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Autore: thiniel106    03/07/2012    8 recensioni
Dick Roman è stato sconfitto, ma questo ha richiesto il pagamento di un prezzo molto alto. Sam è rimasto solo sulla terra, Dean e Cass sono bloccati in Purgatorio, uno non sa dove sono gli altri e viceversa. Sembra che l’unico vero vincitore sia Crowley, che è riuscito ad ottenere quello che voleva, eliminare il problema dei leviatani e liberarsi in un colpo solo dell’angelo che lo aveva tradito e soprattutto di Dean Winchester. Il legame che lega i fratelli però resta forte e Sam non si arrenderà davanti a nulla pur di riavere suo fratello con sé. Seppur separati, aiutati da Castiel, faranno il possibile per riunirsi, sperando che l’impresa non si riveli fuori dalla loro portata.
Genere: Angst, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Ottava stagione
Capitoli:
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Titolo Fan Fiction: RISE AND SHINE - they will be together again
Autore: Thiniel106
Pairings: nessuno
Rating: arancione

Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester, Castiel, Jody Mills, Crowley 
Warning: – angst, avventura, azione.
Spoiler: settima stagione
Timeline: fine settima stagione, ipotetica ottava
Conteggio parole:
Disclaimer: i protagonisti sono personaggi di SPN, non ci appartengono, questa è una storia di pura invenzione, le autrici scrivono senza alcuno scopo di lucro e non intendono violare alcun copyright.
Note: Primo esperimento per entrambe di una fanfic scritta a quattro mani, abbiate pietà di noi, ci stiamo mettendo tutto l’impegno possibile per cercare di non fare una porcata XD

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Trama: Dick Roman è stato sconfitto, ma questo ha richiesto il pagamento di un prezzo molto alto. Sam è rimasto solo sulla terra, Dean e Cass sono bloccati in purgatorio, uno non sa dove sono gli altri e viceversa. Sembra che l’unico vero vincitore sia Crowley, che è riuscito ad ottenere quello che voleva, eliminare il problema dei leviatani e liberarsi in un colpo solo dell’angelo che lo aveva tradito e soprattutto di Dean Winchester. Il legame che lega i fratelli però resta forte e Sam non si arrenderà davanti a nulla pur di riavere suo fratello con sé. Seppur separati, aiutati da Castiel, faranno il possibile per riunirsi, sperando che l’impresa non si riveli fuori dalla loro portata.
 
 
Capitolo I - SOLI
 
Sioux Falls, South Dakota.
 
Jody Mills lo capì immediatamente.
Il giorno in cui incontrò i Winchester per la prima volta, capì che avere a che fare con loro avrebbe portato guai.
E non guai normali … ma soprannaturali.
Di quelli che, se ti va bene, finisci i tuoi giorni annegando nell’alcool o internato in una struttura psichiatrica, blaterando di demoni e fantasmi o entrambe le cose.
 
Mentre preparava il suo pickup, caricando sul retro ogni possibile armamento fosse riuscita a recuperare in centrale, rifletté per un attimo sulla possibilità di mandare il suo istinto a quel paese e continuare il suo lavoro di sceriffo, senza curarsi di certi dettagli.
Nelle ultime quarantotto ore le erano piombati addosso un paio di decessi che definire truci e orridi era un eufemismo.
Corpi dilaniati e smembrati, lasciati al sole ad arrostire e puzzare, senza che il colpevole avesse nemmeno tentato di occultarli in qualche modo.
 
Che ci fosse qualcosa di poco ‘normale’ fu più che un semplice sospetto per lo sceriffo, da subito.
Lei stessa aveva rimosso dai corpi piccolissime quantità di un liquido viscido e nero, che le aveva riportato immediatamente alla memoria l’ultimo ‘raduno Winchester-Singer’ al quale aveva partecipato.
Leviatani.
Bobby e i ragazzi le avevano spiegato qualcosa, anche se non nel dettaglio.
Jody sapeva che erano pericolosi. Mostri che si nutrivano di carne umana, tra i più spietati e feroci che i ragazzi avessero mai affrontato.
C‘era qualcosa che non andava però, perché le avevano detto che agivano con molta discrezione, tenendo un basso profilo e agendo nell’ombra. Eppure quello che aveva visto era tutt’altro che discreto.
Capì che qualcosa non tornava.
 
