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Autore: _BlueLady_    07/07/2012    3 recensioni
Raccolta di one-shot inerenti a Twin Princess.
Personaggi: dei più disparati (prevalentemente Blue Moon)
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rein, Shade
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Per una certezza in più

 
New York, America
 
Gentile signorina Rein Yuka, residente a Tokyo,
la informiamo che la sua domanda per entrare a far parte della nostra scuola come studentessa straniera è stata accettata.
Nei prossimi nove mesi entrerà a far parte del nostro prestigiosissimo istituto con la speranza che il periodo che trascorrerà da noi sia di suo gradimento.
Annessi alla lettera troverà i biglietti del volo diretto all’aeroporto di New York.
Aspettando di incontrarla presto
 
Junior High School
 
 
- Kyaah!- fu la prima cosa che riuscì a dire Rein alla sorella non appena ebbe letto la lettera.
Fine si sentì soffocare da un abbraccio alquanto stritolante.
- Rein!- brontolò, tentando disperatamente di liberarsi dalla presa ferrea della sorella – Così mi soffochi!- esclamò mentre il suo viso assumeva una colorazione cianotica.
- Scusami, Fine - rispose l’altra con un enorme sorriso stampato in volto, mollando la presa – E’ che ancora non mi sembra vero - e rilesse la lettera un paio di volte con volto raggiante.
- Andrò in America!- esclamò saltando sul letto e sventolando in aria la busta stropicciata.
Fine la osservò sorridendo, entusiasta della buona sorte che era capitata alla sorella.
- Bisognerà festeggiare!- esclamò poi, alzandosi dal letto sul quale era seduta.
- Festeggiare?- domandò Rein lasciandosi cadere sul materasso.
La rossa annuì.
- Dopotutto, starai via per nove mesi, una festa di Arrivederci è d’obbligo!- e le fece l’occhiolino.
- Di solito quelle che si organizzano sono le feste di Bentornato - disse la turchina con fare alquanto scettico.
- Andiamo, Rein!- sbuffò la gemella alzando gli occhi al cielo – Una festa ci vuole! Ci pensi che non rivedrai più nessuno dei nostri amici per nove lunghissimi mesi?-
La turchina ci pensò su.
- Hai ragione - disse infine, rassegnandosi - un’occasione per salutare gli amici ci vuole -
- E qual è il modo migliore, se non organizzando un mega-party?- completò la frase Fine con enfasi.
Rein rise.
- Adesso non esagerare. Lo sai come la penso riguardo le feste d’Addio…-
- Di Arrivederci - la corresse la sorella.
Rein alzò le spalle senza darci troppa importanza.
- In ogni caso, niente cose in grande stile: non voglio feste a sorpresa, con troppi invitati o quant’altro. Desidero solo una serata intima con pochi amici.- disse convinta, guardando la sorella negli occhi
- Quello che desideri sarà fatto!- esclamò Fine con un ampio sorriso che le si disegnava in volto. Afferrò in mano la cornetta del telefono per diffondere al più presto la notizia - Quand’è che parti?- domandò poi, voltandosi verso di lei.
- Il 28 agosto - sentenziò Rein osservando la data sui biglietti dell’aereo che erano stati annessi con la lettera.
Le due si guardarono negli occhi sconcertate, la nostalgia si impadronì improvvisamente di loro.
- Tra una settimana -
 

¤¤¤¤¤¤
 

 

