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Autore: thiniel106    10/07/2012    8 recensioni
Dick Roman è stato sconfitto, ma questo ha richiesto il pagamento di un prezzo molto alto. Sam è rimasto solo sulla terra, Dean e Cass sono bloccati in Purgatorio, uno non sa dove sono gli altri e viceversa. Sembra che l’unico vero vincitore sia Crowley, che è riuscito ad ottenere quello che voleva, eliminare il problema dei leviatani e liberarsi in un colpo solo dell’angelo che lo aveva tradito e soprattutto di Dean Winchester. Il legame che lega i fratelli però resta forte e Sam non si arrenderà davanti a nulla pur di riavere suo fratello con sé. Seppur separati, aiutati da Castiel, faranno il possibile per riunirsi, sperando che l’impresa non si riveli fuori dalla loro portata.
Genere: Angst, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Ottava stagione
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Capitolo II – LUCI E OMBRE
 
Rifugio Campbell
 
Sam fissava quel dannato caffè solubile, mentre il gorgoglio dell’ebollizione si faceva sempre più insistente, da troppo tempo ormai, perché potesse sembrare semplicemente sovrappensiero.
Era sofferente e stanco.
Le mani erano aggrappate a quel tavolino sgangherato, sopra il quale era appoggiato il bollitore, come a sostenere il peso di tutte le cose che si era tenuto dentro.
Durante i due giorni in cui era rimasto solo, aveva arginato, dietro una fragile diga di autocontrollo, tutte quelle emozioni e quelle paure, per rovesciarle addosso allo sceriffo Mills, solo pochi istanti prima.
Raccontandole di come fosse pian piano scivolato nel panico più totale, mentre prendeva coscienza del fatto di essere rimasto senza mezzi ed aiuti. Senza la benché minima traccia da seguire, senza opzioni o indizi ai quali appigliarsi.
Solo.
Completamente in balia degli eventi che aveva contribuito a mettere in moto, ma sui quali non aveva più alcun controllo.
Si sentiva inghiottire rapidamente in un buco nero di angoscia e domande senza risposta, con mille dubbi che gli attanagliavano l’anima, fomentati dall’incertezza di non sapere cosa fosse successo in realtà.
 
Crowley aveva giocato sporco e aveva vinto su tutti i fronti. Le dita artigliarono il legno con rabbia, sbiancando a causa della pressione che stava esercitando. 
Che volesse semplicemente levarsi tutti dai piedi, con un colpo solo, o che avesse altri piani in mente per il futuro, ormai a Sam non importava. Crowley aveva ottenuto quello che si era prefissato.
E un unico pensiero ossessionava la mente del ragazzo: voleva disperatamente ritrovare suo fratello.
 
Dopo aver tentato invano di far parlare qualcuno dei leviatani rimasti, cani sciolti, feroci, famelici e senza più un capo a cui obbedire, Sam era tornato nell’unico posto sicuro che conosceva, ovvero il deposito di suo nonno Samuel, con la sua biblioteca sotterranea. Dopo la casa di Bobby, ormai andata in fumo, quello era l’unico luogo dove poteva sperare di trovare delle informazioni utili.
 
Sam parve cedere per un attimo, i muscoli delle braccia rigidi come quelli della schiena e la testa abbandonata in avanti, in un gesto di sconforto che non riuscì a controllare.
Due stramaledetti giorni.
Due giorni interi, senza nemmeno sapere se Dean fosse …. No, non riusciva nemmeno a pensarlo.
Gli sembrava di impazzire ... se mai non lo fosse già, senza essersene davvero reso conto.
Rialzò la testa e fissò il vuoto di fronte a lui, ciocche di capelli scivolarono via dal volto.
In quel momento, solo uno scaffale di libri accatastati male lo separava e lo nascondeva dallo sceriffo, che lo attendeva ansiosa … e non certo per il caffè.
 
