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Autore: Euterpe_12    14/07/2012    7 recensioni
“-Non ci credo Ichigo. Perchè non puoi dirmi che tutte le volte che ti sfioro questo brivido, questo bellissimo brivido, lo sento solo io. Non puoi dirmi che anche tu non vedi l'immenso nei miei occhi, perchè io nei tuoi lo vedo bene. E non puoi raccontarmi che quando ci siamo baciati quello non è stato il momento più bello della tua vita. Io non ci credo Ichigo, non ci credo!- inerme. Immobile. Incredula. Pareva che le avesse letto nel pensiero, un pensiero che nemmeno lei fino a quel momento era stata in grado di codificare e tradurre in un qualche modo. Lo amava? Vedeva davvero l'immenso nei suoi occhi?” Biagio Antonacci si chiede che differenza c’è tra amare e farsi male… forse se lo chiedono anche i protagonisti di questa storia: guerra e sangue. Cattivi che tanto cattivi non sono, e amori che non sarebbero mai dovuti nascere. Una KisshuxIchigo&RyouxIchigo piena di intrighi, in un mondo mangiato e consumato dalla guerra.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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EVERYTHING BURNS

No, non è un miraggio: Euterpe è tornata!! Vi chiedo scusa per tutti questi mesi di silenzio in cui il capitolo 43 si è fatto così attendere. Purtroppo l’università, il lavoro e mille altri impegni mi impediscono di avere molto tempo per scrivere. Sono sempre fuori e quando sono a casa non ho proprio la forza per scrivere anche se ne sento tanto il bisogno. In compenso noterete quanto questo capitolo sia bello lungo XD pieno di rivelazioni! E vi piacerà anche sapere che siamo davvero agli sgoccioli: non aspettatevi ancora più di 6/7 capitoli perché anche Everything Burns, purtroppo, finirà. Sottolineo un’ultima cosa: questo capitolo è una song-fic (la seconda di tre che sono presenti nella storia), e riprende la bellissima canzone di Tiziano Ferro, “L’ultima notte al mondo” in riferimento alla notte di Natale. Mi rendo conto che in questo periodo non è il massimo sentir parlare di neve (sono un po’ fuori stagione XD) ma abbiate pazienza, i tempi di Euterpe sono molto dilatati. Spero di poter ritornare il prima possibile, anche se lunedì finalmente parto per delle meritatissime vacanze!! intanto fatemi sapere che ne pensate!!

I ringraziamenti li riceverete mediante posta privata.

Buona lettura! Euterpe_12

 

EVERYTHING BURNS

 

43-L’ultima notte al mondo

 

“Cade la neve

Ed io non capisco che sento davvero,

Mi arrendo: ogni riferimento è andato via

Spariti i marciapiedi e le case, colline

Sembrava bello ieri…”

 

Retasu aveva sempre preferito portare i capelli lunghi. La facevano sentire più donna ed attraente, sebbene non amasse ostentare la propria femminilità. Forse era per questo che, con un comportamento piuttosto contraddittorio, era solita portarli legati nonostante il loro colore e la loro morbidezza la rendessero, quando erano liberi di correre lungo la schiena, incredibilmente attraente. Ma a lei queste cose in realtà non erano mai importate: i suoi genitori le avevano sempre insegnato che ciò che contava davvero, nella vita, era osservare ciò che c’è dentro il cuore delle persone; leggerne lo sguardo, interpretarne il sorriso, invece di perdersi in inutili dettagli estetici. Pay probabilmente l’aveva capito subito: le parlava con i silenzi e con sguardi che, sapeva, lei era in grado di interpretare immediatamente. La giovane vide cadere un ennesimo fiocco di neve sul manto che già si era formato: Tokyo quel 24 di dicembre sembrava immersa totalmente nel bianco. Faceva freddo e per questo, per quella volta, Retasu aveva tenuto i capelli sciolti poiché, a detta di Pay, l’avrebbero scaldata un po’. In realtà più la guardava, più si pentiva di quel suggerimento: Retasu, immersa nella neve, appariva ancor più eterea e dolce di quanto la sua figura esile già non fosse; il biancore della pelle si confondeva con lo sfondo nevoso, mentre gli occhi, di un blu luminoso, si accendevano nell’osservare il panorama suggestivo che li circondava. Lui era rimasto a braccia incrociate in mezzo al grande giardino di villa Shirogane: la guardava camminare, sorridere e raccogliere con attenzione da terra della neve morbida, come se fosse un metallo prezioso. Aveva trattenuto più volte l’impulso di allungare le braccia e stringerla a sé, per paura che qualcuno potesse vederli; ma ora che Retasu Midorikawa aveva sollevato le proprie iridi blu su di lui e gli aveva sorriso dolcemente, Pay non era riuscito a frenarsi: aveva percorso pochi passi, giusto quelli che li separavano, poi aveva stretto il suo esile corpo al proprio, ben più muscoloso e possente. Aveva poggiato le labbra sulla sua nuca scura, sentendola tremare per il freddo o, magari, per l’emozione.

-Ti amo.- l’aveva detto con tranquillità, sussurrandolo. Gli occhi chiusi, le braccia allacciate al suo corpo.

