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Autore: _Haily_    19/07/2012    2 recensioni
Gervhart, un uomo che costretto dalla guerra, abbandonò la sua terra, Edras, quando era ancora un bambino.
Cresciuto, vuole far ritorno alle sue origini, per trovare la vendetta che cerca da anni. Aiutato da Raki, sua amica d'infanzia, che nasconde uno straordinario segreto, il vecchio Rhoderich e la sensuale Asha, 'arma' di Gervhart, faranno ritorno a Edras, riscoprendo in esso, tutte le verità che si celano dietro al Re Nero.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Premessa: Giorno ragazzuoli! Che fatica questo capitolo =ç= Odio con tutto il cuore fare certe descrizioni, non sono capace e finisco per perderci del tempo e il capitolo è uno schifo! L'unica parte che mi piace è quella finale...perchè? Perchè i discorsi di Rhoderich, Asha e Raki mi fanno morire XD e pensare che con loro ho in serbo taaante cose, mi porta a scrivere velocemente questi capitoli <3 va bhe che Gervhart è uno che parla poco in questi primi capitoli ma tirerà fuori il meglio di sè! (tiraci fuori anche qualcosa d'altroooo *ç*)
*cofcof* u_u
Che altro dire se non che finalmente dal prossimo cap inizia veramente la storia! *W* stò cercando di fare del mio meglio e tirar fuori una bella fan fiction ;W;
Spero di riuscirci <3






Capitolo 5

Cella dell'Inferno.Dicerie.Voglia di tornare






Si vuole sempre far ritorno a casa.

Prima o poi.

Io non ho mai avuto una casa.

Ma grazie a lui,

ho scoperto cosa significa avere una famiglia,

e cosa significa amare.






