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Autore: Stregatta    05/07/2012    5 recensioni
- Ehi, cervellone... Una sigaretta per i tuoi pensieri.
{Un reato da ragazzini, ed una bellissima catastrofe}
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’unica cosa vera di questa storia è l’esistenza di Matthew Bellamy e Dominic Howard. Questo pezzetto di fluff (che, wtf, è davvero uscito dalla MIA testa?! Come è potuto accadere tutto ciò?) è stato ispirato da questa quote. Il titolo è mezza citazione di Oscar Wilde che ho trovato digitando “stars” su Goodreads (lo so, l’ho sentito anch’io... Era l’ultimo respiro della poesia. L’ho uccisa io e non me ne pento); quella intera è “we are all in the gutter, but some of us are looking at the stars”.
Sciauauaù. ♥

Stiamo commettendo un reato, pensò Matt ridendo.
Uno spruzzo d’acqua lo colse in pieno volto proprio in quell’istante, ed il sapore del cloro gli riempì la bocca e mozzò la sua risata. Nell’aria, rimase solo quella di Dom - sgraziata, trionfante ed eccitata come mai prima di allora.
D’altronde, stavano commettendo un reato.
Oh, se i proprietari dello sporting club avessero davvero voluto tenere alla larga dei ragazzi in vena di cretinate avrebbero protetto la piscina con qualcosa di meglio di una rete a maglie larghe fin troppo facile da scavalcare ed un lucchetto da tre soldi.
La temperatura dell’acqua era sopportabile - certo, per i primi cinque minuti avevi la sensazione che le tue palle si stessero lentamente ritraendo all’interno del tuo corpo, ma bastava stringere i denti ed aspettare.
La torcia da campeggio, posata a bordo vasca, proiettava un cerchio di luce azzurrina che, in parte rifranta dal movimento dell’acqua, aleggiava nella notte in deboli, spettrali riflessi.
- Che idioti, gli altri.
Dom smise di agitarsi e si riavviò i capelli appiccicatiglisi sulla faccia.
- Non sanno cosa si perdono.
Si voltò ed iniziò a percorrere l’intera lunghezza della vasca in stile crawl.
Pigramente, Matt si rovesciò sulla schiena e si mise ad inseguirlo senza troppa convinzione.
Dopo un paio di bracciate, allargò braccia e gambe e restò a fissare il cielo - una volta nera attraversata dalla banda debolmente luminescente della Via Lattea ed orlata dalla luce aranciata dei lampioni più in basso, verso la città.
Era una posizione peculiare, quella dello sporting club. In una sola occhiata, Matt poteva abbracciare il presente elettrico della sua patria ed il chiarore atavico che aveva illuminato i dinosauri, l’uomo di Neanderthal, Cartagine, Waterloo, la Normandia.
Nel cielo, in quel preciso istante, passato e presente si esponevano per quello che erano: compenetrati ed inscindibili, per sempre. O perlomeno fin quando sarebbe esistito qualcuno in grado di notarlo.
- Ehi, cervellone... Una sigaretta per i tuoi pensieri.
Dom era tornato, leggermente ansante e con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
- … davvero?
- Ovviamente no.
Matt ridacchiò, chiudendo poi gli occhi e sussurrando: - Le solite cose.
- Gli alieni? I fantasmi?
- La Galassia.
- Oh, be’.
- Le stelle che vediamo sono vecchie di-
- Ehi, non ti ho chiesto spiegazioni.
Dom si avvicinò a lui, voltandosi per raggiungere la sua stessa posizione.
Matt lo vide mordersi il labbro inferiore, corrugare le sopracciglia.
- Una Big Babol per i tuoi pensieri.
- Le gomme al gusto di fragola mi fanno vomitare.
Distendendo il volto in un’espressione serena, Dom sospirò.
- Sto cercando di capire cosa vedi.
- Le stelle, la Via Lattea... Sai, quella striscia bianca lassù.
- No, è quello che tutti vedono... Voglio capire cosa vedi tu.
Matt arrossì.
- Questo è... Gay.
- Solo perché non sono una pentola a pressione come voialtri e ogni tanto sento il bisogno di manifestare una di quelle cose che vi fanno tanto paura... Come le chiama la gente normale? Ah, sì, emozioni.
- Che emozione sarebbe cercare di capirmi?
Dom non replicò: si immerse verticalmente per poi ritrovarsi con il volto vicino - molto, molto vicino - a quello dell’amico, che irrigidì ogni singolo muscolo del suo corpo in attesa di... Qualcosa. Qualcosa che Dom portava scritto nello sguardo in quel momento, qualcosa che solo lui e le stelle avrebbero visto ed approvato o forse queste l'avrebbero semplicemente ignorato, perché cosa vuoi che sia quel qualcosa in confronto all’estinzione dei dinosauri o all’ultima sconfitta di Napoleone Bonaparte.
Il respiro di Dom batteva sulla sua guancia, e per quanto lieve fosse lo colpiva come uno schiaffo: Matt lo vide socchiudere gli occhi e chiudere l’ultima distanza che li separava, un mero dato fisico, la distanza fra l’ordine ed il caos, l'ultimo secondo prima di un'esplosione, l'ultima cannonata per difendersi, l'ultimo istante prima della caduta dell'asteroide...
L’inaspettato occhio di bue proveniente dall’elicottero della polizia li sorprese in quel preciso istante - quanto dovevano essere lontani per non aver sentito il rumore delle pale...?
 - Merda! - esclamò Dom.
E quello forse non era il momento giusto per attirarlo a sé e baciarlo - perché alla Galassia poteva anche non importare nulla, ma ai poliziotti sì.
   
 
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