-Non me lo dici mai.- aveva risposto lei ridendo imbarazzata, perché quelle erano senza dubbio le due parole che più preferiva.

-Lo so.- la scansò dolcemente per poterla guardare in viso e poi scoccarle un bacio leggero sulle labbra. –E’ che più stiamo insieme, più desidero che la guerra finisca.- sussurrò appena, mentre Retasu annuiva. Gli prese entrambe le mani, sorridendo leggiadra.

-Saremo felici, ne sono certa.-

E Pay si ricordò, ancora una volta, perché l’amava tanto: quel suo ottimismo, la fiducia incondizionata verso gli altri e verso il destino. Quella creatura era così diversa da lui, eppure non avrebbe potuto immaginare un’altra persona più adatta di lei per stargli accanto. Retasu fece qualche passo in dietro, poi guardò il cielo: stava quasi per tramontare quindi era arrivata l’ora di andarsi a preparare.

-Allora questa sera sarete in giro?- chiese Pay.

-Sì.- annuì decisa. –Almeno questa notte al posto della violenza vedremo solo visi felici.- sorrise raggiante, prima di voltarsi e percorrere il giardino, diretta alla villa. Pay la guardò andar via, entrambe le mani in tasca. Si materializzò dietro di lei, le mise una mano sulla spalla poi le sussurrò piano all’orecchio.

-Però domani mattina voglio svegliarmi vicino a te.- la vide arrossire, poi sparì di nuovo, silenzioso come solo lui sapeva essere.

Retasu  era corsa in casa, trattenendo l’emozione. Tuttavia quando vide tutte e quattro le sue amiche di fronte a sé, comprese che purtroppo non poteva celare la sua felicità: era innamorata e non c’era cosa più bella.

-Da quanto va avanti?- esordì Minto.

-Perché non ce l’hai detto?- intervenne Ichigo.

-Complimenti Retasu-chan, non pensavo fossi così intraprendente.- sogghignò Zakuro.

-Vi sbaciucchiate spesso?- ovviamente la domanda di Purin lasciò tutte perplesse, soprattutto la povera fanciulla dai capelli verdastri che si ritrovò con la faccia ustionata talmente era arrossita.

-Ma che… che…- le tremavano le labbra dallo spavento: non pensava di essere stata vista! D’improvviso addirittura si sentì in colpa non solo per aver tenuto nascosto tutto, ma perché stava con uno stars. Che le sue amiche si sentissero tradite? Quell’improvviso pensiero l’aveva resa molto triste tanto che non comprese che le facce stupite e le fronti un po’ aggrottate che aveva di fronte a sé erano mosse dal divertimento e non certo dalla rabbia. Forse le sue amiche lo intuirono quando la videro abbassare lo sguardo. La prima ad intervenire fu Ichigo che, fatto un passo avanti, la strinse a sé, sorridendo nell’incavo della spalla di Retasu.

-Siamo tutte felici per te.- sussurrò tranquilla e Retasu quasi toccò il cielo con un dito. Ichigo si scansò lasciando che l’amica riuscisse a guardare le altre ragazze: erano una più felice dell’altra, non erano arrabbiate. E questo rese la giovane ancor più felice di quanto non potesse esserlo.

 

“Ed io, io

Sepolto dal suo bianco

Mi specchio e non so più

Che cosa sto guardando”

 

Zakary Fujiwara aveva sempre odiato il Natale, almeno, da quanto riusciva a ricordare. Nonostante la guerra tutti i pacifisti facevano ritorno, quando possibile, alle loro case: se erano completamente soli, per lo meno, ripensavano ai loro parenti che purtroppo non c’erano più, o addirittura andavano a far loro visita al cimitero. Lui non aveva mai avuto questa possibilità: non c’era una famiglia che risvegliasse in lui un ricordo, o qualche pensiero su un Natale felice trascorso nell’infanzia. L’aveva sempre infastidito tutto questo, come se gli mancasse un pezzo dal cervello e forse era proprio così. Terminò di allacciarsi le scarpe poi si rimise in piedi, stiracchiandosi un po’: dopo una nottata passata a parlare con Shiniky aveva sentito il bisogno di farsi una bella dormita ed ora era meglio andare da Zakuro. L’aveva pregato di trascorrere la vigilia con lei e Zakary non se l’era fatto ripetere due volte: finalmente anche lui aveva una famiglia da cui andare quando la tradizione lo richiedeva. Per questo aveva detto a Shiniky che quella sera non ci sarebbe stato e che Zakuro aveva in serbo una sorpresa per lui. Il capo dei ribelli aveva risposto che anche la famiglia Shirogane gli aveva fatto un invito simile, ma lui aveva da fare così aveva promesso che sarebbe passato dopo la mezzanotte.

-Vai da lei allora?- chiese Shiniky quando lo vide attraversare il corridoio. Zakary aveva indossato un giaccone di pelle ed un paio di jeans chiari che facevano risaltare la figura slanciata.

-Sì.- annuì il giovane. –Zakuro sembrava molto felice all’idea di passare la serata con me.- Shiniky rise.

