Film > Un mostro a Parigi
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Autore: Claudia Ponto    20/07/2012    2 recensioni
Lucille è una cantante scontrosa e vanitosa.
Si sente migliore di tutti e questo causa a lei un isolamento dalle altre persone. Canta di gioia, ma nel suo cuore non vi è nulla di questo sentimento. Ma forse una sera, in compagnia del suo "peggior nemico" Raoul, un incontro mostruoso potrebbe aiutarla ad intraprendere un cammino per la ricercà della felicità
AVVISO: ho deciso di riscrivere completamente dall'inizio la Fiction Monster Heart: a causa di mancanza di ispirazione che mi impedisce di proseguirla come vorrei, ho deciso di cambiarla drasticamente. modificherò tutto: dalla trama in generale al genere di storia, il rating (se necessario) e il ruolo dei personaggi.
chiedo scusa ai lettori che hanno commentato fino adesso, ma sto soffrendo nel non riuscire a continuare questa fiction su un film che adoro sul serio
Genere: Fluff, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Francœur, Lucille, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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capitolo 5: In cerca di verità
 
Il lato segreto di me, non ho mai lasciato che vedi….
Lo tengo in gabbia ma non posso controllarlo,
Quindi, stai lontano da me, la bestia è brutta….

è sveglio e non riesco a controllarlo,
Tento di nasconderlo sotto il letto, nel mio corpo, nella mia testa….
Perché qualcuno non viene a salvarmi da questo, per farlo finire?

Me lo sento, è profondo, è appena sotto la pelle…
Devo confessare che mi sento come un mostro,
Odio quello che sono diventato, l'incubo è appena iniziato...
Devo confessare che mi sento come un mostro.

Io, mi sento come un mostro.

Il mio lato segreto lo tengo nascosto sotto chiave,
Lo tengo in gabbia ma non posso controllarlo…
Perche 'se lo lascio fuori lui mi farà a pezzi, mi abbatterà…
Perché qualcuno non viene a salvarmi da questo, per farlo finire?
 
Lucille si svegliò quasi di soprassalto.
La sveglia… era stato un canto.
 
Si alzò dal letto e spalancò la porta della stanza, fissando il corridoio davanti a sé, cercando di identificare l’origine della canzone udita prima creduta un sogno.
Aveva sognato una persona seduta di spalle sulla riva di una spiaggia, il mare cristallino davanti a sé illuminato da una grande luna bianca, in mano una chitarra dal suono distorto che faceva da sottofondo musicale alla canzone triste le cui parole Lucilla riusciva ben a ricordare anche ora che era sveglia. La musica e il canto, stupende da ascoltare nelle loro note perfette che riuscivano ad incantarla come una magica favola, nel sogno la facevano piangere, era come se stessero raccontando una storia vera, provò ad avvicinarsi per poter vedere il viso di chi la stava rattristando ma la distanza cresceva impedendole di avvicinarsi…. avvertendo di conseguenza una sensazione di repulsione nei suoi confronti.
 
Poi, ad un certo punto, si era svegliata, rendendosi conto che non era frutto dell’immaginazione.
Il canto proseguiva interrotto, non c’era la musica in sottofondo ma qualcuno cantava eccome.
Così come aveva avuto origine si spense di colpo, senza lasciar prove concrete della sua esistenza.
 
Non sentiva più nulla ora.
Non c’era più armonia, udiva solo le voci indistinte delle persone dentro la casa.
Era sveglia adesso, libera da quel sogno, eppure non riusciva a toglierselo dalla testa.
 
