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Autore: AngelOfSnow    06/07/2012    3 recensioni
Fa parte della serie "I Belong To You. You Belong To Me", spero vi piaccia!
Dal capitolo:
Si misero uno davanti all’altro sul ring e si sorprese nel vedere tutti in tuta da box con guantoni inclusi, tranne Hikari, che aveva mantenuto la divisa bianca.
"Sarà una sfida impari, questa."
Continuò Hikari, indicando le persone alle sue spalle.
"Avrò modo di dare il cambio a qualcuno semplicemente toccandogli la mano quando mi sentirò stanca. Tutti lotteranno, stanne certo, e se anche uno di loro ti batterà, sarà in grado di decretare la tua sconfitta..."
Sbuffò infine con un sorriso tirato sul volto. "Io manterrò i tuoi stessi abiti, quindi scomodi per chi non pratica da una vita la lotta libera... ho pensato che potessero mettersi comodi. Cominciamo?"
Quasi sorrise, Kei, nel vedere la furbizia aleggiare nello sguardo della ragazza che amava e strinse il nodo della cravatta fra due dita, prima di tirarla del tutto via e gettarla in aria, alle sue spalle. Era stanco, dannatamente stanco, ma non avrebbe ceduto e avrebbe vinto a qualsiasi costo.
"Cominciamo."
Genere: Sentimentale, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Belong To You. You Belong To Me. '
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... rimanere al tuo fianco per Sempre. 
 

Musica consigliata: http://www.youtube.com/watch?v=aFZ7bBaYpcw 


Akira oramai era preoccupata: Hikari era in ritardo e, anche se i suoi genitori e quelli di Kei erano presenti, di loro due nessuna traccia.
<< Non preoccuparti: saranno a sbaciucchiarsi da qualche parte sotto il vischio! >>
Con un rametto della pianta appena citata, Tadashi si avvicinò alla propria ragazza con passetti quasi fluttuanti per la gioia, ritrovandosi catapultato contro una parete di roccia. 
<< Ragazza, potresti avere delle potenzialità nella lotta libera!! >> urlarono in perfetta sincronia il signor Takishima e Hanazono, strappando delle risate ai presenti.
Megumi con uno sguardo stranito, si strinse appena contro le braccia di Yahiro che la strinse e lesse con malcelato divertimento, ciò che le sue affusolate dita scrivevano con velocità sulla loro lavagnetta: “Si vede che sono i rispettivi genitori!” ... scrisse... “Sono assolutamente adorabili! ♥ 
Yahiro alzò le sopracciglia sinceramente contrito: ciò che vedeva lui, erano le copie identiche dei due loro amici, solo che sembravano brilli e non importava che Hikari fosse una ragazza. Era assolutamente impressionante!
Con un sorrisino furbo, prese un ramoscello di vischio alzandolo sopra i loro capi, facendo arrossire Megumi che chiuse gli occhi aspettando il bacio...non avvenne per colpa della renna che cominciò a mangiare il ramoscello senza esitazione, sbavando appena sulla testa di Yahiro. Balzò in piedi visibilmente schifato dalla situazione, facendo ridere Megumi che scrisse: “Tesoro potresti essere un grande comico!”
<< Ryuuuuuuuuuuu! Prendi questa bestiaccia! >>
Il sorriso dei presenti non tardò ad arrivare, mentre Ryuu si avvicinava all’animale con sguardo innamorato, non accorgendosi che Jun, nella sua versione da playboy, a causa delle attenzioni e dei continui baci di Sakura, con un completo simile a quelli venduti nei sexy-shop di Babbo Natale,  si era messo a cavalcare l’animale.
<< Và mio prode destriero! Questa notte mi regalerò ad ogni ragazza che desidera toccare l’Eden con un dito... >>
Come volevasi dimostrare, anche la renna si mise a fissare il ragazzo, mentre Sakura ed Akira muovevano i fianchi con gli occhi a cuoricino, per la quantità eccessiva di ormoni sprigionati dal ragazzo.
Megumi, Tadashi, Yahiro e Ryuu, divennero delle statue di sale alla scena...
I due bambini, Chitose e Sui, unici con una qualche sanità mentale, si guardarono in volto, traumatizzati, mentre sorseggiavano due tazze fumanti di cioccolata: anche i genitori si erano dati alla pazza gioia.
Ad un certo punto, quando Jun minacciava di cominciare uno spogliarello, il piccolo Takishima si alzò in piedi notando due figure muoversi dietro le porte con passo leggero ed armonioso però, una era strana... con la scarsa luce non si distingueva chi fossero.
<< Ragazzi! Indovinate chi vi ho portato?! >>
La voce di Hikari squarciò l’improvviso silenzio mentre spalancava le porte.
<< Un coniglio? >> si ritrovarono davanti un coniglio formato maxi accanto ad Hikari, la quale sorrideva beata e rinvigorita, che salutava con una zampa all’insù a mo’ di saluto. Poi, accadde tutto all’improvviso: Tadashi si gettò sul coniglio, stringendolo amorevolmente, mentre tutti gli altri lo seguivano con una strana luce negli occhi.
<< Kei! >>
Gioì ad alta voce Megumi, troppo emozionata, e gli tolsero il costume, pezzo per pezzo, lasciando per ultima la testa.
<< Amico mio! >>
 