-No ragazzo, non mi riferivo a quella “lei”.- esclamò sogghignando l’uomo. –Ma ad un’altra, un po’ più bassa ma, direi, altrettanto attraente.- Zakary inarcò un sopracciglio, poi comprese. Minto!

-E’ un osso duro.- disse semplicemente, prima di voltarsi verso l’uscita del corridoio. Shiniky continuò la propria risata, voltandosi a propria volta  verso il suo ufficio.

-Voi siete più vicini alla pace, godetevi l’amore se arriva.- aveva detto quella frase sussurrando ma Zakary l’aveva sentito. Sorrise tra sé, guardando dalla finestra la neve che, tra poco, l’avrebbe inondato.

-Se lei lo vuole, volentieri.-

 

“Ho incontrato il tuo sorriso dolce

Con questa neve bianca

Adesso mi sconvolge”

 

Ichigo aveva deciso di essere bella quella sera: bella dentro e fuori, perché il Natale era un giorno da ricordare. Si era sentita molto triste in quegli ultimi giorni en on solo per la tensione sempre crescente tra Kisshu e Ryou: quello sarebbe stato il primo Natale senza i suoi genitori. Ci avrebbe dovuto fare l’abitudine, ma sembrava così difficile che avrebbe voluto davvero gettare subito la spugna. Si sistemò meglio i fiocchi bianchi che aveva tra i capelli: li aveva acconciati con alcune treccine che facevano risaltare il rosso vivo delle ciocche e il viso dai tratti regolari. In dosso aveva un abitino rosso  formato da una gonna che, ai bordi, aveva del tessuto bianco. Sembrava un’aiutante di Babbo Natale e in fondo era quella l’impressione che lei e le ragazze volevano dare. Katy si era molto divertita nel confezionare loro quei vestiti e quando la giovane si voltò nel sentire Ryou che entrava in camera sua, comprese di aver raggiunto il proprio obiettivo.

-Sei…- non aveva terminato la frase. Ryou aveva poggiato lo sguardo sul viso appena truccato di Ichigo, la frangetta che solleticava i grandi occhi castani e quell’abitino, un po’ scollato, che metteva in risalto le forme generose. Si era fermato un istante: la sensazione, terribile, di poter perdere una persona così speciale l’aveva invaso. Ichigo parve comprendere quell’improvviso cambio di stato d’animo e si preoccupò, convinta che ne fosse lei la causa.

-Non ti piace?- chiese sciogliendo le mani lungo il busto e assumendo un’aria dispiaciuta. Ryou voltò lo sguardo, incapace di reggere la delusione dipinta sul viso di Ichigo, poi fece un sospiro, raccogliendo il coraggio. Le si avvicinò e le scoccò un bacio a fior di labbra, dicendosi che non poteva lasciarla andare a causa delle sue stupide preoccupazioni.

-Sei stupenda.- esordì allora, facendo sorgere un sorriso sul viso di Ichigo. Non le sembrava molto convinto, ma probabilmente ne aveva capito il motivo. Doveva risolvere tutto, ma non sapeva più da che parte stare da quando Pay le aveva raccontato tutte quelle cose sul passato del suo migliore amico. Tuttavia le piaceva rimanere tra le braccia di Ryou: le infondevano talmente tanta sicurezza che, in quei giorni tristi, non poteva davvero pensare ad un altro rifugio.

-Andiamo.- disse prendendolo per mano ed abbandonando la stanza. Nel corridoio trovarono Kisshu che si stava dirigendo, probabilmente, verso il piano inferiore.

-Ancora insieme.- disse lo stars guardando storto i due giovani mano nella mano. Ichigo di scatto si scansò da Ryou che, in tutta risposta, contrasse la mascella, proprio come se la ragazza gli avesse appena tirato uno schiaffo. Kisshu sorrise.

-Noi stiamo insieme, pensavo ti fosse entrato in testa.- disse allora il ragazzo prima di voltarsi dalla parte opposta.

-Allora mi spieghi perché corre sempre da me?- chiese indicando Ichigo. Lei di tutta risposta si indicò con l’indice, chiedendosi a cosa alludesse lo stars. Ryou si voltò verso entrambi, gli occhi spalancati.

-Che diavolo stai dicendo?- chiese allora Ichigo comprendendo che stava per accadere un disastro.

-La verità. L’altra sera ti ho cullato nel più romantico degli abbracci…- disse guardandola con tanta serietà che Ichigo non potè controbattere in nessun modo.

-E’ vero?- chiese allora Ryou. La rossina lo fissò con gli occhi lucidi, convinta che non sarebbe mai stata in grado di mentirgli: non se lo meritava.

-C’è stato solo questo.- disse allungando una mano verso di lui. Ryou di tutta risposta si scansò, facendo un passo in dietro. Non voleva discutere con lei davanti a quell’essere, proprio per questo fece semplicemente di “no” con il capo e gettò su entrambi l’occhiata più fredda che i suoi occhi potessero produrre. A Ichigo sembrava  che tante lamine affilate la stessero colpendo: era talmente gelido che nessuno sarebbe uscito incolume da un’occhiata del genere. Addirittura Kisshu, nella sua piccola vittoria, parve scosso da tanta freddezza.

