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Autore: rolly too    15/07/2012    6 recensioni
Kidd ha tirato troppo la corda, e il suo migliore amico si è trasformato nel nemico più pericoloso con cui abbia mai avuto a che fare. Perché Killer è forte, determinato, e soprattutto è stanco di lui e del suo comportamento. Davanti a una minaccia tanto grande e tanto dolorosa, nemmeno il Capitano Kidd sa più che cosa fare, e forse nemmeno il suo storico nemico e amante può aiutarlo, e anzi, potrebbe anche essere in pericolo.
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Killer | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Tremava, e faceva fatica a respirare.
Sapeva che era colpa della corsa che l'aveva portato fin lì, sul ponte della nave, davanti a Kidd, ma non credeva che si sarebbe ridotto così per quei pochi metri. E ora che era lì, Kidd pretendeva di avere Killer.
«Killer?»
«Già. L'hai curato, quindi sai dov'è. Adesso me lo dici, e io lo vado ad ammazzare!» urlò Kidd in risposta.
Quindi non aveva capito che l'aveva portato nel sottomarino?
Lanciò un'occhiata veloce a Penguin e lo vide teso.
«Capitano...» mormorò l'altro, attento a non farsi sentire da Kidd. «Che cosa vuoi fare, adesso?»
Law sollevò una mano, facendogli cenno di tacere. E adesso? Adesso cosa doveva fare?
Tentò di imporsi la calma. Innanzitutto, doveva riflettere.
Se avesse detto a Kidd che Killer era nel sottomarino quello si sarebbe avventato sulla loro imbarcazione, avrebbe tentato di uccidere il proprio vice, Penguin si sarebbe messo in mezzo, Kidd l'avrebbe attaccato e Penguin sarebbe morto.
Dire di non sapere dove fosse, però, equivaleva a mentire di nuovo, e se Kidd l'avesse scoperto li avrebbe fatti fuori tutti quanti. Anche perché nelle condizioni in cui era dubitava di poter combattere al massimo delle proprie capacità, mentre Kidd sembrava aver recuperato le forze anche troppo in fretta.
Per cominciare doveva prendere tempo.
«Perché all'improvviso lo vuoi morto?»
«Ha ucciso Wire!»
A quelle parole seguì un silenzio incredulo che aveva qualcosa di terrificante. Trafalgar studiò a fondo Kidd, e si rese conto che ciò che diceva non poteva essere una menzogna. Aveva l'espressione folle di chi aveva appena perso qualcuno di importante, e il fatto che il responsabile fosse proprio Killer non faceva che peggiorare le cose.
Tentò di immaginare che cosa sarebbe successo se Bepo avesse ucciso Penguin, o Shachi, per cercare di capire che cosa passasse per la testa dell'altro, ma quell'ipotesi era talmente surreale che non ci riuscì. Solo a pensarci gli sembrava che la terra mancasse da sotto ai piedi, come se stesse camminando su una nuvola. Eppure, nonostante quella sensazione, la sua mente non riusciva a elaborare un'eventualità simile. Probabilmente se si fosse trovato nella stessa situazione di Kidd non avrebbe reagito. Ecco cosa lo differenziava dall'altro capitano: Kidd era sempre in grado di guardare avanti, di affrontare le cose. Lui, in una situazione simile, probabilmente non sarebbe riuscito a cavarne niente. Avrebbe smesso di mangiare e di dormire, tutto qui, come faceva tutte le volte che qualcosa andava male. I problemi restavano, si accumulavano in lui. Fingeva di dimenticarsene, riprendeva a mangiare, dormiva qualche ora per notte; ma li sentiva; scorrevano sotto alla pelle e turbavano i suoi sonni.
«Wire è morto?» domandò Shachi con voce rotta, lo sguardo fisso su Kidd.
L'altro annuì, senza staccare gli occhi da Law.
«Dov'è Killer?» ripeté ancora Kidd, con tono urgente.