Hikari alla scena, sentì un groppo di gioia cominciare a formarsi, dove prima stava solo un infinito senso di perdita.
Con la lentezza tipica dell’emozione, tolsero la testa del costume mostrando un Kei con lo sguardo basso e contrito.
<< Ragazzi... >> mormorò ritrovandosi gli occhi puntati contro. Occhi accusatori che si addolcirono come quando un genitore rimprovera il figlio per una marachella: erano arrabbiati, ovviamente, ma la felicità di riaverlo lì aveva già cancellato ogni risentimento.
<< Oh! Finalmente si può mangiare! Ci siamo tutti! >>
Disse Akira mettendosi le mani in tasca, avviandosi alle cucine. << Stava per freddarsi tutto, qui!! >> continuò scatenando l’amore perverso di Tadashi per la cucina della ragazza, tirando Kei per un braccio e sederlo nel suo solito posto da primo classificato. Alcuni sospirarono ricordando i bei tempi, gli altri rimproverarono i primi per quei sospiri così carichi di amarezza.
Mangiarono tra sorrisi e grida di giubilo collettivi e fra una gara e l’altra, arrivò il momento dei regali.
Hikari non aveva mai distolto lo sguardo da Kei, pensando che se lo avesse fatto si sarebbe scomposto in mille particelle d’aria, lasciandola di nuovo sola.
<< Forza! I regali! >> 
Akira e Tadashi spinsero lentamente Hikari fra le braccia del ragazzo, che era rimasto fermo a contemplare i riflessi blu dei suoi capelli sotto la luce con incanto.
Quando si trovarono a pochi centimetri l’uno dall’altra, Hikari alzò un pacchetto verso Kei con le gote rosate.
<< Ecco... questo è per te! S-spero che ti piaccia, Takishima Kei! >>
Arrossì del tutto mentre il ragazzo le sfilava il pacchetto dalle mani e lo scartava con lentezza... rimase folgorato nel ritrovare una cornice di rose ad incorniciare loro due in una foto: l’ultima che avevano fatto insieme in una di quelle cabine per foto-tessere.
Li ritraeva abbracciati, per gli standart di Hikari, con gli occhi sorridenti e le labbra piegate in un sorriso emozionato... almeno Kei, perché Hikari sorrideva a trentadue denti con la testa piegata sulla sua spalla.
Ricordava di averle date a lei per evitare di strapparle o chissà cosa, subito dopo la chiamata da parte della segretaria del nonno, che lo aveva avvisato dell’acquisto delle sei rispettive attività degli amici. Il nonno aveva finanziato i viaggi in tour del padre di Jun e Megumi.
Senza potersi ribellare, visto e considerato che le cose erano ben diverse dalla situazione dell’anno precedente a Londra, era stato costretto a prendersene cura personalmente, togliendosi anche il sonno e la salute. Ogni cosa dipendeva da una sua mossa e i sui amici non avrebbero dovuto saperne nulla. Mai.
<< Kei? >>
Chiamò Hikari, vedendo con quanta tristezza Kei guardava la foto e quasi si pentì di avergliela mostrata.
<< Grazie. >> disse infine, alzando gli occhi verso quelli della ragazza per abbracciarla. Ruggì appena qundo sentì il proprio telefono suonare.
<< Pronto? >>
Maledì mentalmente chi avesse potuto disturbarlo in quel momento e non si stupì che fosse la segretaria del nonno.
<< E’ stato urgentemente dalla massima carica di stato dell’Europa... >>
<< Cosa?! >>  sbottò, allontanandosi dalla stanza sotto gli sguardi dei presenti. Solo il padre di Kei, riuscì a capire la situazione solo dal tono del figlio e, preso per mano il piccolo Sui comprensivo, salutò tutti e si avviò fuori poggiando una mano sulla spalla, senza timore di poter far esplodere il figlio.
<< Sta tranquillo, il nonno dovrà tenermi conto... mh? >>
Kei fermò facendo cenno al padre di non commettere atti avventati.
<< Signorino, non si arrabbi con me, io sto solo dando voce al volere di vostro nonno e del capo di stato Europeo. >>
Grugnì fra i denti e sospirò con un piano ben definito in testa.
<< Si, ok, ci sarò, dammi trenta minuti. >>
Senza ammettere altro, chiuse il telefono in faccia alla donna e con passo mortalmente stanco si diresse verso Hikari e i propri amici.
<< C’è qualche problema... >> insinuò Ryuu, carezzando delicatamente il pelo della renna. Lui annuì.
<< Un problema di quelli grossi. >> finì Akira stringendo la mano di Hikari e il braccio di Tadashi. Annuì di conseguenza.
<< E tu devi andare. >> finì Hikari guardandolo con una punta di tristezza.
<< Io... >> non ebbe il tempo di finire che la ragazza aveva avvicinato il volto al suo, baciandolo con trasporto. Voleva soltanto fargli sapere che tutto quello che aveva sentito lui in quel lasso di tempo, per Hikari era stato il pane giornaliero accompagnato dalla bile e rimpianto. Solo questo.
<< Torna presto, Kei. >>
Disse, mentre fuori imperversava una bufera di neve non indifferente.
Lei lo sapeva, gli aveva raccontato tutto durante il tragitto per andare alla festa e si erano fatti delle nuove fotografie alla stessa macchina, tra i tanti scatti ve ne era una mentre si baciavano. Con uno scatto della mano Hikari fermò le proteste dei presenti con lo sguardo fisso su quello di Kei, che non aveva avuto modo di potersi godere quella così limitata libertà con lei.
Dopo un breve saluto, si girò, incamminandosi a passo fiero e sicuro, mentre cominciava a sentire il freddo sferzargli il corpo e il cuore... la sua luce, la sua fonte di calore sarebbe rimasta lì, ferma e in trepidante attesa. Si girò un secondo, un insignificante secondo mentre tutto veniva offuscato dalla neve e dal vento.
<< Ah! Kei! >>
Urlò ad un certo punto lei, correndogli contro e abbracciandolo per nascondere il vivo rossore sul suo viso, complice freddo e neve.
<< Ti amo. >> proferì, prima di interromperlo un’altra volta. << E... Ho vinto! >>
Una lacrima solcò inesorabile dai suoi occhi mentre si staccavano da quell’abbraccio e Kei si prodigò i prenderla al volo prima che potesse sparire. Gli doleva il cuore per quella situazione e il solo lasciarla sola, lo mandava in bestia.
<< Hikari..? >> soffiò, vicino al suo orecchio. << Sei stata brava, a vincere... Ti amo. >>
 