Calvadian era un luogo in cui se non eri in grado di proteggerti, sia se eri un uomo, donna o persino un bambino, le probabilità di essere feriti, derubati o nei casi peggiori, uccisi erano elevate.
Spesso gli uomini si divertivano a provare la loro forza e la loro maestria d'armi in scontri all'ultimo sangue. Al di fuori delle città succedeva spesso, tra i più forti che trovavano un qualche malcapitato povero che non poteva nemmeno difendersi o semplicemente capitavano risse e scorribande, per accaparrarsi magari qualche soldo. L'avidità faceva da sovrana a quel posto. Questo a Calvadian era la normalità.
Ma ancora più normale era il fatto che questi scontri potessero avvenire anche in città. Che fosse illegale o meno, nessuno aveva il coraggio di dirlo in giro ne tanto meno il sovrano che presidiava quella città, perché il giro d'affari che ne derivava da quelle bravate poteva servire a raggirare con qualche gruzzoletto persino una persona tanto elevata.
Ma questi scontri avvenivano ben organizzati.
Ed era proprio in uno di quei posti che nonostante fuori fosse notte inoltrata e le luci delle case erano ormai spende da ore, si levavano urla di incitamento quasi in lontananza e il provenire di una luce fioca.
Poteva sembrare una normale locanda all'esterno e persino all'interno, all'entrata un piccolo bancone con una persona intenta a parlare con alcuni uomini, mentre ripuliva svogliatamente un bicchiere di vetro.
Ed era proprio in quel momento che dalla rampa di scale, che si trovava un pò nascosta nell'angolo in fondo, si levarono più forte urla e grida d'incoraggiamento e di stupore, che fece voltare i tre in quella direzione.
-Stà cominciando un altro combattimento?-
Uno dei due al bancone parlò sorseggiando un boccale di birra.
-Sta notte hanno detto che c'era da divertirsi con un nuovo arrivato! Tsk! Non sarà in grado di battere il nostro campione!-
Il barista con sorriso beffardo sistemò il bicchiere sulla scaffalatura in legno.
-Bene…allora andiamo a vedere pure noi questo 'nuovo arrivato'.-
Quelle parole erano state dette con un tono vezzeggiativo, quasi di presa in giro nei confronti della persona citata.
I due si diressero, con il loro boccale di birra, alla rampa di quelle scale, scendendole ti ritrovavi in un posto completamente diverso.
Ed era proprio lì, sotto a quella che poteva sembrare una normale locanda, si trovava quelle che venivano definite 'Le celle dell'Inferno'.
Lo spazio era immenso, niente a che vedere con il piccolo posto al piano superiore, infatti il numero di persone accalcate era davvero notevole. Aveva una forma circolare, tutte quelle persone trovavano posto su gradini in legno, ma dire che quasi nessuno se ne stava seduto, al contrario erano tutti in piedi, che si sporgevano dalle balaustre, urlanti e divertiti.
Erano quasi tutti uomini, se c'erano donne era per accontentare il proprio uomo, che spesso cercava qualche attenzione più erotica da parte sua.
Più si scendeva, più i gradini circolari si stringevano, fino ad arrivare alla parte più bassa, circondata da una rete alla quale alcuni uomini, dalla foga, si aggrappavano sbattendola come fossero animali.
Molti si scolavano bottiglie o bicchieri di birra, vino o altri liquori che vendeva la casa, c'era poi chi sventolava banconote, probabilmente per la scommessa sul suo vincitore.
Ed era proprio da quello spazio transennato più basso, simile così a una gabbia, dove il suolo era ricoperto da una sabbia grigiastra, sporcata solo di qualche macchia rossa di qualche avversario ferito, un uomo al centro alzò un braccio, che fece abbassare il tono di voce agli spettatori, rimanendo solo un leggero brusio e qualche fischio.
-E' giunto il momento del prossimo combattimento! Il tanto atteso questa notte!-
Si levarono alcune urla di sostentamento e l'uomo fece cenno di calmarsi, ma sempre molto sorridente e scenografico.
-Vedremo scontrarsi da una parte, il nostro campione indiscusso, colui che conta zero sconfitte e contro cui nessuno vorrebbe scontrarsi, anche se qualche ragazzino testardo lo troviamo sempre…-
La sua era una chiara presa in giro alla persona che aveva richiesto di combattere e si levarono risate divertite e qualche brutta presa in giro.
-Ma signori! Date il vostro caloroso appoggio al nostro campione dell'Inferno, Vardar!-
L'urlo che si alzò come un'ondata di mille bisonti, fece tremare l'intero edificio, i piedi sbattevano a terra, i pugni sulle balaustre sembravano tuoni e la gente aggrappata alla ringhiera la sbatteva convulsamente.
Tra tutta quella confusione, dall'apertura che dava sul ring, un uomo dalla grossa corporatura uscì in tutta la sua imponenza, incitando la folla a braccai alzate, come se venisse acclamato un eroe.