L’aveva chiamata e lei era andata da lui senza esitare, eppure lui non le aveva confidato tutto.
Si sentì in colpa, ma come poteva dirglielo? Come poteva dirle cosa era davvero successo a Bobby?
Si passò una mano sul viso, sentendo sotto le dita la ruvidezza della barba che aveva lasciato crescere.
L’immagine straziante del fantasma di quello che era stato come un padre per lui, che bruciava e si dissolveva nel nulla,  gli passò davanti agli occhi.
No, non lo avrebbe fatto. Era già stato ingiusto coinvolgerla in tutto questo, mettendola in pericolo, chiedendole di aiutarlo, non poteva volontariamente darle anche quel dolore. Non sarebbe servito a nulla. Sam aveva la sensazione che la donna fosse stata legata a Bobby più di quanto lui e Dean non avessero immaginato.
Chiuse gli occhi per scacciare l’immagine del vecchio cacciatore e cercare di riprendere il controllo, ma d’improvviso altre immagini si sostituirono a quella e lo costrinsero a riaprirli di scatto, deglutendo a fatica.
C'era un’altra cosa di cui non le aveva parlato.
Non le aveva detto delle sue condizioni e non le aveva detto nemmeno degli attacchi psicotici e delle allucinazioni, dai quali Castiel lo aveva miracolosamente guarito.
 
Non seppe dire esattamente perché … forse per paura.
Paura che il sospetto di stare impazzendo davvero e che, Jody stessa, finisse per crederlo pazzo, fosse più che una sensazione.
Paura che dirlo ad alta voce, avrebbe reso tutto reale.
Sam si guardò le mani: stringeva il tavolino così forte che le dita cominciarono a fargli male. Si costrinse a mollare la presa rilassando i muscoli, per quanto possibile.
Accadeva nei brevi istanti in cui la sua mente, sfinita e sottoposta a sforzi oltre il limite, si arrendeva alla stanchezza e smetteva di pensare.
Immagini veloci e confuse, accompagnate da suoni indistinti, ma talmente forti da essere assordanti, lo aggredivano all’improvviso, facendogli quasi mancare il respiro e perdere i sensi, o svegliandolo di soprassalto nei rari momenti in cui si appisolava.
Era tutto estremamente confuso, nulla di limpido o di comprensibile, che anche solo somigliasse al Lucifero che lo aveva tormentato per mesi.
 
All’inizio si era detto che dipendeva dalla mancanza di sonno e dalla stanchezza, ma quegli strani flash senza senso, erano iniziati proprio dopo la scomparsa di Castiel e di suo fratello.
E se ... via l’angelo, anche la magia o qualunque cosa fosse quello che aveva esercitato su di lui, si fosse esaurita? Se l’effetto di quello che gli aveva fatto, fosse cessato dopo la sua scomparsa, facendolo sprofondare lentamente ma inesorabilmente nella follia dei mesi precedenti?
Non si permise di alimentare quel pensiero, perché questo dava credito ad una verità che non poteva accettare: Cass e Dean erano morti?
“Sam!”
La voce della Mills che lo chiamava decisa, lo riscosse bruscamente dai suoi pensieri.
Scosse la testa, cercando di ricacciarli e soffocarli in un angolo della sua mente. Non voleva crederci. Non poteva …
Si voltò e raggiunse velocemente lo sceriffo.
 
Il polveroso magazzino, nel quale Sam l’aveva portata, era buio e umido e lei era ancora bagnata fino al midollo.
Gocce d’acqua piovana producevano un fastidioso ticchettio, che la rendeva ancor più nervosa.
C’erano libri accatastati ovunque e per un attimo le sembrò di trovarsi nell’incasinatissimo studio di Bobby.
Ebbe immediatamente nostalgia di quel posto, nonostante avesse sempre pensato che servisse un tocco femminile, rappresentava quell’uomo alla perfezione.
Un sorriso nostalgico comparve sul suo volto, al ricordo del vecchio cacciatore. Non voleva ammettere nemmeno a sé stessa quanto le mancava.
La donna si guardò intorno, cercando di focalizzarsi su un dettaglio alla volta e riflettere per bene su quanto aveva appena appreso, cercando di non farsi prendere da una sensazione più che comprensibile di panico.
 