Si era semplicemente voltato, allontanato e volatilizzato.
Hikari cadde al suolo, troppo stremata anche per potersi mettere a piangere o muoversi.
Singhiozzo per prendere aria e subito i loro amici le si strinsero intorno per confortarla in qualche modo.
La riportarono dentro, oramai piangente, e i loro telefonini squillarono tutti contemporaneamente.
<< Pronto? >> dissero tutti all’unisono. << Cosa?! >>
Proseguirono tutti in coro, tranne Megumi che stava  ancora carezzando le spalle dell’amica, mentre il padre sospirava, lieto che quell’incubo con il Takishima Group fosse oramai estinto.
 
Se mi chiederà di dargli mia figlia in sposa, non esiterò ad acconsentire... un giorno!
 
<< E avete taciuto la cosa fino adesso?! >>
Gridarono in modo isterico i quattro ragazzi, mentre Né Sakura né Yahiro erano a conoscenza di ciò che stesse accadendo, nemmeno il piccolo Chitose aveva saputo qualcosa dal compagno di giochi Sui.
<< Io lo sapevo... >> mormorò Hikari fra un singhiozzo e l’altro, facendo cadere di mano tutti i telefonini.
Come se fossero davanti ad un’aliena, si avvicinarono a lei e le chiesero di cominciare dall’inizio, magari, senza tralasciare dettagli.
Con un sospiro rassegnato e i solchi delle lacrime, prontamente cancellati con il dorso della mano, lasciò che gli occhi guardassero da vicino i ricordi dello stesso pomeriggio, nel bar in cui avevano deciso di organizzare quella festa così ricca di eventi.
 
I due si guardavano come avevano fatto solo in rari momenti di giubilo, di gaudio e di festa per loro due. Di tali momenti ne erano sopraggiunti a bizzeffe, prima di essersi allontanati, ma erano momenti più che altro condivisi con gli amici della Special A e quindi da tenere stretti e legati al cuore.
Kei si era prontamente distaccato da ogni apparecchiatura acustica o di mobilia per non essere rintracciato e braccato.
<< Perché lo fai? >>
Curiosa come sempre si era sporta un po’ verso lui cercando di capire.
<< Perché se mi dovessero rintracciare, ucciderei tutti... >>
Si erano guardati in faccia per pochi secondi prima di guardarsi in modo complice.
Ordinarono da bere qualcosa di caldo e, come raramente accadeva, fu la nera dai riflessi blu ad ordinare.
<< Due tazze di cioccolata calda con della panna, per piacere! >>
Kei avrebbe preferito del caffé, logico, ma non aveva saputo resistere a quel viso raggiante e pieno di vita che tante volte l’aveva risollevato da un’oscurità perpetua... come la luce.
Le due tazze furono poste davanti a loro, senza che se ne rendessero davvero conto, così preoccupati gli uni degli altri a cavare  i reciproci segreti dagli occhi.
<< Perdonami... >> affermò Kei, facendo tossire Hikari.
<< Per cosa dovrei farlo, Kei? >>
Lo sguardo sul braccio della ragazza era stato più che eloquente e il suo sguardo, così carico di sentimento e liquido, facevano sentire ad Hikari la pesantezza di quei mesi, divenire leggera e candida come una nuvola che prende il volo per colpa del calore.
<< Non hai nulla di cui farti perdonare... solo... >>
Aveva detto, girando il contenuto nella tazza con il cucchiaino per far amalgamare la panna.
<< Perché? >> esordì infine, prendendo in contropiede il castano, che esitò solo per cinque secondi con lo sguardo sui vetri del locale che davano sulla strada.
<< Ho dovuto... >> sospirò, riacquisendo quello sguardo afflitto e combattuto. << Per non farvi rimanere a lastrico. >> piccata da quella frase non capendone il motivo.
<< Ma noi non siamo affiliati alla Takishi-... >>
<< Si invece! >> aveva sbottato Kei, massaggiandosi le tempie e chiedendo scusa per lo sfogo.
