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Autore: Strawberry Swing    08/07/2012    1 recensioni
< Vi è mai capitato di salire su un qualsiasi mezzo pubblico, che sia pure un autobus o un treno e non avere assolutamente niente da fare se non guardare le persone? [...] Insomma, sull’autobus si può incontrare davvero di tutto. Ed è per l’appunto su un autobus che ho fatto l’incontro che mi cambiò definitivamente la vita. >
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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Capitolo 17.



Il bacio diventò sempre più passionale e non mi importava di dover trattenere il respiro, in quel momento per me le sue labbra erano tutto. Il mondo iniziava e finiva lì.
Lentamente lo feci arretrare fino a camera mia, mentre le nostre lingue continuavano il gioco. Mi fece voltare facendomi sdraiare sul letto con la schiena e si staccò da me per osservarmi meglio, tuttavia io mi alzai con il bacino e lo trascinai sopra di me. Sapevo che quello che stavamo facendo avrebbe avuto delle conseguenze ma non m’importava.
Scese a baciarmi il collo, slacciando i bottoni del maglioncino che portavo mentre io feci scivolare le mie mani sotto la sua maglietta posizionandole sulle scapole. Gli tolsi la maglietta, dovendo così staccare le sue labbra dalle mie, divario che durò neanche mezzo secondo in quanto subito le unimmo in un ennesimo bacio.
Dopo avermi slacciato il maglioncino, me lo sfilò lungo le braccia. Con una spinta di bacino lo feci rotolare fino a salire sopra di lui. Staccai le mie labbra dalle sue e mi tolsi la maglietta che avevo sotto con uno scatto. Quando incontrai i suoi occhi, lo sguardo che mi lanciò fu famelico e io ammirai il suo petto muscoloso sotto di me. Era veramente bello. Iniziai a baciargli il collo e lui cercò di slacciarmi il reggiseno senza riuscirci.
-          Dove sono i gancetti? –
-          Davanti.. –
Non feci neanche in tempo di alzarmi per slacciarli io stessa che lui mi baciò fino a togliermi il fiato. Con una mano mi slacciò i ganci del reggiseno e io feci aderire completamente il mio seno contro il suo petto. Sentivo che si stava eccitando sempre di più, mentre io avevo la mia intimità completamente bagnata.
Mentre mi slacciavo i pantaloni, accadde l’inevitabile.
-          Sei bellissima. Sei la ragazza più bella con cui sono stato. –
Mi bloccai con la mano ancora sul bottone dei jeans. Era vero, lui era stato con tantissime ragazze. Probabilmente era stato con una ragazza anche quel sabato sera. Quante volte l’avevo beccato con una diversa? Per lui era solo quello, sesso. Una voglia irresistibile che bisognava in qualche modo soddisfare. Mi sarei accontentata di essere una delle tante per lui? La risposta arrivò quasi immediatamente. Non mi sarei mai accontentata di essere una di quelle che si era scopato. Perché alla fine era solo quello. Una scopata e via.
Lo vidi alzarsi e venirmi incontro, mentre io mi abbracciavo a livello del seno per coprirmi.
-          Non possiamo. –
-          Perché? Mi sembrava che tu lo voglia quasi quanto me. –
-          Perché non possiamo e basta. Noi siamo amici e gli amici non fanno queste cose. –
-          Io e te non siamo mai stati amici. Io ti voglio. E ti ho voluta dalla prima volta che ti ho visto in autobus. –
-          Ma il problema è proprio questo. Tu mi vuoi ora. E domani? Io non sono tipo da una notte. Non voglio sentirmi una poco di buono. –
-          Tu non sei una poco di buono e  non lo sarai mai. Se sei così sicura di lasciar tutto così.. ok. Avrei solo bisogno della doccia. –
-          Sai qual è la porta. Usa uno degli asciugamani che ci sono in bagno. Sono puliti. –
-          Ok. –
Si voltò per andarsene in bagno. Lui non diceva mai la cosa giusta. Gli bastava anche mentirmi, dirmi che domani saremmo stati ancora insieme e io sarei stata sua. Mi vestii in fretta. Dovevo uscire, avrei evitato di ritrovarmi da sola con lui. Gli scrissi un sms, dicendo che io ero andata in biblioteca e che bastava tirare la porta, che si sarebbe chiusa da sola.
All’inizio corsi fino alla biblioteca, con le lacrime agli occhi. Non avevo mai pianto così tanto da quando avevo conosciuto Matteo. Ero diventata una piagnucolona.
Arrivata davanti alla Marucelliana, mi accorsi che le lacrime avevano trasbordato e, per non farmi vedere in quelle condizioni dai miei amici, presi il telefono e mi diressi dalla parte opposta. Dopo pochi squilli, Stefano rispose alla mia chiamata.