Sam le aveva raccontato di Dick Roman e del piano per eliminarlo.
Le aveva detto del coinvolgimento di Crowley e di Castiel e che l’angelo loro amico, era sparito insieme a Dean subito dopo l’eliminazione del leviatano capo.
Le aveva rivelato i terrificanti piani di questi mostri per dominare il Pianeta.
Follia.
Se non avesse visto lei stessa qui mostri, le sarebbe sembrata tutta un’enorme follia.
 
Ma Dean era scomparso, Sam era sul punto di crollare e lei continuava ad avvertire, dentro di sé, la fastidiosa sensazione che il peggio dovesse ancora venire e che il ragazzo avesse volontariamente evitato di dirle qualcosa.
Non se ne curò molto in quel momento, troppo preoccupata per le condizioni di Sam, che sembrava davvero ad un passo dal cedimento psico-fisico.
 
Il ragazzo stava in piedi per miracolo, aveva la barba lunga e gli occhi arrossati. Jody non seppe dire se solo per la stanchezza o anche per il pianto.
Lo sceriffo sapeva quanto i ragazzi fossero legati e poteva solo immaginare cosa stesse passando il più giovane dei Winchester. Era forte, e lei lo sapeva, chiunque altro sarebbe crollato di fronte ad una cosa del genere, ma Sam ora era stanco e stava oltrepassando il limite.
Durante il suo racconto infatti, si era fermato spesso, portandosi le mani al volto e massaggiandosi le tempie con insistenza, preda probabilmente da un feroce mal di testa, dovuto alla disperazione e alla carenza di sonno.
 
Sam aveva parlato con frasi che a tratti erano sembrate sconnesse.
“Non sapevo più cosa fare Jody …  e-ero da solo. Ho passato gli ultimi due giorni a caccia di leviatani per cercare di farmi dire qualcosa. Loro avrebbero dovuto sapere … è stato inutile. Ho evocato quel bastardo di Crowley un centinaio di volte, ma niente! E alla fine ti ho chiamato, senza quasi rendermene conto … forse volevo un volto amico vicino … non so dov’è … Jody, non so se è ancora vivo …”
La donna aveva assistito allo sfogo del ragazzo senza intervenire, la stanchezza gli era penetrata nei nervi, impedendogli ormai di mantenerne il controllo.
Le mani nei capelli, Sam non era più riuscito a trattenere rabbia e frustrazione, e aveva sbattuto i pugni sul tavolino al quale erano seduti, l’uno di fronte all’altro.
Lei aveva preso al volo una tazza che vi era appoggiata sopra, prima che precipitasse sul pavimento.
“Calmati Sam!” Jody aveva cercato di usare un tono rassicurante.
“Quel figlio di puttana ci ha usati per levarsi dai piedi Roman. Lo sapeva! Sapeva che sarebbe successo questo, una volta compiuto il rituale …”
Tremava ancora e mai una volta l’aveva guardata negli occhi.
 
Lo sceriffo era certa che Sam non le stesse dicendo tutto.                                                
Sembrava riflettere ad alta voce, più che parlare con lei e non aveva avuto il cuore di insistere per fugare questi dubbi.
Solo pochi istanti dopo Sam si era alzato di scatto “Preparo un po’ di caffè” e si era allontanato senza aspettare una risposta. Nonostante le fosse evidente il malessere del ragazzo, lo aveva lasciato andare senza seguirlo.
 
Una volta rimasta sola, aveva cercato di ripercorrere ogni dettaglio del racconto, di visualizzare gli avvenimenti, come se fosse stata presente. Era il suo lavoro dopo tutto.
Non era diverso dal risolvere un caso. Si trattava sempre di indagini.
Ad un certo punto, quando il vortice dei pensieri si era fatto sempre più caotico e le era sembrato di non capirci più nulla, Jody era stata tentata, per un istante, di arrendersi all’evidenza: avevano perso.
Dean, insieme all’angelo Castiel, erano morti e loro due avrebbero dovuto tirarsi su le maniche e contenerne gli effetti collaterali.