                                                                                  ****
Il Professor Amber era pur sempre un essere umano, eppure come riuscì a non spaventarsi dell’insetto.
Si, era questo il cosiddetto mostro: un insetto, più precisamente una pulce.
Con il permesso di quest’ultimo aveva prelevato una minuscola goccia per analizzarla con i suoi strumenti, lasciandolo basito una volta ottenuti i risultati che non si sbagliavano affatto.
Sia lui che Raoul erano affascinati da quella sorpresa scientifica.
Certe cose non potevano essere vere, per questo rimase alzato tutta la notte insieme a Raoul per ascoltare senza spaventarsi l’incredibile storia di cui era stato protagonista; forse era merito della sua curiosità scientifica, forse la fiducia nei confronti del ragazzo… poco importava di chi fosse il merito, fu grato alla pazienza di avergli permesso di essere comprensivo e credere al racconto. Altri al suo posto, molto probabilmente, vedendolo entrare insieme ai suoi amici e alla creatura, avrebbero reagito in maniera differente, cacciandoli e negandogli qualsiasi genere di aiuto, lui invece gli aveva ospitato e aveva persino curato la ferita che lo “sconosciuto” aveva sul volto.
Che cosa incredibile.
 
Il vecchio pendolo scoccò le ore 8, il ragazzo si era addormentato da appena una mezz’ora, l’amico e la fanciulla erano crollati ieri sera, l’insetto era sdraiato a terra in un angolo del salotto della modesta abitazione. Charles lo stava aiutando a preparare colazione e medicine: non avrebbe potuto chiedere assistente migliore, aveva preparato con cura ogni elemento in modo tale che non si creasse disordine, per le medicine addirittura le aveva sistemate in fila in ordine alfabetico. Alcuni colleghi trovavano eccentrica una simile scelta, a lui però non importava.
In quel momento la signorina Lucille scese la rampa di scale, aveva due scure occhiaie sotto gli occhi verdi, avvolgendosi tutt’intorno una coperta azzurra con ricami romboidali neri.
<< Bonjour madame. Dormito bene? >> le disse.
<< Bonjour… >> si limitò a rispondere lei leggermente disorientata.
<< Charles e io abbiamo preparato un’ottima colazione. Spero che lei gradisca. >>
Fece una smorfia la ragazza vedendo la scimmia, volgendo lo sguardo altrove.
Poco dopo sopraggiunse anche Emile, poi fu il turno di Raoul e infine l’insetto.
Seduti a tavola, mentre gustavano le delizie come pane imburrato e croissant ripieni di marmellata, Raoul fece un breve riassunto della conversazione avuta con il Professor Amber, rivelando non solo la reale natura della creature (che fece disgustare Lucille) ma un’idea che entrambi avevano progettato per raggiungere Mont San Michel.
Il Professore stava spesso via per compiere lunghi viaggi di studio, negli ultimi tempi però aveva rinunciato a questa sua prerogativa per riposarsi e condurre esperimenti di proprio conto come una specie di svago. Ultimamente gli avevano chiesto di partecipare ad un’incontro speciale che si sarebbe tenuto in una città poco vicina a San Michele, con quella scusa avrebbe messo a disposizione posti sicuri per portare con sé tutti quanti fino a destinazione.
<< Raoul, non mi avevi detto che “lui” sapeva comunicare con dei disegni? >>
<< O sì, certo. Abbiamo provato a farci dire altre cose, ad esempio…. “chi è”, “da dove viene”, “come sapeva che Maynott fosse pericoloso”… ma sembra che non ci riesca. >>
<< Questo è assai spiacevole. Forse non sa come esprimersi… >>
<< …O magari è semplicemente stupido. >>
<< Di sicuro ha più cervello di te, Miss Acidume. >>
<< Per non essere in grado di parlare, dimostra molta intelligenza. Mi sorprende soprattutto il suo atteggiamento molto umano, probabilmente deve avere un cervello molto sviluppato come quello di Charles. >>
<< è per questo che mi fido cecamente di lui “prof”; un vero mostro non avrebbe salvato la vita al mio migliore amico. Perciò farò di tutto per ricambiare tale gesto.  >>
<< C’è solo un problema: lui come lo nascondiamo? Non è un tipo che passa inosservato. >> fece notare Emile, preoccupato dal nascondere l’insetto.
<< Oh, che cosa ridicola. >> sbottò Lucille alzandosi da tavola.
Raccolse alcune cose sparse per casa, le gettò letteralmente addosso alla creatura e gliele sistemò in fretta e furia, fino a quando non ottenne un risultato inaspettato: con abiti molto larghi, un cappello e una maschera, l’insetto poteva essere scambiato per un essere umano.
<< Vuoi uomini vi create sempre sciocchi problemi. >> disse seria.
Ridacchiò l’inventore, la cantante gli fece segno con il dito poggiato sulle labbra di star zitto.
Il professor Amber riprese la parola, soprattutto per impedire che nascesse una lite.
<< Bè, allora il problema è risolto. Signori e Signora, possiamo preparare le valigie fin da ora. >> esordì il professore contento.
<< Signore, non so come ringraziarla per tutta questa disponibilità. Mi dispiace che lei debba correre questo rischio per noi. >>
<< Non lo dica neppure Emile. >>
 