Per due giorni interi non fece che maledire la segreteria di Dean Winchester, il quale sembrava essersi scordato del numero per le emergenze che le avevano dato.
Provò più volte anche col numero che sapeva essere di Sam, senza successo.
Non rispondevano.
Scientifica e Dipartimento di Polizia, le fiatavano sul collo per avere notizie fresche sugli sviluppi delle indagini e presto, alla preoccupazione per il proprio futuro lavorativo, si unì la paura che ai ragazzi fosse davvero successo qualcosa di grave.
Proprio quando le sembrò che i suoi poveri nervi, già abbastanza provati, fossero giunti al culmine della sopportazione, Jody ricevette un sms dal numero di Sam, con scritto solo un indirizzo e un ‘Vieni subito’, che non lasciava spazio ad interpretazioni. Trasudava urgenza da tutte le parti.
 
I suoi timori divennero reali e seppe con certezza che era c’erano problemi seri in vista.
Senza rifletterci un istante, la donna fece quanto in suo potere per partire il prima possibile e raggiungere l’indirizzo indicato.
Saltò sul suo pickup e si mise in viaggio. Le ci volle un intero giorno, senza soste, accompagnato da una pioggia torrenziale che sembrava voler sommergere l’intero Stato ed esasperare quel senso di inquietudine ed angoscia, che già pervadeva ogni cellula del suo corpo.
Arrivò in tarda serata.
Aveva già incontrato i ragazzi nei luoghi più strani, ma non era preparata all’enorme edificio fatiscente che si trovò di fronte. Sembrava isolato e apparentemente abbandonato.
 
Mentre la pioggia scendeva ancora incessante, scese dal pickup riparandosi col suo giaccone e raggiunse il portone d’ingresso a grandi falcate, maledicendo il cielo e la pozzanghera appena centrata, che la inzuppò fino alle ginocchia.
Bussò insistentemente per qualche minuto, l’ansia che cresceva ad ogni istante. Aveva la sensazione che ci fosse qualcosa di sbagliato, che fosse successo qualcosa di grave, non si spiegava il perché di tanto mistero.
“Ragazzi?” Urlò, esasperata.
Quando finalmente il portone si aprì, non riuscì a vedere all’interno, solo un riquadro di oscurità oltre il quale lo sguardo non riusciva a penetrare. Un braccio sbucò dall’ombra tirandola dentro con forza.
Con un gemito di sorpresa si lasciò trascinare all’interno e Sam Winchester le si parò di fronte.
Infreddolita e al buio, Jody non si curò subito di lui e gli diede le spalle, scrollandosi di dosso il giaccone fradicio.
 
“Era ora!” esclamò, cercando di asciugarsi i capelli come poteva, legandoli poi malamente con un fermacoda.
“Ragazzi, non vi potete comportare così! Lo sapete cosa mi avete fatto passare? Non ho vostre notizie da giorni e ….” si interruppe quando finalmente guardò Sam.
La osservava a pochi passi di distanza. Sul suo volto un’espressione tirata e quasi sofferente.
Le labbra erano piegate in una smorfia di confusione, mista a tormento e sconforto, ma fu quello che lesse nei suoi occhi a gelarle il sangue nelle vene.
Profonde occhiaie ne accentuavano il contorno, erano scavati, stanchi e colmi di una pena che era dolorosa anche solo da vedere.
 “Mi dispiace Jody …”
Sentì che la voce gli tremava, nonostante sussurrasse appena.
“Io … io non avrei voluto. Non avrei voluto coinvolgerti ma …” il ragazzo non riuscì a sostenere oltre il suo sguardo.
“Sam, ma che succede?” lo interruppe lei.
Solo in quel momento si rese conto che qualcosa … o meglio, che qualcuno mancava all’appello.
 
La preoccupazione che l’aveva accompagnata per tutto il viaggio tornò prepotente a farsi sentire, riducendo il suo stomaco alla dimensione di una noce.
“Dov’è Dean?” nella sua voce si leggeva l’incertezza, mista alla paura che stava provando in quel momento.
A quella domanda, Sam alzò lo sguardo dal pavimento, puntandolo su di lei.
I suoi occhi erano esausti e lucidi e la pena sembrava essersi fatta ancora più grande. Jody tremò, sentendo improvvisamente freddo, quando credette, per un secondo, che fosse successo il peggio e che il maggiore dei ragazzi fosse davvero morto.
“L’ho perso, Jody … non so dove sia! Potrebbe … Potrebbe essere … Aiutami, ti prego …” quella di Sam fu una preghiera disperata, che lasciò lo sceriffo impietrita davanti a lui e a quello che poteva significare.
 
