Once and Future...
Anthy Himemiya
sorseggiò del tè, la ragazza dalla carnagione scura posò la tazza con elegante
grazia. I suoi capelli color porpora ricaddero sul suo viso quando alzò lo
sguardo e disse, "Arthur..."
"E’ Tenjou
adesso," la corresse la ragazza dai capelli rossi
che sedeva lì vicino, "Sono Utena Tenjou." 'Così testarda,'
pensò di sfuggita Anthy, ‘come sempre.' I suoi
occhiali emisero un bagliore, "Dovresti essere Utena
in questa vita, ma un tempo eri Arthur Pendragon e lo
diverrai ancora."
"Non sono d’accordo,"
Utena scosse la testa, "Morgan." Sospirò,
guardando altrove. Appen vide Anthy
alla porta I ricordi della sua vita passata
affiorarono, della sua infanzia al castello, allenandosi con Merlino,
maneggiando la Pietra del Destino, tutto ciò.
Anthy, la reincarnazione di
Morgan LeFay, sospirò rivolta a sè stessa sommessamente. "Il destino non è un
optional, Utena."
"Vuoi scommettere?" le rispose Utena provocatoriamente. "Ed
in ogni caso, per quale motivo avresti bisogno di me?" domandò aggressivamente,
"sembra che il mondo possa andare avanti anche senza l’ascesa di un
leggendario re di un’era passata."
"E qui che ti sbagli. Il mondo è
minacciato da un grave pericolo, Utena" le disse
Anthy seriamente, "da Modred
e Merlino."
"Merlino?" Utena
sembrò riluttante nel chiederlo, "Che vorrà mai fare quel vecchio
mago?"
"Ora si fa chiamare Akio," rivelò Anthy, "e
cerca Excalibur e la Pietra el Destino... per far
ascendere Modred al trono e comandare il mondo, come
una bambola nelle sue mani."
"Bastardo,"
sospirò Utena.
"E questo Modred," Anthy annuì con un lieve
sorriso, "credo si faccia chiamare Touga Kiryuu, in questa vita."
"Dubito che il mondo si renderà conto se Akio incoronerà un nuovo re,"
Utena tentò di accantonare
la preoccupazione che le stava crescendo nello stomaco.
"Con la Pietra del Destino ed Excalibur, Touga diverrà più forte di quanto tu
lo sia ora," puntualizzò Anthy, "ed il suo
carisma sarà irresistibile. Il risultato sarà una grande guerra, e poi…
devastazione."
Riluttante Utena
chiese, "Cosa intendi?"
"Akio consider ail mondo odierno come
se fosse quello dell’era passata," Anthy
Incontrò gli occhi di Utena, "non ha la minima idea del potere di questa era. Quando Touga inizierà la sua conquista,
la fine verrà decretata da un paese che userà un’arma atomica, ed il mondo
intero brucerà."
"Questo Touga
sa come fermarlo?" chiese Utena riluttante.
"Merlino ha un forte controllo su di lui,"
disse Anthy beffarda, "tanto che non gli
pulirebbe il sedere senza ricevere istruzioni."
"Questa era un’immagine che non
necessitavo," Utena
morì dalla vergogna.
"Perdonami,"
Anthy non sembrava molto intenzionata a dare delle
scuse, mentre osservò la sua tazza di tè, vuota. "Ci aiutarai?"
domandò mentre si alzò con grazia, il suo ampio vestito rosso fluttuò attorno a
lei.
Utena unì le mani, sperando
che avrebbe dato una risposta diversa, ma sapeva che
non ne era in grado. "Io ci sono," annuì,
"ma avrò bisogno di una spada."
"Excalibur non è ancora stata ritrovata," le disse Anthy grave,
"ma potrebbe esserti di aiuto sua “sorella”, Caliburn."
"Dov’è ora?" Utena
asked.
"Qui," Anthy prese la mano di Utena e la
premette contro il suo seno.
"Aspetta, io non voglio..."
balbettò Utena.
Una luce bianca esplose tra le dita di Utena quando l’impugnatura di una spada venne fuori da quel
morbido petto. Quando Anthy ricadde indietro, Utena la prese al volto con la mano libera, l’altra a
smuovere la spada la quale emise lampi di luce.
"Ben fatto, Utena," disse Anthy. Fece una
pausa, "Puoi alzarti, ora."
"Oh, d’accordo,"
Utena si alzò, sorridendo piena di sè al pensiero di averla avuta tra le braccia, tenendola
così vicina a sè. "Bene,"
si rigirò la spada tra le mani, verificandone le qualità, "ed ora?"
"Ora," Anthy si lisciò la veste, mentre passava attraverso la port ache dava su Tokyo,
"troveremo i nostri cavalieri."