E Law, alla fine, prese la propria decisione. Non avrebbe più mentito a Kidd, non era ciò che voleva. Sapeva che l'altro si era sentito tradito quando aveva scoperto che gli aveva tenute nascoste informazioni importanti, sapeva di averlo pugnalato alle spalle.
Era stato un gesto vile, egoista. Lui non era così.
«Non puoi vederlo.» disse soltanto, sapendo che era la strategia sbagliata, che la reazione sarebbe stata violenta. «Mi hai detto tu di curarlo, Eustass-ya!» aggiunse, tentando di ignorare l'occhiata sofferente che Penguin gli rivolse.
Sì, lo sapeva. Era come se avesse svenduto il suo amante, ma non era così. Anche se aveva detto a Kidd che Killer era lì – perché era vero – non gli avrebbe mai permesso di fargli del male. Non gli importava di Killer, ma di Penguin sì.
Anche se Kidd avesse cercato di ucciderlo, non gli sarebbe importato. Adesso la priorità era salvare Killer.
«È nel sottomarino?» fece Kidd.
Gli occhi sgranati, sporto verso di lui, mostrava un'incredulità che, Law lo sapeva, non avrebbe portato a nulla di buono.
«L'hai portato sul sottomarino?»
«Aveva bisogno di cure. È grave, e non ti permetterò di vederlo.»
«Non voglio vederlo, voglio ammazzarlo!»
«Non ti permetterò di fargli del male, Eustass-ya.»
Kidd rimase in silenzio qualche istante, con un'espressione folle sul volto, come se le parole di Law l'avessero stupito e offeso.
Poi accadde tutto molto in fretta.
Kidd sparò e Penguin rispose al colpo quasi immediatamente, tanto in fretta che Law fece fatica a capire ciò che era successo. Sentì il rumore secco degli spari, il fruscio del proiettile che passava accanto al suo volto.
«Stai cercando di uccidere i miei uomini?» urlò rivolto all'altro capitano.
«Sto cercando di uccidere te!» ululò Kidd in risposta. «Da che parte stai? Killer ha ucciso Wire!»
«Come cazzo facevo a saperlo?»
Non gli sarebbe importato nemmeno se l'avesse saputo. Penguin gli aveva chiesto di salvare Killer, e lui aveva il dovere di farlo. Quello che accadeva all'interno della ciurma di Kidd non era cosa che lo riguardasse.
Alla sua domanda Kidd non rispose, ma si bloccò, come se si fosse appena reso conto di un'ovvietà.
«Ha ucciso Wire.» ripeté, atono, fissando davanti a sé come un folle «Voglio vendetta. Ora mi porti qui Killer, oppure vengo sul tuo sottomarino e lo trovo da solo.»
Law sentì la minaccia nelle parole dell'altro capitano, e sapeva che avrebbe fatto bene a lasciarlo fare, se non voleva mettere in pericolo la ciurma, ma gli bastò spostare per un secondo lo sguardo su Penguin per capire che cosa doveva fare.
«Bepo, ci immergiamo. In fretta!» ordinò.
Guardò il suo vice che correva a dare istruzione al resto della ciurma e tentò di ignorare la voce furibonda di Kidd che lo malediceva e lo minacciava.
«Non te lo permetterò, Law!»
Sparò ancora e colpì lo scafo, Penguin rispose al colpo e riuscì solo a rovinare una parte della murata della nave di Kidd. Un altro colpo, un'altra risposta e poi anche la pistola di Shachi fece fuoco, mancando – forse di proposito – gli uomini di Kidd, mentre il sottomarino vibrava e gemeva, sottoposto allo sforzo di tentare di immergersi mentre di nuovo era trattenuto dal magnetismo dell'altro capitano.
Trafalgar imprecò sentendo il metallo sotto ai propri piedi che tremava, incapace di determinare quanti danni avrebbe potuto fare quell'idiota di Kidd opponendosi in quel modo al movimento del suo sottomarino.
Sapeva che non doveva esagerare, che se si fosse sforzato troppo sarebbe morto, ma davanti alla possibilità di mettere in pericolo la ciurma l'eventualità di morire non gli sembrò nemmeno così terribile.