- Tra una settimana?!- esclamò Shade, convinto che l’amico lo stesse prendendo in giro.
Bright annuì sicuro.
- Così mi è stato detto da Fine. Hanno avvisato anche loro all’ultimo momento -
- Mi stai dicendo che Rein parte per l’America tra una settimana e se ne sta via nove fottutissimi mesi?!- esclamò ancora il moro, incapace di credere alla verità di quelle parole.
Il biondo asserì nuovamente con il capo.
- Non può farlo!- esclamò Shade allarmato, alterandosi un poco – Non può stare via così tanto a lungo e venircelo a dire solamente una settimana prima di partire! Come credeva che reagissimo noi? Nove mesi è un tempo dannatamente lungo!-
Bright osservò con una nota di malizia l’amico che si agitava fin troppo per la partenza di una semplice amica.
Ridacchiò tra sé e sé mentre vedeva il volto di Shade alterarsi sempre di più dalla rabbia.
Il moro si voltò verso di lui, infastidito da tutta quella noncuranza che il biondo pareva avere per la notizia improvvisa.
- Lo trovi molto divertente?- domandò acido, lanciandogli uno sguardo di fuoco.
Bright sorrise – Trovo divertente il fatto che tu te la stia prendendo tanto. Non è mica la tua ragazza, in fondo - azzardò.
Shade sussultò, mentre il suo cuore mancava di un battito.
- E’ comunque una cara amica a cui tengo molto come lo è Fine - rispose, riacquistando il suo fare scontroso tipico del suo atteggiamento.
- Una cara amica che vorresti diventasse qualcosa di più… non ho forse ragione?- ridacchiò di nuovo Bright, avendoci ormai preso gusto nello stuzzicare l’amico.
Il moro si imbronciò, infastidito da tutte quelle frecciatine che gli venivano rivolte.
- E se fosse stata Fine a partire?- replicò in risposta, volgendo al biondo un’occhiata provocatoria.
Bright cessò improvvisamente di ridere, irrigidendosi mentre il suo volto avvampava un poco.
- Avresti avuto anche tu la mia stessa reazione, se non peggio - continuò Shade, sicuro di avere fatto centro -…Non ho forse ragione?- concluse, aggiungendo un tono di malizia alle ultime parole.
Bright si zittì lanciando un’occhiata complice all’amico.
- Certo che nove mesi sono tanti - mormorò poi, osservando un aeroplano che sorvolava il cielo limpido e azzurro.
- Già…- sussurrò Shade in risposta, mentre la scia lasciata dall’aereo si dissolveva pian piano.
Ci fu un attimo di silenzio in cui i due si raccolsero in loro stessi in una muta riflessione.
- Non hai paura che, stando via per così tanto tempo, il rapporto che abbiamo con Rein tenderà a sfaldarsi un poco?- domandò Bright a Shade con tono titubante.
Il ragazzo annuì, muovendo piano la testa.
- La lontananza non aiuta certo a mantenere saldi i rapporti…-
“ E ad evitare che nuovi rapporti ancora più saldi dei precedenti possano formarsi” avrebbe voluto aggiungere, immaginando già Rein tra le braccia di un aitante ragazzo americano biondo e palestrato, con la passione sfrenata per lo sport ed il football.
Un ringhio di gelosia sommesso gli uscì involontariamente dalle labbra.
- Non devi preoccuparti - esordì l’amico, sorridendogli per incoraggiarlo - L’amicizia che c’è tra te e Rein è forte, non basterà l’Oceano Pacifico a dividervi!-
Shade sospirò amareggiato.
Amicizia…
Era proprio quella parola a spaventarlo.
Lui non aveva mai detto a Rein come stavano realmente le cose, non aveva mai specificato che il suo rapporto con lei andava oltre l’amicizia.
Quello che provava nei suoi confronti era unico. C’era di più che un semplice affetto fraterno in gioco, e tra una settimana esatta Rein se ne sarebbe andata, lasciandolo da solo, abbandonato ai suoi dubbi e alle sue incertezze.
Non sarebbe mai riuscito a confessarle la verità: non poteva di certo farlo nel momento in cui lei stava partendo, con che umore si sarebbe presentata in America, poi?
E, d’altra parte, avrebbe anche potuto aspettare che quel periodo interminabile avesse fine per poi dichiararsi, ma chi gli garantiva che i suoi sentimenti per lei sarebbero rimasti immutati anche in futuro?
Nove mesi erano tanti… tremendamente tanti…
Alzò le spalle, abbozzando un amaro sorriso.
Il suo amore per Rein sarebbe rimasto per sempre sepolto sotto un cumulo di carezze nascoste e parole non dette.
Solamente il tempo avrebbe trovato una risposta ai suoi dubbi.
Sorrise amareggiato, osservando le nuvole rincorrersi in cielo.
- Chissà - mormorò, rispondendo più a sé stesso che a Bright - in fondo sono solo nove mesi…-
 

 

¤¤¤¤¤¤
 

 

