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Autore: Sophie Isabella Nikolaevna    07/07/2012    7 recensioni
Le idee strampalate del Direttore, si sa, non sempre hanno buon esito. Ha quindi fatto bene Kaname ad affidarsi a lui come agenzia di viaggi? Il posto dove la Night Class trascorrerà una settimana di vacanza sarà davvero così placido e isolato dal mondo come dice Cross?
I nostri beneamati vampiri verranno travolti da un mare di guai, pasticci, ragazzine bionde e isteriche, creme solari, gatti abbandonati, vecchiette dal bastone sempre pronto a... bastonare, balli di gruppo e tante, tante altre esperienze traumatiche! Leggere per credere...
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 6 - GATTI, BALLI E GRANDI USTIONATI


Dall'episodio dell'ape OGM di qualche giorno prima, tutti i vampiri (escluse Rima e Ruka, ovviamente) vivevano nel terrore cieco di svegliarsi la mattina faccia a faccia con strani mostri. Se nel dormiveglia sentivano un qualche rumore, subito scattavano sull'attenti e non tornavano a letto finché non ne avevano individuato la fonte.
Per cui quando, la mattina del quarto giorno, Senri, Kaname e Ichijo furono svegliati da un cigolio di porta, si alzarono immediatamente dai loro letti, gli occhi spalancati.
"Avete sentito?".
"Qualcuno è entrato qui dentro!".
"Sarà un malintenzionato!".
"Un ladro!".
"Un agitatore!".
"Qualcuno deve andare in avanscoperta".
I tre si guardarono negli occhi. Nessuno osò muovere un muscolo.
La porta cigolò di nuovo.
"Ecco, avete sentito? Se l'è richiusa alle spalle!".
"Quindi adesso sta venendo verso di noi!".
La porta cigolò ancora una volta. E ancora. E ancora.
"Scusate, qualcosa mi sfugge...", osservò Shiki. "Perché questo tizio apre e chiude la porta in continuazione?".
"Forse è il vento, non un malintenzionato", azzardò Ichijo.
"Io non mi fiderei. Non si può MAI sapere che cosa aspettarsi qui alle Seychelles. Senri, vai a controllare", ordinò Kaname.
"Io? Ma perché io?".
"Perché di sì. Si fa come dico io".
"Che peso...", borbottò Shiki avviandosi verso la porta come una povera anima in pena entra negli inferi.
Il cigolio, in effetti, veniva proprio dall'entrata. Peccato che la porta fosse chiusa.
Evidentemente, rifletté Shiki, proveniva da fuori.
Il suono continuava a sentirsi, acuto e lamentoso. Più Senri lo ascoltava, più si rendeva conto che, però, non si trattava di un cigolio. Sembrava più un violino scordato. Un lamento. Un verso. Un miagolio.
Aprì la porta e si ritrovò davanti una (letteralmente) palla di pelo che emetteva il leggendario cigolio e lo guardava con due occhietti verdi.
Era un gatto. Un gatto grasso e sferico, talmente grasso da non riuscire ad emettere che un misero stridio invece del classico "MIAO".
"Oddio!", commentò Senri. "Ragaaaazzi... abbiamo un problema!".
Fu raggiunto da Kaname e Ichijo, che come videro il gatto si bloccarono. Kaname sbiancò e fu preso da un attacco di tremarella. Quella vacanza non gli stava facendo bene.
Ichijo invece sfoderò il suo sorriso a cinquemila denti e gli occhi cominciarono a scintillargli:
"Bel miciooooone!", ululò, fiondandosi sull'animale. "Ma quanto sei patatone! Ma quanto sei CICCIONE! Chi è un gattone ciccione? Eh? Chi è un gattone ciccione?".
Kaname e Senri si guardarono, allibiti, poi tornarono ad osservare con la medesima espressione la scena grottesca che si stava loro presentando.
"Gattone ciccione!", decantava Ichijo. "Ciccione! Micione! Patatone! Fuffolone!".
"Fuffolone?", ripeté Senri scettico, mentre Kaname si mangiava le unghie dall'ansia. Quella vacanza non gli stava facendo bene proprio per niente. Ichijo con uno sforzo sovrumano sollevò il gatto e lo portò a fatica dentro casa.
"Qualcosa mi dice che non se ne separerà mai più", disse Shiki con tono lugubre.
"Gna", fu l'esauriente risposta di Kaname.

