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Autore: oOLeylaOo    06/02/2007    0 recensioni
La storia di una maga che viaggiando per il mondo cerca il vampiro che uccise sua sorella maggiore più di sedici anni prima
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo tre^^! Sono abbastanza veloce^^!

Nicolas

Mio cugino Nicolas aveva quattro anni meno di me, l’ultima volta che lo avevo visto in veste ufficiale aveva diciotto anni ed era il giorno del suo compleanno. I miei non erano riusciti a mettersi in contatto con me e quando mi presentai con un demone e una chimera al seguito alla sua festa dove erano presenti anche loro, gli saltarono i nervi. Nicolas invece lo trovò molto divertente, giocò con Shadow e si divertì ad analizzarla stando attento a non farle male, o almeno io stavo attenta che lui non glie ne facesse. All’epoca Nicolas amava indossare pantaloni e giacche di pelle, era fissato per la pelle. Mi chiedo come facesse a piacergli, specialmente i pantaloni! Sono scomodi! Forse era la sua fase ribelle. Se non erro in quel periodo i suoi capelli erano blu o forse viola…Non ne sono sicura la cento per cento, cambiava spesso i colori dei capelli. Di solito li portava a cresta, almeno per quel che posso ricordare. Tutte le volte che lo avevo visto ero scoppiata a ridere divertita e lo avevo preso in giro dicendo che sembrava un gallo. Certo che detto così sembrava che lo avessi visto chissà quante volte, invece lo avevo incontrato solo due volte, tre se contavamo il suo compleanno. Lo avevo visto comunque più volte di quante avessi visto i miei, il che dovrebbe essere triste, ma io lo trovo solo rincuorante. Nicolas aveva grandi occhi azzurri, erano bellissimi e magnetici ed erano la sua parte migliore. Quando mi fissava in silenzio con quei suoi grandi occhi mi faceva sempre sorridere perché riusciva a sembrare un normale ragazzino, dolce e innocente… Gia, innocente, una qualità che aveva avuto forse nei suoi primi dieci anni di vita. E anche di questo non ero sicura. Negli ultimi tempi si era dato una calmata, ma aveva un modo di parlare che definire “sciolto” o “maleducato” sarebbe stato un immenso eufemismo. Anzi credo che definirlo maleducato sarebbe stato ingiusto verso tutte le persone maleducate di questo mondo. Forse sboccato era l’aggettivo giusto… Comunque era un piccolo genio dei computer e di qualunque cosa di meccanico o elettronico esistesse a questo mondo. Due anni fa entrò nel computer del governo e prendendo solo lui sa come il controllo di un satellite governativo mi aiutò a trovare un covo di vampiri che il giorno prima avevano rapito una ragazzina. Quando arrivai era ancora viva, un po’ dissanguata, ma viva. I vampiri erano morti, una storia che parla di magia nera e incantesimi incendiari. Avevo una mezza idea di usare alcol e accendino, ma poi ci avevo ripensato anche perché avevo trovato questo antico e interessantissimo libro di incantesimi con il quale avevo inavvertitamente invocato un drago millenario che era stato imprigionato nelle fiamme dell’inferno perché la sua sola presenza bastava per dare fuoco a tutto quello che aveva intorno. Ho dovuto usare un incantesimo di prigionia per fermarlo, ma è durato solo una quindicina di minuti e poi è successo un finimondo e sono andata molto, ma molto nel pallone. Non capisco neppure io cosa è successo, ho iniziato a scagliare a raffica tutti gli incantesimi che mi venivano in mente. In un modo non del tutto chiaro riuscii a dominarlo e lo rispedii indietro. Di lui mi rimasero due squame: una la porto io al collo, come ciondolo, l’altra l’ho regalata a Nicolas che mi ha ringraziato per avergli offerto uno spettacolo tanto interessante e ha mandato i video su internet. Non ho mai creduto che ha qualcuno potesse interessare vedere dei vampiri morire tra le fiamme, ma dopo quell’episodio ricevetti diverse proposte di lavoro. Nicolas aveva fatto della squama un orecchino, e mi aveva regalato quel cellulare- computer con copertura satellitare che io adoravo; lo aveva costruito lui.
