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Autore: Levineisabitch_    15/07/2012    3 recensioni
Paolo e Michele.
Migliori amici.
Messaggi, numeri, vassoi e Coca Cola.
E Carla.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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333 mi piace te, 111 vaffanculo.





Il giorno dopo andò avanti ugualmente, e altri due bigliettini con il numero di Paolo impresso sopra vennero nascosti sul vassoio al Mc.  E così anche il giorno dopo, con tre biglietti e il giorno dopo ancora con uno soltanto. Nel frattempo erano anche usciti gli esiti: Michele aveva un debito, in matematica, come immaginava mentre Paolo ne aveva due, uno in storia e uno in inglese.
Era un martedì pomeriggio quando, durante uno dei due corsi di recupero, il cellulare di Paolo vibrò nella sua tasca, facendolo contorcere sulla sedia. Riuscì a recuperarlo senza farsi notare dalla professoressa che stava parlando di Carlo Magno e di elefanti. O forse di Alessandro Magno.. lo prese e, da sotto il banco, lesse il messaggio che era apparso sul display.
 
Ciao, ho trovato questo numero sul vassoio al McDonald’s di Copreno, così ho pensato di dirtelo. Sono Carla, comunque.
 
Non c’era scritto nient’altro.  Paolo si morsicchiò il labbro cercando di trovare qualcosa da scrivere a Carla, ma senza avere uno straccio di idea. Alla fine, in preda al panico, digitò in fretta qualche parola di presentazione ed inviò.
 
Ciao, sono Paolo. Il numero l’ha messo il mio migliore amico. Scusami se ti ha dato fastidio.
 
Delle scuse, ecco cos’erano: era questo quello che si era proposto di fare quando aveva lasciato il numero sul vassoio? No di certo, avrebbe dovuto provarci con Carla, così, senza conoscerla. Pensò in fretta alle ragazze che aveva incontrato negli ultimi giorni e nessuna gli sembrava essere il tipo da scrivergli un messaggio con quelle parole e quel modo di fare. Nessuna di loro sembrava una “Carla”.
Era forse la prima ragazza che aveva visto, quella castana? Oppure quella corvina, tinta?
Un miscuglio di facce e nomi cominciò a vorticargli per la mente, confondendolo.
-Proff, posso uscire? Mi sento poco bene- chiese per poi farsi accompagnare da un compagno in infermeria.
Una volta lì chiamo sua madre sul cellulare e si fece venire a prendere, tanto ad ogni modo non aveva una gran voglia di partecipare ai corsi.
Mentre aspettava, seduto sulle sedie rosse di fronte alla presidenza, il cellulare vibrò ancora.
Prese il cellulare e vide un nuovo messaggio, numero sconosciuto, era sempre lei.
Prima di leggerlo decise di salvare il numero, almeno la prossima volta avrebbe saputo subito se era lei o no.

Opzioni>Salva numero>Nuovo contatto>Carla> SALVATO!

Una volta finito il procedimento tornò in messaggistica e lesse quello che gli aveva scritto.

Tranquillo, nessun problema! :) Il tuo amico lavora lì?

Aveva messo perfino uno smile!
-Carla, Carla! Carla! Cazzo, rispondi! Se non rispondi entro lì dentro e poi sono cazzi tuoi. CARLA!- sbraitava, e sputava. Aveva cominciato a sbattere un pugno sulla porta, poi due, poi calci, tanti calci.
Carla se ne stava ferma, fissando dritto avanti a sé. Gettò uno sguardo alla finestra e si alzò, percorse quel poco spazio e ci si ritrovò davanti. Tra le mani, unghie mangiucchiate, stringeva il cellulare. Non lo abbandonava mai, era l’unica cosa che la faceva sentire viva, come se al di là del cancello ci fosse un mondo, un mondo per lei.
Non che non sapesse che poteva  chiamare i servizi sociali o la polizia o che altro. Il problema era la consapevolezza che lui c’era, esisteva e viveva e, la considerava una verità inoppugnabile, gliel’avrebbe fatta pagare, a tutti i costi. Non sarebbe stata la prima volta. Aveva cercato soluzioni, stretto i denti, ma era sempre stato uno sforzo vano. L’unica sua salvezza sarebbe stata lontano da lì.
-Vaffanculo, Carla! Vaffanculo!- strillò ancora.
Meno male che era dall’altro lato della porta, lontano da lei.
Se n’era andato, al piano di sopra, come al solito: urlava tanto, se cedeva bene, in alternativa sarebbe stato per qualche ora dopo. Ma due volte di seguito non si poteva rifiutare, mai. Se no si sapeva cosa succedeva e non era certo nulla di bello.
Aveva due ore, con un po’ di fortuna tre. In due ore non si architetta una fuga.
Dal telefono uscì una melodia delicata e rilassante, tutto il contrario dell’atmosfera che si respirava nei suoi paraggi. Paolo aveva risposto al suo messaggio. Non se lo aspettava, a dire il vero. Pensava che avrebbe lasciato perdere dopo qualche risposta, e un po’ ci sperava: la sua fiducia nel genere maschile era inesistente, da sempre. Anche se voleva sapere, addirittura provare, che non era così, che qualche eccezione c’era. Aveva messo lo smile apposta, voleva vedere se il ragazzo sarebbe stato gentile con lei, se lei lo faceva. Lesse.

A dire il vero io lavoro lì. Magari ti ricordi di me. :)

Le era sembrato simpatico, a risponderle, nessuno lo obbligava a farlo, eppure! E lo smile era lì, contraccambiato, che le sorrideva. Era la prima volta che stabiliva un contatto con qualcuno, non nel modo brutale a cui era abituata e questo al rendeva felice, speranzosa.
Era  giunto il momento di andare al di là del cancello.
Paolo era a casa, dove lo aveva lasciato sua madre e stava guardando un film-documentario su Stephen Hawking, senza essere davvero interessato. In quel momento voleva solo una risposta da Carla, improvvisamente si era fatto molto interessato a lei, per qualche messaggio.
Nel momento in cui comunicavano al protagonista del film che sarebbe morto entro due anni il telefonò vibrò, facendolo sobbalzare. Era lei, un altro messaggio.

Ti piacciono le cacce al tesoro, Paolo?

Rimase spiazzato, quel messaggio non centrava nulla con quelli precedenti né aveva un senso particolare, al momento. Magari Carla era matta. Oppure era una promoter di qualche strano gioco di quelli che organizzano nei campi dell’oratorio. Decise di rispondere lo stesso, tanto non aveva nulla da perdere in ogni caso.

Dipende da cosa si vince. Cosa si vince?

Non ebbe il tempo di posare il cellulare che la risposta illuminò il display.

Se ti dicessi che si vince.. me? Parteciperesti?

-Chi è stata l’ultima persona a vederla?- chiese il poliziotto all’uomo di mezza età.
-Io, un’ora fa. Era nella sua camera, poi sono tornato per comunicarle che era ora di cena e non c’era più- rispose con fare burbero e indispettito.
Quella puttanella si era permessa di scappare, ma se ne sarebbe pentita.



















ciau a tutti beibeeh. lalalalalalalalalallala ciau.
   
 
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