Il torneo di scherma era ormai al culmine,
pieno di uomini e donned al grande talento, le lame
emettevano bagliori come se fossero mosse avanti ed
indietro per tutto il tempo. Al centro della massa di persone Utena fece incosciamente da scudo
ad Anthy quando si fecero
strada a forza tra la folla, la spada Caliburn
fortunatamente nascosta ancora una volta nel cuore di Anthy.
"Dunque, chi
stiamo cercando esattamente?" chiese Utena.
"Lancillotto,"
rispose Anthy, "il tuo miglior spadaccino nonché
il tuo preferito."
Utena annuì, osservando chi
stava giungendo all’arena dei combattimenti.
Vi erano molti spadaccini abili, alcuni molto
capaci, ma il suo sguardo ricadde su una donna che se ne stava in disparte
dalla parte opposta a loro. La sua figura pareva forte, dava un’apparenza grave
come i suoi capelli arancio che ricadevano lungo la sua schiena.
L’impazienza saliva, al punto che Utena decise di intromettersi nella battaglia, sconfiggendo
rapidamente ogni sfidante, uno ad uno.
"Lei," Utena la riconobbe immediatamente.
"Esatto," Anthy annuì, "Arisugawa Juri."
"Da quanto tempo eri qui," disse Juri, la donna le
osservò entrambe con una punta di irritazione, "Andiamo."
"Tu sai...?"
Utena sbattè le palpebre
degli occhi.
"Certamente,"
disse Juri, "Anthy mi
venne a trovare la scorsa settimana."
"Oh davvero?" Utena
spostò lo sguardo su Anthy.
Anthy sorrise dolcemente,
"Sospettavo fosse la più testarda da convincere."
"O quella con la mente più annebbiata, my lady," Juri
sorrise lievemente.
"Gee, grazie," Utena scosse la testa,
rendendosi conto di quanto fosse stato facile convincere quella donna. Ed ancora, loro si erano GIA’ conosciute in un’altra vita
"C’è una Ginevra in questa vita?" chiese beffarda.
"Non le ho ancora parlato," Juri sospirò mentre le tre
abbandonavano lo stadio.
"Il suo nome è Shiori," mormorò Anthy ad Utena, sottovoce, "e fu una che spezzava i cuori in
passato come nel presente."
"Oddio,"
sussurrò in risposta Utena.
"Ho sentito,"
disse Juri ironica. Spostò lo sguardo su Anthy, "La prossima tappa?"
"Il cavaliere perfetto,"
rispose Anthy, "Galahad."
Il piano era suonato con rara maestria, le
note tintinnavano come una cascata nel momento in cui le tre donne entrarono
nel college vicino. Il ragazzo dai capelli blu suonava come se fosse posseduto,
le sue dita volavano quasi sui tasti, i suoi occhi chiusi a goder
quell’istante.
"E’ per caso…?" sussurrò Utena.
"Miki Kaoru," confermò Anthy, "il nostro Galahad."
Si fermò, le mani rimasero a riposare poggiate
alla tastiera, mentre rivolse un caldo sorriso alle tre. "Juri-sempai," disse Miki felice. Il suo sguardo ricadde su Anthy
ed Utena, dunque si chinò
lievemente, "Da quanto tempo."
"Sembra che stiate tutti accettando senza
porvi problemi," disse Utena
con una punta di nervoso.
"Abbiamo scelta?"
Miki alzò le spalle al suo parlare quasi filosofico.
Utena sentì il bisogno
impellente di digrignare i denti, frustrata. "Ora,"
Anthy pose una mano sul braccio di Utena, per calmarla,
"è il momento di vedere Akio."
"Non dovremmo trovare i restanti
cavalieri?" Juri la guardò incuriosita.
"Touga ed Akio se lo aspetteranno,"
disse Utena, senza pensarci un minuto di più,
"ma se agissimo velocemente, andando da loro adesso, sarà un’azione a
nostro vantaggio."
"Esattamente,"
Miki annuì.
"Inoltre, questa è un’era diversa," aggiunse Anthy
allegramente, mentre si recavano fuori dalla sala prove. Agitò una mano per
aria, "Taxi!"
"Stiamo stretti,"
squittì Utena, schiacciata tra Anthy
e Juri nel retro, mentre Miki
era seduto davanti in compagnia del guidatore divertito.
"Al Quartiere Generale della Corporazione
Kyriuu, per favore,"
disse Anthy con la massima dignità che poteva
mostrare in quel momento.
"Certamente,"
sogghignò Wakaba, dunque la ragazza dai capelli
biondi accese il motore e fu un momento che partirono.
"Hai una spada nei pantaloni o sei
soltanto felice di vedermi?" scherzò Juri, che
si era abbarbicata ad Utena
per buona parte del tragitto.
"E’ il mio portafoglio,"
ringhiò Utena.
"Ci siamo,"
disse Anthy, dando un’occhiata d’intesa a Juri.
