012    7 recensioni
La storia si concentra principalmente su Klaus e Caroline. Ci sono comunque tutti i personaggi ed Elena è ormai un vampiro. L'inizio vede Klaus infuriato per questo motivo, poi Caroline farà finalmente la sua comparsa!
Dalla seconda parte dell'8 capitolo:
-L’ho fatto perché… -Prima di continuare, scrutai ancora i suoi occhi, immersi nei miei. Erano celesti, limpidi come l’acqua e bellissimi come il cielo primaverile. Sorridevano sempre. Volevo, desideravo, speravo di vederli un giorno sorridere per me, nei cui confronti pareva riserbassero solo rancore. –Perché credo di provare qualcosa per te, Caroline. L’ho fatto perché volevo vederti felice. L’ho fatto in quel modo perché –sorrisi nervosamente, alzando lo sguardo prima di rincrociarlo al suo, spaesato-, perché io sono Klaus. –Mi fermai, ripensando improvvisamente alla mia stramba vita le cui immagini si ripresentavano, come sempre, nella mia folle testa. -Non ho conosciuto nessuno che mi abbia. –Ancora un’altra pausa, tesa a riprendere il tono della mia voce ormai troppo smozzato. Pensai a mia madre, se così potevo definirla. Accarezzai le labbra e il mento e ripresi, con calma - insegnato ad amare, ad offrirmi, a sorprendere. Non sapevo come dirti dove stessimo andando perché vedevo nei tuoi occhi l’ebrezza e l’eccitazione. Ma non avrei mai potuto colmarla, volevo vederti sorridere col cuore. Volevo vedere i tuoi occhi… brillare come le stelle, quelle che ti ho mostrato l’altra sera. Tutto ciò nonostante non lo facessero con me. Nonostante non lo facciano con me. Non mi importava, seppure non ti ignoro che me ne doleva e duole tutt’ora. Me ne sono convinto sempre più andando lì, ho capito che non avrei mai potuto organizzare qualcosa che rimpiazzasse il tuo bisogno di avere accanto qualcuno che ti ami, qualcuno che tu inspiegabilmente ami. L’ho fatto con rabbia perché… non volevo. Io non volevo farti andare lì, sapendo cosa poi sarebbe successo. –Digrignai i denti e scossi il capo, tentando di non pensarla fra le sue mani. - A cosa sarebbe servito mostrarti Los Angeles? A cosa sarebbe servito parlarti di come l’ho vissuta io, di cosa ho vissuto in tutto questo tempo. Tu pensavi continuamente a lui e questo mi ha fatto render conto della completa inutilità che rappresentavo, in quel momento. –Mollai la presa sulla porta, sedendomi sul letto. –Non potevo farlo con dolcezza, Caroline. Non potevo correre da te e dirti che mi dispiaceva vederti piangere in quel modo. Tyler stava arrivando, avrei rovinato tutto. L’ho fatto per te! –Battei i pugni sul letto. –Lo capisci? –Mi avvicinai, accarezzandole il viso troppo pallido. –Per te. –Terminai, aprendo la porta e fuggendo via da quella dannatissima stanza, evitando così la sua risposta.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note della pazza autrice: ma ciaaaoo belle!! Vedete quanto sono gentile e brava senza esami! Ahaha No, dai… scherzi a parte eccomi con un’altra premessa che, poi, sfocerà in un tumultuoso capitolo (il 21esimo… oddio, già 21 capitoli ho scritto??? Incredibleee!). Beh, non vi stanco più di tanto. Se volete, ascoltate questa canzone (Placebo, the bitter end) http://www.youtube.com/watch?v=2KkarMNlTzY


E ora ti posso vedere 
correre da me 
a braccia spalancate.

 

POV KLAUS

-Dove andiamo? –Domandò, sempre più elettrizzata.

Pensava che stessimo insieme. Ne era convinta, e probabilmente sapeva pure di Caroline, della sua esistenza, sentendosi pervasa da uno spirito vendicativo.

-Ovunque  e da nessuna parte, che ne dici? –Continuò, quando non ricevette nessuna risposta.

Annuii, stringendo forte il manubrio. Ricordai, ossessionato, il viaggio con Caroline e la mia decisione.

Oh, se solo potessi tornare indietro! Avrei gioito di quei momenti, senza pensare ai troppi perché.

 

POV ELENA

-Oh no! –Esclamai, poco dopo che quell’inquietante vampiro se ne era andato.

-Cosa? –Domandò Damon, insoddisfatto per non averlo ucciso.

-Se sa i nostri nomi, sa chi siamo e quindi se cerca Klaus…

-CAROLINE! –All’unisono, quel nome fuoriuscì dalle nostre labbra.

Uno sguardo bastò ad intenderci: dovevamo raggiungere la casa della nostra amica, dell’ibrido poco ci importava. L’unione fa la forza, e quella a noi non bastava. Damon doveva solo accettare che il suo compito non era più difendere una debole umana, ma coprire le spalle del forte e deciso vampiro in cui mi ero trasformata e alla cui natura mi ero oramai arresa, più di lui.

Salii direttamente dalla finestra, attenta a non farmi vedere da nessuno, abile come un segugio.

-Care? –La stanza era vuota, al buio.

Palpai il letto, dove non trovai la bionda.

Iniziai seriamente a preoccuparmi quando sentii un odore particolare e già conosciuto: Connor era passato di lì e Caroline non c’era.

-Non è qui! –Esclamai, disperata, a Damon.

Mi abbracciò, cercando di rincuorarmi.