Cominciò a guardare distrattamente tra la pila di libri che ingombravano gli scaffali e riconobbe alcuni dei volumi appartenuti a Bobby. Li aveva visti negli scatoloni che aveva portato a Sam, quando Dean era rimasto bloccato nel passato con Cronos.

Si immobilizzò all’improvviso, quando un’intuizione si fece largo nella sua mente.
Cronos era tornato nel passato trascinando con lui anche il maggiore dei Winchester …
E se … Jody si alzò di scatto dalla sedia e chiamò il ragazzo.
“Sam!”
 
Lui la raggiunse dopo un attimo, allarmato dall’urgenza che aveva percepito nel tono dello sceriffo.
“Che succede?” le chiese il giovane Winchester.
“Sam … Cronos!” era concitata “Non capisci?! Il rituale!”.
Lui rimase completamente spiazzato, non aveva idea di cosa stesse parlando.
Jody lo afferrò per le spalle “Se Roman è sparito, con quel maledetto incantesimo … e Dean è scomparso nello stesso momento  … forse, come con Cronos … forse anche Dean e Castiel … sono finiti nel luogo in cui è finito il leviatano!”.
 
Solo allora lo sceriffo si accorse che fuori aveva smesso di piovere.
Un debole raggio di sole, che penetrava attraverso il vetro dell’unica piccola finestrella in alto, illuminò il volto sgomento di Sam.
 
*****
 
Purgatorio
 
“Cass! Forza amico” Dean aveva ancora l’angelo accasciato addosso.
“Cass!” lo chiamò di nuovo, ma non si riprese.
Lo fece scivolare di lato adagiandolo sul terreno e mise il palmo della mano appena sotto il suo naso per assicurarsi che stesse ancora respirando.
Lasciò andare un sospiro di sollievo quando appurò che l’altro era solo svenuto.
Rimase inginocchiato vicino a lui, passandosi una mano sul volto e cercando di riorganizzare i pensieri.
Solo in quel momento cominciò a guardarsi intorno, improvvisamente conscio che, per quanto sembrassero soli e al sicuro, in quel luogo non potevano abbassare la guardia.
Il cielo era scuro, era ancora notte, o meglio sembrava di essere al crepuscolo. Dean non riusciva a vedere molto al di là di un paio di centinaia di metri, le ombre inghiottivano tutto il resto, in lontananza dei lampi squarciavano il cielo.
Gli sembrò di sentire di nuovo quei sussurri, versi che si ripetevano ad intervalli regolari e provenivano da luoghi sempre diversi.
Cominciò  pensare che fosse una sorta di richiamo, come quando un cane comincia ad abbaiare e un altro risponde in lontananza passando il messaggio.
 
Non riusciva a capire da dove provenissero, ma stabilì che almeno si trovavano a distanza di sicurezza.
Guardò di nuovo Castiel, non si era mai sentito così vulnerabile ed esposto, se fossero stati attaccati, dubitava di poter difendere sé stesso, figurarsi se poteva proteggere l’angelo svenuto.
Strinse tra le mani il pugnale di Ruby, cercando conforto nella solidità dell’arma.
Probabilmente non sarebbe servita a molto, ma almeno gli dava la sensazione di poter vendere cara la pelle.
Come diavolo avevano fatto a finire in quel luogo?
Pensò con terrore che probabilmente buona parte dei mostri che popolavano quel posto, ce li aveva spediti lui … e rabbrividì, sentendosi ancora più in pericolo.
Un rumore che sembrò essere particolarmente vicino lo fece trasalire, si irrigidì cercando di ascoltare per capire da dove provenisse.
Di nuovo il rumore, come uno schiocco di qualcosa che si spezza, guardò nella direzione da cui proveniva e un secondo dopo, il ramo di un albero contorto si spezzò, precipitando al suolo.
Dean emise un sospiro strozzato, rendendosi conto che aveva trattenuto il respiro fino a quel momento.
“Dannazione” imprecò.  
 