-Finalmente siamo soli.- disse avvicinandosi ad Ichigo. Lei lo guardò intontita, domandandosi come fosse possibile che la persona che si era sacrificata tanto per lei fosse anche la stessa che cercava di rovinarle l’esistenza. Le aveva preso dolcemente una mano ma Ichigo si  era scansata con rabbia.

-Perché, perché devi fare così?- domandò stringendo i pugni. Kisshu si soffermò a guardarla, la cascata di capelli rossi che correva lungo le spalle esili, il seno che si alzava e si abbassava ad ogni respiro, le guance accese per l’ira. Si eccitò a tal punto che pensò di morire se non l’avesse avuta tra le braccia entro pochi istanti.

-Ma come…- disse con voce bassa e roca. –Tu mi hai promesso che avresti amato me, solo me.- fece un passo avanti, poi le prese di nuovo la mano. Ichigo si ritrovò ancora accanto al suo sguardo e d’improvviso la rabbia parve svanire, sostituita da un sentimento altrettanto forte e confuso. Addirittura tremava dall’emozione, non riusciva proprio a star ferma. –Tu mi hai chiesto… mi hai chiesto di stare insieme. Ci amavamo Ichigo, non ricordi? E io non posso credere che sia tutto finito.- il fiato caldo del ragazzo le accarezzava il viso e come un’onda i ricordi bussarono alla porta del cuore della rossina: la notte in cui si erano dichiarati i loro sentimenti, tutti gli anni trascorsi insieme. Le mani di Kisshu le presero con possesso i fianchi, facendola avvicinare a sé. Ichigo era talmente in trance in quel momento che nemmeno si accorse che lo stars si era abbassato sulle sue labbra e che, ora, percorreva avido con le mani il suo corpo. Possessivo. Passionale. Intrepido. Kisshu era così. La giovane tentò di mettere i palmi sul suo petto per scansarlo: non le sembrava di avere un motivo particolare, ma era una reazione automatica. Ma quando lui catturò ancora le sue labbra si ritrovò a stringere la sua maglietta per attirarlo maggiormente a sé. Si sentì scontrare contro la porta di camera propria, una mano di Kisshu cercò a tentoni la manigli e l’aprì. Caddero a terra dalla foga, Ichigo sentì bene il pavimento sotto di sé e Kisshu che non la faceva respirare. Stava bene, troppo bene. Ma quando aprì gli occhi, in un momento di respiro, si rese conto del tremendo sbaglio che stava facendo.

-No!- esclamò scansandolo. –No!- ripetè, squotendo il capo. Cosa aveva fatto?  Kisshu si ritrovò sul pavimento e la vide alzarsi e guardarsi intorno confusa.

-Non puoi decidere questa cosa, è più forte di me e di te.- sussurrò lui.

-No, tu ti stai approfittando della mia debolezza.- disse lei osservando altrove.

-Almeno guardami quando mi menti. Quando sei con lui tutto questo non lo provi.- la sentì singhiozzare e poi la vide correre via.

 

“La neve cade,

Cade pure il mondo anche se non è freddo

Adesso è quello che sento”

 

Purin era pronta: aveva preparato insieme a Keiichirou un cesto pieno di cose buone: croassant freschi alla marmellata ed al cioccolato; dolcetti alla crema; fette di crostata e tante altre leccornie. Tra un preparativo e l’altro aveva anche visto tavolette di cioccolato, caramelle e biscotti. Keiichirou si era davvero dato da fare!

-Gli altri bambini saranno felicissimi di ricevere tutti questi dolci.- disse sorridendo e terminando di fare l’ultimo fiocco. Taruto era seduto di fronte a lei, entrambe le manine chiuse a coppa sotto il mento.

-Io non capisco, perché volete portare tutte queste cose alle famiglie di Tokyo?- domandò il ragazzino molto incuriosito. Purin parve guardarlo come fosse un alieno.

-Come perché, per spirito natalizio!- esclamò avvicinandosi a lui.

-Spirito natalizio? In guerra non si può parlare di queste cose.- fece con tono da so-tutto-io, tanto che fece scatenare la rabbia di Purin.

-Che diavolo dici, testa di legno?- domandò la ragazzina piantandogli un pugno sulla testa castana. –Il Natale rimane Natale anche in guerra!- esclamò, le guance tutte rosse.

-Ehi, non ti scaldare.- Taruto portò le mani davanti alla faccia. –E’ che non riesco ad immaginare noi che ci togliamo tutte queste cose buone per darle agli altri.- una volta terminato quel ragionamento così egoistico il ragazzino si rese conto di avere la faccia di Purin ad un palmo dal naso. –Che c’è?-

-Che c’è? Che c’è?- lo strattonò, facendolo alzare. –Non ti hanno mai insegnato che il Natale esprime valori come la generosità, il volersi bene e l’amore?- chiese la ragazzina.

-L’amore?- fece l’altro. Purin annuì.

-E’ un sentimento bellissimo, sto vedendo un sacco di gente innamorata ultimamente.- sogghignò.

-Tipo?-

-Tipo tuo fratello!- Taruto scoppiò a ridere.

