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Autore: Fluxx    17/07/2012    4 recensioni
E' passato un lungo mese da quando Liquid Ocelot è passato a miglior vita.
Tutto sembra scorrere per il verso giusto, ora. Tutto sembra essere tornato alla normalità...
Solid Snake è rimasto impresso nella mente di tutti, ma nessuno si aspettava che sarebbe tornato e - soprattutto - che quel giorno sarebbe stato così vicino.
Il suo ritorno porterà felicità e tristezza ma - soprattutto - tanta amarezza quando sarà pronto ad andarsene di nuovo e - questa volta - per sempre.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2. A letter for David

Era sera e Meryl era a casa. Si trovava in cucina e stava lavando i piatti. Indossava un paio di pantaloni neri di una tuta e una maglietta color vaniglia.
Johnny era lì, con lei, le faceva compagnia seduto al tavolo della cucina. Era da un mese ormai che i due erano sposati e le cose andavano bene, molto bene, almeno per quanto riguardava Johnny.
Meryl era venuta a sapere tramite suo padre, Roy Campbell, che Snake era tornato. Suo padre lo era venuto a sapere tramite Otacon, ovviamente. Lo aveva saputo il pomeriggio stesso, quindi solo qualche ora prima, eppure... Era da quando aveva appreso la notizia che la testa stava altrove, la mente vagava e quell'uomo era il suo chiodo fisso. Si chiedeva il perché di tante cose, di troppe cose. Si chiedeva perché lo pensava e si chiedeva perché alle volte, avendo Johnny vicino, non si sentiva così felice come doveva in realtà essere.
“Tesoro, stai bene?” Chiese il giovane alzandosi dalla sedia e appoggiandole le mani sulla vita, da dietro, e schioccandole un fugace bacio sul collo.
Meryl volse appena il capo e gli sorrise. “Certo, sto bene. Perché?”
“Non lo so, oggi mi sembri così tra le nuvole.” Le sorrise a sua volta.
“Ma no... Sono solo stanca.” Si sciqacquò le mani dal sapone e sgrullandole prima di voltarsi verso di lui, ritrovandosi tra l'uomo e il bancone della cucina.
“Sei sicura?” Domandò allora Johnny con sguardo inquisitore.
“Sì, sicura Johnny.” Rispose lei prima di schioccargli un lieve bacio sulle labbra, socchiudendo gli occhi. Un flash. Il suo volto. Maledizione, non era giusto. Deglutì e si tirò indietro. “Credo che andrò a farmi una doccia e... Ah. Domani sera a cena non credo di esserci.”
“Ah, no?”
“Ehm.. No. Penso che cenerò con mio padre. Mi ha chiamata oggi.”
“Ah, va bene.” Annuì, “D'accordo... Penso che per una sera senza di te potrò sopravvivere. Credo.” Disse prima di ritirare le mani e ridacchiare.
Meryl sorrise, che sciocco: era così tenero però... Lui la inondava di attenzioni. C'era sempre quando ne aveva bisogno e quando – invece – aveva bisogno del contrario, dei suoi spazi, lui era disposto a farsi da parte. Non era come un certo 'Eroe' leggendario... Il quale la aveva abbandonata così, da un giorno all'altro, sparendo nel nulla.
Gli cinse il collo con le braccia e lo strinse, schioccandogli un dolce bacio sulla guancia. “Vado a farmi la doccia allora, eh..” Sussurrò, prima di baciarlo ancora una volta e poi uscendo dalla cucina.
Johnny sorrise. La amava. Non poteva desiderare di meglio.


Otacon fu svegliato da dei rumori provenienti dal piano di sopra. Scattò in piedi dal divano e sentì dalla sua stanza Snake, in preda ad un violento colpo di tosse. Salì di fretta aprendo la porta accostata ed entrando in camera: l'uomo era seduto sul letto, forse stava per alzarsi, piegato appena su sé stesso. Non appena sentì lo scienziato entrare alzò per un istante lo sguardo, tenendo la mano davanti alla bocca, continuando a tossire.
Otacon si avvicinò, andandogli accanto e poggiandogli una mano sulla schiena. “.. Snake??” Poi si accovacciò. Solo qualche istante dopo, quel violento colpo di tosse, sembrò placarsi.