Cercò di calmarsi, pur rimanendo allerta.
Erano stati giocati, non riusciva a togliersi quella sensazione di dosso.
Dean aveva ancora davanti agli occhi il ghigno di Dick, subito prima che esplodesse.
Il bastardo rideva come se sapesse cosa sarebbe successo.
Il cacciatore si guardò i vestiti e si rese conto di non essere coperto da quella melma nera che i leviatani avevano al posto del sangue. Uno sguardo a Castiel gli fece appurare che nemmeno lui si era sporcato.
Come era possibile?
Cercò di ricostruire la sequenza degli eventi con cui avevano sconfitto Roman.
Ricordava esattamente l’attimo in cui aveva trafitto quel bastardo e il momento successivo in cui Sam era entrato nel laboratorio seguito da Kevin.
Erano molto vicini al leviatano, l’aria intorno a loro aveva cominciato a distorcersi, come se ondate di energia venissero emesse dal corpo di Roman, poi quest’ultimo era esploso.
Dean ricordava di essersi girato e aver alzato un braccio sopra la testa per proteggersi dall’esplosione.
Poi si era svegliato lì e Castiel era vicino a lui.
 
“Sam!”
Lo stomaco di Dean si contorse in una morsa dolora a quel pensiero.
Suo fratello era vicino a loro quando Dick era esploso, doveva essere lì anche lui.
Cercò disperatamente di ricordare cosa avesse visto in quegli ultimi istanti, se Sam fosse scomparso con loro o se fosse stato colpito dagli schizzi neri del sangue di Dick.
Aveva chiuso gli occhi quando il leviatano era esploso, dannazione non aveva guardato verso Sam, non aveva visto cosa gli fosse successo.
La paura serpeggiò infida nella sua mente.
Dov’era Sam? Perché non era con loro?
Possibile che fosse finito in un punto diverso del Purgatorio?
I suo occhi si dilatarono e il respiro si fece più veloce.
Sam era solo, da qualche parte in quel luogo dimenticato da Dio e popolato da mostri che si sbranavano l’un l’altro.
Guardò il pugnale che aveva in mano.
Era disarmato. Dovunque fosse Sam, era disarmato.
Chiuse gli occhi cercando di tenere a bada l’angoscia e la preoccupazione che lo stavano assalendo.
Un unico pensiero portato all’esasperazione, si fece strada sovrastando la paura: doveva trovarlo. Doveva trovare suo fratello a tutti i costi.
Si guardò di nuovo intorno non sapendo esattamente da dove cominciare.
 
Un altro rumore catturò la sua attenzione, si voltò di scatto verso la vegetazione circostante.
Dovevano spostarsi da lì, erano troppo esposti, doveva mettere al riparo Castiel e poi cercare Sam.
Doveva trovare il modo di uscire da lì.
Prese la sua decisione. Si alzò in piedi, afferrò il braccio di Castiel, si piegò sulle ginocchia e, tirando verso di sé il corpo inerme dell’angelo, se lo caricò in spalla.
Si diede una piccola spinta, per bilanciare meglio il peso del corpo dell’altro sulla schiena e cominciò a camminare.
 
Non sapeva bene che direzione prendere, decise che l’importante era continuare a spostarsi.
Sembrava che l’aria si fosse fatta più pesante da respirare, nelle narici cominciò a sentire un tanfo di morte, era difficile da ignorare.
Si mosse attraverso la vegetazione, nella poca luce che quel crepuscolo perpetuo regalava, continuando a guardarsi intorno, attento ad ogni rumore che arrivava dall’ambiente circostante, si affidò all’istinto e ai suoi sensi allerta per decidere la direzione da prendere.
Dean non ci mise molto a rendersi conto che procedere, col pennuto addosso, gli sarebbe stato più difficile del previsto.
Fargli riprendere i sensi era l’unico modo per uscirne vivi, se mai fossero riusciti ad uscire da lì…
Dopo una manciata di minuti, che gli parvero infiniti, individuò un’insenatura in una conformazione rocciosa.
Forse avrebbero potuto nascondersi lì, almeno per il tempo necessario a riprendersi.
Era esausto, le gambe avevano cominciato a bruciargli, i muscoli della schiena erano in fiamme e il respiro sempre più affannoso.
Arrancò verso l’apertura e vi scivolò dentro, fece solo pochi passi poi si accasciò a terra sfinito.
Cercò di adagiare delicatamente il corpo dell’angelo sulla ruvida e fredda roccia.
L’aria era cattiva e l’ossigeno rarefatto, come se si trovasse in montagna ad alta quota.
 