Sono nove fottutissimi mesi, accidenti!- esclamò adirato, mentre Rein faceva il suo ingresso in sala accompagnata da Fine.
Non appena la vide, non poté fare a meno di notare quanto fosse bella nel suo vestitino in blu che le disegnava sinuosamente i contorni della sua esile figura.
La turchina fece una faccia sorpresa e commossa nel vedere quanta gente era venuta quella sera per salutarla: la partenza era prevista per il giorno a seguire, e Fine aveva voluto organizzare una festa in grande stile solo per lei, ignorando completamente le sue richieste nel voler fare un raduno intimo con pochi invitati.
- Avevo detto niente cose in grande stile!- la rimproverò Rein, sciogliendosi in un sorriso commosso.
La festa proseguì allegramente, e Rein veniva continuamente interrogata sul suo imminente viaggio a New York.
Shade non ebbe il tempo di parlarle nemmeno un minuto.
Ogni volta che tentava di avvicinarla, qualcun altro si appropriava della ragazza per porle qualche domanda sulle sue aspettative per la bella esperienza che avrebbe vissuto.
Tutti quei discorsi lo stomacavano.
Era quasi in procinto di afferrarle il polso e trascinarla via con sé, nella speranza di convincerla a rimanere a Tokyo con lui, ma nel profondo era perfettamente consapevole di non poterle chiedere un sacrificio così grande.
L’America era una grossa opportunità per Rein, e lei doveva coglierla al volo.
Al diavolo la sua cotta per lei e i nove mesi infernali che avrebbe passato struggendosi della sua mancanza: chi era lui per impedirle di partire?
Che comportamento egoistico sarebbe stato il suo, se solo avesse osato opporsi?
Rein necessitava di vivere quell’esperienza guadagnata con tanto impegno e fatica, si meritava di spiccare il volo verso quei desideri per i quali aveva dato tutta sé stessa affinché si realizzassero.
Dopo un’intera serata passata a rincorrerla, finalmente riuscì a trovare un momento di tregua per avvicinarsi.
Con il cuore che trepidava in petto, appoggiò con delicatezza la mano sulla spalla della turchina, costringendola a voltarsi.
Il viso le si illuminò non appena lo vide.
- Shade!- esclamò allegra - Finalmente ti vedo! Volevi dirmi qualcosa?-
Lui boccheggiò appena, dimentico di ciò che si era prefissato di dirle: la mente dapprima colma di pensieri e parole, vuota come un bicchiere a cui è appena stata prosciugata anche l’ultima goccia d’acqua.
Scosse piano la testa, distogliendo lo sguardo imbarazzato.
- Quando la festa è finita cercami: ti accompagno a casa – fu l’unica cosa che riuscì a dirle prima di lasciarla di nuovo alle sue allegre conversazioni.
C’erano parole che nemmeno nel silenzio della loro intimità sarebbe stato in grado di pronunciare con tanta facilità.
 