La sua testa completamente rasata, in cui faceva capolino una lunga cicatrice e il suo sorriso sghembo e divertito gli davano un aspetto ancora più burbero e sbruffone.
Indossava un'armatura semplice, che proteggeva il torace e la schiena,con spallini che ricoprivano parte del braccio e brandiva una spada corta.
E mentre Vardar si prendeva la sua gloria il presentatore continuò la sua parte.
-E ora chiamiamo nella cella, il nuovo ragazzo che ha avuto le palle, e forse anche un pò di stupidità, da presentarsi qui e voler combattere contro il campione! Ecco a voi Gervhart!-
Vardar incuriosito si voltò verso quell'altra entrata, di fianco a quella da dove era uscito lui, per poter assaporare quel momento in cui avrebbe scorto la faccia del suo avversario.
I passi decisi che facevano levare la polvere, come  qualcosa di magico, il suo corpo muscoloso ma esile, senza nessun tipo di armatura indosso, con una semplice canotta marrone chiaro che delineava ogni suo muscolo e quei pantaloni larghi più scuri, era diverso da come se lo aspettava la gente lì fuori.
Non era cambiato in quegli anni, solo il viso si era fatto più spigoloso e quel pizzetto che portava lo faceva sembrare già più uomo.
Nonostante la differenza d'altezza, anche se Gervhart portava bene il suo metro e novanta, Vardar si vedeva costretto ad abbassare lo sguardo per vederlo e dal canto suo il ragazzo non provava certo timore nel guardarlo dritto negli occhi e come era stato per molti, uno strano brivido gli percose la schiena.
Ma lo sguardo beffardo dell'uomo si scostò subito dopo, quando alle spalle di Gervhart una ragazza dai capelli d'orati e la corporatura esile, si era avvicinata con fare sensuale, fermandosi alla destra del suo padrone.
Erano passati cinque anni da quando lui e Asha avevano stretto il patto, lui sembrava essere cambiato, ma Asha sembrava essersi congelata nel tempo, i suoi lineamenti, il suo viso era tutto perfettamente come la prima volta che si erano incontrati.
Gli uomini che prima facevano tanto chiasso, si erano ammutoliti o almeno le loro voci si erano fatte più basse, vociferavano dallo stupore di quella strana scena che si presentava davanti ai loro occhi.
Gervhart e Asha erano diventati l'attrazione del momento, ma dato che voleva essere 'lui' il re della scena, Vardar cercò di mettere in ridicolo il ragazzo, con il suo temperamento.
-Hei ragazzo! E' uno scherzo? Non siamo venuti a giocare con le bambole, è un posto pericoloso per le donzelle come la signorina!-
Il suo sorriso malizioso, guardò da capo a piedi la silhouette di Asha, come un vecchio pervertito.
-Faresti meglio a tornartene a casa prima che ti faccia male ragazzino. Se vuoi puoi lasciare qui la tua amichetta…sarebbe un bell'affare no?-
Gridò con tono di voce divertito per farsi sentire da tutti, ed infatti la gente cominciò a dargli ragione, con insulti e pretesti per farlo andare via e anche commenti poco eleganti rivolti verso Asha.
-Tsk!-
Una ragazza incappucciata che si trovava in mezzo alla folla, stranamente seduta e tranquilla a braccia conserte, sembrava contrariata dalla situazione.
-Stupido individuo muscoloso e senza cervello! Non ha ancora capito con chi ha a che fare!-
-Stà tranquilla e rilassati.-
Le rispose un signore affianco, incappucciato come lei.
-Goditi lo spettacolo!-
Il suo sorriso divertito era la prova che sapeva le reali capacità di Gervhart.
Vardar era riuscito ad incitare ancora la folla.
-Ragazzino dimmi…qual'è la tua arma? Non vorrai certo combattere senza.-
Asha sorrise, sapendo già la risposta.
-La mia arma dici? E' proprio qui al mio fianco.-
L'uomo inarcò il sopracciglio guardando la ragazza.
-Buhahahahaah! Non prendermi per il culo ragazzino! La tua arma? Forse vorrai dire la tua donna giocattolo? Vorrei provare anche io a divertirmi con lei!-
La sua grande mano si protese verso Asha, ma fu un attimo perché Gervhart lo aveva fermato cingendogli il polso con la mano. A quel gesto tutti si zittirono di nuovo, pure Vardar sembrava stupito, forse per il fatto che lo aveva fermato con una semplice stretta della mano e che non aveva mosso nient'altro con quel movimento repentino.
-Non ti azzardare a toccarla…-
Il suo sguardo era tagliente, il suo solito sguardo che dilaniava ogni suo avversario o bestia.
Sentiva la pressione sul suo polso, la stretta si faceva sempre più forte, se non avesse ritratto in quel momento il braccio, probabilmente se lo sarebbe trovato rotto.
-Bastardo di un ragazzino.-
Si massaggiò il polso.
-Bene!- il commentatore che cominciò a rendersi conto che tra i due cominciava ad esserci una certa tensione, cercò di riprendere in mano la situazione.