«Capitano, non farlo!» urlò Shachi quando si rese conto di ciò che Law aveva in mente, ma l'altro già non lo ascoltava più.
Evocò la Room, e fece di tutto per ampliarla il più possibile, fino a comprendere l'intera nave di Kidd e buona parte del mare circostante. La vista gli si appannò, le orecchie iniziarono a fischiargli, ma invece che ascoltare i compagni – che, gli sembrava, urlavano di smettere – si sforzò per aumentare ancora il diametro, mentre sentiva le forze che gli venivano meno. E poi il rumore forte di uno sparo, altre grida e delle braccia che lo afferravano e lo sostenevano.
Fece un ultimo, terribile sforzo e forse riuscì a ottenere il risultato in cui sperava, ma non vedeva più nulla, non sentiva nulla. Non poteva controllare cos'era successo, non si rendeva conto di ciò che lo circondava.
Sentiva che qualcuno lo stava toccando, lo teneva stretto e gli impediva di rovinare al suolo, sentiva una voce, ma non distingueva nessuna parola.
Tentò di recuperare l'equilibrio, non ci riuscì. Il fiato gli mancò, un dolore atroce in mezzo al petto lo fece fremere.
Chiuse gli occhi.

Avrebbe voluto muoversi, ma il corpo era pesante e non rispondeva.
Avrebbe voluto aprire gli occhi, ma anche le palpebre erano pesanti e non ci riuscì.
Sentiva dei rumori ovattati, ma non avrebbe saputo dire che cosa fossero. C'era una specie di ronzio, e poi quella che sembrava una voce. Non avrebbe potuto scommetterci, comunque.
Aveva caldo, ma non aveva forza per dirlo, così a nessuno sarebbe venuto in mente di togliergli le coperte. Si sentiva ribollire, respirare era difficile. Che qualcuno gli togliesse quelle coperte, per pietà!
Tentò di nuovo di aprire gli occhi, di nuovo non ci riuscì e decise di rinunciare.
Aveva sonno, e pensò che forse era meglio smettere di tentare di agitarsi.
Tanto, alla fine non sarebbe servito a nulla.

Non avrebbe saputo dire se si fosse addormentato o se avesse solo perso la cognizione del tempo, in ogni caso non si sentiva meglio.
Aprire gli occhi era ancora fuori discussione, ma riuscì a cogliere una voce e non gli ci volle molto per rendersi conto che a parlare era Ban.
«Come sta?»
Gli faceva male la testa, il petto gli bruciava ogni volta che respirava. Però bisognava respirare.
«Se l'è vista brutta.»
Era Wakane l'altro che parlava? Ma Wakane non era un medico, non poteva sapere come stava.
Forse era Penguin? Eppure, la voce di Penguin era diversa da quella di Wakane.
«Ma si riprenderà, vero?»
«Sì, credo di sì. Penso che non ci vorrà molto prima che si svegli.»
No, non era Wakane. Però non era nemmeno Penguin. Forse era Umigame?
Lui era un medico. Di solito era Penguin che si prendeva cura di lui, ma magari aveva avuto da fare.
«Cosa pensi che succederà, adesso?» ancora la voce di Ban. Era inconfondibile.
«Non so. Se il capitano non avesse spostato la nave di Kidd... È stato un incosciente, sapeva che stava rischiando la vita. L'abbiamo preso appena in tempo, il cuore stava per fermarsi. Comunque, per ora sembra che le cose si siano calmate, anche se non è finita. Qui siamo al sicuro, ma non possiamo rimanere immersi per sempre.»
«Lo so. Sono preoccupato, Umigame-san.»
Ecco, aveva indovinato, era Umigame. Ma allora dov'era finito Penguin?
«Non preoccuparti, Law sa quello che fa.»
Seguirono alcuni istanti di silenzio.
«Mi dite tutti così» replicò Ban «ma sai una cosa? A me sembra che finora sia stato solo capace di metterci tutti nei guai.»
Trafalgar imprecò mentalmente.
Aveva ragione.
   
 
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