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Autore: Strega_Mogana    02/02/2007    8 recensioni
Cinque ragazze, cinque ragazzi, cinque amori.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inner Senshi, Sorpresa
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Guerra…. Amore e…. Pallavolo (seconda parte)


- Che cosa?- grida Naru in mezzo al campo, pugni sui fianchi, gambe lievemente divaricate e uno sguardo che lancia scintille. Non mi stupirei se da un momento all'altro le uscisse del fumo dalle narici dilatate... dio mio, sembra un drago.
- Minako come hai potuto programmare una partita senza prima consultarci?
- Andiamo ragazze é solo un'amichevole.
- Un'amichevole contro una squadra di ragazzi universitari. - precisa Yumi con un tono che mi piace poco.
- Non stiamo a vedere questi dettagli insignificanti.
- Dettagli insignificanti? Minako ci faranno a pezzi, faremo una figuraccia mostruosa e rideranno di noi per i prossimi sei mesi.
- Non diciamo sciocchezze, - ridacchio poco convinta - non lo faranno per sei mesi... magari per qualche settimana. - dico più a bassa voce ma loro mi hanno sentito lo stesso.
- Minako! - urlano in coro.
- Va bene, va bene mi dispiace! - sbuffo spazientita - Ma in fondo voi non ci rimettete nulla se perdiamo, é solo una stupida scommessa. Andiamo ragazze che vi costa? E poi non son così forti come sembra.
- Va bene. - sbuffa Kaori la nostra battitrice migliore, bella quanto brava. Le sue labbra sottili formano un lieve cuore quando sorride, lo sguardo penetrante, la pelle chiara e il caschetto moro sbarazzino le danno un aria da cattiva ragazza che fa impazzire tutti. Invece Kaori é dolce, molto romantica e simpaticissima, a volte credo che indossi una maschera solo per non restare ferita dalle lame affilate della vita, un po' come me.
Abbiamo fatto un duro allenamento, siamo state brave, precise, concentrate, forse non siamo del tutto perdute. Forse nel mio futuro non ci sono pon pon e stupide gonnelline. Ma ora la mia fantomatica grinta é svanita nel momento in cui Motoki mi ha messo questo frappè alla vaniglia davanti agli occhi.
Forse é meglio se inizio a cercare un paio di pon pon.
Chi volevo prendere in giro? Sono ragazzi universitari, sono grandi, molto più forti di noi e noi siamo solo un branco di ragazzine che si divertono con un pallone.
Sono morta.
Sospiro sconsolata, lo sguardo perso oltre la finestra del locale tra le persone che accalcano il marciapiede, il mento appoggiato alla mano e mille pensieri che mi frullano in testa.
Non siamo pronte, non siamo forti... Kunzite si prenderà gioco di me per i prossimo vent'anni. Perché sono così dannatamente impulsiva?
- Avrei un paio di maledizioni pronte...- fa improvvisamente Rei meditabonda - potrei provarle.
- Potremmo fargli un agguato di notte e riempirlo di botte.
- Makoto la violenza non é mai la soluzione migliore.
- Ami ha ragione. - biascica Usagi con il cucchino del gelato in bocca - Picchiarlo non risolve il problema di Minako.
Mi volto verso di loro, tutte hanno un'espressione molto concentrata in volto, le mie dita stuzzicano la cannuccia rossa facendola girare nel denso liquido bianco.
- Perché volete picchiare Kunzite?
Si voltano a guardarmi, Usagi ha ancora il cucchiaino in bocca, Rei tiene la razza a mezz'aria, Makoto lascia cadere nel te freddo la cannuccia e Ami appoggia il suo succo sul tavolo.
- Kunzite?- ripete Makoto sorpresa.
- Minako...- continua Rei e sembra quasi imbarazzata mentre poggia la tazzina del caffé sul tavolo - noi non stavamo parlando di Kunzite.
- Ah no?- domando e sono veramente confusa.
- Come sarebbe a dire?- grida Usagi strappandosi il cucchiaino dalla bocca - Noi stiamo parlando di quel lurido verme schifoso, vigliacco, imbecille che ti ha spezzato il cuore.
- Eh?
- Minako... stiamo parlando di Alan. - chiarisce Ami con un sorriso.
E' vero... ero così presa da questa storia della scommessa che non mi sono dimenticata che Alan mi ha mollato.
