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Autore: SweetNemy    10/07/2012    1 recensioni
Sapete quando si dice che la vita riserva sempre delle sorprese? Beh, a volte esse sono davvero strane, così questa ragazza che odiava la sua vita monotona in un inutile quartiere della California, si ritrovò ad affrontare un viaggio tra lo spazio e il tempo su un isola che in realtà non esiste!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti... scusate il ritardo, ma ho avuto da fare! Ecco a voi il capitolo, spero vi piaccia :D
Capitolo 16. La verità su Liam

Quel biglietto a righe e giallino forse perché era vecchio diceva:
Ciao Luca.
Non so se leggerai mai questo biglietto, ma se lo farai vuol dire che mi stai cercando. Vai al piano di sopra e affacciati alla finestra sulla tua destra. Osserva il panorama.– Luca andò di sopra e si affacciò alla finestra e ciò che vide era una città bagnata dal mare. – Osserva la spiaggia, è lì che devi andare. Dietro a questo biglietto c’è una mappa. – il ragazzo girò il biglietto, ma non vide nulla, quindi tornò a leggere – è inutile, non la puoi vedere. Bagna il foglio con del succo di limone e la vedrai. Appena l’avrai fatto vai in spiaggia, c’è una sola entrata, e segui la linea rossa sulla mappa. Quei numeri corrispondono a dei passi. Ciao. A presto.                                                                                                                                            LIAM.”
Quel biglietto era rivolto a lui, Liam lo stava aspettando ed era a quattro passi da lui. L’unica cosa che non capiva era perché tanti misteri? Perché tante incertezze dividevano lui da quell’incontro?
Dopo un po’ smise di porsi quelle domande e partì in volta della spiaggia: anche se fosse stato difficile ci sarebbe riuscito, avrebbe superato qualsiasi ostacolo pur di incontrare quell’uomo.
Uscì fuori, andò dal fruttivendolo e chiese un chilo di limoni, senza rendersi conto che ne bastava solo uno!
Rientrò in casa e passò il limone sul foglio, rendendo così visibile la mappa e iniziò a muoversi seguendola.
Andò sulla spiaggia e fece nove passi in avanti, poi quattro a destra e poi superò la scogliera e infine girò verso destra e vide un piccolo capanno all’inizio della scogliera.
Si convinse che quello era il posto e allora entrò.
Dentro non c’era nessuno, almeno lui non vedeva nessuno, finché non sentì una voce alle sue spalle:
-Finalmente sei arrivato, ti stavo aspettando.
-Buonasera signor Daven.
-Chiamami Liam, non sono poi così vecchio.
-D’accordo Liam.
-Allora Luca, cosa vuoi sapere?
-Prima di tutto vorrei ringraziarti per avermi salvato la vita sei anni fa. E poi so perché sei andato via. Dovevi partire per il monte Everest. Voglio sapere una cosa. Com’è andata lassù?
-Cosa? Chi te l’ha detto? Comunque sì, se lo vuoi sapere te lo racconto. C’era uno scalatore che voleva scalare l’Everest e aveva bisogno di quattro accompagnatori per partire, così cominciò a fare delle selezioni nelle migliori palestre statunitensi e tra quei quattro c’ero anch’io. A me non è mai piaciuto scalare, ma ero bravo e mi rendeva orgoglioso sapere che neanche uno degli aspetti più inquietanti della natura riusciva a battermi.
Eravamo arrivati a buon punto, 4010 metri s.l.m. e decidemmo di accamparci per la notte in una rientranza del monte. Lo scalatore uscì all’alba fuori, mentre noi dormivamo ancora e mentre si godeva dalla montagna le prime luci del mattino una valanga lo travolse scaraventandolo giù. La grotta ci permise di ripararci, ma rimanemmo comunque gravemente feriti, almeno due di noi. Per fortuna io me la cavai con una semplice frattura al radio e di tre falangi della mano sinistra.
-Cosa? E agli altri cosa successe?
-Il più giovane andò in coma per ipotermia, un altro si ruppe un piede e poi, il più grave, un altro ha perso la sensibilità delle gambe essendosi rotto il midollo.
-Che storia! Tu sei stato fortunato! Ma dimmi, per questo hai smesso di scalare?
-Non ho smesso di scalare. Certo, è stato un bel trauma, ma non mi ha segnato poi così tanto. Non faccio più quel che facevo prima, semmai, per il mio braccio.
-Capito. E lo scalatore, che gli è successo?
-Beh, lui... non ce l’ha fatta.
-Capito. Posso chiederti un’altra cosa? – chiese indugiando.
