Film > Blues Brothers
Segui la storia  |       
Autore: Ziggie    21/07/2012    1 recensioni
It's never too late to mend, perchè non è mai troppo tardi per redimersi. Un'avventura per i fratelli Blues lunga una vita, ma al loro fianco non vi era solo la Banda, ma anche Ziggie. Recensite se vi va :) Buona lettura.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Otherverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 Ehylà lettori, come andiamo?! Perdonate l'attesa, mancavo di giusta ispirazione...
Allora considero questo capitolo parecchio Blues, perchè non è ricco solo dei dialoghi del film e di aneddoti inventati da me, ma ci sono citazioni di uno dei miei libri preferiti di Kerouac "Mexico city Blues", che non potevo non inserire nella storia.
Che dire ancora, buona lettura e recensite se vi garba :)                                  
Alla prossima ^=^

                                     17. Think and Shake yout tail feather

Quella mattina, appena sveglia, trovai Elwood intento a leggere un libro. Stropicciai gli occhi e sorrisi nello scoprire di cosa si trattava: Mexico City Blues di Kerouac, uno dei miei libri preferiti, nonostante fosse una narrazione lirica, poetica, pari ad una canzone senza fine.

- Ti trovo preso dalla lettura - osservai, mentre mi preparavo per la giornata che ci aspettava.
- Molte liriche parlano di noi, come si fa a non esserlo? -

Avevo comprato quel libro, quando avevo deciso di lascire alle spalle la Banda; un errore, perchè non avrei potuto scegliere momento peggiore di quello per leggerlo, ma, più il mio sguardo correva su quelle parole, più mi ci raccapezzavo. El aveva ragione, molte strofe parlavano di noi.

- Ah si?! - feci la gnorry - e quali? -

- Questa in particolare: Quando sento quella serenata in blu - Dimmi amore che sono le stesse cose che abbiamo sempre saputo bene noi soli e sì, è quella serenata. O serenata, nel blu, nel blu. Oopli da da. Aow dee a dee e-da-da. Non hai mai avuto fortuna, il destino t'ha dato brutte carte. L'amore non è mai tornato. Interruzioni fragorose. Così sono ancora felice con te e canto tutti i miei blues assieme a te, a te -.

Aveva scelto una delle mie preferite, anche perchè, quelle righe, descrivevano molto la mia vecchia vita. "L'amore non è mai tornato" lo credevo, finchè non ricevetti, la telefonata di El che mi invitava al concerto, quella sera di ormai tre anni prima. Gli sorrisi e lo baciai dolcemente - Grazie - una semplice parola, che racchiudeva molto.

Jake arrivò puntuale alla porta della nostra camera ed iniziò a bussare, ma, non trovandola chiusa a chiave, la aprì, come se nulla fosse, ed entrò - Oh! Qui facciamo le persone colte e non si avvisa? - fece il finto preso male - muoviamoci che abbiamo da recuperare Matt e Lou. Vorrei un ingaggio entro sera -.

Nemmeno mangiammo prima d'uscire, dopotutto Tom ci aveva accennato che Matt gestiva una tavola calda con la moglie, ora: ci saremmo messi a tavolino. L'accordo con gli altri era incontrarsi in serata con la Banda al completo e ce l'avremmo fatta, oooh si!

Il nostro appuntamento era a Maxwell Street, dalla parte opposta rispetto a dove abitavo io, ma, facilmente raggiungibile, se prendevi strade poco trafficate, un vero peccato che, proprio quel giorno, trovammo un ingorgo stradale degno della Route 66, nei giorni "Parto per le vacanze e vado a L.A."

Dalla mia postazione posteriore, mi accomodai sul finestrino, cercando di capire cosa stesse succedendo - Vedi qualcosa, Ziggie? - mi chiese Jake, ma scossi il capo, non eravamo in una grande postazione per poter vedere bene - solo un macello di gente che sbraita contro dei tizi in strane uniformi, ma non vedo altro, alberi troppo fitti - dissi prima di rientrare nell'abitacolo della Bluesmobile.