-Quel muso lungo di Pay? Smettila di scherzare!- Purin si portò le mani ai fianchi.

-Ma se l’ho visto che si sbaciucchiava con Retasu-chan!- fece e gli occhi di Taruto divennero grandi come due palle da tennis.

-Vedi, l’amore cambia tutti.- esclamò allora la biondina. –Proprio tutti.- e si soffermò a guardarlo, inarcando un sopracciglio. –Magari così tu la smetteresti di essere così egoista ed antipatico!-

 

“Ricordami, ricordati

Tutto questo coraggio non è neve

Non si scioglie mai, anche se deve”   

 

La vigilia di Natale era stata speciale. Bussando a molte porte della città, le Mew Mew avevano consegnato doni e cesti natalizi per dimostrare che anche durante periodi così tristi era possibile sorridere. Le ragazze avevano notato quanto, nonostante tutto, Ichigo cercasse di mantenere un’aria serena, ma i suoi sorrisi somigliavano più a strambe smorfie che a gesti naturali. Non avevano avuto il coraggio di chiederle nulla anche perché Ryou aveva deciso all’ultimo di non partecipare a quell’avventura e bastava fare due più due per capire che il motivo doveva essere una loro discussione.

-Siete tanto belle.- aveva detto ad un certo punto un bambino che era diventato rosso come un peperone. Sua madre aveva riso dicendo che quando c’erano le loro foto sui giornali il bambino le appendeva in camera sua, dicendo che loro erano le paladine della giustizia. Le Mew Mew si erano sentite orgogliose e avevano sentito di potercela davvero fare.

 

“Cose che spesso si dicono improvvisando parole

Se mi innamorassi davvero saresti solo tu…”

 

Minto aveva molto freddo. La cena della Vigilia era andata molto bene e le ragazze avevano insistito per tenere quei ridicoli vestitini. Scostò la finestra del salotto mentre sentiva Purin litigare per l’ennesima volta con Taruto che pareva non avere alcuna intenzione di intonare un canto di Natale. Sorrise fra sé, dicendosi che, alla fine, non erano così diversi dagli stars. Vide il proprio riflesso sul vetro del salotto: aveva tenuto il cappellino natalizio sulla testa e i suoi soliti chignon spuntavano da esso, decorati da piccoli fiocchi bianchi; la gonna troppo corta metteva in risalto le gambe toniche e gli stivaletti rossi la facevano apparire, al contempo, una piccola bambina e una donna matura.

-Che fai?- sentì una voce. La stessa voce che l’aveva spinta ad allontanarsi dalla cucina. Udì l’orologio a pendolo rintoccare la mezzanotte e Purin strillare come un’ossessa nell’altra stanza. –Buon Natale.- Zakary le sorrise, quel morbido sorriso da seduttore. Minto decise di fermare il cuore che aveva iniziato a martellarle nel petto, stringendo le labbra.

-Buon Natale anche a te.- fece spallucce, poi si voltò verso la finestra per scrutare quello che appariva come un panorama meraviglioso. Ma non udì i suoi passi felpati e Zakary che le metteva una mano sulla spalla.

-Perché mi odi?- domandò. –Siamo vostri alleati…-

-Io non odio ciò che rappresenti.- sottolineò la ragazza. –Ma come pensi di trattarmi pur di avere un’ennesimo trofeo.- sibilò compiaciuta delle proprie parole. Zakary trattenne il fiato, poi le alzò il viso con una mano. Minto si ritrovò inerme di fronte agli occhi più limpidi e belli che avesse mai visto, le labbra regolari e morbide di Zakary a pochi centimetri dalle proprie.

-Tu sei speciale, Minto Aizawa, e credo che se non potrò averti, passerò il resto delle notti della mia vita in bianco, a pensarti.- disse prima di baciarla dolcemente. Tutte le difese della ragazza crollarono come un castello di carte: le mani di Zakary tra i suoi capelli, il suo corpo grande che si abbassava su di lei, così piccola e fragile. Si sentì protetta e amata ma al contempo credette di essere una stupida perché non voleva farsi prendere in giro.

-Lo dici a tutte?- domandò sorridendo quando Zakary si scansò da lei. Lui ricambiò il gesto.

-No, sei l’unica. Che fai, me la dai un’opportunità?- chiese, speranzoso. Era davvero amore quello che Minto leggeva nel suo sguardo?

-Io…-

-Fidati di me, non voglio farti soffrire.- si abbassò nuovamente su di lei, per poi sfiorarle dolcemente le labbra, la neve che fuori ricominciava a scendere leggera. Minto portò le mani a stringere la sua giacca, mentre nella sua testa un’eco lontana le suggeriva che era una  stupida. –Posso prenderlo come un sì?- ma quando vide di nuovo, ancora, quel sorriso strafottente si ricordò tutto d’un tratto perché rifuggiva da lui. Fece un passo in dietro, si portò il dorso della mano alle labbra per allontanare il suo sapore, poi si voltò, il petto in fuori e il mento alto.