- Siamo arrivati.- esordì, spegnendo il motore della macchina parcheggiata esattamente sotto casa di Rein.
- Grazie del passaggio, Shade, non sai che fatica sarebbe stata quella di farmi tutta la strada a piedi - mormorò lei, volgendogli un sorriso colmo di gratitudine.
Lui ricambiò un po’ impacciato, ammirando estasiato le sue iridi cristalline illuminarsi di contentezza.
Anche dopo una serata devastante come quella, Rein rimaneva sempre bellissima.
Il silenzio aleggiò per un istante nell’abitacolo dell’automobile, i due volsero gli occhi all’esterno imbarazzati per alleviare la tensione.
- Allora…- cominciò Shade, voltandosi di nuovo verso Rein, la quale sgranò gli occhi incuriosita - Dunque, domani è il gran giorno…- e abbozzò un sorriso che la turchina ricambiò.
- Già - rispose - domani lascerò definitivamente Tokyo -
Ancora silenzio.
Si poteva quasi respirare un certo clima di malinconia.
- Non sei spaventata all’idea di trovarti da sola in un paese straniero, senza nessuno che conosca la tua lingua?- domandò ancora lui, tentando di rompere l’imbarazzo generale.
Lei scosse piano la testa – E’ proprio per questo che intraprendo questo viaggio. Imparare una nuova lingua sarà divertente, oltre che utile -
Shade annuì piano con la testa.
- Una grossa opportunità, già…-
Ancora silenzio.
- C’è una cosa, però, che ancora non capisco – riprese lui, dopo un momento di imbarazzo generale – Perché tanta voglia di lasciare Tokyo? Cos’è che ti manca qui, tanto da spingerti a cercarlo altrove?- le chiese.
Le labbra di Rein si inarcarono in un sorriso velato di malinconia.
- Ti sei mai sentito estraneo al posto in cui vivi? Hai mai provato la sensazione di ritrovarti in un ambiente a cui senti di non appartenere?-
Quella riflessione lo lasciò alquanto spiazzato.
- Non fraintendermi: io amo Tokyo, è da sempre stata la mia città, il mio rifugio, una certezza. Tuttavia, sento che devo spingermi oltre i confini, sperimentare, scoprire, osservare, per poter comprendere se questo è realmente il mio posto nel mondo. Pensaci un attimo, Shade: il destino ha voluto farci nascere qui, permettendoci di considerare Tokyo come una proprietà che ci appartiene di diritto. Con che diritto, tuttavia, osiamo definirla la nostra città? Non avremmo pensato lo stesso se fossimo nati a Parigi, a Roma, o in qualsiasi altro posto? Chi ci assicura che questa sia realmente casa nostra?-
Shade continuava ad ascoltarla, assimilando con cura ogni sua riflessione. C’erano tanto coraggio e tanta forza di volontà ad animare il corpo di quella ragazzina così fragile e minuta.
- Per questo motivo sento che questo viaggio è per me quasi come una necessità: ho bisogno di capire se vivere a Tokyo è realmente ciò che voglio. Ho bisogno di una certezza in più. E l’unico modo per farlo è sperimentare una vita completamente nuova, lontano dalle influenze del mondo che già conosco.-
- Non temi di provare nostalgia, quando ti ritroverai là completamente abbandonata a te stessa?- trovò il coraggio di dirle, in una pausa dal suo discorso.
Rein sorrise nuovamente.
- Questo è ciò a cui miro: se proverò nostalgia di Tokyo, allora non avrò più dubbi su quali siano i miei veri desideri -
La guardò negli occhi per un istante, sentendo fremere un dubbio atroce dentro di sé. Aveva paura di udire la risposta che avrebbe seguito la sua domanda.
- E se non dovessi sentirne la mancanza?-
Ci fu un attimo di silenzio in cui Rein raccolse tutte le sue concentrazioni in sé stessa.
- In quel caso, mi sembra piuttosto ovvia la strada che deciderò di intraprendere.-
Shade ingoiò a fatica l’angoscia che era seguita a quella domanda.
- A volte non è così spiacevole vivere nel beneficio del dubbio, sai?- le disse.
Lei gli sorrise imbarazzata - Mi conosci – gli rispose – sono una persona che necessita di continue certezze.- 
- L’unica certezza che posso darti è il fatto che sarà terribilmente difficile riuscire a sopportare la tua mancanza, Rein. Più di quanto pensi. –
Quelle parole gli uscirono dalle labbra senza che nemmeno se ne accorgesse.
Eppure doveva averle per forza pronunciate, dato che le guance della turchina si erano arrossate, e gli occhi avevano cominciato a brillarle di timidezza.
- Promettimi che, qualunque cosa deciderai di fare, tornerai comunque a Tokyo a farci visita. Dopotutto, quella di stasera è stata una festa di Arrivederci - le disse ancora, sorridendo malizioso.
Poté quasi avvertire il cuore di Rein mancare di un battito.
- Te lo prometto - gli sussurrò in risposta, la voce che le si incrinava un poco.
Sorrise con gli occhi leggermente umidi, forse per ricacciarvi dentro qualche lacrima.
La osservò posare una mano sulla maniglia della portiera dell’auto, intenta ad uscire.
Lo scatto che la serratura forzata fece risuonare nell’abitacolo dell’auto non appena Rein l’aprì gli provocò un inspiegabile senso di angoscia in petto, un vuoto che necessitava di essere colmato. 
 – No!- esclamò in un gesto impulsivo, posandole tempestivamente una mano sul polso.
Lei si voltò sconcertata, guardandolo negli occhi.
- Shade, che fai?- gli domandò confusa.
- Devi darmi la certezza che tornerai. Non puoi lasciarmi in questa logorante attesa troppo a lungo - le rispose serio e sincero.
Lei sospirò, incapace di trattenere una lacrima che le pungeva fastidiosamente gli occhi.
- Non sei stato tu a dirmi che a volte non è poi così spiacevole vivere nel beneficio del dubbio?- gli disse soltanto, mentre il labbro inferiore piegato all’insù le tremava un poco.
Shade ridacchiò divertito, mentre in cuor suo si rincuorò nel vederla lottare contro tutta sé stessa per evitare di non tradirsi e sciogliersi così in quell’emozione che, forse, era la stessa che provava anche lui.
Arrivederci, allora - le sussurrò infine col cuore già gonfio di nostalgia, accentuando volutamente quelle due parole, quasi nascondessero un’affettuosa minaccia che alla turchina non passò inosservata.
Shade la lasciò finalmente uscire dall’auto, osservandola intraprendere il vialetto di casa con passo più incerto di quello che aveva sostenuto fino a quel momento.