-Avete potuto ammirare anche la prontezza del nostro giovane sfidante! Avete fatto le vostre scommesse signori?! Vogliamo dare inizio a questo combattimento?-
A quella domanda, tutti risposero con un sonoro 'Si!'.
Si avvicinò ai due, che si trovavano faccia a faccia.
-Visto che sei nuovo e se non ricordi le regole: è concesso usare qualsiasi arma, puoi decidere se risparmiare il tuo sfidante o meno, evitate di coinvolgere nella vostra battaglia le persone, non vorremo mai perdere i nostri portatori di soldoni.-
-Non mi sembrano regole queste.-
-In effetti…qui è tutto lecito, puoi fare quello che vuoi, anzi, più c'è sangue e più la gente qui si diverte. Fate del vostro meglio.-
-Anche se il sangue che scorrerà sarà il tuo!-
Vardar lo beffeggiò ancora una volta, ma Gervhart sembrò fregarsene, questo lo fece imbestialire non poco.
-Bastardo!!-
Nonostante nessuno avesse ancora dato il via allo scontro, l'uomo fece volare in aria la sua spada per poi farla ricadere pesantemente sul ragazzo.
Ma il movimento all'indietro suo e di Asha, fece solo si che la lama si conficcasse nel terreno smuovendo un gran polverone.
-Asha…-
-Mi dia un ordine padrone.-
Non bastò quello a fermare Vardar, che era già ripartito all'attacco.
-Sai già quello che devi fare.-
Il sorriso che si allargò sul viso di Asha fu quasi inquietante.
-Agli ordini.-
Quando l'uomo attaccò ancora una volta, il tintinnio delle lame che si toccarono fu quasi assordante.
Gervhart teneva tra le mani uno spadone enorme con tanta leggerezza da sembrare quasi di carta, lo stupore generale nell'aver visto quella scena era lo stesso che stava provando quell'uomo che fino a poco tempo prima beffeggiava quel ragazzino.
-Ma cosa?-
-Non ho tempo da perdere. Scusa ma….devo vedere una cosa.-
Con una spinta della spada Gervhart si divincolò, spostando all'indietro Vardas che per poco non perse l'equilibrio e fu proprio in quel frangente che, come un giaguaro, si era avvicinato a lui, eludendo la sua difesa e sferrandogli un fendente alla spalla destra.
La ragazza incappucciata si alzò di scatto, sporgendosi dalla balaustra per vedere meglio.
La spallina che ricopriva la sua spalla, si spaccò in due, lasciando a nudo quella parte.
Tutti rimasero zitti, aspettando di vedere la prossima mossa dei due.
L'uomo era rimasto pietrificato, sia dalla velocità del ragazzo che dalla sua notevole maneggevolezza di quell'arma.
Gervhart notò subito il tatuaggio sulla sua spalla. Era un serpente, quello che Gervhart ricordava dopo tanto tempo di quell'individuo che uccise sua madre, ma forse non era quello che stava cercando.
-E' lui?-
Gli aveva domandato la voce di Asha che solo lui poteva sentire.
Lo schiocco della sua lingua e la fronte corrugata erano un chiaro segno di disapprovazione, lo era di più il fatto che tornò ad una posizione di estrema tranquillità, lasciando cadere la spada lungo il fianco, come se non avesse più la voglia di continuare a combattere.
Vardar, che era rimasto ancora sbigottito dal colpo subito, non perse però tempo, anzi la rabbia gli era salita alla stelle, lo dimostrava il continuo tic nervoso all'occhio.
-Hei! Hai intenzione di ritirarti, ragazzino?-
Gervhart non rispose, si limitò a guardarlo per qualche minuto, poi voltandosi per tornare da dove era entrato, rispose alla domanda.
-E' che non mi interessi più.-
Aveva preso a camminare, a passo lento, il suo atteggiamento fece arrabbiare ancora di più il combattente, che digrignò i denti, sentendosi preso in giro da un ragazzino alle prime armi, anche se non era così.
-Come osi mocciosooooooo!-
I suoi passi pesanti facevano tremare la sala e alzare polvere ogni qual volta piombavano a terra, i suoi muscoli irrigiditi pronti a sferrare il colpo contro un Gervhart di spalle che non sembrava minimamente intimorito, solo quando lo sentì troppo vicino ebbe la prontezza di voltarsi.
-Asha!-
Fu un battito di ciglia.
Non fu la spada a scontrarsi pesantemente contro l'armatura dell'uomo, accartocciandosi all'impatto, ma un grosso martello che colpì dritto la sua pancia, strozzando il suo urlo e facendolo volare come una pallina contro le barriere della 'gabbia'.
Lo stupore generale fece da sovrano in quel momento, tutta l'accozzaglia di gente era rimasta ammutolita e pietrificata dalla scena, vedendosi abbattere in poco tempo il loro campione.
Gervhart si tirò sù, spostandosi dal viso i capelli più lunghi con un movimento della testa, lasciando ciondolare il suo orecchino destro, colore rosso, mentre Asha ritornava al suo stato naturale.
Ritornò sui suoi passi, questa volta convinto che Vardas non si sarebbe rialzato, sotto gli occhi increduli degli spettatori, che probabilmente avevano perso una fortuna, puntando tutto contro Gervhart.