-Mi dispiace Fujiwara, ma ci vuole ben altro per farmi cedere!- e si diresse verso la cucina, protetta dalla folla che sicuramente non gli avrebbe dato modo di domandarle perché continuava a comportarsi a quel modo.

 

“L’ultima notte al mondo io la passerei con te

Mentre felice piango…”

 

I canti e le risa non erano cessati. Shiniky Aoyama aveva raggiunto i ragazzi a casa Shirogane e aveva scambiato con loro quattro chiacchiere. Si era soffermato soprattutto con lo sguardo sul tenebroso Kisshu che, le braccia incrociate al petto, non era stato molto partecipe della serata.

-Ti piace fumare?- disse l’uomo quando raggiunse il ragazzo fuori dalla villa, nel grande giardino. Kisshu gettò a terra un po’ di cenere poi spostò lo sguardo su quello dell’altro.

-Diciamo che è un passatempo.- Shiniky incrociò le braccia.

-Ci sono passatempi che invece di far peggiorare la salute la migliorano.- Kisshu indirizzò lo sguardo verso il cielo carico di bianche nuvole, mentre l’ennesimo fiocco di neve si posava sulla sua nuca.

-Hai mai sofferto per amore?- domandò allora il ragazzo cambiando apparentemente discorso. Shiniky si portò le mani nelle tasche, gli occhi dorati socchiusi.

-Oh, sì.- sussurrò e Kisshu gli credette, perché quel sospiro che seguì la risposta appariva davvero sofferente. Le ferite di quell’uomo dovevano essere ancora aperte.

-Ecco, io soffro come un animale e diciamo che finchè lei non si renderà conto di quanto è giusto che stiamo insieme… non mi importerà nulla del mio corpo, tanto meno della mia salute.- Shiniky sorrise.

-E’ per questo che in battaglia ti butti nella mischia senza una tattica?- anche Kisshu sorrise e Shiniky si stupì di quanto fosse simile al proprio, quel sorriso accattivante.

-Diciamo che mi piace usare l’istinto.- ridacchiò lo stars, la sigaretta che ormai si era consumata fino al filtro.

-E’ la rossina vero?- chiese Shiniky.

-Bella vero?- domandò a propria volta Kisshu annuendo.

-Diciamo che se avessi la tua età forse anche io stravederei per lei.- Kisshu socchiuse gli occhi.

-Bhè, meno male  che non la tieni in considerazione, ho già abbastanza rivali.-

-Ho notato come ti guardi in cagnesco con Ryou, è il suo ragazzo in fin dei conti.- Kisshu si accigliò.

-E’ tutto un errore.- fece per andarsene.

-Ne sei certo?- chiese ancora l’uomo interessato al discorso.

-E’ una lunga storia, umano.- chiuse gli occhi prima di entrare in casa. –Fatto sta che ci vuole molto di più di un fisico palestrato per dividere me e Ichigo.-

-Allora lotta ragazzo, lotta.- lo invitò Shiniky. I due si scambiarono uno sguardo complice, le iridi dorate d’entrambi che scintillavano sotto l’intensa luce lunare. E capirono qualcosa, qualcosa d’importante, nonostante, forse, non se lo sarebbero mai detto.

 

“E solo io, io… posso capire al mondo

Quanto è inutile, odiarsi nel profondo”

 

Ryou aveva deciso di salire immediatamente in camera propria. Aveva sperato di passare la notte di Natale con Ichigo tra le proprie braccia, ma dopo gli avvenimenti di quel pomeriggio ne dubitava altamente. Scostò le tende della propria finestra osservando il giardino sottostante, ormai colmo di neve. Era così difficile concentrarsi sul Mew Progect con Ichigo che gli dava tutti quei problemi. Cosa aveva Kisshu che lui non riusciva a darle? Era così sbagliato quell’affetto che li univa, ma Ryou aveva sempre deciso di rispettarlo. Ma il modo in cui lo stars la guardava… manifestava un possesso che in realtà non esisteva, non doveva esistere. Eppure c’era e Ryou non riusciva più a vivere con la consapevolezza che la persona che più amava al mondo poteva in realtà essere legata, seppur involontariamente, ad un’altra. Non era solo una questione meramente egoistica, ma ne andava del genere umano: tutti quei pensieri lo distoglievano dai propri dati e dalle proprie ricerche, non gli permettevano di studiare al meglio i piani di battaglia e addirittura Kaze, che aveva sempre auspicato per lui un futuro con una brava ragazza al fianco, aveva sottolineato più volte, ultimamente, che era troppo distratto e che quello non era proprio il momento per fare passi falsi.

La scelta era una sola e purtroppo sapeva quale doveva essere.

 

“Ho incontrato il tuo sorriso dolce, con questa neve bianca, adesso mi sconvolge.

La neve cade, cade pure il mondo, anche se non è freddo adesso è quello che sento…”

 

Zakuro era andata direttamente nella camera degli ospiti di casa Shirogane. Ormai si era tramutata nella camera di Keiichirou, ma il giovane non aveva voluto ammettere che effettivamente ormai a casa sua ci metteva piede molto di rado.

-Stiamo combattendo poco ultimamente, la mia attività fisica è molto diminuita.- constatò Zakuro osservando il proprio corpo allo specchio. Il ragazzo, seduto dietro di lei, inarcò un sopracciglio.