<< Dopo ciò che accadde a Londra, mio nonno si mise in moto per poter ottenere ciò che voleva: me. Non gli sarebbe importato se fossi stato disposto o meno a seguirlo, se avesse dovuto far del male a qualcuno o far fallire ditte su ditte. >>
Hikari rabbrividì sul posto senza fiatare. Respirava appena e pesantemente, trasmutando il dolore in rabbia verso chi, aveva osato tanto nei loro confronti.
<< Tutto il tempo in cui passammo a scuola dopo quell’evento, così tranquillo e serafico era stato in quel modo solo perché era lui a volerlo... dannazione, se fossi stato attento mi sarei reso conto che pian piano stava acquistando le imprese commerciali di Ryuu, quelle aree di Akira, addirittura gli sponsor per i tour del padre di Jun e Megumi, consegnava i soldi per il mantenimento dell’Hakusenkan e... >> Hikari aveva un’espressione atterrita, con i pugni stretti sul tavolo e un ringhio silenzioso in volto di chi si sente impotente. Si accorse solo dopo dello sguardo così angosciato e frustrato di Kei, riuscendo a ristabilizzare il respiro.
<< Stava per mandare in bancarotta tuo padre... >>
Kei si strinse appena nelle spalle e continuò a parlare.
<< Mi ha obbligato a prendere in mano gli affari dei loro gruppi e dei vostri gruppi, a cui dedicavo incessanti ore per mantenerli al meglio, dormendo per tre ore la notte, mangiando a si e no del sushi o del ramen... il che mi portava ad essere più aggressivo e meno presente per poter valutare le cose da più punti di vista, lavorando sempre e comunque per poter trovare delle clausole sui contratti che permettessero lo scioglimento dello stesso senza dare banca rotta o scendere in vie legali... era stato debilitante il fatto di dovervi forzatamente lasciare, di doverti lasciare per non complicare le cose... quando mi sono reso conto di averti fatto del male, ho realizzato di essermi addormentato mentre lottavo...>>
Hikari stette in silenzio e non toccò più la cioccolata, oramai fredda con dei grumi più scuri un po’ dappertutto.
Era concentrata sugli occhi del ragazzo davanti a sé, preoccupata. Scotendo la testa prese a parlare con fervore.
<< Come farai a liberarti della situazione? Tu starai bene? Noi? Takishima Kei, tu sei un osso duro, non mi venire a dire che non hai un piano!! >>
Esclamò in escandescenza, facendo sorridere il diretto interessato: gli era mancata da morire.
Annuì in modo contrito e si alzarono pagando il conto.
Stettero in silenzio per alcuni minuti, godendosi il paesaggio tranquillo ed innevato che la precedente bufera aveva creato, giocando e ridendo a crepapelle.
<< Guarda, scommetto che riuscirò a fare più nuvolette di fumo di te! >>
Esultò Hikari, trascinandosi il ragazzo dietro ogni possibile sfida.
<< Ho vinto! Ho fatto ventitrè nuvolette, tu ventidue! Mi spiace, Miss numero due! >>
Hikari si infuriava talmente tanto che le divenivano le orecchie blu.
<< Bhè, allora sono convinta che non riuscirai a creare un castello di ghiaccio in cinque minuti! >>
Sfidò e perse clamorosamente contro la fortezza gelata di Kei, costruita in tre minuti.
Con un inchino da sopra la fortezza, Kei si rivolse ad Hikari.
<< Miss numero due, vuole entrare? >>
Ridendo e scherzando si intrufolarono dentro la macchinetta per le foto-tessere e ne fecero di ogni tipo: a cominciare dalle boccacce per finire con carezze e teneri baci.
Poi Hikari trascinò Kei dentro un negozio di cosplay e gli fece indossare un modello di costume da coniglio, simile a quello che aveva utilizzato lei a Londra per nascondersi da lui. Il moro non aveva obiettato, intuendo qualcosa di speciale nel fondo dei suoi occhi.
 