Sono proprio una stupida.
- Perché il tuo primo pensiero é stato Kunzite?- mi domanda Makoto con un sorriso furbo.
- Chi? Io?- ribatto con aria indifferente.
- Non fare la finta tonta!- fa Usagi avvicinandosi a me con la sedia - Dicci come mai stavi pensando così intensamente a Kunzite.
Improvvisamente mi sento avvampare.
- Minako...- continua Rei e credo che se non fosse così affollato il bar si sarebbe già messa a calcioni sul tavolo avvicinandosi a me per indagare meglio - ci stai nascondendo qualcosa?
- Andiamo...- fa Ami e lei é l'unica che non mi sta circondando - sai che di noi puoi fidarti.
- Beh ecco...
- Allora?- chiedono in coro come un branco di bambine.
Sospiro e mi metto a raccontare tutta la storia della scommessa, magari loro trovano una soluzione al mio problema.

***
La città è confusa, caotica, rumorosa, disordinata e puzzolente.
Ma io non la cambierei con niente al mondo, non è la prima volta che passeggio per il centro senza una meta immersa nei miei pazzi pensieri.
Cerco di pensare a Alan, al motivo che lo ha spinto a lasciarmi, alle mie amiche che vogliono gonfiarlo di botte, forse dovrei avvertirlo o forse mi dovrei solo farmi i fatti miei.
E Alan non è più affare mio.
Una giovane coppietta mi oltrepassa, lei mi da una lieve spinta, forse non mi ha visto… è così concentrata sul suo fidanzato che non gliene frega niente dei passanti che passeggiano tranquillamente.
Sento il mio stomaco fare una capriola.. sono un po’ invidiosa.
Rivedo me stessa e alcuni degli ultimi ragazzi con cui sono uscita, non credo di aver mai avuto uno sguardo così quando stavo con loro.
Forse il mio destino è quello di restare perennemente da sola.
In fondo un fidanzato non farebbe che intralciare i miei sogni, non riuscirei a diventare un vero idol se ho un ragazzo geloso e possessivo tra i piedi.
Sì, forse è meglio così.
Allora perché non mi sento meglio?
Mi fermo alla gelateria deserta, come Usagi adoro il gelato in qualsiasi stagione.
Banana e cioccolato… il mio preferito.
Le altre rabbrividiscono per questo accostamento.
Entro nel locale, la ragazza che di solito serve è seduta su uno sgabello, legge distrattamente una rivista. Do un’occhiata veloce, l’ho già letta. C’è un articolo del mio cantante preferito… beh… uno dei tanti.
La ragazza, che può avere un paio d’anni in più di me, alza lo sguardo, fa un orecchio alla pagina che stava leggendo e rimette via la rivista.
- Posso esserle utile?
- Un cono banana e cioccolato.
Peccato che non sia stata io a parlare.
Mi volto e sbuffo immediatamente.
- C’ero prima io!
- Sì, la lei sta guardando me. – ribatte l’Odioso con un sogghigno maligno – Quindi ora tocca me.
- E perché hai preso i miei stessi gusti?
- Non sono affari tuoi. – dice allungando il braccio sopra la mia testa senza troppe difficoltà e prendendo il cono che le ragazza gli porge.
Arrogante pallone gonfiato bastardo!
- Lei signorina?- mi domanda alle spalle la commessa – Cosa desidera?
Non le rispondo neppure ed esco dalla gelateria senza il mio amato cono gelato, quel verme mi ha fatto passare l’appetito.
- Aspettami Minako!- mi urla alle spalle correndomi dietro.
- Kunzite vattene via.... non ho voglia di parlare anche con te. Non sono dell’umore giusto.
- Andiamo… non voglio litigare.
- No?
- No, voglio solo sapere se ti stai allenando con i pon pon.
Mi blocco furiosa, il solo vederlo mi manda in bestia.
- Ti odio Kunzite! Ti odio con tutto il cuo…
Mi blocco non perché mi sento in colpa per quello che sto per dirgli, non perché non so che insulto lanciarli ma perché mi sta baciando.
All’improvviso, inaspettatamente, senza darmi il tempo do capire, senza un minimo di esitazione, senza un po’ di corteggiamento.
Mi sta baciando e basta.