Nei successivi giorni tutti quanti si prepararono per intraprendere un lungo viaggio.
L’accademia delle Scienza di Parigi fu entusiasta di vedere Amber nuovamente in “azione”, ben lieti di partecipare al nuovo studio in corso, un po’ sorpresi dalla sua richiesta di voler andare nei pressi del Monte San Michele.
Ma questo importava poco e niente.
Non si perse tempo, misero in agitazione l’intero staff per soddisfare le sue richieste, preparando ogni cosa per la “ricerca” che avrebbe dovuto svolgere insieme ai suoi cosiddetti assistenti: per sicurezza Raoul ed Emile avevano cambiato identità con documenti falsi, di nuovi gliene avevano fornito all’insetto che adesso avrebbero chiamato Francoeur, nome che stranamente era stato proposto dalla stessa Lucille. Non aveva cambiato idea la cantante su di lui, eppure l’atteggiamento si vedeva che era diverso, si era data da fare quanto gli altri per contribuire alla causa, accettando persino di sporcarsi le mani, cosa che mai aveva osato fare.
Lei si sarebbe fatta passare come la figlia del professore, doveva fingere di interessarsi alle sue stesse cose e trattenersi nel cantare o ballare, tentazione difficile a cui resistere quando sentiva musica oppure vedeva qualcuno ballare.
Per distrarsi insegnava a Francoeur a superare i suoi svantaggi da insetto, e fu così fin dal giorno della partenza.
 
Allontanarsi da casa fu una dura prova.
L’ambiente familiare in cui avevano vissuto per tanti anni scomparve poco alla volta all’orizzonte, il treno, il primo mezzo usato per raggiungere la tappa, ne oscurava la vista con le quasi impercettibili svolte per inoltrarsi nell’entroterra francese.
Parigi era davvero strana vista da così lontano, la conoscevano a mena dito, ma nel vederla quasi completamente nella sua immensità sembrava essere cambiata, come se in quei giorni di assenza l’avessero mutata in una versione futuristica spesso narrata in quegli strani libri di fantascienza. Chissà se al loro ritorno, quando quella strana storia  sarebbe finita, l’avrebbero ritrovata perfettamente normale.
 
                                                                                  ****
Lo Sconosciuto era di nuovo a passeggiare per Parigi, da solo.
Il suo umore non era cambiato, era ancora arrabbiato con Maynott per essersi comportato da incapace, aumentata a tal punto che gli animali l’avvertivano scappando via terrorizzati, la natura che marciva al suo passaggio.
Champ-de-Mars era quieto, stava cominciando a far freddo e poca gente passeggiava ormai da quelle parti, la Torre Eiffel sembrava sbiadita mentre si stagliava nel cielo che, del suo bell’azzurro, poco si riusciva a scorgere attraverso il banco di nubi grigie che persisteva sopra la città intera.
I piccioni tubavano intorno a lui ignari di cosa egli provasse, la mente persa in pensieri che annullavano ogni percezione del mondo. Una colomba si posò sul suo ginocchio, il candore del suo piumaggio avrebbe sensibilizzato l’animo di altre persone, ma non il suo.
La colomba cadde a terra morta poco dopo, le piume che si tinsero di grigio e nero.
L’eco delle sirene della polizia ruppero la monotona quiete, segno che il suo collega stava muovendo le chiappe per lo meno, fu quasi una sorpresa sentirle, ci voleva però ben altro per trovare quei maledetti.
 