 
*****
 
Purgatorio
 
“Svegliati!”
Dean aprì gli occhi lentamente, richiamato alla realtà da quella che riconobbe subito come la voce di Castiel.
Avvertì il suo corpo stranamente pesante, come se si trovasse in un’atmosfera aliena.
Un odore disgustoso, che non riconobbe, gli penetrò nelle narici, talmente forte da arrivare con prepotenza ad attivare gli altri sensi, mettendolo in allerta.
 
Quando finalmente riuscì a focalizzare l’angelo alle sue spalle, si sentì in parte rassicurato dalla sua presenza e dall’espressione famigliare, seppure indecifrabile, del suo volto.
Dean cercò di alzarsi facendo leva con le braccia, era indolenzito e spaesato, come quando si rinviene da un brutto colpo alla testa.
Ancora confuso e stordito, diede una rapida occhiata in giro, senza riuscire a capire dove si trovasse, ma avvertendo istintivamente una forte sensazione di pericolo.
Sembrava fossero in una foresta.
Il luogo era decisamente lugubre e spettrale.
Era notte e non seppe dire quanto tempo fosse rimasto privo di sensi.
Ricordò che era giorno quando erano entrati alla Sucrocorp.
 
“Bene.” disse Castiel, vedendo che Dean era di nuovo cosciente
“Dobbiamo uscire di qui”, continuò l’angelo.
Nonostante il tono monocorde, Dean riuscì a percepire la tensione nella sua voce.
“Dove siamo?” chiese.
“Non lo sai?”
L’angelo lo guardò sorpreso, come se la risposta alla sua domanda fosse ovvia e si meravigliò non poco del fatto che il cacciatore sembrava non essere arrivato subito alle sue stesse conclusioni.
Dean cercò di focalizzare la mente sull’ultima cosa che ricordava.
“Ricordo solo che abbiamo fatto fuori Dick, dannazione! Che è successo?”
“E dove potrebbe essere andato dopo la morte?” rispose Castiel, con tono accondiscendente.
 
A Dean sembrò di aver preso un pugno in faccia, mentre nella sua mente prendeva rapidamente forma la comprensione della terrificante verità.
“Aspetta! Mi stai dicendo …” .
L’angelo spostò velocemente lo sguardo tra gli alberi che li circondavano, quando nell’ombra sentì rumori e fruscii che sembravano avvicinarsi sempre di più.
“Ogni anima qui, appartiene ad un mostro. È qui che giungono per darsi la caccia l’un l’altro per l’eternità”.
 
Solo allora anche Dean si accorse che non erano soli.
Il brusio indistinto che li circondava, divenne ben preso uno spaventoso crescere di orridi versi, che si facevano sempre più vicini e minacciosi.
Gli parve quasi di distinguere delle voci, nonostante il loro suono fosse distorto.
Mormorii soffocati e indistinti come una sorta di litania, facevano da sottofondo a quei versi … non seppe riconoscerne l’origine, ma lo terrorizzarono a morte.
 
“Siamo in Purgatorio?” chiese con voce incerta “…e come usciamo da qui?!”
Sentì la paura serpeggiare lungo la sua spina dorsale.
Castiel continuava a guardarsi intorno, ben conscio della pericolosità e delle intenzioni delle creature che si muovevano tra le ombre intorno a loro.
“Temo di non saperlo. Probabilmente finiremo fatti a pezzi”.
Il tono dell’angelo rimase neutro e questo fece innervosire ancora di più il cacciatore.
Dean non seppe come reagire, si sentiva vulnerabile ed esposto in quel luogo.
Un rumore di rami spezzati lo fece voltare di scatto in quella direzione. Si guardò intorno e poté vedere le mostruose creature tra la vegetazione, con occhi rossi che lo osservavano famelici.
Quegli esseri presero a girargli intorno, come grossi felini che fiutano la preda, riconoscendo l’odore della paura.
E dannazione, Dean cominciava davvero a farsela sotto.
“Cass … credo che dovremmo subito …”
La frase gli morì in gola. Quando si rigirò e si accorse che l’angelo era sparito.
 