I presenti rimasero scioccati, tranne il padre della ragazza che si limitava ad annuire a tratti alla figlioletta.
Tadashi sbatté un pugno sul tavolo, facendo tremare le cose presenti sopra di esso.
<< Dannazione! Non poteva renderci partecipi della cosa?! >> continuò.
<< Non poteva! >>
Si limitò a dire Hikari, guardando la porta da dove era uscito e la neve cadere, adesso, candida e perpetua.
Si alzò in piedi con i pugni chiusi vicino al volto con uno sguardo vittorioso.
<< Dobbiamo avere solo fiducia e pazienza! >>

 

*****

 Musica cosnigliata: http://www.youtube.com/watch?v=i7k3xiuP-eA 

Kei con un colpo nervoso, mise sul tavolo una cartella trasparente, in cui spiccava il biancore dei fogli su cui aveva lavorato per mesi.
<< Avvocato, mostri cosa abbiamo scoperto, prego! >>
Si accomodò su una sedia, sprofondandoci con un ghigno coperto dalla mano: il suo piano giudiziario era perfetto, i suoi avvocati anche essendo stati prelevati da ogni parte del mondo, e non si sarebbe fatto attaccare facilmente.
Alla parola “avvocato” più di dieci persone si mossero contemporaneamente e nella stanza si levò un soffocato coro di risate, quella di Kei nervosa e trascinata.
<< Masamune, prego, illustri lei i risultati. >>
L’interessato si concesse un piccolo inchino prima di inforcare due occhiali e sguainare una pila di fogli.
 