E’ un bacio vorace, eccitante, esaltante, mi gira la testa, sento le gambe molli, lui deve essersene accorto perché mi stringe al suo petto con il braccio libero, la sua mano si apre sulla mia schiena, la sua pelle è calda, il suo tocco forte ma non mi fa male. Le mie mani si posano sul suo torace, è ampio, muscoloso ma non troppo.
La sua bocca sa di gelato al cioccolato e banana e sento ancora il dentifricio che ha usato prima di uscire, la sua lingua inizia una danza sensuale con la mia ed ora sì che non capisco più nulla.
Nessuno mi ha mai baciato così. Nessuno ci ha mai messo tutta questa passione e desiderio, è come se volesse farlo da tanto tempo. I nostri denti si incontrano un istante e allora torno in me.
Lui è Kunzite.
Io sto baciando Kunzite.
Il mio nemico numero uno.
Mi stacco da lui in fretta. Ora mi vergogno, sento che sono arrossita, apro gli occhi e lo fisso con un misto di disgusto ed eccitazione.
- Ma cosa ti salta in mente? – urlo con quel poco di fiato che mi è rimasto nei polmoni.
- Ti ho baciato. – risponde lui con una semplicità così sorprendente che è come se gli avessi chiesto dove si trova l’edicola più vicina.
- Come diavolo ti sei permesso?
- Non mi sembra che tu ti sia tirata indietro. – si passa lentamente la lingua sulle labbra, la stessa lingua che prima stava esplorando la mia bocca. Dio vorrei poterla assaggiare di nuovo… ma cosa dico? – Lucidalabbra alle more. – fa dopo qualche minuto prima di dare un’altra leccata a quel dannato cono gelato – Buono… ma preferisco di gran lunga quello alle fragole.
Serro la mascella irritata ma sento che sto arrossendo ancora di più.
- Sei un maleducato, arrogante, presuntuoso, vanitoso pallone gonfiato Kunzite! – grido come un’invasata in mezzo alla strada, alcuni passanti si sono girati per guardaci ma non ci bado.
Afferro il suo cono e glielo rovescio sulla testa premendo bene, in modo che il gelato si impasti con i suoi amati capelli.
- Ti odio!- grido infine prima di voltarmi e correre via.
Lo sento gridare alle mie spalle, ma sono così infuriata, così umiliata, così confusa che no sento nulla, a parte il mio cuore che batte all’impazzata e il respiro corto nei polmoni.
Perché l’ho baciato? Perché mi sono lasciata andare in quel modo? Perché mi sento così stupida e vulnerabile? Perché piango?
Entro in camera e chiudo la porta alle spalle, mi appoggio con la schiena la muro e lentamente scendo fino al pavimento, come le mie lacrime che scorrono sulle mie guance e cadono sul maglione arancione. Mi siedo e raccolgo le gambe al petto singhiozzando più forte.
Artemis mi raggiunge con il suo passo felpato, vede che sono turbata, si struscia sulle mie caviglie e miagola cercando di attirare la mia attenzione.
- Oh Artemis..- piagnucolo accarezzandolo sulla testolina pelosa – Kunzite a fatto una cosa terribile.
Ma è proprio vero? Insomma un bel ragazzo, arrogante ma sicuramente molto dolce quando vuole, mi ha appena baciato e io come l’ho ringraziato? Spiaccicandogli il cono gelato in testa.
La sua immagine mi si materializza davanti, lui con quel cono gelato che gli spunta tra i capelli.
Inizio a ridacchiare, poi sempre più forte, fino a quando non scoppio a ridere. Il bello che è sto anche piangendo.
Allora è vero quello che dicono in giro di me… sono veramente pazza.
Mi sdraio sul tappeto morbido della mia stanza, Artemis sale sul mio torace, si rannicchia e inizia a fare le fusa.
Le lacrime continuano a scendere, ma questa volta bagnano il pavimento e non il mio maglione.
Il bacio di Kunzite significava qualcosa? O voleva solo soddisfare una sua stupida voglia maschilista?
E io? Ho risposto in un modo che non avevano mai fatto, con una passione e un desiderio che, sono certa, non ho mai provato per un altro ragazzo.
Quell’uomo mi fa imbestialire. Me devo dire che è un baciatore nato.
Il mio stomaco ha un lieve crampo quando riaffiorano in me le sublimi sensazioni che ho provato mentre rispondevo a quel bacio infuocato.
Senza quasi accorgermene la punta della mia lingua sfiora le mie labbra rosse, lievemente infiammate.
