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Autore: Kira Kinohari    07/07/2012    0 recensioni
Un'esperienza può cambiare una vita, forse anche due, ma se ad una esperienza positiva ne seguisse una negativa, voi cosa fareste?
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avete mai pensato come sarebbe bello se ognuno di noi potesse rinascere dalle sue stesse ceneri, come una fenice? Sarebbe meraviglioso morire e vivere infinite volte, perfezionando i propri pregi e cercando di elimianre i difetti, di trovare rimedio agli errori commessi. Meraviglioso, ma la vita non è di certo un gioco, una magia, un libro, la vita è sudore, dolore e gioia, un miscuglio di emozioni che si presentano sotto ifninite forme ed aspetti e ad ognuno spetta riconoscerle per farne uso nel miglior modo possibile, ognuno deve imparare a convivervi senza diventare matto. La vita non è un libro, non è un film, la vita è una sfida, devi scegliere se accettarla o fuggire.

Sara stava seduta a gambe incrociate, osservando il libro di filologia romanza che la osservava, famelico. Le aveva sottratto ogni genere di energia negli ultimi giorni, ma non era la sola cosa a preoccuparla. Jack iniziava ad allontanarsi, evadeva le sue domande, e questo la faceva stare in ansia. Come poteva comportarsi così quando le aveva promesso che mai e poi mai, per nulla al mondo, avrebbe smesso di volerle bene e di sentirla? Si erano promessi almeno un messaggio al giorno, a costo di pagare uno sproposito, ma in realtà esistevano i social network che salvavano i loro portafogli, quindi non vedeva come quel problema potesse bloccare quell'amicizia così forte, così vera.
Please, answer me. Gli scrisse un'ultima volta, non voleva più aspettare che lui si svegliasse dal suo sogno ad occhi aperti e si ricordasse di lei quando il resto del mondo non gli importava più. Era stanca di persone che la trattavano come l'ultima ruota del carro. Se per le persone non era importante allora queste persone avrebbero smesso di essere importanti per lei.
Sicura di quella sua teoria, si stesse sul letto, prese l'ultimo libro da una lunga mensola ed iniziò a leggere. "il piccolo principe" l'aveva sempre fatta sentire meglio in quei momenti, sentiva di tornare alla sua infanzia felice, con mamma e papà che la coccolavano, che provvedevano ad ogni suo bisogno, ma senza viziarla.

Era davvero difficile resistere all'impulso di risponderle, ma d'altronde non poteva far altro, ormai aveva deciso che Sara sarebbe uscita dalla sua vita, non poteva fare altrimenti, era l'unica soluzione per evitare tutta la sofferenza. Certo, con suo padre che rincarava la dose ogni sera tornando a casa non era facile. << Come sta Sara? >> continuava a chiedere e lui rimaneva muto, allora suo padre non faceva altre domande, ma il giorno dopo si ripeteva la scena, senza un'apparente fine.
Jack guardava la gente camminare per strada, tranquilla. Era così felice mentre viveva la sua vita a pieni polmoni, non costretta in una casa chiusa, vuota, dove lafelicità non attraversava più la porta da anni ormai.
Please, answer me. Un'altra pugnalata al cuore, come poteva dimenticarla che si comportava così? Avrebbe smesso di cercarlo prima o poi? Sarebbe bastato il suo silenzio per farle capire che era finita?
Sì. avrebbe dovuto dirle tutto, avrebbe dovuto scriverle che non voleva più niente a che fare con lei, ma si vergognava troppo, aveva una paura folle e preferiva dimostrarsi perfido.
Perfido come lo era la vita.


Nessuna risposta. Nessuna risposta per nessuno dei tre giorni in cui lei lo aveva tempestato di domande. Dovevano chiarire, ma lui non rispondeva nemmeno al telefono.
Sara era stanca, distrutta. Marta, che era la sua migliore amica e l'aveva sempre consolata in qualche modo, ora non riusciva a trovare alcun metodo per farla sentire meglio. Era un caso clinico.
Fuck you. You are like other guys, like other people. Damn. I taught you would be different.
"E' finita", pensò.
Finalmente aveva il coraggio di arrendersi e non provarci più. Aveva il coraggio di ammettere che erano tutti uguali, che tutti deludevano nella vita, che nessuno ti ama davvero come vorresti, che nessuno ti potrà amare come ti puoi amare solo tu, allora bisogna smettere di pensare agli altri prima, bisogna essere egoisti, solo così si smette di soffrire.
<< Mi dispiace, amica mia. >>
<< Non preoccuparti, Marta. Tornerò a sorridere. >>

<< Ecco Jack, ora sei felice? >> si chiese, affrontando il silenzio della casa. << No, sei solo. Solo più di prima, solo come sempre. >>
Rilesse il messaggio ancora una volta.
Ok. It's over.
Non sapeva nemmeno lui con che coraggio aveva risposto, ma gli sembrava il minimo mandare quel messaggio, segnava la fine di qualcosa che era durata maledettamente poco, ma era stata maledettamente bella.


Era talmente arrabbiata che avrebbe fatto qualsiasi cosa per rilassarsi, provò con una corsa. Equipaggiata di cuffiette e lettore musicale, uscì di casa e prese una corriera che l'avrebbe portata fuori città, poi corse, corse, corse cercando di dimenticare tutto il mondo attorno a lei ed inizio ad immaginare la sua vita sotto le note di una canzone, come faceva sempre. Le avrebbero potuto assegnare un premio da milionaria per tutti i suoi film mentali. Per complessità ed originalità erano sicuramente i migliori.
Anche i suoi discorsi filosofici erano i migliori, soprattutto in quel genere di situazioni. Pensava, quel giorno, che tutti noi siamo accecati dalla luce di ciò che non potrà mai renderci felici, perchè non potremmo mai permetterci di averlo, una persona, un gioiello, un abito o un genere di vita a cui aspiriamo stupidamente ferendoci più di quanto non ce ne beneficiamo. Quanto era assurdo tutto questo! Alla ricerca di amori non ricambiati, di gioie passeggere, qualsiasi cosa che ci sembrava violenta ci piaceva, ma quando arrivavano i postumi dell'esperienza ce ne lamentavamo fino alla fine della nostra vita, sempre alla ricerca di qualcosa di più forte che ci avrebbe fatto dimenticare quel dispiacere.
La mente umana sarebbe sempre stata per lei qualcosa di incomprensibile, a cui si sarebbe arresa, perchè non c'era nulla da fare. Nella vita tutti dicono che bisogna combattere per i propri obbiettivi, Sara pensava che bisognasse semplicemente arrendersi ai compromessi, a sognare la cima dell'Everest si rischia di rimanere congelati e di cadere e farsi male, molto. Lei si sarebbe accontentata di una riva al mare, di una campagna. Ecco, si era arresa.
  
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