-Che dici?- il fisico modellato della giovane faceva pensare a tutto meno che ad una vita sedentaria. –Ti ricordo che ieri hai messo tre volte al tappeto Taruto con… due mosse?- La ragazza si voltò poi lo raggiunse nel letto.

-Vorrei che tutto finisse.- disse sottovoce, manco fosse una preghiera impossibile da rivelare.

-E tutto finirà, solamente grazie a voi.- disse Keiichirou con quella sua voce rassicurante.

-E se dovessi rimanere ferita, sulla sedia a rotelle come Seiji o perdere la memoria come mio fratello?- domandò, esprimendo un dubbio che evidentemente la lacerava dentro sin da quando aveva rincontrato Zakary. Keiichirou socchiuse gli occhi, quelle perle more, poi sfiorò le labbra di Zakuro.

-Tesoro, io ti amerei in qualsiasi modo: anche se diventassi una gran smemorata.- le fece l’occhiolino, poi si lasciò baciare da Zakuro. E si preparò alla notte più dolce della propria vita.

 

“Ricordati, ricordami, tutto questo coraggio non è neve…

Non si scioglie mai anche se deve”

 

Ichigo aveva raggiunto la propria stanza, aveva gettato il cappellino di lana rossa sul letto, poi si era seduta su di esso, il capo chino. Non sapeva cosa fare. Era il Natale peggiore della propria vita, per tutta una serie di fattori, primo fra tutti il suo litigio con Ryou. Aveva avuto più volte l’impulso di andare in camera sua a parlargli ma le gambe non si erano mosse e lei rimaneva lì, immobile. I sensi all’erta non appena udiva lo stralcio di un rumore. La verità però era che non aveva il coraggio di andare a spiegarsi con Ryou, semplicemente, perché tante spiegazioni non c’erano, soprattutto dopo quel che era accaduto con Ki-chan. Cosa provava per lui? Sicuramente un grande affetto, non sapeva, però, se paragonabile a quello che provava per Ryou. Amava Ryou? Fissò inerte il vuoto mentre quella domanda le si affacciava alla mente, così grande quanto devastante. Se lo amava, perché non ci aveva ancora fatto l’amore? Provava una grande attrazione per lui, anzi, poteva dire con assoluta sicurezza che era il giovane più bello che avesse mai incontrato: più alto dello slanciato Pay; con una voce ancora più profonda di quella un po’ roca e sensuale di Kisshu; con i lineamenti ancor più perfetti eppure mascolini di quelli di Zakary. Egli aveva concentrati su di sé tutti i migliori pregi dei giovani che aveva intorno. Eppure ella sentiva che se fosse stata altrove con Kisshu, sarebbe subito crollata con lui nella lussuria, senza pensarci su due volte. Chiuse gli occhi.

Non sapeva quale fosse la cosa giusta da fare o da pensare. D’altro canto, infatti, se avesse davvero amato Kisshu non avrebbe intrapreso una relazione simile con Ryou; allora, cos’era l’amore? L’alchimia e la bruciante passione per Kisshu o l’affetto profondo ed etereo che provava per Ryou? Era confusa e non era così sicura di poter dare risposta ai propri dubbi proprio quella notte.

 

“Crollare e star bene senza eccezioni,

crollare davanti a tutti e poi sorridere.

Amare non è un privilegio è solo abilità. E ridere di ogni problema, mentre chi odia trema”

 

Erano passate quattro ore dopo la mezzanotte. La neve aveva cessato di cadere e alcuni membri di casa Shirogane non riuscivano proprio a prendere sonno nei loro letti. Ichigo aveva raccolto tutto il proprio coraggio ed era sgattagliolata nella camera di Ryou. Aveva bussato piano ma, come si aspettava, lui le aveva risposto subito.

-Avanti!- aveva esclamato osservando l’esile figura di Ichigo che attraversava la soglia. Lei si era schiarita la voce poi  aveva mantenuto lo sguardo al pavimento, le labbra serrate. –Hai bisogno di parlarmi?- domandò Ryou con una freddezza che, con lei, non gli era mai appartenuta. Ichigo fece l’ennesimo passo avanti, poi con mani tremanti aveva preso un gran respiro.

-Ti chiedo scusa. Qualsiasi cosa tu abbia pensato su me e Kisshu non corrisponde alla verità: è vero, l’ho cercato e ci siamo abbracciati, ma  ne avevo motivo.- disse acquistando sicurezza man mano che parlava. Lo sguardo di Ryou si abbassò, come se stesse meditando le parole migliori da dire per mandarla al patibolo.

-Ichigo, io credo che stiamo sbagliando tutto.- lo sguardo rimaneva basso e la rossina non potè captare da lui quel poco che solitamente riusciva a leggere nel suo sguardo.

-Cosa intendi?- domandò stupita.