Sanno ancora di banana e cioccolato.
Mi asciugo le lacrime con la manica di lana e sospiro chiudendo gli occhi.
Forse lui mi piace… è plausibile. Non sono sempre io quella che dico che gli opposti di attraggono? Che la rabbia è solo un eccitante preliminare prima della passione?
Non lo so… so solo che nel cassetto della scrivania ho un lucidalabbra alla fragola. Forse lo metterò la prossima volta che lo incontro.

***
La data della partita è finalmente, o sfortunatamente, arrivata.
Non ho più visto Kunzite dal giorno dell’incidente.
Credo che sia molto adirato con me. E non ha neppure tutti i torti.
Ho riflettuto molto sull’incidente e sono giunta alla conclusione che sono stata troppo impulsiva. Purtroppo l’impulsività è il mio unico difetto.



Ok, ok è uno dei miei tanti difetti.
Entro in palestra completamente distrutta emotivamente, Kunzite non si è più fatto vivo in palestra né per gli allenamenti né il sabato come faceva spesso, sono certa che mi stia evitando.
- Sei in ritardo! – mi sgrida Naru visibilmente arrabbiata – Siamo qui per te ricordatelo!
Annuisco in silenzio e butto a terra il mio borsone, mi cambio lentamente, quasi volessi ritardare il più possibile questa ennesima umiliazione.
Oppure non voglio farmi vedere da lui?
Mah… probabilmente tutte e due le cose.
Entriamo in palestra e solo ora mi accorgo che gli spalti non sono vuoti come avevo immaginato. Da una parte si vedono un gruppo di ragazzi universitari, sicuramente amici e compagni della squadra maschile mentre dall’altro ci sono le mie amiche e le compagne di classe della mia squadra. Appena ci vedono iniziano a sbracciarsi e a fare il tifo mentre gli altri restano in pacato silenzio e le fissano disgustati.
Roba da intellettuale..
Loro hanno il potere di ricaricarmi. Sento l’adrenalina scorrermi nelle vene, il mio cuore batte forte e sono quasi certa di poter vincere oggi contro l’Odioso.
L’Odioso che mi ha baciato.
Il mio stomaco fa l’ennesima capriola.
Mi mordo un labbro e mi giro, finalmente, per guardarlo.
Kunzite è seduto in panchina, indossa i consueti pantaloncini corti azzurri e la maglietta blu con il suo numero: il 3.
Proprio come il mio.
A volte i casi della vita ti giocano scherzi stupidi.
Prima il gelato.. poi il numero.
Si sta legando i capelli in una coda improvvisata intanto parla con un suo compagno, probabilmente sullo schema da seguire in campo.
Sento delle grida più forti e mi volto verso gli spalti, è un gruppo di ragazze dell’età di Kunzite, solo che, invece di esser pacate come le altre, sono elettrizzate, lo chiamano e sventolano dei palloncini con su il suo nome scritto con un pennarello dorato.
Patetico… semplicemente patetico.
Allora perché sono un po’ gelosa?
Mi volto di nuovo verso di lui, Kunzite si è alzato e guarda verso gli spalti, sorride ma si capisce lontano un chilometro che è un sorriso di cortesia.
Ma sembra che alle sue giovani fans non interessi, ridacchiano tra di loro come adolescenti arrapate.
E la mia gelosia aumenta maledizione.
Si volta verso di me ora e io volto subito al testa da un’altra parte ma sono certa che abbia capito che lo stavo fissando. Non è stupido.
Sento che l’arbitro, per l’occasione è stato chiamato il professore della mia scuola, imparziale e molto severo, mi chiama con una fischiata, anzi chiama tutti e due i capitani. Io e Kunzite ci avviciniamo, solo la rete ci separa ora.
- Tre set, - fa l’arbitro – siate veloci e non fatevi male. – tira fuori una moneta e mi guarda – Testa o croce?
- Testa. – rispondo senza esitazione.
La monetina spicca il volo, fa un giro sopra le nostre teste e scende sul palmo aperto del professore.
Testa.
Buon inizio.
Prendo la palla e mi sistemo nel campo alla battuta. Per non farmi prendere al panico immagino che tutti i ragazzi universitari davanti a me siano la squadra di ragazze più scarsa del mondo. L’esperimento funziona per qualche secondo, vedo Kunzite in gonnellina e con dei fiocchetti rosa sulla testa, ma poi tutto torna com’era prima. Sei stangoni di un metro e ottanta contro sei ragazzine liceali.