Poco dopo, come ogni mattina si sistemarono tutti e sette in spiaggia, ed iniziò il rituale della crema solare. Tale procedura durava dalla mezz'ora alle due ore, e consisteva in estenuanti ed infiniti spalmamenti. Nessuno di loro, in tre giorni completi di vacanza, si era minimamente abbronzato, visti gli strati su strati di crema che si davano ogni mattina.
QUELLA mattina, però, il rituale fu disturbato da un'ingombrante presenza felina. Mentre qualcuno spalmava la crema a qualcun altro, qualchedun altro ancora doveva badare al gatto, e sembrava che tutti tranne Ichijo facessero il possibile per evitare tale incarico.
"Ma stiamo scherzando? Io tenere a bada quell'ammasso di pelo?!", protestò Ruka. "Non può farlo Ichijo?".
"No, Ichijo non può", le spiegò pazientemente Kain. "Gli sto spalmando la crema, e deve restare fermo".
"Micione ciccione, torno presto, non temere!".
"Takuma Ichijo, se dici un'altra parola che finisce per -one, ti faccio del male".
"Ma dài Ruka, insomma! Bada al gatto per cinque minuti! Te ne prego!".
Ruka si guardò intorno. Kain stava mettendo la crema a Ichijo. Rima a Senri. Aidoh a Kaname (il quale ogni tre secondi esplodeva in un: "E mettimene di più, DEFICIENTE!"). Poi spostò lo sguardo verso il basso e vide due occhi verdi che la fissavano.
"Mrr?", fece la palla di pelo. Ruka era sicura che alla fine del miagolio ci fosse, in un qualche modo, un punto di domanda. Ne era certa.
No. Troppa responabilità.
"Ragazzi, io non posso farcela!!!", disse con il tono di chi sta per mettersi a piangere. "Qualcuno lo tenga, vi prego!".
"IO NO!", sbraitò Kaname.
"Da' qua, lo prendo io, con la crema ho finito", si offrì Rima. Prese in braccio il gatto e fece cenno a Ruka di seguirla. Si appartarono a qualche metro dal resto del gruppo.
"Ruka, ma dico, hai notato come si comporta Kaname da quando siamo qua?".
"Sì, purtroppo. Questa vacanza lo sta uccidendo".
"Secondo me avrà un esaurimento nervoso prima della fine della settimana. Avrà una crisi e dovranno portarlo via in barella, oppure darà fuoco all'albergo".
"Rima, che cosa possiamo fare?".
Le due si guardarono negli occhi.
"Secondo me", propose Toya, "dovremmo fargli apprezzare i lati calmi e rilassanti di questa vacanza. Mentre noi ce ne andiamo in giro, lui deve restare in spiaggia a prendere il sole".
"Sono d'accordo. Dobbiamo dirlo agli altri".

"Ragazzi, siete sicuri che sia stata una buona idea lasciare Kaname da solo in spiaggia?", chiese Kain.
"Ma certo, perché?", rispose Ruka alzando le sopracciglia.
"Non so, boh... ho paura che finisca in balìa degli umani".
"Che vuoi dire? Non hai visto com'era contento quando gli abbiamo proposto di restare lì da solo a riposarsi?".
"Sì, certo, però...".
"Basta solo che si ricordi di darsi una seconda spalmata di crema subito dopo pranzo, altrimenti CIOCCA!".
"In effetti, non corre tanti pericoli... lui non si dimentica mai niente".
"E allora non preoccuparti!", esclamò Ichijo. Teneva ancora il gatto in braccio. "Io e Fuffolone ti assicuriamo che Kaname non sta correndo alcun pericolo. Vero Fuffolone? Chi è un micione ciccione?".
"Oddeo", commentò Ruka guardando Ichijo e il gatto con disprezzo.
"Macciao ragazzi!", disse una voce femminile alle loro spalle, al cui suono tutti e sei inorridirono.
"Continuate a camminare", sibilò Ruka, "e non voltatevi".
"Ragazzi, cèh beh ma OH! Non ci salutate?!".
Rassegnati al loro destino, i sei si voltarono e si trovarono faccia a faccia con le minacce bionde. Senri impallidì quando riconobbe quella che il giorno prima gli era stata appiccicata come una patella: lei invece squittì dalla gioia.
"Ma che bel micione che avete!", disse una.
"Non ti avvicinare", ringhiò Ichijo, "è MIO".
"Sentite, vi va di venire con noi ai balli di gruppo? Sono tra poco davanti alla piscina! Dàidàidài!".
"Sì, veniteci!".
"Sarà billissimo!".
"Sì, dovete venirzi, hanno razzone!".