O affondo io, o l’intero Takishima Group.
 
Sorrise beffardo Kei, calcolando le probabilità di una mediazione.
Passarono ore, interminabili, ma a Kei non pesarono, perché stava lottando per ridare la libertà, prematuramente concessa, alle aziende familiari dei suoi amici ed era sorretto dall’amore che provava per Hikari.
Due mani si andarono a toccare più e più volte, dando inizio ad un applauso di scherno.
<< Nipote, quanto sei ingenuo... >>
Kei digrignò i denti coprendosi prontamente la mano davanti.
<< Il mio sistema giudiziario è perfetto. Non ha falle e tu, così piccolo ed inesperto, vorresti mettermi con le mani al muro? >>
A Kei brillarono gli occhi capendo che l’anziano uomo si stesse arrampicando sugli specchi: era palese dal modo in cui i suoi legali, alle spalle, gli bisbigliavano cose che lui non riusciva a percepire e capire.
<< Mh, Travor? Potresti venire un secondo? >>
Un altro avvocato si staccò dalla sua schiera e, con un accento Inglese non indifferente, illustrò tutte le falle del sistema, facendo sbiancare il vecchio.
A questo punto, con ingordigia impazienza, Kei si alzò in piedi, aprendo una busta che conteneva le clausole dei contratti stipulati un anno addietro, posizionandoglielo davanti.
<< Questo... questo è... >>
Kei ghignò e si girò di spalle, richiamando all’attenzione i suoi avvocati per andare via: se suo nonno fosse stato intelligente, avrebbe fatto firmare i contratti a termine indefinito, non dei semplici contratti annuali.
<< Intendi dire che fossero dei contratti sperimentali, vero? >> lo anticipò il più giovane e il vecchio dovette ricredersi: non era così inesperto come credeva, se era riuscito a trovare una crepatura così insignificante e farne punto di forza.
Quando stava per chiudersi la porta alle spalle Kei si fermò e guardò il nonno.
<< Continuerò a lavorare qui, ma perché lo desidero io, nonno, e poi, voglio che tu mi lasci in pace con chi desidero stare. >>
Si chiuse la porta alle spalle e ringraziò calorosamente tutti quegli uomini strappati alle famiglie nel pieno della notte di Natale, solo per suo capriccio.
<< Il mio gruppo vi ricompenserà a dovere insieme alle vostre famiglie. Scusate il disagio che vi ho procurato... Buone feste. >>
Disse, incamminandosi verso la macchina: aveva bisogno di dormire per due decadi consecutive e, solo dopo aver mandato un messaggio, accomodandosi come meglio reputasse sul sedile posteriore dell’abitacolo, chiuse gli occhi, poggiando la testa contro il finestrino.

 

*****

 
Hikari sobbalzò sul letto, sentendo la suoneria del telefono che l’avvertiva della presenza di un messaggio. Si stiracchiò ben bene e scese grattandosi la testa, sopendo a malapena uno sbadiglio. L’orologio segnava le sette del mattino.
<< Kei! >> urlò, prima di aprire il messaggio portandosi una mano alle labbra, per non urlare ancora dallo stupore.
Rilesse quel messaggio per centinaia di volte, asciugandosi delle lacrime con furore.
Spalancò le finestre della propria camera rabbrividendo appena per il freddo, si mise ad ascoltare il canto di alcuni uccellini, contemplò a lungo il panorama innevato e il cielo, limpido e senza una nuvola, di un brillante azzurro.
<< SI! >>
Esultò, rileggendo ancora quel messaggio.

  
Domani pomeriggio alle cinque davanti casa tua...
Miss numero due, non farmi attendere. 
 

