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Autore: michaelgosling    20/07/2012    1 recensioni
La protagonista è Fanny, segretamente innamorata del suo padrone, e tutti l'hanno capito tranne lui. Siamo nell'Inghilterra del 1777.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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 Salve!! Eccomi con il secondo capitolo che spero sia meglio del primo! Buona lettura e recensite!
CAPITOLO 2.IO LO AMO.
Prima di alzarsi si stiracchiò, fino a quando non sentì un suo dipendente avvicinarsi.
“Buongiorno signore.”
A poco a poco aprì gli occhi e riconobbe i capelli corti e scuri.
“Norman.” Mormorò lui, con scarso interesse.
“Come ha dormito signore?” chiese Norman, aiutandolo a vestirsi.
“Al solito. Ho fame. La colazione?”
“Jane la sta preparando signore. Ormai sarà pronta.”
“Aspetto delle visite. Staremo nel soggiorno e quando arriveranno devono trovare il vino migliore.”
“Certamente signore. Me ne occupo subito.”
James gli fece un cenno con la testa e lo congedò. Dopo pochi minuti entrò Fanny, che teneva un vassoio con sopra del latte e biscotti.
“Buongiorno signore. Ecco la sua colazione.” Disse timidamente, poggiando il vassoio su un tavolino della camera.
James non disse nulla ed iniziò a mangiare.
Notando che la ragazza non era uscita, alzò lo sguardo su di lei. La guardava severamente, come guardava sempre tutti, ma non si accorse che lei arrossì.
“Le serve qualcos’altro?” chiese Fanny, per evitare un possibile predicozzo dal padrone.
“ Se mi fosse servito qualcos’altro te lo avrei ordinato.” Fece James, evidentemente scocciato.
Non era certo una novità. Fin da bambino, James era sempre stato serio e distaccato e non era certo il massimo della gentilezza.
Quando Fanny tornò nelle cucine, vide Jane riposarsi e Norman preparare il vino.
“ Come sta il tuo amore stamattina?” chiese Jane a Fanny in tono scherzoso.
“Jane, non cominciare.”
“Ti ha battuto il cuoricino stando con lui?” continuò Norman.
“Siamo spiritosi stamattina, eh?” fece Fanny, cercando di sembrare irritata, anche se  risultò semplicemente divertita dalle battute degli amici.
“Dovresti ringraziarci! Ci siamo divisi i lavori in modo che tu possa stare con lui il più possibile!” esclamò Norman.
“E vi ringrazio infatti.” Sorrise Fanny.
“No, siamo noi che ringraziamo te. A me sta di giorno in giorno più antipatico e meno lo vedo meglio sto.” Fece Jane.
“Jane!”
“È vero! Su, siamo realisti. Lavoriamo per lui da quando siamo bambini e continua a trattarci come se fossimo degli sconosciuti, noi e gli altri domestici. Ci fosse stata una volta che ci abbia ringraziato o trattato con un minimo di rispetto.” Continuava a lamentarsi Jane.
“È un brav’uomo.” Fece Norman.
“Ed è buono.” Aggiunse Fanny.
“ Con chi? Perché con noi non lo è. Fanny, sei una ragazza stupenda: sei bella, simpatica, buona, goffa va beh, e ti preoccupi prima degli altri che di te stessa .. Puoi trovare di meglio!” fece Jane, facendo un grande sospiro a fine discorso.
Calarono vari minuti di silenzio, rotti dall’innocente voce di Fanny.
“Io lo amo.”
Le mormorò quelle tre parole. Le sussurrò appena, come se si sentisse in colpa per quei sentimenti che provava da anni e che invano aveva cercato di soffocare, di reprimere, di uccidere, di sparire come se non ci fossero mai stati.
Alzò lo sguardo e capì che Norman e Jane, da come la guardavano, erano d’accordo.
Quella storia non poteva finire bene, lo sapevano tutti ed era inutile illudersi.
Fanny amava il suo padrone da quando aveva 15 anni perché, nonostante il distacco e l’ingratitudine di questi, secondo lei era buono.
Ma non c’era futuro. Lei era una semplice cameriera e lui uno degli scapoli più ricchi dell’Inghilterra.
Fortunatamente lui non si era mai accorto dell’interessamento che la serva aveva nei suoi confronti, benché fosse abbastanza evidente.
Se solo l’avesse saputo, tutti e tre ne erano convinti, l’avrebbe cacciata dal palazzo e Fanny si sarebbe trovata per strada, a vivere chiedendo l’elemosina.
Ma a volte Fanny arrivava a pensare che sarebbe stato meglio così.
Prima o poi James si sarebbe innamorato di una benestante damigella inglese, l’avrebbe sposata e sarebbero stati per sempre felici e contenti, e lei sarebbe dovuta rimanere lì, a vedere il loro amore compiersi. A prendere ordini dalla donna che aveva sposato l’uomo che amava.
Quella sì che sarebbe stata una tortura.
Il suo cuore non avrebbe retto.
Se lo doveva togliere dalla testa, e soprattutto, dal cuore.
  
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