-Dimmi.
-Perché ti sei nascosto così tanto in questi anni? – disse quasi con paura.
-Non ho voglia di vedere nessuno che mi prenda per pazzo.
-In che senso che ti prenda per pazzo?
-Beh, nel senso che non voglio incontrare persone che mi compatiscano per quello che mi è successo. Per me è stata una cosa normale, sono cose che accadono. E se io avessi detto questo, beh, chiunque mi avrebbe preso per pazzo!
-Io no. Per me non sei pazzo, sei solo diverso.
-Ed è una cosa brutta? Sai, lo chiedo a te perché non ho avuto rapporti con molte persone nella vita e quindi non so apprezzare certi valori di essa o di me.
-Ti assicuro che essere diversi non è brutto. Io ad esempio, anch’io sono cresciuto da solo con mio padre e l’unico ragazzo che abbia incontrato, l’ho incontrato per caso.
-Hai fratelli o sorelle?
-Cosa? Ho un fratello, ma non lo vedo.. da sempre! I miei hanno divorziato quando avevo circa tre anni. Io vivo con mio padre in California, su una montagna a San Diego e lui vive con mamma a Parigi. E tu invece, hai fratelli o sorelle?
-Solo un fratello. Vive anche lui a San Diego, che coincidenza!
-Già. Lo conosco. E conosco anche sua moglie e i suoi figli.
-Cosa? Wow. Ti piacerebbe rivedere tuo fratello?
-Tu non immagini quanto. E tu?
-Io lo odio. Anche se sua moglie mi è simpatica. Cioè, non fraintendere, non capire che... lascia perdere!
-Stai tranquillo. Come mai lo odi?
-Siamo cresciuti insieme, e siccome era mio fratello maggiore aveva il privilegio di tutto. Se solo ci penso mi viene da prenderlo a bastonate. Ma parlando di te, hai detto che hai voglia di rivedere tuo fratello.
-Sì, ma non penso che per lui sia lo stesso. Sai, quando all’inizio non sapevo chi mi avesse salvato la vita ho chiamato lui per chiederglielo e dopo avermi detto di no in maniera molto fredda ha subito riattaccato. Ho capito che ha tanti impegni con la sua azienda di moda, ma che cavolo! Cinque minuti a parlare con suo fratello, almeno fai finta dico io! Chiedi almeno perché ho rischiato di perdere la vita, come sto. No! Ha detto solo “no”!
-È più grande di te?
-Sì. Di un anno e mezzo.
-Non di molto, quindi. E dimmi, come si chiama?
-Giulio.
-Lascia fare a me. Hai detto un’azienda di moda, giusto? Non dovrebbe essere difficile trovarlo. Quante aziende di moda italiane ci sono a Parigi?
-No, lascia perdere. Non voglio darti altro disturbo, già hai fatto tanto per me.
-Luca, non ho niente da fare, lasciami divertire un po’.
-D’accordo, se proprio insisti.
Così finì quella piacevole discussione tra Liam e Luca e l’eroe decise di avviarsi verso Parigi per incontrare Giulio.
Nel frattempo, Evelyn studiava serenamente per l’ultimo compito prima dell’esame.
-E che significa? Cosa? Ma scrivere parole normali, no è?
-Forse sei tu che non le capisci! – disse Thomas provocandola.
-Almeno ho capito di che si tratta. Tu non capiresti nemmeno che materia è.
-Ne sei convinta, vero?
-Sì. L’idiozia ti ha inquinato il cervello!
-Mai quanto te. Ti consiglio di non lasciare il tuo diario in giro. A proposito, auguri! Solo un idiota come Hermos poteva prenderti!
All’udire quelle parole Evelyn spezzò la matita che aveva in mano e sbiancò in viso.
-Chi ti ha detto che potevi guardare nel mio diario? – disse imbarazzata.
-Tranquilla, non sono geloso. Tanto so che essendo così idiota è un seguace della castità prematrimoniale.
-Ne sei proprio sicuro? Beh, comunque non dirlo a nessuno o ti ammazzo.
Evelyn non finì neanche di parlare che sua madre andò a farle gli auguri.
-Auguri tesoro, io e tuo padre siamo d’accordo sul fatto che non potevi scegliere di meglio.
-Grazie mamma. – disse felice, poi si rivolse a suo fratello e disse ad alta voce – Brutto cretino, come hai potuto? Ma non sei proprio capace di stare zitto?
Intanto Hermos assisteva alla “discussione” e rideva, forse sollevato per averla presa così bene.
  
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