-Ci siamo buttati in questa storia senza pensare. Abbiamo messo prima di tutto davanti la nostra felicità, dimenticandoci, anzi, dimenticandomi le mie responsabilità.- si alzò in piedi, rinunciando a guardarla in faccia. –Non era il momento di stare insieme, e ti chiedo scusa se ti ho distratta, portandoti a non concentrarti totalmente sul Mew Progect.- dichiarò ancora, la voce fredda e tagliente come lame affilate. Ichigo perse le parole: la stava lasciando e stava, soprattutto, dichiarando che ciò che c’era stato sino a quel momento era stato un errore?

-Quindi… quindi tu rimpiangi tutto?- chiese incredula. Ryou fece di no con il capo.

-No, ma non era il momento.- si convinse ad alzare lo sguardo. –Tu hai un compito difficile, anzi, difficilissimo da portare a termine e io ti ho distratta, e non potrò mai perdonarmi per questo.- si schiarì la voce.

-Mi stai lasciando?- chiese ancora Ichigo. Ryou annuì.

-Io… io credo che dovremmo finirla qui.- lacrime di tristezza uscirono dagli occhi di Ichigo che, incredula, si portò le mani davanti alla bocca. Ryou guardava fuori dalla finestra.

-Guardami mentre mi spezzi il cuore, guardami!- esclamò lei mentre percorreva a grandi falcate la stanza e gli prendeva la mano. La sola idea di perderlo le lacerava l’animo. Era quello il vero amore? Non lo sapeva. Tutto ciò che Ichigo riuscì a fare in quel momento fu stringersi a lui, mettersi sulle punte e baciarlo con una disperazione che non le apparteneva. E quando Ryou poggiò con leggerezza le mani sulle sue spalle per scansarla il cuore della giovane si spezzò in due, con un “crack” violento e devastante.

-Mi dispiace.- Sussurrò Ryou, la voce roca e disperata. –Spero che anche Kisshu avrà il buon senso di lasciarti in pace, almeno fino alla fine della guerra.-

-Non c’è un periodo più o meno buono per amarsi, perché dobbiamo dividerci se ci vogliamo bene?- chiese ancora lei, in un ultimo slancio disperato. Aveva voglia di piangere ma la fretta di non perderlo le fece dimenticare che alcune lacrime le scorrevano lungo le guance. Ryou le asciugò con il pollice, poi strinse le labbra in una smorfia di sofferenza.

-Non lo so Ichigo, io credo di non sapere più molte cose da quando ti ho incontrata e questo mi spaventa.- distolse lo sguardo. –E ora come ora io dovrei avere tutto chiaro: non posso permettermi di confondermi o di distrarmi… nonostante mi faccia sentire vivo.- chiuse gli occhi e Ichigo quasi si sentì morire di disperazione.

-Non voglio perderti!- si lanciò tra le sue braccia, i muscoli tesi del giovane che subito si strinsero a lei, accogliendo quella preghiera disperata.

-Mi dispiace Ichigo, mi dispiace.-

 

“Quel tuo sorriso dolce è così trasparente che quasi non c’è niente. Quindi ricorda che il coraggio non è come questa neve…

 

Ichigo aveva pianto un’intera notte. Ryou le aveva accarezzato i capelli stringendola a sé cercando di mantenere, per quanto possibile, la calma. Era stato difficile per entrambi ma Ichigo non voleva credere che tutto stava finendo. Era una storia così bella e non voleva credere che Ryou riuscisse a viverla così freddamente. Decidere a tavolino che non era il momento di stare insieme non era sicuramente il comportamento che una persona innamorata poteva avere. Le prime luci dell’alba la illuminarono mentre Ryou, accanto a lei, dormiva di un sonno agitato. Lei si era portata le ginocchia al petto, ricordando come l’avesse pregato di restare insieme per tutte le ore che avevano seguito quella sua straordinaria rivelazione. Ma lui era stato freddo e convinto. Ichigo non immaginava quanto quella decisione fosse stata ponderata e difficile e si convinse, in fondo al proprio cuore, che lui doveva essere giunto ad una tale scelta perché forse non l’amava più. Poggiò la fronte sulle ginocchia trattenendo l’ennesimo singhiozzo. Era stata così sciocca da dare sempre per scontato il grande amore che Ryou provava per lei; aveva cercato di coltivarlo e di trattarlo per la grande cosa preziosa che era ma in realtà non gli aveva mai prestato grande attenzione. Gli sfiorò una ciocca di capelli dorati con la mano. Avrebbe potuto condividere con lui molto di più. Godere appieno di quella persona straordinaria invece di perdersi in sciocchi pensieri. Perché in definitiva lei aveva scelto Ryou e nonostante la grande gratitudine che provava per Kisshu lei stava male, di un male fisico, quando non era con il biondino. Quel che poteva fare l’aveva fatto e non sapeva ora se essere adirata con lui. Raccolse le proprie forze e abbandonò la stanza. Doveva ricominciare, ricominciare per vincere la guerra e dimostrare a Ryou che l’amore, quello vero, non ha date precise per essere vissuto.

 

“Ho incontrato il tuo sorriso dolce con questa neve bianca, adesso mi sconvolge. La neve cade, cade pure il mondo anche se non è freddo adesso è quello che sento. E ricordati, ricordami, tutto questo coraggio non è neve. Non si scioglie mai neanche se deve…”

   
 
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