“Cass?!”
Dean non si fidò a chiamarlo a piena voce, avendo paura di provocare in qualche modo gli esseri che in quel momento lo stavano circondando.
Cercò di muoversi il meno possibile, spostando lo sguardo intorno a sé, intuendo di essere in trappola e capendo con certezza come si dovesse sentire un animale circondato da un branco di lupi famelici.
Era sotto shock.
Non riusciva quasi a crederci. Cass lo aveva lasciato solo! Dove diavolo era andato? Maledetto angelo ...
Pensò che fosse scappato per sfuggire al combattimento, ancora preda di quello squilibrio che lo aveva colto da quando aveva deviato le allucinazioni di Sam.
Si impose di non pensare all’angelo.
Di non pensare alla paura che, fredda come il ghiaccio, percorreva le sue vene.
Poi l’istinto prese il sopravvento.
Se doveva morire, avrebbe portato qualcuno di quei mostri con sé.
 
Infilò una mano nella tasca interna della giacca e chiuse le dita intorno alla solidità rassicurante del coltello di Ruby.
Il manico ben saldo in mano, estrasse l’arma, sperando che almeno fosse in grado di contrastare qualcuna di quelle creature prima che lo facessero a pezzi.
Quegli esseri cominciarono a girare in cerchio intorno a lui, in spirali sempre più strette, forti della loro superiorità numerica e della posizione di vulnerabilità in cui Dean si trovava. Sembravano quasi giocare con lui e con la sua paura.
Dean irrigidì i muscoli della schiena, stringendo più saldamente il coltello.
Era immobile, si guardava intorno con la coda dell’occhio, cercando di indovinare da che parte sarebbe arrivato il primo attacco. Sentiva un formicolio alla base del collo che gli diceva che il momento era sempre più vicino.
 
Mano a mano che si avvicinavano riuscì a vedere meglio quelle creature, gli ricordavano grossi felini neri, con gli occhi rossi come quelli di molti dei demoni che aveva visto. Rossi come quelli dei cerberi che avevano dilaniato le sua carni e lo avevano spedito all’inferno.
Un brivido d’orrore percorse la sua anima a quel ricordo.
“Odio quelle dannate bestie schifose” disse fra i denti.
Ne aveva contati circa una decina. Dean piegò le ginocchia, pronto a scattare per affrontare il primo attacco.
Percepì il momento esatto in cui uno di loro stava per spiccare un balzo contro di lui.
Fu solo un secondo, durante il quale fece in tempo a credersi già morto, poi un’ombra  più grande delle altre aggredì il mostro che stava per attaccarlo, sbalzandolo lontano e avventandosi su di esso.
Sentì una serie di mostruosi guaiti.
Il nuovo arrivato era feroce, un ammasso di muscoli poderosi, grosso quasi il doppio degli altri, aveva lo stesso aspetto ferino, ma era decisamente più minaccioso.
 
Dean rimase spiazzato e quasi incredulo di essere ancora vivo “che diavolo ...?”
Le altre bestie intorno a lui parvero arretrare leggermente, lasciando uno spazio maggiore al più grosso, che di nuovo focalizzato su di lui, si era lasciato dietro il cadavere dilaniato della bestia che solo un attimo prima aveva cercato di ammazzarlo.
“Bene … il boss è in città!” disse Dean, piegando le labbra in un mezzo sorriso che non aveva nulla di divertente.
Non era finita.
Le intenzioni di quello che evidentemente era il capobranco, non potevano essere fraintese, gli altri stavano semplicemente lasciando campo libero, dopo la dimostrazione di superiorità appena data.
La preda era sua.
 “Cos’è? Il privilegio di affondare i denti nelle mie carni soffici spetta al capo?” il ragazzo sputò quella frase intrisa di sarcasmo.
“Beh, vieni a prendertele allora! Basta giocare!”
 
Dean lanciò occhiate frenetiche intorno a sé, in cerca di una via d’uscita che non vedeva.
“Cass!  Questo sarebbe decisamente un buon momento per smetterla di fare il bambino impaurito e venire a darmi una mano!”.
Lo disse tra i denti, quasi pregando, preparandosi a subire l’attacco del mostro che aveva di fronte.
Osservò l’essere giragli intorno come per studiarlo, poteva sentire la forza e l’aura maligna che trasmetteva.
“Andiamo!!”. 
Urlò Dean, portando il coltello davanti a sé.
“Andiamo, fatti avanti!”.
 