-Siamo stati tutti inviati in missione a conquistare il deserto perchè il viaggiatore velato lasciasse dietro di noi nella polvere tracce che non esistono, lui, o noi, finiremo tutti all'inferno, finiremo tutti in paradiso. Di sicuro - A meno che la mia ipotesi non sia sbagliata, ci siamo dentro tutti. E la vita è il nostro tempo. La punizione: la morte. Il premio allora va al vincitore. Il vincitore è il non io -. Rimasi allibita da quella recitazione a memoria da parte di Jake, così quanto Elwood che lo guardò con occhi sgranati, tirando appena su gli occhiali da sole, per osservarlo meglio.

- Jake, non pensavo che avessi letto Kerouac - esclamai io, battendogli una mano sulla spalla.

- E' blues, Zig. E' storia vera e, letta dietro le sbarre, ha un sapore più intenso - di lì a poco passò uno sbirro, dal passo lento come quello delle macchine in coda e Jake colse l'occasione di chiedergli cosa stava accadendo - Ehy, che sta succedendo? -

- Quei figli di puttana hanno vinto il processo e ora fanno una dimostrazione - rispose questo.

- Quali figli di puttana? -

- Quegli stronzi del partito nazista -.

Ci mancava solo quella mandria di pecoroni che ancora credeva in Hitler e nel suo operato: patetici.

- I nazisti dell'Illinois - Elwood si spaparanzò sul sedile più del dovuto, annoiato e fece una pernacchia.

- E noi dobbiamo perdere tempo per quella manica di sfigati?! - feci retorica io, sapevo già quello che El aveva in mente e la cosa mi piaceva, ma stavamo aspettando il via esatto, che arrivo di lì a poco con l'uscita di Jake: - io li odio i nazisti dell'Illinois -.

Elwood tirò di gas e partì a tavoletta, superando le auto che erano, davanti a noi, ferme in coda, continuando ad accelerare. I manifestanti, al suono del clacson, si scansarono, mentre la squadriglia nazista rimase sul posto finchè Elwood, non spinse di più sull'acceleratore, intenzionato a passare e fu lì che si gettarono dal ponte nel laghetto sottostante, lasciandoci, così, libero il passaggio.

- Trovatevi un lavoro, sfigati - urlai, ridacchiando, sporgendomi dal finestrino.

Il viaggetto verso Maxwell Street riprese senza altri intoppi e, arrivammo nel quartiere nero, proprio quando mister John Lee Hooker si stava esibendo con la sua "Boom Boom". Quel sound grandioso, ricco e pieno di voglia di ballare, di cantare, calzava a pennello per quella zona. Le insegne tutte colorate facevano a gare con le musicassette delle bancarelle, su chi brillava di più. Era un mercato a cielo aperto che, di tanto in tanto, si univa ai negozi. "Soul Food Cafè" ecco la nostra meta e vi entrammo solo dopo esserci deliziati le orecchie con quel bel ritmo.

Era un locale semplice, un pò più piccolo del bar in cui lavoravo, ma gremito di gente che consumava ai tavoli, nonostante l'ora di colazione fosse passata da un pezzo e all'ora di pranzo mancava parecchio: il vecchio Matt murphy si era accasato bene!

- Desiderate ragazzi? - chiese una signora di colore, da dietro al bancone, osservandoci tutti e tre con fare alquanto circospetto: eh si, l'abito nero, fa questo effetto a molti!

- Avete del pane bianco? - fece El.

- Si -.

- Io prendo del pane bianco tostato, liscio -.

- Ci vuoi burro e marmellata sul toast, tesoro? - domandò la donna, un pò stranita dalla richiesta del ragazzo, dopotutto prendere del pane bianco liscio non era da tutti, ma Elwood Blues non era tutti.

- No, signora, liscio -.

- Avete del pollo fritto? - prese parola Jake.