Snake si schiarì la voce, asciugandosi poi la fronte lievemente imperlata di sudore. “Se il buongiorno si vede dal mattino..” Bofonchiò con voce roca, allungando una mano per afferrare il pacchetto di sigarette sul comodino.
“Snake!” Lo riprese lo scienziato, afferrandogli il polso e deviando la sua traiettoria. “Saranno nemmeno le otto del mattino e già fumi, così come stai poi?” Chiese tirandosi su.
“Hmm..” Il Serpente sbuffò, portandosi una mano sulla nuca e massaggiandosela. “Vado a farmi una doccia..” Disse allora.
“Meglio.” Rispose lo scienziato incrociando le braccia al petto e alzando le sopracciglia. “Vado a preparare la colazione.”
Il giorno prima i due avevano pranzato insieme nella pausa pranzo dello scienziato e lo stesso fu per la cena. Soltanto la sera, però, i due avevano avuto modo di parlare in modo più tranquillo. Snake non aveva fatto molto in quel mese, si era limitato a stare lì, in Alaska, tra neve e cani da slitta, la sua passione. Otacon, come lui, non aveva concluso molto oltre alle faccende burocratiche con la piccola Sunny, la ricerca di una casa e di un lavoro. Gli aveva ceduto la sua stanza ed il letto, accettando di dormire sul divano.
Snake – dopo essersi fatto una veloce doccia – scese al piano di sotto e raggiunse Otacon in cucina. Lo trovò che finiva di preparare la tavola con latte, caffè e brioche.
“Sembrerà assurdo ma... E' arrivata posta per te.” Annunciò lo scienziato una volta che il Serpente varcò la soglia per andarsi a sedere.
“Eh?” Snake aggrottò la fronte, prendendo posto. Si versò del caffé nella tazzina e notò una busta da lettere sul tavolo, di fronte a lui. “Scherzi?” Chiese, prima di allungare una mano ed afferrarla. Sulla facciata frontale c'era scritto
'x Solid Snake'. L'uomo alzò le sopracciglia.
“Hai detto a qualcuno che mi trovavo qui?” Domandò mentre apriva la busta con il solo ausilio delle dita.
“No, soltanto a Campbell.” Rispose avvicinandosi.
Snake lesse le poche righe che c'erano scritte sul foglietto dentro la busta da lettera.
'Ristorante dell'hotel Vitale. Stasera, alle nove.'
“Wow!” Esclamò lo scienziato battendo le mani. “Dave ha un appuntamento!” Continuò con entusiasmo, lo stesso entusiasmo che fu stroncato nel momento in cui Snake accartocciò il foglio con un mano.
“Dave non ha nessun appuntamento.” Lo contraddì lui prendendo una zolletta di zucchero e lasciandola cadere nella tazzina, poi iniziò a girare lentamente il caffé con il cucchiaino.
“Che..? Perché no?” Chiese allora Otacon, deluso, prendendo posto e osservando l'amico mentre compieva il suo stesso procedimento con la zolletta di zucchero, senza staccargli gli occhi di dosso.
“Perché non sono più un ragazzino che va dietro a queste cose. Se qualcuno ha qualcosa da dirmi può anche evitare questi modi puerili.”
“Che esagerato...” Si lamentò lo scienziato.
Finalmente Snake alzò lo sguardo negli occhi dell'amico. “Perché non ci vai tu?” Domandò.
“Eh?”
“Se è una donna, magari... Ti accasi.” Rispose con tranquillità.
“M-ma.. Ma che dici?” Chiese allora lui, ridacchiando.
“E poi sono sicuro che almeno tu hai argomenti interessanti di cui parlare.”
“Beh, perché tu no?”
Lo scienziato non ricevette alcuna risposta. “Snake..” Mormorò appena. “Dovresti smetterla. Non sei ancora morto.” Non sapeva bene come affrontare l'argomento.
“Non ancora, no. Ma manca poco.” Rispose osservando il caffè nella tazzina, poi la prese portandosela alle labbra e sorseggiandone un po'.