* * *

Kaname si sdraiò sulla sabbia e chiuse gli occhi. Pace. Tranquillità. Niente umani.
Quella vacanza, come i suoi amici avevano più volte avuto modo di osservare, non gli stava facendo per niente bene. Lui era sempre stato rigido e glaciale, non si scomponeva mai e anzi disprezzava chiunque si lasciasse andare ad esagerate reazioni emotive. Se il lui stesso di prima avesse incontrato il lui stesso di ora, non avrebbe creduto ai propri occhi.
Ma ora, finalmente, poteva tornare ad essere lo stesso di sempre. Gli sarebbero bastate quattro, cinque ore di puro relax con la dovuta pausa-spalmata-di-crema, e sarebbe tornato...
"AAAALLORA, GENTE, SIETE PRONTI PER IL GIOCO DA SPIAGGIA?".
Kaname strinse i pugni e sospirò, cercando di mantenere la calma. Un agitatore stava fermo al centro della spiaggia con in mano un enorme megafono, e quel che era peggio, una folla di gente gli si stava avvicinando. In breve la spiaggia quasi si svuotò: tutti erano ammassati intorno all'agitatore.
Non mi noterà mai, con tutta quella gente intorno, pensò Kaname speranzoso. Sentiva i nervi pronti a spezzarsi.
"EHI TU, LAGGIU'! COSA TE NE STAI LI' DA SOLO? VIENI ANCHE TU AL GIOCO DA SPIAGGIA!".
Non sta dicendo a me, non sta dicendo a me, si disse Kaname.
"CI SONO DEI BAMBINI QUI? PERFETTO, BAMBINI: ANDATE DA QUELLO LA' E PORTATELO TRA NOI! DEVE PARTECIPARE AL GIOCO DA SPIAGGIA!".
Kaname aprì un occhio e inorridì. Almeno quindici bambini indemoniati stavano correndo a tutta velocità verso di lui.
"Oh, no", gemette.
In men che non si dica gli si avventarono contro. In cinque lo presero per le gambe, altri cinque per le braccia e i rimanenti lo sollevarono da sotto.
"Lasciatemi!", disse con voce strozzata mentre i bambini lo trasportavano a tutta birra verso l'agitatore.

* * *

"E ORA, METTETEVI A COPPIE!".
I balli di gruppo, fino a quel momento, erano stati terribili, ma quando l'agitatrice saltellante che li dirigeva pronunciò tale frase, da terribili diventarono infernali.
Una minaccia bionda si impossessò di Aidoh. Quest'ultimo indossava una camicia floreale con paillettes e pantaloni color giallo evidenziatore, e avrebbe potuto essere visibile perfino nella nebbia.
Un'altra minaccia bionda strappò il gatto dalle mani di Ichijo e si mise a ballare con lui (con Ichijo, non con il gatto). Takuma divenne paonazzo e abbandonò il suo solito sorriso, facendo una volta tanto emergere la sua componente vampiresca:
"Ridammi il mio Gattone Fuffolone, brutta schifosa", ringhiò.
"Cèh, ma che razza di uomo sei?!", si scandalizzò lei, guardandosi bene dal ridargli il gatto. "Pensi a quell'animale e non alle donne? Avanti, sii MACHO!". E lo guardò con quella che doveva essere un'espressione seducente (ma che agli occhi di Ichijo risultò solamente la smorfia di chi ha un impellente bisogno di andare in bagno).
Anche Kain fu preso al lazo da una biondina. Per tutta la durata del ballo fissò ininterrottamente Ruka, pensando a quanto sarebbe stato bello scambiare lei con l'oca che si ritrovava davanti.
"Cèh, ma che stai guardando?!".
"Io? Guardando? Boh, ehm...".
"Pensa a ballare, che poi sbagli i passi! A me piacciono gli uomini che sanno BAILAR!".
"Ahbeh, ehm...".
Rima nel frattempo si stava dirigendo verso Senri, decisa a catturarlo e a rinchiuderlo in una camera blindata. Mai, e dico MAI, il SUO Senri Shiki avrebbe ballato con uno di quegli organismi unicellulari. La biondina-patella del giorno precedente, però, puntava a gran velocità verso il medesimo obiettivo. Per un attimo Rima fu tentata di fare uno dei suoi salti da vampira, ma poi si ricordò che non doveva dare nell'occhio.
Sfortunatamente, la biondina arrivò prima di lei al traguardo.
"Ti ho preso!", esclamò stritolando Shiki. Poi si lanciò con lui in un turbine di danze scatenate, senza che il povero vampiro avesse tempo di dire BEO.
Rima stava per mettersi a piangere e urlare, quando sentì che qualcuno le appoggiava una mano sulla spalla.
"Ballo io con te", le disse Ruka, mentre le due biondine rimaste si mettevano a coppia.
"Ruka, io devo fare qualcosa. Non posso permettere che quella... quella SGALLETTATA mi porti via Shiki".
"Ma guarda che non ti sta portando via nessuno. Figurati se a lui importa qualcosa di quella!".
"Guardalo, Ruka. Non ha fatto niente per liberarsi di lei, non ha protestato!".
"Non ne ha avuto il tempo, Rima".
"Io non credo. Piuttosto, mi sembra che Kain abbia bisogno di te".
Ruka si voltò verso Akatsuki e incrociò un suo sguardo implorante.
"Dopo", disse Ruka. "Ora io e te dobbiamo organizzare un piano per staccare quella patella da Shiki. Domani lo metteremo in atto. Ci stai?". Rima sogghignò:
"E come potrei non starci?".