- Il pollo fritto più buono dell'Illinois -

- Mi porti quattro polli fritti e una coca - secco, diretto, pareva uno sbirro della cia per tutta quella serietà. Cercai di non ridere.

- Petti di pollo o cosce di pollo? - povera signora, quelle dovevano essere le ordinazioni più strambe che avesse mai ricevuto!

- Quattro polli fritti e una coca - ribadì il fratellone.

- E del pane bianco tostato liscio - ripetè El.

- Ci vuole qualcosa da bere con il pane? -

- No, signora -

- Una coca -

- Faccia due - esclamai io, ordinando la mia parte. Non avevo fame, ma una coca me la sarei gustata molto volentieri.

- Arrivano subito -.

Seguimmo con lo sguardo la signora recarsi in cucina, non c'erano dubbi, quella doveva essere Miss Murphy, però, aveva buon gusto il vecchio Matt!

- Jake, devo ammetterlo, mi hai fatto paura per quanto eri serio - esclamai ridacchiando, battendogli una mano sulla spalla - parevi uno sbirro della Cia -.

- Mia cara Zig, la Cia mi fa un baffo! Diciamo pure che gli mancano uomini del mio calibro - gonfiò il petto, vantandosi.

- Ma se sei l'anticristo dei poliziotti! - convenne Elwood, ridacchiando a sua volta.

- Per l'appunto miro a sconvolgere anche i servizi segreti! - scoppiammo a ridere tutti e tre, ma, tornammo tutti seri, quando dalla cucina arrivò un allegro e contento di vederci Matt Guitar Murphy.

- Ciao Jake - gli strinse la mano e il fratellone, a momenti, gli si avvinghiò addosso.

- Maaaaaaaaaaatt - esclamò infatti.

- Elwood, Ziggie! - ci salutò tra strette di mano e abbracci. Elwood rispose con un sorriso e un semplice ciao, io con un - è bello rivederti -.

- Anche per me - rispose con un sorriso - allora, come si stava in galera? -

- Ah! Un cesso. Facevano un'anatra all'arancia schifosa - esclamò Jake, sospirando. Se non si trattava di Blues o di donne, sempre a parlare di cibo si finiva, ma con Matt era d'obbligo, aveva servito come cuoco in diversi penitenziari, era davvero bravo a cucinare e, molti detenuti, gli dovevano molto, dato che evitava di fargli mangiare la sbobba.

- Non poteva esser peggio della Chateubriand che fanno al carcere di Terrahut - esordì poi Matt.

- O della bechamel del penitenziario della contea di cook - intervenne El, mentre sia io, sia la signora Murphy osservavamo i tre parlare di quell'argomento come se stessero parlando di semplici raccolte di figurine.

- Le cucine federali sono in ribasso -.

- Si, ok, va bene - intervenni io, avrebbero parlato di penitenziari a vita, altrimenti - Matt, siamo qui per un altro motivo, un motivo preciso e.. -

- Si, Matt, vogliamo rimettere insieme la vecchia Banda - mi interruppe Jake, beccandosi uno sguardo torvo tra occhiale a occhiale - ci servi tu e Blue Lou - Per l'appunto, dove era Lou?!?!

- Oh, amico, non dire queste cose qui dentro, la mia vecchia mi fa secco - disse a bassa voce, facendosi piccolo, piccolo.

- Signora deve capire che questo è un affare più importante di qualunque problema familiare voi possiate avere - esordì Elwood.

Alzai gli occhiali sulla testa e lo guardai quasi perplessa - Esagerato! Signora, noi vogliamo soltanto il bene per suo marito, siamo amici di vecchio stampo e ci serve la sua chitarra per fare due serate, due soltanto, per delle esibizioni di beneficienza - feci la faccia più contrita e convincente possibile, avevo capito con chi avevo a che fare, dopotutto quello dove ci trovavamo era un quartiere molto religioso, esibizioni di beneficienza avrebbero colpito al cuore, no? Lo speravo.