Otacon sospirò. “Ti comporti come se lo fossi già, morto. E' sbagliato! Non lo sei ancora e indipendentemente se ti rimane tanto o poco tempo da vivere dovresti sfruttarlo al meglio!”
“Ti prego... Non farmi la ramanzina.” Mormorò lui con un lieve accento divertito, alzando lo sguardo sull'amico.
“Guarda che non sto scherzando, Snake. Dovresti smetterla. Dovresti realmente ascoltare ciò che ti ha detto tuo padre prima di morire. Lontano dalla guerra, goditi questi momenti che ti rimangono.”
Silenzio. Forse non doveva toccare quel tasto. Notò che lo sguardo di Snake rimase fisso nel caffè. Ops... Forse proprio non avrebbe dovuto.
“E... E poi... Non potrei mai andare a cena con un'altra donna, sempre nel caso che si trattasse di una donna.” Disse cercando di rimediare e abbassando lo sguardo.
Il Serpente lo guardò. “Ancora pensi a Naomi?”
“Sì.. Cioè, no. Non è questo il fatto.”
“E qual 'è? Hai trovato una donna?” Alzò le sopracciglia.
Lo scienziato si ritrovò in difficoltà. “No.. Non è nemmeno quello. E'... Non lo so, Mei Ling.”
“.. Mei Ling?” Chiese Snake, ancora più curioso.
“Sì, diciamo che un paio di settimane fa l'ho incontrata quando mi ero recato da Campbell per sbrigare alcune faccende e sistemare delle cose e lei era lì.”
“E allora?”
“E allora nulla. Abbiamo chiacchierato un po' e mi... Ha chiesto di uscire, diciamo. Cioè, niente di impegnativo, non è che penso chissà che cosa eh!” Chiarì subito lui, “Però magari andarci a prendere qualcosa insieme una sera, prima o dopo cena.”
“E' carina Mei Ling. Portala a cena, no? Secondo me stareste bene insieme.” Annunciò lui prima di finire il suo caffè. Quell'ultima frase fece arrossire Otacon.
“Maddai..” Bofonchiò abbassando lo sguardo.
Snake si alzò, dandogli una pacca sulla spalla, “Portala a cena.” Gli disse, uscendo dalla cucina.
“E tu stasera però va alla cena!” Gli disse lo scienziato, voltando il capo verso il salone.
“Esco a fare due passi.” Rispose il serpente.
“Snake! Promettilo!”
“...” Silenzio. “Ci penserò.” Rispose dal salone, poi si sentì la porta di casa chiudersi.
Otacon sorrise, poi prese il pezzo di carta accartocciato, riaprendolo. Era davvero curioso di sapere chi si nascondeva dietro a quella bella calligrafia.


Era tardo pomeriggio, sera ormai. L'orologio della cucina puntava le sette.
'Ma che diavolo ha deciso quello sciocco?' Pensò Otacon, tornando in salone. Era dalla mattina che era rimasto fuori. Due erano le cose: o si era sentito male, o pensava di fuggire all'appuntamento stando fuori fino a tardi. Che maledetto...
Dopo aver passeggiato nervosamente per il salone si abbandonò sul divano, portandosi una mano alle tempie, massaggiandosele: ci avrebbe tenuto tanto che Snake fosse andato a quel bizzarro 'appuntamento', sia perché era curioso lui, sia perché pensava che avrebbe potuto fargli bene. Ormai era un morto che camminava e gli dispiaceva vederlo in quelle condizioni... Insomma, era il suo migliore amico e di certo era tutt'altro che morto ancora, perché buttarsi così giù? Certo, non era la migliore delle cose aver appena quarantadue anni e sembrare un settantenne.
Lo scienziato sospirò ed i suoi pensieri furono interrotti poco dopo quando suonarono alla porta. Scattò in piedi e velocemente andò ad aprire, trovandosi di fronte Snake.
“Ma si può sapere dove sei stato?! Mi hai fatto preoccupare!!!” Disse lo scienziato arrabbiato.
“...” Il Serpente alzò le sopracciglia, poi assunse un'espressione divertita. “Scusami mamma.” Commentò ironico.
“Pfff... Pensavo ti fossi sentito male.” Bofonchiò l'altro, lasciando la porta aperta in modo che potesse entrare, poi la richiuse.