Lo vide fermarsi di scatto e in una frazione di secondo, spiccare un balzo verso di lui.
Gli sembrò che la scena si svolgesse al rallentatore, mentre la mole della bestia, quasi il doppio della sua, lo sovrastava coprendogli interamente la visuale.
 
Nell’attimo in cui lo vide avventarsi su di lui, lo scorrere del tempo parve rallentare, i particolari divennero estremamente vividi. Sentì il cuore aumentare il ritmo dei suoi battiti e il sangue pompare più velocemente nelle vene, i sui muscoli si irrigidirono preparandosi all’impatto.
Con quel mostro ormai addosso e il suo olezzo sul collo, Dean imprecò e, digrignando i denti, chiuse gli occhi d’istinto, arreso alla fine imminente.
Poi tutto scomparve.
Nessun orrendo verso o ringhio. Nessun lugubre mormorio nelle orecchie.
Riaprì gli occhi, confuso e titubante, mentre le sue gambe rischiavano di cedere sotto il peso del terrore appena provato.
Si trovò davanti ad uno scenario diverso.
 
La foresta aveva lasciato il posto ad una radura sopraelevata.
Fece appena in tempo a rendersi conto di trovarsi su una collina, quando sentì il lieve tocco di una mano che lasciava la sua spalla.
Si voltò, Castiel era di fianco a lui, con l’espressione più neutra che gli avesse mai visto.
“Dio santo Cass!”
Si concesse finalmente di lasciar andare il respiro che aveva trattenuto fino al quel momento.
Tirò un lungo sospiro di sollievo prima di infuriarsi con l’angelo.
“Dove diavolo eri sparito?!” gli urlò in faccia, un attimo prima di accorgersi del rivolo di sangue che gli colava dal naso e di vederlo barcollare pericolosamente.
Si sporse subito verso di lui e lo agguantò al volo, prima che cadesse a terra sfinito.
 
“Che diavolo … Cass?!”
Riuscì a frenare la sua caduta solo in parte, finendo per farsi trascinare a terra con lui.
Castiel era davvero molto pallido e Dean si accorse che c’erano tracce di sangue anche ai lati della bocca.
“Cass….Cass!”
 Dean lo chiamò più volte, ma l’angelo era evidentemente svenuto.
Per un attimo pensò che fosse stato ferito da quelle bestie mentre cercava di portarlo in salvo, ma da un controllo sommario, sembrava che l’altro non avesse ferite superficiali.
“Ok amico, va tutto bene …”
Disse, quasi più per calmare sé stesso.
“Va tutto bene” ripeté, con un filo di voce, guardandosi intorno e cercando di fare ordine nel delirio dei propri pensieri.
Il suo sguardo tradiva tutta la sua preoccupazione.
Come diavolo avrebbero fatto ad uscire da lì?
 
Stordito e confuso dagli ultimi avvenimenti, con le immagini di quello che aveva appena vissuto ancora davanti agli occhi e il sibilo di quelle creature nelle orecchie, mille domande e altrettanti pensieri gli affollavano la mente.
Uno solo si fece largo prepotentemente tra di essi e gridò con forza dentro di lui.
Sam?
Dean si guardò intorno, l’angelo ancora accasciato tra le sue braccia, la paura era tornata con violenza ad assalirlo, stringendo le dita ossute intorno al suo cuore.
 
Dovè Sam? Cosa gli è successo?


N.d.A.

Il primo capitolo è andato *tirano un sospirone di sollievo*
Speriamo che la storia vi abbia intrigato almeno un pò 
*ELE106 si mangia compulsivamente le unghie - Thinias trattiene il respiro*

La storia che abbiamo in mente è abbastanza lunga e probabilmente vi terremo compagnia per un pò ^^ (no no tranquilli non è una minaccia -.-)
Per favore lasciateci un commento, così possiamo capire se tornare a rinchiuderci nel nostro angolino e fare finta che questo non sia mai accaduto oppure, sperando che il vostro giudizio sia positivo, tornare alle nostre tastiere e continuare a battere sui tasti per fare uscire altre idee malasane dalle nostre testoline.
Grazie a tutti per aver letto questo capitolo!
  
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