Ho come l’impressione che finiremo a pezzi.
L’arbitro fischia la battuta, faccio al qualche passo indietro, osservo bene il campo e certo di visualizzare il punto più debole in ricezione, ma Kunzite è un mostro nel ricevere le mie portentose battute ed è proprio in seconda fila. Tento di non farci caso, lancio la palla, corro e salto andandola a colpire poco dopo in una delle mie battute migliori. La palla sfreccia velocissima, sfiora appena la rete e scende in picchiata proprio sulle braccia protese del mio nemico.
Il nemico che mi ha baciato.
La riceve senza troppi problemi, l’Odioso.
Alzata, schiacciata, muro. Punto.
1 – 0 per loro.
Le stridule oche universitarie urlano il nome di Kunzite come se fossero ad un concerto rock.
Vorrei poter infilare loro in bocca uno si quei mostruosi palloncini.
Ma siamo solo all’inizio, tra una battuta, una schiacciata, un muro e una ricezione il set finisce così in fretta che non me ne sono quasi accorta.
25 – 10 per loro.
Accidenti!
Cambiamo il campo, le mie compagne sono demoralizzate come se non si aspettassero altro, le altre cercano di incitarmi dagli spalti ma io sono del tutto insensibile al mondo esterno.
Sono le urla di quelle maledette oche…
- Emmmh Minako… - mormora Kaori imbarazzata.
- Che c’è? – sibilo furiosa lanciandole uno sguardo che non credo sia molto amichevole.
- Ti hanno lasciato questi. – e mi porge due pon pon verdi e argento e un bigliettino scritto dal bastardo “Ne avrai bisogno”.
Li afferrò irritata, vedo rosso, sono furiosa e li lancio verso di loro facendo la linguaccia a quello che forse è la persona più arrogante dell’intero Giappone.
Quell’arrogante che mi ha baciato.
Mi mordo un labbro cercando di non perdere il controllo, quel bacio… e ora questo… allora voleva solo prendersi gioco di me. Probabilmente dopo deve aver chiamato i suoi compagni di corso per bere una birra e ridere dell’ennesima ragazza caduta tra le sue braccia.
Mi sento così stupida…
Lui si volta per guardarmi, vede e pon pon a terra e i suoi sopraccigli si piegano verso il basso come se fosse perplesso. Lo vedo che chiama un suo amico e gli indica quei cosi maledetti. Stanno parlando animatamente… forse li voleva di un colore diverso.
Inizia il secondo set, ora sono piena di rabbia, di cieca vendetta, voglio fagliela pagare per quello stupido scherzo e voglio che quelle galline starnazzanti stiano zitte!
Non so se per un caso, un gesto maldestro ma sta di fatto che la mia prima ricezione la prendo male sul braccio, il pallone si alza e va nelle tribune proprio sopra le teste di quelle ragazze che tanto odio.
Mi scuso dando la colpa alla ricezione sbagliata, ma forse un po’ l’ho fatto apposta. Mi ero accorta dell’errore fin da quando mi sono messa in posizione per riceverla; allora perché non unire l’utile alla vendetta?
Un momento… forse il proverbio non diceva proprio così…
Vabbeh ci penserò dopo.
La seconda battuta la prendo bene, veloce e precisa, l’alzatrice mi alza una palla fantastica e schiaccio senza problemi.
Peccato che Kunzite la blocca con un muro altissimo.
Grazie al cielo le mie compagne sono pronte ad un simile affronto, ricevono la palla a filo della rete e danno un’altra occasione alle mie schiacciate di fare un punto.
Kunzite la riceve.
Inizia così una seri di passaggi tra me e lui sempre più veloci, sempre più forti.
Alzata, ricezione, schiacciata, muro.
Alzata, ricezione, schiacciata, muro.
Alzata, ricezione, schiacciata, muro.
Tutti restano ammutoliti, ci guardano come se fossimo gli unici a giocare in quel campo.
In effetti siamo gli unici a giocare in questo campo. Ormai sono dieci minuti che alziamo, riceviamo, schiacciamo e muriamo la palla dell’altro.
Sono sfinita.
- Adesso basta! – Naru grida facendosi sentire da tutti.