 
Questo messaggio lasciava intendere un mare di cose a cui Hikari pensò divagando con l’immaginazione.
Troppo euforica, compose velocemente il numero di Akira.
<< Ha sconfitto suo nonno!? >> urlò all’apparecchio, stordendo la ragazza che stava dormendo beatamente.
<< Ti rendi conto delle ore di fuso orario che ci sono?! >>
Ringhiò, svegliando Tadashi al suo fianco.
<< Akira, non sei a Rio! >>
<< Mh? Che succede? >> brontolò Tadashi, circondando il busto di Akira con un braccio per trascinarla a sé.
<< Uh, sei con Tadashi?! >> urlò ancora, dando un tono malizioso alla frase.
<< Waaa! Non pensare male, tu! >>
Con un movimento elegante, Tadashi sfilò il telefono dalle mani di Akira, ricevendo un calcio negli stinchi.
<< Hikari? Buongiorno! >>
Disse, abbracciando Akira. << No, non preoccuparti la tua amica non ha fatto cose sconce col sottoscritto, anzi! Naa... ieri sera mi sono intrufolato dalla sua finestra e per non morire di freddo mi ha offerto la coperta... dobbiamo esserci addormentati abbracciati! >>
Finì, ricevendo un pugno in pieno viso con meno forza del solito, che gli fece il solletico.
Hikari, dall’altro capo del telefono sorrise intenerita, prima di dare loro la buona notizia. L’unica cosa che sentì, furono due grida stupite, un tonfo sordo e delle risa, poi cadde la comunicazione.
Fece la stessa cosa con Ryuu e non si stupì di trovarvi anche i due gemelli, essendoci stato un temporale non indifferente la sera prima.
<< Sei in vivavoce, Hikari! >> disse Ryuu, carezzando i capi dei due gemelli e poi di tutti i suoi animali.
<< Buongiorno Hikari! Megumi al mio fianco ricambia! >>
Precisò infatti Jun, facendola sorridere.
<< Dicci tutto! >> continuò Ryuu, mettendosi un grembiule intorno alla vita, acquisendo la solita aria da “mammo”.
Hikari diede la bella notizia anche a loro e, a differenza della situazione precedente, si scatenarono urla di gioia e centinaia di versi animaleschi prima di interrompere la comunicazione.
Si lasciò scivolare sul letto con la schiena e contemplò il soffitto, emozionata.

 

*****

 
Per Hikari il tempo era parso troppo lento: erano le cinque meno quindici minuti e di lui nemmeno l’ombra. Certo era in anticipo, essendo davanti a casa sua, ma pensava che anche lui sarebbe arrivato presto, in modo da colmare la loro lontananza.
<< Hikariiiii! >>
Chiamò la madre e corse giù al piano di sotto con il cuore in gola.
<< Si?! >> urlò, facendo spaventare la donna, mentre le chiedeva amorevolmente di aiutarla con i panni.
Con una scrollata di capo acconsentì e, quando fu sicura di mettere l’ultimo lenzuolo, quasi si sorprese nell’avere due mani in più mentre si prodigava a lisciare il panno...
Si girò di scatto, incontrando la resistenza del torace di Kei e le sue braccia a stringerla in una morsa così dolce da non sembrargli nemmeno lui.
<< K-Kei? >> balbettò, stringendoglisi contro assaporando il suo profumo così intenso.
<< Chi altri potrebbe essere? >>
Si allontanò di poco, Kei, dandole un leggero buffetto in fronte. << Sei pronta? >>
Hikari, per riprendersi dalla morbidezza delle sue parole, chinò il capo e aggrottò le sopraciglia, facendolo sorridere.
<< Si, ma per fare cosa? >>
Con una carezza gentile Kei si spostò facendogli vedere delle valigie al suo fianco e alcune valige accanto ai piedi della madre.
<< Takishima Kei... – balbettò – cosa credi di fare con delle valigie? >>
Sollevato, il diretto interessato, si girò a guardare i genitori della ragazza con un sorriso accennato, ringraziandoli mentalmente per il consenso.
<< Non è ovvio? >>
Con uno schiocco delle dita apparvero due omoni vestiti in nero, e li Hikari riconobbe due dei buttafuori di uno dei palazzi del Takishima Group, che presero al volo le valigie sparendo nel nulla.
Kei, prima che Hikari si risvegliasse dal torpore, velocemente la prese fra le braccia.
<< Sei pronta per un viaggio intorno al mondo, lungo sei mesi? >>
Commentò, ricevendo come risposta le braccia di Hikari al collo.
<< Potremmo fare tante sfide, in giro per il mondo! >>
Esultò, poggiando la testa nell’incavo del collo del ragazzo, riuscendo a sentire il cuore di Kei in una vera e propria implosione, facendola sentire importante.
<< Arriverai sempre seconda, Miss numero due. >>
Mormorò compiendo un agile salto per salire sull’elicottero che in quel momento era sceso dal cielo per prelevare i due giovani.
<< Forse, ma devo ricordarti che finalmente ti ho battuto almeno una volta... >> sospirò di gioia. << Potrei morire in questo momento e non avere rimpianti. >>
Mormorò ad un soffio dal suo viso, immergendosi in quei pozzi d’oro vedendocisi riflessa e Kei poté vedere la sua espressione così innamorata attraverso gli occhi cobalto della propria ragazza. Si sfiorarono le punte dei nasi e socchiusero gli occhi.
<< Sicura che non avresti rimpianti? >> soffiò Kei, impaziente di quelle labbra.
<< No... ne avrei uno solo... >>
<< Quale? >>
Alla domanda Kei ebbe risposta con le morbide labbra di Hikari sopra le sue, in un bacio così intenso, da farli estraniare del tutto: anche alla direzione dell’elicottero.
Si staccarono dopo un po’, con il fiato corto appena, e si sedettero sul mezzo con le dita intrecciate.
Si misero le cuffie per estraniare il rumore assordante delle pale e Kei attirò la sua attenzione con un ghigno degno del suo nome.
<< Dove vorresti che andassimo, prima? >>
Hikari guardò il panorama che era la sua città vista dall’alto e alzò le spalle, stringendosi al braccio di Kei e socchiudendo gli occhi, approfittando della loro vicinanza.
<< Fa tu! >>
Disse non potendo far caso all’espressione così divertita e spaccona del ragazzo al suo fianco, che le si avvicinò ad un orecchio sussurrando.
<< Che ne diresti di Londra? >>
Automaticamente Hikari spalancò ed aprì gli occhi, rizzandosi con il busto per guardarlo in volto.
Come volevasi dimostrare, Kei scoppiò letteralmente a ridere, cosa assai rara, intenerendo la ragazza che non poté fare a meno di rimproverarlo per la pessima battuta.
<< Takishima Kei! Non ci provare nemmeno per scherzo! >>
 