-          Ste. Hai posto in casa? Sto andando in stazione. –
-          Certo, per te stellina ho sempre posto. Cosa è successo? –
-          Stavo quasi per fare l’amore con Matteo. Ma io non voglio essere una delle tante. E quando gliel’ho detto, lui ha detto che se ero convinta di non volerlo fare, lui non mi avrebbe forzato. E si è chiuso in bagno. –
-          Cavolo Sophie. Che situazione. Ma che pensi di fare adesso? –
-          Per ora sto scappando. L’ho lasciato in bagno a farsi la doccia dicendogli che sarei andata in biblioteca. Ma non riesco a smettere di piangere e non voglio farmi vedere da nessuno. –
-          Lo so tesoro. Prendi pure il primo treno e vieni qua. –
-          Grazie. Ci vediamo dopo. –
Appena arrivai in stazione feci un biglietto per Pisa e, fortunatamente, arrivò un treno pochi minuti dopo.
Dovevo far chiarezza. Cosa provavo per Matteo? Ovviamente non era solo amicizia come mi ostinavo a pensare. Lui mi faceva provare tutte quelle sensazioni solo con un bacio. Solo sfiorandomi la mano. Quando ero con lui, tutto era più bello, il mio cuore batteva sempre un po’ più veloce del normale e qualsiasi cosa facesse, monopolizzava la mia attenzione. Ed ero incredibilmente gelosa di lui. E quello che provavo non era solo affetto, io non gli volevo solo “bene”.. era qualcosa di più forte, di incredibilmente sconvolgente. Era più forte di qualsiasi cosa avessi mai provato. Persino con Giulio erano sensazioni ridotte e banali in confronto a questo. Quando giunsi alla conclusione di essere innamorata di lui, di esserlo alla follia, mi sembrò di tornare a respirare. Per poi rendermi conto che la situazione era peggiore di quanto pensassi. Io ero innamorata di lui.. ma lui lo era di me? Non lo credevo. Insomma, avrebbe potuto fermarmi quel pomeriggio, dirmi che lui non voleva solo una notte, che come me ne voleva mille e diecimila notti ancora. Quando mi squillò il telefono, ero pronta. Sapevo che mi avrebbe chiesto spiegazioni.
-          Ma dove sei finita? Sono in biblioteca ma mi hanno detto che non ti hanno vista. –
-          Sono sul treno. Vado da Stefano stanotte. Aveva bisogno di una cosa. Di agli altri che mi dispiace essere sparita. –
-          Stai andando a Pisa? Ascolta, se è per quello successo prima.. ne dobbiamo parlare. Non mi piace che tu scappi sempre. –
-          Io non scappo. Te l’ho detto che Stefano aveva bisogno di me. –
-          Farò finta di crederci. Comunque prima o poi ne parleremo. –
-          Mi sembra di averne parlato abbastanza. Ti ho già detto molte volte che tu non dici mai quello che vorrei sentirmi dire e che rovini sempre tutto. –
-          Mi spieghi cosa volevi sentirti dire? Che sono innamorato di te e che avrei voluto disperatamente fare l’amore con te? –
-          Smettila di prendermi in giro. Io non credo a quello che dici, mi fai solo stare male. –
-          Non so che altro dirti. –
-          Bene. Allora ciao. –
Gli buttai il telefono in faccia. Era così importante scoparmi da arrivare a dirmi quelle cose? Quando arrivai a Pisa, saltai giù dal treno in un batter d’occhio e iniziai a camminare fino a casa di Stefano. Arrivai completamente sudata, con le guance rosse e gli occhi lucidi. Alla porta mi aprì Antoine.
-          Sophie! Che bella sorpresa! Cosa sei venuta a fare? –
-          Diciamo che sono un po’ giù di morale e volevo staccare un po’ da Firenze. –
-          Staccare? Cosa vuol dire? –
-          Allontanarmi da quella città. –
-          Allora stasera si va a bere! –
Annuii senza neanche guardarlo e mi avvicinai verso la camera che condivideva con Stefano, trovandolo chino sulla scrivania a studiare. Lo abbracciai da dietro e, quando lui si voltò per ricambiare il mio abbraccio, scoppiai a piangere, nuovamente, come una bambina.
-          Io lo amo. Sono innamorata di lui. E non posso farci niente. –
-          Lo so, topolino. Finalmente hai capito anche tu di essere innamorata di Matteo. Mi spieghi bene cos’è successo? –
Dopo essermi tranquillizzata e aver scolato mezza bottiglia di acqua di Stefano, gli raccontai dettagliatamente tutto. Da quello che ci eravamo detti quella notte in terrazzo a casa mia fino alla telefonata di poco prima in treno.
Quando finii di raccontare avevo ormai esaurito le forze e trascinato Stefano nel letto con me, lo abbracciai stretta, addormentandomi poco dopo.
Mi  svegliai da sola nel letto che erano le 8 passate e un buon odorino veniva dalla cucina.
-          Gnam gnam, che buon odore. –
-          Pasticcino! Hai dormito bene? –
-          Si Ste.. sono tornata me stessa. –
-          E ci credo.. russi come un trombone. – feci una linguaccia ad Antoine che intanto se la rideva della sua battuta e mi accorsi che in cucina c’erano anche altre persone.