* * *

La spiaggia era vuota. Deserta. Se ne erano andati tutti.
Kaname non aveva capito molto di quel gioco. Era stato preso dai bambini, sballottato e lanciato a terra. Poi era stato preso per mano, aveva corso, era stato sballottato e di nuovo era stato buttato - o era caduto? - a terra. Poi di nuovo qualcuno l'aveva fatto rialzare, gli avevano messo in mano una bandierina colorata, una torma di gente aveva corso verso di lui, era stato sballottato e con un gemito era fracassato a terra. Poi l'agitatore aveva urlato nel megafono qualcosa che Kaname non era certo di aver capito bene. Avrebbe potuto essere "E ORA, TUTTI IN PISCINA!", ma anche "INSOMMA, MANGIATE LA PASTINA!". Fattostà che la spiaggia si era improvvisamente svuotata e lui solo era rimasto lì.
Sdraiato.
Esanime.
I suoi sensi si erano attutiti, e non capiva
più niente. Percepiva solo un lieve calore sparso in tutto il corpo, come se qualcuno lo stesse cuocendo a fuoco lento: lento ma inesorabile. Da quante ore si trovava in quello stato? Ore, minuti, giorni o secondi?
Dov'erano finiti i suoi amici? Come avevano potuto abbandonarlo?
La sensazione di trovarsi in una fornace aumentava sempre più con lo scorrere del tempo. Ad un certo punto decise che non ce l'avrebbe più fatta a resistere. Addio, mondo crudele.
Proprio in quel momento sentì delle voci indistinte. Erano voci che lui conosceva. Sì, le conosceva! Erano... erano i suoi amici!.
"Eccolo là!", esclamò quello che poteva essere Kain.
"OSSIGNORE!". Questa era Ruka.
"Ma è... è... è color gambero!". Probabilmente Aidoh.
"Chissà quante ore è stato sdraiato qui al sole! Di sicuro si è dimenticato di darsi la seconda passata di crema! Andiamo a salvarlo, Fuffolone!". Palesemente Ichijo.
"Secondo voi è VIVO?". Quell'ottimista di Rima.
Shiki, se c'era, non si pronunciò.
Kaname si sentì sollevare, ma ogni volta che qualcuno lo toccava, avvertiva una fitta fortissima lacerargli la pelle.
"Incredibile, è proprio FUCSIA! Poverino, portiamolo subito all'ombra!".
"Saranno cinque ore che è sotto al sole, e non si è ridato la crema!".
"Facciamogli fare un bagno gelido!".
"Secondo voi morirà?".
"No, ma se ci fosse anche Shiki potremmo fare di più".
"Ah, guarda, da quando sono finiti i balli non si è più staccato da quelle biondine. Lo odio, è un essere abominevole".
"Dài, Rima, su... abbiamo un problema più grave ora, chiamato Kaname Kuran".
"Ehi ragazzi sentite qua, ho una battuta! Dobbiamo CURARE KURAN! Curare Kuran! Curare Kuran! L'avete capita? Eh? L'avete capita?".
"Aidoh, stai zitto".


Oddio, iper ritardo e capitolo iper lungo. Però vogliate perdonarmi, sono andata due giorni in vacanza, l'estate è fatta apposta! Per quanto riguarda la lunghezza, beh, non potevo farlo più corto... è stato troppo divertente da scrivere, accorciarlo avrebbe significato rovinarlo, credo.
Fatemi sapere cosa ne pensate :) grazie per le vostre splendidissime recensioni (in cui HAHAHAHAHA è la parola più gettonata, il che mi fa onore perché il mio obiettivo è proprio quello di farvi divertire!).
Alla prossima! Un beso!
Isabella
PS: non preoccupatevi troppo per Shiki e questo suo passaggio al lato oscuro ;)




   
 
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