Tutti si fermano, tutti si ammutoliscono, perfino e io e Kunzite ci blocchiamo con il fiatone.
La palla rotola in mezzo al campo indisturbata, sembra che nessuno la noti.
- Naru ma che ti prede! – le chiedo indignata per il suo comportamento strano.
- Sono io che dovrei chiederlo a te!- urla con un viso rosso e contratto in una smorfia.
Credo di non averla mai vista così.
- State giocando solo voi due! Se avete qualche problema da risolvere fatelo da soli e non coinvolgete noi!
Vedo le altre che annuiscono vivacemente e anche i compagni di Kunzite sembrano pensarla allo stesso modo.
- Noi ce ne andiamo. – fa un ragazzo della squadra avversaria – Veditela tu con la ragazzina, visto che non vuoi il nostro aiuto.
- Ragazzina a chi?- gli urlo contro e solo ora mi sento conto che è il ragazzo che Kunzite ha chiamato quando ha visto i pon pon.
Uno dopo l’altro se ne vanno tutti verso lo spogliatoio e perfino i ragazzi sugli spalti se ne sono andati annoiati da quello partita strana.
Ben presto restiamo solo noi due nella palestra silenziosa e deserta.
- E’ tutta colpa tua!- gli grido sedendomi a gambe incrociate sul pavimento – Dovevi ricevere sempre tu?
Passa sotto al rete e mi raggiunge sedendosi davanti a me.
Volto il viso dall’altra parte con fare offeso.
- Tra i due io dovrei esser quello offeso. – dichiara lui con una punta di ilarità nella sua voce sensuale.
Il bacio mi torna in mente, il mio stomaco si contrae e mi mordo all’istante un labbro per non cadere in tentazione e baciarlo di nuovo… è così dannatamente vicino.
- Perché l’hai fatto?- gli domando con un filo di voce – Perché mi hai baciato?
- Volevo trovare un modo per farti chiudere quella bocca insolente.
Ecco, lo sapevo, non posso crederci di aver anche solo sperato per un secondo che quel baci significasse qualcosa. Invece l’ho fatto, un veloce secondo dove ho creduto che un ragazzo come Kunzite potesse provare qualcosa per me. Un secondo umiliante per il mio orgoglio.
Mi sento ferita, colpita molto più da quella frase che dal discorsetto insignificante di Alan.
- Minako…- lo sento avvicinarsi a me e poggiare la sua grande mano sulla mia spalla piccola e fragile, vorrei che quella mano mi accarezzasse come ha fatto l’altra volta durante il bacio – ti ho baciato perché volevo che stessi zitta un secondo ma poi… quando hai risposto io… - è titubante, è imbarazzato… non l’ho mai visto così, la sua voce trema leggermente come se stesse trovando le parole giuste – io ho capito che forse non ti ho baciato solo per quello. Forse lo volevo fare e basta… senza scuse stupide.
Sorrido appena sempre con il viso rivolto dall’altra parte.
- E quegli stupidi pon pon?- domando decisa e non cadere di nuovo nella sua rete alla prima farse carina.
- Quello è stato un mio compagno di squadra.. non gli ho detto io di mettere quei cosi. Non l’avrei mai fatto, non dopo quello che ho capito con quel bacio. Mi dispiace.
Ora mi volto, non so perché ma le sue scuse mi sembrano sincere… reali.
- Farai ancora l’odioso quando mi vedrai?
Alza un sopracciglio e le sue bellissime, invitanti labbra si incurvano in un sorriso malizioso.
- Un pochino…
- Bene. – gli rispondo avvicinandomi appena a lui, non sopporterei di vederlo dolce e melenso in continuazione.
- Questo vuol dire che posso baciarti di nuovo?
Si avvicina e mi libera i capelli dal nastro.
- Molto meglio…- fa dandogli vita con una mano.
Le sue dita che scivolano tra i miei capelli è una sensazione paradisiaca che non avevo mai provato.
- Non hai risposto alla mia domanda. – continua lui fissandomi così intensamente da farmi arrossire.
- Non ti resta che provare Kunzite.
Sorride ancora di più e sposta il suo sguardo sulle mie labbra.
- Quello è lucidalabbra?
Sorrido, un sorriso vero, malizioso ma anche tanto dolce.
- Alla fragola.
Poi ci sono solo le sue labbra.

FINE
   
 
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