 
¤¤¤¤¤¤
 

 

Era autunno inoltrato, le foglie degli alberi si erano ormai ingiallite e cadevano a terra esauste, simulando una lenta danza di benvenuto all’imminente inverno.
Shade passeggiava per le strade desolate della città, solo come lo era stato dal momento della sua partenza, diretto a casa di amici per una straordinaria festa in giardino in grande stile.
Stringeva con forza il cellulare in una mano in attesa di una chiamata che tardava ad arrivare.
Sentirsi con Rein quasi tutti i giorni per telefono gli dava l’illusione che non fosse mai partita.
Tuttavia, udire la sua voce non equivaleva certo ad averla accanto.
Giunse all’indirizzo indicato, la musica che si percepiva fin dalla strada.
Appena entrato lo accolsero Bright ed Auler assieme alle ragazze del loro gruppo: Sophie, Altezza e tutte le altre meno una.
Fine mancava all’appello, ritardataria come sempre.
L’inizio della serata passò piuttosto allegramente, tra una chiacchiera e l’altra.
L’allegria che si respirava in quel luogo aveva contagiato anche lui.
Eppure quel senso di vuoto che gli attanagliava lo stomaco non cessava di abbandonarlo…
La partenza di Rein gli bruciava ancora parecchio, era come se la turchina, partendo, avesse portato via con sé anche una parte di lui, la più importante forse.
Guardò di nuovo il cellulare, notando con rammarico che non aveva ricevuto ancora alcuna chiamata da parte sua.
Strano, eppure a quell’ora Rein lo chiamava sempre perché era un orario abbordabile per entrambi…
Scosse la testa, tentando di cacciare via la turchina dai suoi pensieri.
Rein era partita spiccando il volo verso nuovi orizzonti, doveva farsene una ragione.
Non sarebbe ritornata che tra sette mesi.
Pensarla in ogni momento non avrebbe servito a riportarla indietro: doveva togliersela dalla testa una volta per tutte.
Il cellulare vibrò, e sul display apparve a lettere chiare e tonde il nome della turchina, quasi a volergli fare un dispetto.
Schiacciò il tasto verde per avviare la chiamata, il cuore in gola come ogni volta che avvertiva la sua voce cristallina dall’altro capo della cornetta.
- Pronto?-
Dall’altro capo del telefono, una voce piuttosto allegra rispose.
- Avevi paura che non ti chiamassi stasera, vero?-
Rein scoppiò in una risata colma di tenerezza che gli strappò un sorriso.
- Da che elementi puoi trarre questa intuizione azzardata?- le domandò scherzando.
- Pari più agitato del solito…- gli rispose lei, facendogli sorgere un altro sorriso sulle labbra -  Cosa fai di bello stasera? Mi pare di sentire della musica dalle tue parti - continuò.
- Oh - esclamò lui alzandosi dal divano sul quale era seduto e dirigendosi in un luogo più appartato sotto la veranda - Tio ha organizzato una festa e Bright ha insistito tanto ad andarci che sono stato costretto ad accettare - le rispose - Vedessi che casino, spunta gente da tutti gli angoli della casa!-
Rise.
- Una festa? Quindi significa che ci sono anche Fine, Altezza e tutte le altre?- domandò Rein entusiasta.
- Ecco…- balbettò lui indeciso - Altezza e le altre ci sono, per quanto riguarda tua sorella, non si sa che fine abbia fatto. Non è mai stata così in ritardo come stasera - le rispose con un velo di perplessità nella voce.
Dall’altro capo del telefono, Rein ridacchiò.
- Almeno vi state divertendo?- domandò.
Un sorriso malinconico gli velò il volto, un pesante macigno carico di nostalgia gli parve gli si fosse appoggiato sul petto.
- Qui ci divertiamo, si, peccato che la casa paia tremendamente vuota - azzardò.
Rein ridacchiò di nuovo al telefono - Ma se mi hai appena detto che è stracolmo di persone!- esclamò.
Stavolta lui non si unì alle sue risate.
- La mancanza di qualcuno si sente…- mormorò cupo, rabbuiandosi.
Ci fu silenzio per un momento che parve interminabile.
- Ah…- sospirò infine Rein, per nulla toccata dalle parole che lui aveva appena pronunciato - Fine è sempre in ritardo, ma vedrai che arriverà -
Una rabbia improvvisa ed inspiegabile gli arse improvvisamente in petto.
Strinse con forza i pugni, rischiando poi di lanciare il cellulare a terra violentemente.
- Accidenti a te, Rein!- esclamò furibondo - Devo dirtelo in inglese perché tu capisca?! Mi manchi, dannazione!-
Dall’altro capo della cornetta, silenzio.
Temette di essere stato decisamente troppo impulsivo.
- …Rein?- balbettò timoroso, nella speranza che lei non avesse riattaccato.
- Voltati - la sentì sussurrare.
Fece come gli aveva detto, allibendo all’istante.
Ebbe paura di stare sognando.