Solitamente il vincitore degli scontri, si accaparrava parte delle scommesse, e Gervhart avrebbe sicuramente avuto un bel gruzzoletto, ma non gli importò, anzi, prima ancora di essere raggiunto da qualcuno si divincolò velocemente da quella casa di scontri.
Si ritrovò fuori, alla luce della luna e delle stelle, la brezza fresca della notte gli accarezzava la pelle bruna, per un istante aveva trovato la pace. Anche se non durò per molto.
-Avresti dovuto dargliene di più a quello sbruffone!-
La ragazza incappucciata che si era tanto infervorata durante l'incontro uscì dall'ombra delle case, seguita dall'altra persona che era con lei.
-Non avevo più motivo di essere interessato a lui, Raki.-
Raki si levò il cappuccio, mostrando il suo viso contrariato e sbuffando più volte, proprio come una bambina capricciosa.
-Ho faticato parecchio per tenerla a bada, la ragazzina!-
Rhoderich si mostrò anche lui, ma diversamente da Raki pareva soddisfatto. Anche per lui gli anni erano passati, ormai aveva l'aspetto di un uomo sulla quarantina, i capelli già più brizzolati di un tempo, la barba più incolta e le rughe vicino a gli occhi, gli davano quell'aria vissuta. Ma rimaneva sempre il solito sorridente e ironico Rhoderich.
-Purtroppo non era la persona che stavi cercando, vero Gervhart?-
Asha lo fissava a braccia conserte.
Gervhart spostò lo sguardo sconsolato a terra.
-No…il tatuaggio non era lo stesso. Ho seguito una pista sbagliata. E poi avevo capito già guardandolo, che non poteva essere lui l'uomo dal tatuaggio di serpente.-
Ci fu un attimo di silenzio, l'unico suono era il fruscio del vento che si era fatto più intenso.
-Va bhe!-
Rhoderich era sempre il primo a rompere il silenzio con la sua vitalità.
-E' andata così! E' tardi, torniamocene alla locanda, domani torneremo a casa.-
Il vecchio fu il primo a prendere il passo, seguito da Raki che sospirò abbattuta.
Gervhart rimase un attimo fermo, a pensare chissà cosa, forse allo scontro avuto, oppure che aveva fallito e si era illuso di poter trovare ancora quell'uomo, nonostante fossero passati così tanti anni.
Ma proprio in quel momento alcuni uomini passarono nella via affianco, parlavano sottovoce, una discussione che attirò l'attenzione del ragazzo.
-Avete sentito di Edras? Pare che la situazione si stia aggravando.-
-Già. Ho sentito anche che l'esercito che sta' soggiogando Edras, faccia lavorare duramente i suoi abitanti e non permette più la navigazione e il commercio con Calvadian.-
-Però un mio amico mercante dice che il mercato con Edras è ancora attivo. Ma solo i mercanti di Calvadian possono attraversare il mare e prendere le merci. Insomma non ha senso.-
-Probabilmente vogliono mantenere dei buoni rapporti con Calvadian, ma così facendo gli abitanti di Edras vengono trattati come schiavi.-
-Già…ma il nostro esercito non ha intenzione di metterci le mani. Non vogliamo certo scatenare una guerra contro un paese che ci dà tanti beni.-
Si misero a ridere.
-Almeno noi siamo al sicuro. Lasciamo lavorare chi di dovere!-
Le loro risate e i loro discorsi così superficiali, fecero imbestialire Gervhart, che stringeva i pugni fino a far diventare bianche le nocche, avrebbe voluto dirgli qualcosa, ma i suoi occhi stavano dicendo altro, oltre alle semplici parole forse sarebbe arrivato alle mani in quel momento, se non fosse stato per la mano calda e delicata che si era appoggiata sulla sua spalla, trovando subito un senso di tranquillità.
-Gervhart?-
Asha lo guardava preoccupata, quei suoi occhi di ghiaccio che sembravano quasi spettrali al chiaro di luna.
Subito Gervhart si tranquillizzò, passandosi una mano sulla fronte.
-Va tutto bene Asha.-
Erano stati per cinque anni Arma e Padrone, il rapporto che si stava creando tra i due diventava sempre più forte e ambiguo, i loro sentimenti e tormenti potevano sentirli entrambi, e forse Asha aveva capito cosa lo affliggeva.
Il loro momento venne disturbato dalla voce di Raki che li intimava di muoversi.