*****
 

 
Kei aveva messo davanti ad Hikari tre itinerari da lui creati da far scegliere alla nera, li avrebbero seguiti tutti e tre, ma per cominciare, si sarebbero affidati al caso o all’intuito della propria ragazza.
Avrebbero esplorato i cinque continenti in sei mesi: record che solo loro avrebbero potuto compiere. Certo, non erano ottanta i giorni, ma avrebbero approfondito ogni cultura, ogni paese... in pratica tutto.
 
Sull’aereo Hikari aveva preso posto vicino all’oblò, ammirano la bellezza delle nuvole e del sole e poi delle stelle e della luna.
<< Dovrei essere geloso di loro... >>
Ammise ad un certo punto Kei, facendo ridere la nera che gli si era fatta più vicina, per quanto i comodi sedili della compagnia di Akira, permettessero.
<< Non dovresti! >>
<< E invece si. >>
Hikari sbuffò divertita, guardando il volto statico in un’espressione di trionfo del ragazzo.
Non commentò più, nascondendo il viso nella sua spalla.
A quella reazione Kei aggrottò le sopracciglia e si voltò a guardarla, sperando di non averla offesa.
<< Ehi... >> disse, non ricevendo risposta.
<< Kei..? >>
Il diretto interessato si mosse quel poco che bastasse per vederla in volto, impallidendo: aveva gli occhi lucidi.
<< Mh? >>
Cercò di essere il più silenzioso possibile, sentendo quell’ombra di rimorso e insicurezza, mordere la sua così statica figura.
<< Prometti di non lasciarmi mai più in quel modo... >>
Disse tutto in una volta e lui annuì, indurendo i muscoli facciali e stringendo appena il pugno libero.
<< Lo prometto. >>
Giurò con una decisione negli occhi da far paura.
<< E... che rimarrai al mio fianco per sempre... >> sorrise, uscendo dal suo “nascondiglio” con le guance completamente in fiamme. Kei sorrise e capì al volo ciò che desiderava, avvicinando il suo volto a quello già proteso in avanti di Hikari. Gli baciò una guancia, caldissima, e poi vi posò sopra la sua, beandosi di quel calore e poi le labbra, giurando con il cuore in mano.
<< Per Sempre. >>  


- Fine -

   
 
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