I quattro uscirono dall’auto, osservando
guardinghi la torre dell’ufficio della città. "Questi posti non hanno dei
meccanismi di sicurezza?" chiese Miki
aggrottando le sopracciglia.
"Non preoccuparti, abbiamo un infiltrato," disse Anthy quando
entrarono nel luogo.
Nanami Kiryuu
assunse uno sguardo torvo quando li vide entrare, molto più di quanto non
potessero immaginarsi. "Da quanto tempo non vieni qui,
Artie."
"Sir Kay?" Utena sbattè gli occhi, riocnoscendo lo spirito del suo fratellino adottato.
"Più tardi,"
Nanami li guidò verso l’ascensore privato ed
esclusivo.
"Touga si sta
guardando allo specchio di nuovo, quindi abbiamo abbastanza tempo per salire."
"Un po’ vanitoso?" Juri sorrise
compiaciuta.
"Solo un po’,"
Nanami annuì beffarda.
"Qual è il piano?" chiese Utena seriamente.
"Affrontare Touga
ed Akio, dunque
fermarli," Anthy alzò le spalle eloquente.
"Dunque è così?!"
squittì Miki.
"Lasciate fare a me,"
Utena sospirò, tentando di risolvere la situazione
prima degli altri.
L’ascensore si aprì in corrispondenza di un’elegante
opulenta stanza, un’enorme scrivania ed un gigantesco
specchio la dominavano. Touga Kiryuu
era lì, i suoi capelli rossi si adagiarono sulla sua nuda schiena quando si
volse lentamente, "Pensi che questa uniforme mi
faccia il sedere largo?"
"No, stai bene,"
Akio Ohtori sospirò, il
ragazzo dalla pelle scura era poggiato alla scrivania. Spalancò gli occhi
quando vide l’altra ragazza di colore uscire dall’ascensore, "TU!"
"Salve, fratello,"
Anthy sorrise.
"Salve, padre,"
Touga sorrise freddamente quando vide Utena camminare in sua direzione, "Questa volta
io..."
POW!
In un semplice gesto Utena
gli diede un pugno in faccia, facendolo volare via con una scia di sangue del
suo naso rotto. "Notevole," ammise Juri.
"Sono impressionato,"
Miki annuì, quando si voltarono ad affrontare le
truppe di sicurezza che avevano irrotto nella sala.
"Non puoi..."
iniziò Akio.
"Non ci provare,"
lo sbloccò Anthy, i suoi occhiali emisero un bagliore
quando lo fissò dall’alto al basso.
"Il bio nadooo," Touga gemette, chiundendo le sue mani sul volto e tentando di non
camuffare la voce.
"Lo spiegherò solo una volta," Utena diede uno strattone
al suo collare, "se non ti arrendi ora, non solo verrò a dartele, ma ti
faro diventare letteralmente calvo."
Gli occhi di Touga
si allargarono, "Non i capelli!"
"O li dipingerò in modo che diventino un
orribile color verde," aggiunse Utena.
"Hey," Saionji, capo delle forze
di sicurezza, protestò, al che Juri gli diede un
calcio nel didietro.
Touga si volse verso Utena, "Scordatelo."
"Non puoi farlo,"
Akio sbattè gli occhi.
"Devo arrendermi,"
Anthy sorrise compiaciuta, "o vuoi che sia Utena stessa a cacciarti via?"
Akio incontrò gli occhi di Utena e sussultò, "Credo che tu abbia ragione."
"Dunque, cosa
dobbiamo fare ora?" chiese Miki, Saionji fece uscire le forze di sicurezza, battute in
gruppo dalla forza della combinazione Juri-Miki-Nanami.
"La conquista del mondo non mi interessa," Utena
indirizzò Akio un’occhianta
pensierosa, "ma un capo con Exalibur può fare
qualcosa di buono." Diede uno sguardo ai suoi compagni, "Con il
giusto appoggio, naturalmente."
"Io ci sono,"
si intromise Juri, "Sarei molto interessata a
conoscerti meglio, Utena."
"Mi piacerebbe aiutarvi,"
Miki annuì.
"Posso aiutarvi?" chiese Touga, tentando ancora di fermare l’emorragia del suo naso.
"Perchè no," Utena scrollò le
spalle
"Allora sarà meglio trovare una soluzione
per toglierlo dai pasticci," Nanami
aggrottò le sopracciglia.
"Dove andrai tu, verrò anche
io," Anthy prese Utena
per il braccio.
"Potrei darvi una mano?" si offrì Akio senza farsi tanti problemi.
"NO!"
End.
Note dell’Autore: Scrivere Utena/Re
Artù è divertente, solo come scommessa. Il
collegamento tra l’anime di Utena
e le figure del periodo arturiano è puramente una mia immaginazione, nonostante
Miki abbia la stessa purezza di Sir Galahad.