Aveva molteplici motivi per trovare il “mostro di Parigi”, nessuno che avesse un lieto fine.
 
Chissà che fine aveva fatto il suo amico in tutto quel tempo, erano anni che non lo vedeva.
Quella tenera pulce gigante aveva davvero mantenuto il suo speciale “cuore d’oro”?
Oppure sotto-sotto si era trasformato in un demone come lui?
Quest’ultima opzione riusciva a farlo sorridere un poco, e ci sperava davvero, così che potesse umiliarlo sui sogni infantili in cui aveva sempre creduto.
Ma ora dove diavolo era?
Si guardò in giro assicurandosi che non ci fosse nessuno nei paragi, era solo ma non si fidava comunque della zona; si trasferì in una zona poco frequentata di Parigi, conosciuta per essere abbastanza malfamata: brutti incontri si potevano fare in quelle porche strette strade, per chi aveva le tasche piene di soldi il pericolo era maggiore. L’individuo avanzò tranquillo in quel “lato oscuro” del luogo più romantico del mondo come molti definivano ormai la metropoli, non aveva nulla di prezioso con sé e anche se avesse avuto qualcosa non avrebbe avuto comunque bisogno di stare attento.
Allo svoltare di un angolo si scontrò contro una massiccia schiena, rimbalzando all’indietro, un gigantesco cinese dalla pelle gialla si voltò verso di lui, i sottili occhi a mandorla che provarono a fulminarono, i muscoli delle possenti braccia che si contraevano mentre stringeva i pugni.
<< Attento a dove metti i piedi idiota. >> gli disse, avvicinandosi minaccioso, ringhiando a denti stretti.
 
In un attimo l’umore aggressivo del cinese mutò: cominciò a trattenere il respiro, arretrando spaventato, tremava convulsamente e i suoi occhi divennero completamente bianchi… una pattuglia della polizia si trovò a passeggiare da quelle parti, sentì rumori sospetti e accorse nel punto d’origine, trovando il cinese in stato comatoso, il colpevole era già scappato via.
 
                                                                                  ****
<< Non ti impegni abbastanza! Vuoi sembrare una persona normale o no!? >>
Durante il viaggio gli insegnamenti di Francoeur proseguirono, Lucille era una severa insegnante, gli altri erano dispiaciuti di vederlo trattato in quel modo, eppure non mostrava risentimento la pulce che eseguiva ogni ordine con molta sicurezza, chiaramente visibile il suo desiderio di sembrare normale.
<< Bè, direi che per oggi possa bastare, ho bisogno di un po’ di riposo. >> disse la ragazza, sedendosi esausta sui sedili del suo vagone.
L’insetto le sorrise tutto contento, lei ricambiò con una smorfia seccata.
La fanciulla non aveva mai avuto in simpatia quelle creature, tutto ciò che li riguardava la impauriva, scattava ad ogni suono o movimento prodotto da quelle bestiacce, gran parte del merito andava a Raoul quando, da bambini, la inseguiva per mostrarle le sue scoperte del mondo animale. Si strinse nell’angolo più che poteva, non voleva stargli così vicino, si sentiva costantemente minacciata, il mostro riusciva a percepire la sua tensione e provò a calmarla provando a disegnare qualcosa di simpatico.
<< Potresti lasciarmi in pace adesso? >> disse lei.
Quando non doveva far nulla la cantante si fermava a pensare a quello strano sogno avuto.
Persisteva ancora nella sua mente come un parassita, non la considerava una cosa cattiva, ma voleva che la smettesse di farla sentire a disagio.
Francoeur uscì dalla cabina, a farle compagnia ora c’era solo il rumore del treno che sfrecciava sulle rotaie; aveva lasciato il taccuino che il professore gli aveva regalato come mezzo di comunicazione per quel poco che poteva esprimere con i disegni, incuriosita lo prese e cominciò a sfogliare le pagine. I disegni non parevano avere una vera logicità, erano infantili e confusi, rappresentati la maggior parte insetti, note musicali e facce dalle varie espressioni.
 