“Ed invece no, son tornato tardi per sfuggire alla tua folle idea di mandarmi a quell'appuntamento.”
“Beh, se ti può rincuorare questa era la mia seconda ipotesi... E vuoi saperla tutta? Tu a quell'appuntamento ci andrai.”
“Oh, non credo proprio.” Rispose Snake andando in bagno a lavarsi le mani.
“Ed io credo proprio di sì...” Disse Otacon raggiungendolo e fermandosi sulla porta. “Facciamo così, se tu non vai all'appuntamento, io non inviterò mai Mei Ling a cena e rifiuterò qualsiasi suo invito, qualora mi invitasse.”
Il Serpente si sciacquò le mani dal sapone, alzando lo sguardo verso l'amico.
“E tu... Non vuoi precludere a me la possibilità di essere felice, vero??” Continuò lo scienziato.
“Te la precludi da solo.” Bofonchiò asciugandosi le mani, osservandole: vecchie, rugose, macchiate. Appoggiò nuovamente l'asciugamano e fece per uscire, trovandosi però di fronte Otacon, deciso a non farlo passare.
“Avanti.. Smettila. Mi stai facendo innervosire.”
“E non la smetterò finché non dirai di sì.” Rispose l'altro guardando l'orologio che aveva al polso, “Se ti sbrighi hai il tempo di farti una doccia e di prepararti in santa pace, sennò dovrai fare tutto di fretta – perché in un modo o nell'altro ci andrai – con la probabilità di arrivare in ritardo.”
Snake sbuffò, “Sei terribile, lo sai?” Lo guardò negli occhi.
“Dai, almeno vedere di chi si tratta?” Sorrise.
“Hm.. E tu chiamerai Mei Ling. Stasera stessa.”
Otacon sorrise ancora, ma questa volta lievemente imbarazzato. “D'accordo, affare fatto... Fatti una bella doccia, che ho dei vestiti per te, dopo!” Gli fece l'occhiolino ed uscì, chiudendosi la porta alle spalle.
Snake sospirò sonoramente. Quello scienziato quando ci si metteva era davvero... Terribile.
Si fece una doccia al volo, si asciugò e non appena uscì Otacon gli propinò dei vestiti davvero molto – troppo – eleganti.
“Non vorrai che vada in giro con questa roba?” Gli aveva detto Snake, riuscendo poi a trovare un compromesso: si sarebbe messo i pantaloni, la giacca e la camicia, senza cravatta né papillon: lo facevano sentire troppo un damerino e – oltretutto – gli pareva di essere diventato il bambolotto dello scienziato. Otacon gli propose anche di tagliarsi i baffi, ma fu una guerra persa in partenza.


Lo scienziato fermò l'auto di fronte all'hotel Vitale. Era un albergo lussuoso, così come probabilmente lo era anche il ristorante il quale si trovava sull'attico del palazzo.
“Allora... In bocca al lupo. Fammi sapere.”
“Saprai tra dieci minuti quando tornerò a casa per farti mangiare il terriccio del tuo giardino.” Bofonchiò scorbutico Snake.
“Esagerato!” Ridacchiò lo scienziato.
“Chiama Mei Ling.” Disse il Serpente prima di aprire la portiera.
“E tu sii un po' più simpatico con chi ti ritroverai di fronte!”
“Hm.”
“Buona serata!” Gli augurò Otacon, prima che Snake richiudesse la portiera. Sorrise.
Snake entrò nella hall dell'albergo, guardandosi intorno: quanto lusso, non ci era proprio abituato. In Alaska, per lo meno nel villaggio dov'era stato lui per un mese, di certo non c'era quella roba. Sbuffò, attraversando la grande sala, dai colori caldi ed accoglienti, per poi chiamare l'ascensore dal quale, non appena si aprì, uscirono tre bambini di corsa, seguiti dai loro genitori.
“Avanti bambini! Fate i bravi!!!” Disse la madre, lievemente 'disperata'. Ci voleva polso con tre bambini, indubbiamente.
Snake entrò e schiacciò il tasto per il quarantesimo piano ma – proprio quando le porte stavano per chiudersi – una donna con una bambina corsero verso l'ascensore ed entrarono per un pelo.