Faticò a regolarizzare il respiro, cominciò a tossire stringendo i denti per calmare gli spasmi, fino a che non ebbe un conato di vomito e finì per sputare bile in un angolo.
Gli sembrava di respirare aria velenosa, i polmoni gli bruciavano.
“Cas!” Provò nuovamente a chiamarlo, stavolta con voce incerta e arrochita. L’affanno tradiva tutta l’urgenza e la preoccupazione per le loro sorti.
Il cacciatore tossì di nuovo, forse quel luogo maledetto aveva effetti negativi su di lui e forse anche su Castiel. L’angelo era ancora privo di sensi, non rispondeva.
“Svegliati, dannato angelo!” urlò, afferrandolo per le spalle e strattonandolo bruscamente, “svegliati maledizione, dobbiamo trovare Sam! Cass!”
Immediatamente dopo aver pronunciato il nome di suo fratello, gli occhi dell’angelo si spalancarono improvvisamente.
“Sam!” Castiel scattò in posizione seduta, la schiena era rigida.

Dean si tirò indietro sorpreso, improvvisamente sollevato dal fatto che finalmente fosse rinvenuto, non ebbe il tempo di parlare che Castiel, gli afferrò i polsi come se stesse fermando un aggressore.
“Dean .. ?”
“Si Cass” sono io, tossì di nuovo.
L’angelo sembrò finalmente mettere a fuoco la figura del cacciatore e riconoscerlo. Era ancora visibilmente confuso e disorientato e strinse le mani intorno a polsi dell’altro con maggiore forza.
“Dean … dov’è Sam?”.
 
N.d.A
 
Ele106: Sammy dove sei?!?!? *piange* Dean, che fine hai fatto? *non ci capisce più niente e strizza la tazzina di carta del caffè, dal nervoso, schizzandoselo tutto addosso*
Thinias: U_U si ... siamo state cattive ... lo ammetto! XD
Ele106: come soffronooooooooooooooooooo ç_ç
Thinias: è necessario Ele ...
Ele106: mi sento in colpa, tu no? *si mangia di nuovo le unghie* Sei di pietra!!!
Thinias: *si volta di spalle, fingendo di non asciugarsi le lacrime* Ele contegno!! Abbiamo due fratelli da far riunire!!
Ele106: *con li occhi che brillano* nel sacro vincolo del wincest???
Thinias: ma vafff .....
 
È vero siamo state davvero cattive con I nostri fratellini, abbiamo immaginato l’angoscia in cui si trovano, separati, senza sapere nulla l’uno dell’altro, nemmeno se sono vivi. Per come sono stati divisi non sanno reciprocamente dove si trovano e come è d’obbligo per loro, il pensiero di un fratello va subito a preoccuparsi dell’altro.
Qui il brotherly love è molto importante, è quello che lega tutta la fanfic e quello su cui stiamo basando la storia (Thinias: *guarda male la sua socia* non il wincest Ele106, solo il brotherly love!), per cui portate pazienza, ma un pò di sana sofferenza per questi due non poteva mancare, non sarebbe SPN altrimenti.
Speriamo che la storia continui ad intrigarvi e che continuerete a seguirci anche nei prossimi capitoli.
Grazie per tutti i commenti che ci avete lasciato nel primo capitolo *sbaciucchiano le loro lettrici, stritolandole in un abbraccio*, li abbiamo apprezzati tantissimo.
Se vorrete vi aspettiamo al prossimo capitolo.

Ciauuuuz

  
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