In quel momento fece ritorno la creatura, con sé portò un sparuto mazzo di fiori che le offrì con molta galanteria.
<< Ti ho detto di levarti dai piedi! >> gli urlò la cantante.
In quel momento Raoul entrò nella cabina, attirato dalle urla isteriche.
Non chiese nemmeno cosa stava succedendo, l’aveva già capito da sé, fece uscire Francoeur dalla cabina affinchè potesse parlare da solo con Lucille, deciso a mettere in chiaro alcune cose.
<< Quel coso è terribile! Una vera palla al piede! >>
<< Terribile? Mi sembra un tantino esagerato, è solo un poco impacciato. >>
Non era dello stesso parere lei, lanciò contro l’inventore l’album che aveva raccolto per dargli poi le spalle.
<< Ragazza mia, tu hai davvero grossi problemi nel gestire la rabbia. >>
<< Sto solo cercando di resistere fino a quando questo ridicolo viaggio non avrà fine! >>
<< Ma perché sei così irrequieta? Cosa ti fa rabbia di lui? Hai visto con i tuoi occhi quanto si rende utile. >>
<< è solo una bestia. >>
<< No Lucille, non è una bestia. >>
<< Perché ci tieni tanto a lui? Solo perché lo hai visto salvare Emile, non giustifica la tua “gentilezza” di volerlo portare in quella città. >>
<< Io so per certo che è buono e che ha bisogno di aiuto. Non so spiegarlo, lo ammetto, è una sensazione che mi sento qui dentro nel cuore, una coscienza che mi assicura che sto agendo bene. >>
<< Che sciocchezza. >>
<< Per te, ma non per me. Sarà quasi una missione impossibile questa, ma andrò avanti fino a quando avrò fiato nei polmoni e forza nel mio corpo. Dovresti “aprirti” un po’ di più mia cara, vedere tutto nero non serve a nulla. >>
La cantante rimase in silenzio, non aveva più voglia di discutere.
Ma la cattiveria parlò per lei, gesto che l’avrebbe fatta pentire amaramente in seguito.
<< Strano come un individuo come te voglia aiutare qualcuno dopo che ha lasciato morire i suoi genitori. >>
 
Calò un pesante silenzio.
L’entusiasmo di Raoul si tramutò in shock… e poi in rabbia.
Scrutò scuro la fanciulla con un occhi furenti da farla spaventare, uscì violento dalla carrozza sbattendo la porta alle sue spalle, le guancie rosse come fuoco.
Rendendosi conto di quanto detto Lucille si sentì prendere dal senso di colpa, mai era arrivata a dire qualcosa di orribile nei confronti di una persona nonostante i difetti, Raoul compreso.
Questa volta aveva davvero esagerato, non avrebbe dovuto usare i suoi genitori come scusa per cercare a tutti i costi di avere vendetta della ramanzina.
Corse dietro a Raoul, voleva sistemare quella cosa, ma quando provò a parlargli questo si voltò male:
<< Stammi lontana! Non voglio avere niente a che fare con le arpie come te! >> le disse, cacciandola via.
Non lo aveva mai visto così arrabbiato… e ne aveva tutto il diritto.
  
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