-La troveremo presto, non preoccuparti. –Proseguì, accarezzandomi i capelli.

 

POV CAROLINE

Mi svegliai in una stanza buia, fredda e antica. Sembrava una villa abbandonata, per intenderci.

Non capii come mai mi trovassi lì. Pensavo di stare in un sogno, infatti.

Poi, però, aperti gli occhi, riconobbi una figura.

-Caroline, pensavo di non averti fatto così male! –Il tono inquietante della sua voce, mi ricordò qualcuno o qualcosa. Nella mia mente, per assurdo, si presentavano scatti fulminei di momenti lontani, quasi come se non li avessi vissuto io, pur essendone stata partecipe.

-Chi sei? –Cercai di divincolarmi dalle catene a cui ero attaccata.

-Perdona la mia maleducazione, Connor, piacere.

Sbuffai, ridendo di quella assurda condizione. Prima mi fa svenire, poi mi lega alle catene e si preoccupa di non essersi presentato: quello sì che era un tipo strambo!

-Okay, adesso tu mi liberi e la mia vita torna come prima. –Non sapevo bene perché, ma sentivo una pressante necessità di vivere la vita, così come avrei voluto, così come avrei dovuto.

-Piccola, dolce, tenera, sciocchina di una Caroline! –Lo guardai allibita, sconvolta dagli aggettivi che aveva utilizzato per descrivermi. E poi, come conosceva il mio nome? Proseguì, carezzandomi il viso. –Qui non detti le regole, non siamo certamente a casa Mikaelson. –Scoppiò in una fragorosa risata, mentre camminava avanti e indietro illuminato dalla luce della luna. Indossava un abito elegante color nero che si aderiva perfettamente al fisico scolpito.

-Cosa c’entra adesso la famiglia degli originari?

Sorrise, sghembo e al contempo maligno. Era seriamente infastidito.

-Tu devi dirmi dove sta Klaus Mikaelson. –Scandì ogni lettera,  a cinque centimetri dal mio volto.

-E cosa vuoi che ne sappia io di quell’idiota? –Dissi, scrollandomi quelle catene e segnalando la mia inutilità lì, se si stava parlando dell’ibrido. Non avrei potuto dare altre informazioni che fuoriuscissero dalla definizione di: stronzo, merda, cinico, odioso, presuntuoso, incapace di ascoltare gli altri e di relazionare.

In quel momento, sentii una pressione sui capelli.

-Adesso lo chiamiamo e gli implori di venire qui. E’ chiaro? –Stringeva forte il mio capo fra le mani, tanto che pensai stesse per scoppiarmi letteralmente il cranio. La sua voce faceva eco nella stanza umida, alimentando quella pressante inquietudine.

-Non so… non so cosa devo dirgli! Io lo odio, te lo giuro! –Esclamai, in preda al panico.

Con mio stupore, mollò la presa.

Si voltò e, con uno scatto fulmineo, mi diede uno schiaffo all’apparenza impercettibile.

Sentii il sangue colarmi dallo zigomo.

-Tu non mi prendi in giro! Dammi il suo numero! –Continuò, indicandomi con l’indice.

-Non ce l’ho, ti prego, lasciami andare! –Cercai in ogni modo di implorarlo, di smuovere quella stramaledetta umanità.

Così si piegò, toccandomi.

Iniziai a muovere le gambe, cercando di divincolarmi dalla presa ferrea.

-Stai calma, voglio solo il tuo cellulare! Posso possederti in altri modi, non c’è bisogno che ti tenga legata! –Asserì, leccandosi le labbra.

Nonostante avessi cercato di oppormi, riuscì a prendere il mio cellulare e a scorrere la rubrica.

-Uh, Klaus! Sarà mica lui? D’altronde chi può avere un nome così orripilante, se non quell’ ibrido! –Premette il tasto verde, mantenendo il cellulare sul mio orecchio.

-Sii convincente, potrebbe essere la tua unica via di salvezza! –Sussurrò all’altro organo uditivo non occupato.

Lo scrutai, con aria minacciosa.

Come avrei potuto implorare al mio nemico, a colui che ha quasi ucciso la mia migliore amica, che ha perseguitato Tyler, di venirmi a salvare?

D’altra parte, forse, Klaus rappresentava seriamente la mia unica via di salvezza e dovevo sfruttare l’occasione.

-Caroline? –La sua voce era sorpresa e sottile, quasi impercettibile, come se non si volesse far sentire.

-Klaus! Klaus, ti prego! Vieni qui, c’è un uom… un vampiro che ti cerca! Non so perché sia venuto proprio da me, ma è convinto che tu possa venire qui solo sotto mia richiesta. Io, ti giuro… non so perché questo sia accaduto, ma ti imploro… -iniziai a piangere, soprastata da emozioni incontrollabili ed inaspettate: sentivo una voce che mi indicava quello che dovevo dire, quasi come se io non ne fossi capace. –vieni a prendermi. Rassicurami, torna da me. Senza inganni, sotterfugi o bugie. Torna.

 

Note dell’autrice: Ma cosa sta succedendo alla nostra Caroline? Sarà lo spirito di sopravvivenza a farle formulare quelle parole, oppure il soggiogamento non ha perfettamente funzionato? O altro? A voi i giudizi e, come sempre, mi aspetto almeno sei belle recensionii! Ringrazio tutte coloro che seguono, ricordano, preferiscono la storia e la recensiscono. Saluto le veterane della recensione ahhah e quelle nove! Un bacioneee eee thank you guys! 

 

   
 
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