-Io continuo a ripetere che sarebbe stato un combattimento più eccitante se Harty lo avesse ridicolizzato per bene, quel colosso!-
Raki addentò voracemente il pezzo di carne che aveva sulla punta della forchetta.
Sicuramente non gli era andato giù il finale dalla notte prima, spesso se non si faceva come diceva lei, lo rimproverava anche per giorni, proprio come stava facendo durante quel pranzo.
-Insomma, io prima gli avrei fatto pensare di essere un ingenua ragazzina…- imitava con voce fanciullesca le sue parole e i gesti di una ragazza debole e carina.
-Poi lo avrei picchiato in continuazione, ridicolizzandolo con qualunque mezzo e infine lo avrei fatto strisciare a i miei piedi e non lo lasciavo andare fin quando non mi avesse chiesto scusa!-
Si atteggiava orgogliosamente, attirando anche l'attenzione degli altri commensali della locanda, certo, oltre a quello, attirava l'attenzione degli uomini anche per le sue prosperose forme, che si muovevano sensualmente a ogni suo movimento. Ma lei non sembrava darci nessun peso.
-Raki, datti una calmata…stai attirando un pò troppo l'attenzione.-
Rhoderich, di fianco a lei, sapeva che quegli occhi indiscreti e poco raccomandabili, stavano facendo strani pensieri sulla sua 'bambina'.
La ragazza mise il broncio, rubando per ripicca l'ultima fetta di carne al vecchio.
-Hei ragazzina! Sei un pozzo senza fondo!-
-MHa è cosHi buona…- parlava con la bocca piena biascicando alcune parole.
-Se vuoi puoi mangiare pure la mia.-
Asha le abbozzò un sorriso, aveva quasi lasciato tutta la bistecca, mangiandone solo qualche boccone.
A Raki le si illuminarono gli occhi, con l'acquolina in bocca, che mandò giù sonoramente.
-Davvero posso Asha?-
-Certo!-
-Grazie!-
La ragazza di tutta fretta inforcò il cibo, tutta sorridente.
-Adesso capisco poi dove ti va a finire tutta quella carne.-
Rhoderich sembrava serio.
Subito Raki non capì quella affermazione, intenta com'era a gustarsi il suo cibo.
-Eh?-
-Invece tu Asha dovresti mangiare di più…così metteresti su un bel paio di tette come quelle di Raki.-
-Lei lo vorrebbe veramente?-
Asha gli sorrise maliziosamente, appoggiando il mento sulla mano.
Rhoderich ci pensò su un momento prima di rispondere.
-Mh…lo sai cara che sei la mia donna preferita. Sei perfetta così, sensuale e provocatrice al punto giusto.-
Rhoderich ci stava provando,in fondo lui era sempre stato così con le donne, lo si poteva intuire dallo sguardo marpione e da quel sorrisino appena abbozzato.
-Ci sta' provando con me?-
-Se solo tu mi dessi il via libera…-
La sua mano si diresse verso quella della ragazza, appoggiata sul tavolo.
-Dovrei chiederlo al mio padrone…-
Lo scambio di sguardi provocatori dei due si facevano sempre più intensi.
-Facciamo senza il suo consen-
La forchetta che sia andò a conficcare nel tavolo di legno, giusto tra l'indice e il medio della mano di Rhoderich, lo fece fermare di colpo, preso di sorpresa.
Raki la teneva ben salda.
-Ti consiglio di tenere i tuoi tentacoli appiccicosi lontano di Asha, pervertito di un vecchio!-
-Ma che ti importa a te scusa?! Sono un uomo maturo io e posso fare quel che mi pare!-
Asha si divertiva a vedere i battibecchi tra i due, forse era per questo che ogni volta provocava Rhoderich in quel modo.
-Insomma Harty! Vuoi dire qualcosa a questi due, almeno tu!-
Gervhart che era rimasto per tutto quel tempo zitto, non si era degnato di risponderle, anzi, era intento a guardare dalla parte opposta, sembrava estraneo a quello che stavano facendo i suoi amici, pensieroso di qualcosa.
Erano rimasti a fissarlo, ma sembrava con lo sguardo perso nel vuoto, non fissava nulla in particolare.
-Harty?!-
Raki lo richiamò ancora, questa volta sussultò, girandosi con sguardo sbalordito, come se non capisse il perché lo avessero chiamato.
-Mi sembri un pò tra le nuvole.-
Raki lo riprese preoccupata.
-No….stavo solo pensando…-
Rimasero in silenzio un attimo, pareva che Gervhart avesse qualcosa di importante da dire.
-Stavo pensando…di tornare a Edras.-
Quelle parole spiazzarono tutti.
  
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