- Si, signora, quanto stiamo chiedendo a suo marito è una cosa alquanto sacra -intervenne Jake e, con quella frase, prevedevo guai: dannazione, l'avevo quasi convinta!

- Siamo in missione per conto di Dio - disse fiero Elwood, ma quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. La signora Murphy sbraitò considerando l'affermazione pari ad una bestemmia e dettò legge sul marito, potevamo dirci sconfitti se Matt non interveniva a dire che le decisioni per la sua vita, nonostante il matrimonio, le prendeva ancora lui. Iniziarono a discutere e più si alzavano i toni, più la signora Murphy gliele cantava al marito e, dovevo ammettere, che aveva un buon ritmo. Accompagnato, poi, dal sax di Lou, che era uscito dal suo nascondiglio, bhè, rendeva la discussione, la migliore a cui avessi mai preso parte.

- You better Think. Think about what you're trying to do to me. Yeah, think, let your mind go let yourself be free. Let's go back, let's go back, let's go way on back when. I didn't even know you, you came to me and too much you wouldn't take. I ain't no psychiatrist, I ain't no doctor with a degree. It don't take too much high IQ's to see what you're doing to me. You better think. Think about what you're trying to do to me. Yeah, think! Let your mind go let yourself be free. [...] -

Penso che Matt fece tesoro proprio di poche parole, la moglie sperava rimanesse con quella ramanzina cantata e noi stavamo perdendo le speranze di ripartire da lì con il chitarrista e il sassofonista, ma fummo stupiti tutti. A Matt Guitar Murphy mancava strimpellare la chitarra, mancava la musica, così come era mancata a me nel mio periodo nero, così si tolse il grembiule, lo sbattè a terra, prese la chitarra e guardò dritto fisso la moglie negli occhi, dicendo, poi, una sola parola - Andiamo -.

Elwood non se lo fece ripetere due volte, si alzò dallo sgabello, sul quale era seduto, come se scottasse e si avviò svelto fuori, seguito a ruota da me e Jake e da Matt. Solo una volta in auto, quando il motore già rombava, Blue Lou ci raggiunse e solo quando chiuse la portiera potevamo dire di essere al completo. La prima parte del lavoro era stata fatta.

- Una bella trovata quella delle esibizioni per beneficienza, Zig - convenne Matt ridacchiando - potevi convincere mia moglie, senza che ci fosse bisogno di aggiungere altro - i due fratellini accusarono il colpo, mentre io esibii un sorriso tirato, da una parte le nostre esibizioni avevano quello scopo, ma non potevamo rivelare nulla del genere ai ragazzi, non ora.

- Oh! E' stata una sciocchezza, Matt - esclamai cercando un sorriso più convincente per mascherare la mia BugiaVeritàVeritàBugia, ma non mi avrebbero mai scoperto, tra me e i fratellini, era molto difficile capire quando bluffavamo.

Elwood schiacciò l'acceleratore a tavoletta fino al negozio di Ray, a Calumet City, dove avevamo appuntamento con gli altri. Erano circa le quattro di pomeriggio e non vedevo l'ora di rivedere Ray: era parecchio che non mettevo piede nel suo negozio.

Entrammo e tutti misero mano agli strumenti che c'erano in giro per provarli. Il bello di quel posto era quello: provare prima di comprare. C'era sempre un sound diverso a seconda delle Band che andavano lì e Ray era ben contento, ogni volta, di accompagnare con la tastiera o il piano, tutti i musicisti che andavano a fargli visita. A noi toccò un twist e la dimostrazione a Jake e a Murph che, la tastiera addocchiata, aveva ancora ritmo, nonostante cadesse a pezzi. Colori che ballavano, strumenti che erano in armonia tra loro, i Blues per le prime volte seconde voci di un mito del soul: era tornata la Banda in una Chicago che danzava. Una Chicago che era ritmo. Una Chicago che è, era e sarà musica. Era tornata la Banda a far ballare e cantare la Second City. La nostra missione poteva dirsi iniziata.
 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Blues Brothers / Vai alla pagina dell'autore: Ziggie