Di fronte a lui, tra la folla di ragazzi che chiacchieravano animatamente tra loro, comparve Rein vestita dello splendido abitino blu che le evidenziava così perfettamente i fianchi e che aveva indossato anche alla sua festa d’Addio.
Non nascose lo sbalordimento di ritrovarsela finalmente di fronte, come aveva sperato tante volte fino ad allora.
Per quanto credesse ancora di stare sognando, convinto che l’immagine di Rein di fronte a sé fosse soltanto frutto della sua immaginazione, rivederla per lui fu come riuscire a spiccare il volo per la prima volta.
La vide sorridere timidamente mentre avanzava verso di lui, mettendosi qualche ciocca di capelli dietro un orecchio.
- R-Rein…?- mormorò, incredulo.
Voleva correre da lei, dirle quanto gli fosse mancata, abbracciarla per poi non lasciarla più.
Ma non si mosse, non pronunciò nemmeno una parola.
L’emozione era tanta, troppa.
La vide ridacchiare sommessamente mentre giungeva davanti a lui.
- Beh, che c’è? Hai detto tanto che ti mancavo, e ora che sono qui davanti a te nemmeno mi saluti?- lo prese in giro lei.
Gli prese delicatamente le mani, intrecciandole alle sue.
Sorrisero entrambi.
- Sei tornata - fu la sola cosa che Shade riuscì a pronunciare.
Lei annuì, puntando i suoi occhi cristallini in quelli bui di lui.
- Ci ho messo il mio tempo, ma alla fine ce l’ho fatta a capire qual è il posto che mi spetta - gli disse, stringendosi forte a lui e lasciandosi inebriare dal suo dolce profumo.
Lui ricambiò l’abbraccio, affondando il viso nei morbidi capelli di lei, assaporando una gioia che da troppo tempo aveva atteso di provare.
Poi un’improvvisa sensazione che tutto quello che Rein stesse facendo fosse tremendamente sbagliato gli attraversò la mente in un lampo.
Si sciolse tempestivamente dall’abbraccio, afferrandola per le spalle e costringendola a guardarlo negli occhi.
- Rein, che ne sarà dell’America, del tuo sogno, della tua grande opportunità? Vuoi veramente gettare tutto all’aria così?-
Era sinceramente preoccupato.
Rein gli sorrise, compiaciuta di tutta quella premura che lui ogni volta riservava per lei.
Appoggiò le mani sul suo petto, stringendogli i lembi della camicia.
-  L’unica opportunità di cui voglio godere in questo momento - disse - è quella di passare il mio tempo con te -
Il cuore di Shade fece una violenta capriola nel petto.
- Vuoi dire che tu…- cominciò a balbettare – Ho finalmente trovato il mio posto del mondo, si. E non è Tokyo, contrariamente a quello che pensavo.- completò la frase lei, increspando le labbra in un sorriso.
A quelle parole, Shade sentì il proprio cuore aprirsi, e la mente farsi leggera, quasi fosse in grado di spiccare il volo da un momento all’altro.
Poi scontrò nuovamente lo sguardo con quello di Rein, facendo avvicinare le labbra alle sue.
La  baciò, finalmente.
Il cuore si contorse in una nuova capriola non appena sfiorò la bocca con quella di Rein, ed era certo che anche per lei fosse stato lo stesso.
Entrambi sentirono di poter spiccare il volo da un momento all’altro.
Fu il bacio più bello che avessero mai dato in vita loro.
Passarono il resto della serata insieme, in compagnia dei loro amici che festeggiarono Rein nel migliore dei modi.
Fine aveva finalmente fatto la sua comparsa alla festa, giustificando il suo incredibile ritardo con il fatto che era dovuta passare a prendere la sorella in aeroporto per poi condurla lì.
Rein, a quanto sembrava, era tornata per restare.
Immaginate la sorpresa di Shade quando seppe addirittura che la festa organizzata da Tio non era altro che una festa di Bentornato per Rein, e che, tra l’altro, tutti glielo avevano tenuto abilmente nascosto fino ad allora.
- Quindi mi ha costretto a dirti tutte quelle cose al telefono solo per puro e semplice divertimento?- le domandò, fingendosi offeso.
- L’ho fatto esclusivamente per avere una certezza in più. Mi pareva di avertelo già detto - esclamò lei divertita, mentre lui si scioglieva in un’allegra risata.
- Beh, sappi che c’è ancora una cosa che non ti ho detto – annunciò, con una nota di mistero nella voce.
Lei sgranò gli occhi, desiderosa di sapere cosa aveva ancora da dirle.
Shade sorrise, avvicinandosi al suo viso – Preparati, perché domani io e te ce ne andremo in America - le sussurrò all’orecchio, illuminandole gli occhi.
Rein gli gettò le braccia al collo, incapace di nascondere la gioia che provava in quel momento.
- Grazie - gli mormorò in risposta, baciandolo nuovamente sotto una miriade di stelle che avevano fatto la loro comparsa in cielo.