“Ci perdoni.” Mormorò la donna, con un lieve fiatone. “E' che siamo in ritardissimo per un appuntamento e gli ascensori qui sono sempre occupati con tutto il via vai di gente.” Disse, sorridente.
Snake osservò prima la donna, non molto alta, bionda e dagli occhi azzurri, poi abbassò lo sguardo sulla bambina, con i tratti ed i colori simili a quelli della madre.. Forse aveva tre anni, non di più.
La bimba alzò lo sguardo e piantò i suoi occhioni azzurri sulla figura del Serpente, il quale guardava il tastierino con i vari numeri dei piani illuminarsi uno per volta.
“Assomigli tanto a mio nonno...!” Disse la bimba, con tono innocente e sognante. La madre sorrise mentre Snake abbassò lo sguardo sulla piccola, alzando le sopracciglia. Che 'complimento'.
L'uomo serrò appena le labbra, nemmeno riuscì a sorridere di circostanza. Non era bello sentirsi dire parole simili, anche se – magari – ad un vero nonno avrebbero fatto piacere.
“Lui però è andato via qualche mese fa...” Mormorò la piccola rattristendosi, “Ed io non ho più un nonnino.. Posso adottarti come nonno? Me lo ricordi tanto!” Disse, sfoggiando nuovamente un gran sorriso.
La madre della bambina le strinse appena la mano, ridacchiando, “Avanti tesoro, non dare fastidio al signore..” Sorrise.
“Non si preoccupi.” Mormorò appena Snake, tornando con lo sguardo sulla bimba. Certo, non gli sarebbe convenuto 'adottare' lui come nonno. Anche lui aveva vita breve.
Qualche istante dopo le porte si aprirono e davano su una grande sala, oltre la quale v'era il ristorante: le porte erano di legno pregiato e vetro ed oltre di esse si poteva vedere quello che era il lusso e lo sfarzo di quel posto: lampadari enormi impreziositi da gemme di vetro di tutti i tagli, i colori erano caldi e tutti erano sul rosso, oro e marroncino. Le sedie, così come i tavoli, dovevano essere di legno pregiato e le prime erano coperte da un cuscino rosso.
Quando Snake varcò la soglia si rese conto di quanto enorme fosse quel ristorante: le tre pareti erano di vetro e fuori di esse v'era un terrazzo tutt'intorno, oltre il quale si vedevano le luci notturne di San Francisco.
“Salve, è da solo? Un tavolo singolo?” Fu distratto da una voce all'entrata, dell'uomo addetto all'accoglienza.
Snake osservò l'uomo, tornando con i piedi per terra da quella 'meraviglia'. Non ci era abituato e non gli piaceva tutto quel lusso ma doveva riconoscere che l'occhio ne veniva rapito ben volentieri.
“No, ho un appuntamento.”
“Oh.. D'accordo, prego.” Gli fece cenno di entrare tranquillamente.
L'uomo mosse qualche passo verso l'interno, continuò a guardarsi intorno: al centro della sala v'era un bancone rotondo ed abbastanza ampio e nel mezzo una grande colonna lunga dove v'erano tutti i liquori e gli alcolici. Sulla parete d'entrata, più verso la sinistra, v'era la porta che portava alla cucina.
Bene, ora come avrebbe riconosciuto la persona che lo aveva invitato? Continuò a guardarsi intorno, fin quando il suo occhio non venne rapito da una figura fin troppo familiare...



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Angolo autrice:

Chi sarà mai questa misteriosa persona che aspetta Snake? O:
Lo scoprirete nella prossima puntata! LOL.
Ringrazio Aya_Brea (la Mojuzza!) per aver recensito! E se qualcun altro volesse farsi sentire e dirmi un po' cosa ne pensa, di certo non mi dispiacerebbe! :)
Oh, ripeto: RIPOPOLIAMOLO QUESTO FANDOM!
Ricordo quando ci pubblicai la prima ff (pena ._.'') ce n'erano solo altre 2.. Ora a distanza di boh.. 5 anni? Ce ne sono pochissime.
Sussù!
Al prossimo capitolo! :3

   
 
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