-          Tesoro.. non hai ancora conosciuto i nostri coinquilini! –
-          Piacere, io sono Anouk. – una ragazza di colore, di una bellezza mozzafiato, mi strinse forte la mano e mi sorrise cordiale.
-          Io sono Andrea e questo è mio fratello gemello Carlo. – Erano due ragazzi bassi e piuttosto tozzi però avevano entrambi gli occhi del color del ghiaccio e un sorriso simpatico. Diedi la mano a entrambi e ci sedemmo tutti a tavola.
-          Allora Sophie. Cosa fai qua a Pisa? Come mai non ti abbiamo mai vista? –
-          Sono un’amica di Stefano. Eravamo in classe insieme al liceo e studio a Firenze. Avevo assolutamente bisogno di staccare la spina. –
-          Problemi di ragazzi? – Anouk mi guardò complice, facendomi un occhiolino a cui io risposi sorridendo.
-          Decisamente si. Senza offesa ragazzi.. ma voi cercate solo sesso? –
-          Ovviamente. –
-          Senza alcuna distinzione. –
-          Decisamente. –
Stefano e i due gemelli ci guardarono annuendo mentre Antoine rideva come un matto, trattenendosi la pancia. Poco dopo la situazione iniziò a degenerare. Non so da dove, ma i gemelli tirarono fuori bottiglie di superalcolici e tre bottiglie di vino. Iniziammo a fare brindisi su qualsiasi cosa (capì di aver superato la soglia dell’ubriacatura quando dissi di brindare al parrucchino del preside del liceo.. ero decisamente fuori controllo) e, giusto per fare l’ennesima cavolata della giornata, quando mi suonò il telefono, risposi senza neanche guardare il mittente.
-          Si può sapere dove sei? Non sei ancora tornata da Pisa? –
-          No. Mi fermo qua a dormire. –
-          Cos’è questo rumore? –
-          È quell’idiota di Carlo che.. ahahahahahaha sta facendo il limbo con una scopa. –
-          Chi è Carlo? –
-          Uno dei gemelli. Chi altro se no? –
-          Ma sei ubriaca? –
-          Giusto un pochino. Hanno portato da bere e io ero triste.. quindi ho bevuto. Non ti preoccupare. Ho brindato anche alla tua stronzaggine! –
-          Come mai eri triste? –
-          Sono ubriaca, non completamente rincitrullita. Non ho alcuna intenzione di dirti che sono triste per colpa tua. Perché mi fai stare male. –
-          Ti sei ubriacata per colpa mia? –
-          No.. cioè si.. forse. Non lo so! –
-          Passami Stefano. –
-          Perché vuoi parlare con Ste? Sei gay pure tu? Adesso capisco molte cose! –
-          Non sono gay, idiota. Voglio solo capire se ti può tenere d’occhio lui. –
-          Lui non ha bevuto. fra pochi giorni ha un parziale e non vuole sprecare tempo con un dopo-sbornia. –
-          Avresti dovuto prendere esempio da lui. –
-          Lui si è messo con il ragazzo che gli piace. Alberto gli ha detto che è innamorato di lui. Non ha bisogno di ubriacarsi per  dimenticare il ragazzo di cui è innamorato. –
-          Tu ti stai ubriacando per questo? –
-          Devo andare. Hasta la vista, baby! –
Non gli diedi manco il tempo di rispondermi e buttai giù la chiamata, lanciando il telefono sul divano mentre ricominciava a squillare, particolare che io ignorai.
Verso le 4 di notte eravamo tutti completamente fuori e, dopo un conato particolarmente forte, vomitai tutta la cena nel wc, mentre Stefano mi teneva la testa e nuove lacrime mi scorrevano lungo le guance. Mi addormentai un’ora dopo, completamente prosciugata, nel letto di Stefano, con un catino a fianco, che mi accarezzava la pancia e mi sussurrava parole dolci all’orecchio.


*Angolo Autrice.
Ahhhhhhhhhhhh... sto attraversando un lento sclero pre esame. Domani ho Citologia e Istologia e ci sto rimettendo la salute.. Farà bene bere coca cola e mangiare patatite per due giorni? Sicuramente non fa bene alla mia linea.. ma mi fa incredibilmente fatica prepararmi da mangiare o anche il caffè, così sostituisco la caffeina con la coca cola.. Funziona?
Bando alle ciance, Ecco a voi un ennesimo capitolo, scritto qualche mese fa e che finalmente sono riuscita a pubblicare. Devo dire che sono un po' triste per la mancanza di recensioni alla mia storia.. dopo il decimo capitolo (o giù di lì), nessuno ha più scritto niente :(
Vorrei sapere anche se ci sono delle critiche negative, sono quelle che mi piacciono di più! Giuro che non ci saranno ritorsioni! :D
A presto, con un nuovo capitolo.
Giulia
  
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