Angolo Autrice:

...
Si, lo so, è da parecchio tempo che non aggiorno questa raccolta, e me ne dispiace, perchè ultimamente l'ispirazione scarseggia e ho tante altre storie lasciate incomplete che attendono di trovare una conclusione.
In questi giorni, però, rileggendo questa raccolta, ecco che improvvisamente spunta un'idea. Una one-shot è decisamente meno impegnativa da scrivere che una long (beh, dipende dai punti di vista), dunque sono riuscita almeno a creare questa cosa qui sopra.
Ho notato che c'era troppa depressione nei capitoli precedenti (fatta eccezione per alcuni, in altre ho veramente toccato il fondo della depressione, ma che diavolo mi era preso? xD), dunque per la gioia delle mie lettrici ho voluto creare una semplice storiella senza pretese e a lieto fine.
Non so da dove mi sia venuta l'idea della partenza di Rein per l'America, so solo che mi sono messa al computer e ho scritto.
Non sono convinta fino in fondo del risultato ottenuto, ma spero comunque lo gradiate.
Una storiella sdolcinata ogni tanto può anche starci, no? E in questa Rein comprende che il suo posto nel mondo, la sua certezza, non è altri che Shade. Se è tornata a Tokyo, infatti, è solo e unicamente per lui. Tant'è che, al termine della fiction, Shade comprende i desideri di Rein, e diecide di risolvere la situazione in una maniera piuttosto semplice: andare in America con lei.
Ci tenevo a spiegare questo passaggio, data la quantità di roba inutile che è presente all'interno della fic xD
Bene, con la speranza di avervi allietato almeno un poco, vi saluto.
Spero di tornar presto ad essere produttiva come una volta D:
Un bacio a tutte

_BlueLady_

 

  
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