Neanche venti minuti dopo che lo avevo chiamato, Nicolas era arrivato al mio Hotel. Quando sentii bussare alla porta della camera non ebbi dubbi sul fatto che fosse lui, corsi ad aprire pregustando una bellissima giornata: Asher e Nicolas non andavano per niente d’accordo! Per una volta ci sarebbe stato qualcuno a rompere le scatole a lui e lui non le avrebbe rotte a me: la sola idea mi elettrizzava.
Quando spalancai la porta e me lo trovai davanti sgranai gli occhi per la sorpresa: era alto almeno dieci centimetri buoni più di me, quindi contro ogni previsione si era alzato ancora, e portava i capelli sciolti lunghi fino alle spalle e …neri! Un colore davvero insolito per lui. Li fissai un attimo, sembrava che quel nero rilucesse, quasi fosse perlato… No! Cavoli era davvero perlato! Ma dove accidenti aveva trovato un colore simile? Aveva un paio di occhiali viola che si appoggiavano solo sul naso, indossava un paio di jeans sbiaditi stracciati sulle ginocchia e una maglietta nera aderente a collo alto e senza maniche, piegato sul braccio portava un giacchetto di jeans. Come al solito aveva l’orecchino con la scheggia di drago.
-Bel completo.- disse dopo avermi squadrato.
Indossavo un top nero sbracciato che si fermava almeno cinque centimetri sopra l’ombelico, lasciandomi scoperta la pancia, e che sulla schiena aveva disegnato un paio di ali bianche; poi jeans ricamati e guanti che andavano dal polso a poco sotto la spalla.
Mi fissava sorridendomi divertito e con uno sguardo curioso: voleva venire anche lui! Bè, io non avevo niente in contrario, era un buon diversivo.
Gli sorrisi -Bei capelli.-
-Grazie.- rispose educato.
Era sorprendente, non era mai stato educato!
-Come hai fatto a farti un colore simile? E dove lo hai trovato?-
-L’ho creato io stesso.-
-L’hai creato tu??- chiesi scioccata.
-Da bambino adoravo il piccolo chimico.- scherzò.
Lo guardai un istante: Nicolas non aveva poteri, ma compensava ampiamente con il cervello, credo che nessuno fosse un simile genio a questo mondo. I suoi genitori però non erano molto contenti, volevano che lui ereditasse la magia come loro e quindi lo obbligarono lo stesso a studiare la magia, ma a lui non interessava molto. Durante le lezioni leggeva libri di chimica e di meccanica. Era un tipo ribelle e divertente, con cui andavo quasi sempre d’accordo. Gia, perché anche se era un genio sapeva essere un vero idiota a volte, come tutti i ragazzi del resto.
-Posso entrare?- chiese con un sorriso.
Mi feci da parte per farlo entrare nella stanza, lo sguardo accigliato che gli rivolse Asher mi fece sorridere: era più forte di me, non potevo non essere felice che qualcuno gli rompesse le scatole come lui le rompeva a me! Occhio per occhio…
-Che ci fa lui qui?- la voce di Asher era glaciale; dovetti sforzarmi per non ridere.
-Avevamo bisogno di un mezzo di trasporto.- spiegai sorridendo.
Nicolas si diresse verso la sedia dove era sdraiata Shadow e le accarezzò la testa con un dito, lei non si mosse, troppo stanca e addormentata per fare qualunque cosa.
-Ho portato una Gip.- mi informò Nicolas alzando lo sguardo.
-Tu non vieni con noi!- tuonò Asher. Non sono mai riuscita a capire cosa lo irritasse tanto di Nicolas, se il fatto che non potesse fargli del male o il fatto che lui non provasse ne paura ne soggezione nei suoi confronti.
-Non posso?- chiese educato.
Lo fissai con gli occhi sgrananti e un espressione sorpresa. Mi avvicinai a lui e lo scossi un poco -Chi sei tu e dove è finito mio cugino?- chiesi sardonica e scioccata. Lui non era mai educato, mai! Non ero stata io la prima a mandare a quel paese i miei genitori, non letteralmente.
Lui rise divertito. -La mia ragazza non ama il mio linguaggio… libero, diciamo!-
-Ah…- feci allontanandomi da lui. Incrocia le braccia con un mezzo sorriso e lo osservai con l’aria di chi la sa lunga -Ora è tutto chiaro.-
Lui ricambiò il mio sguardo con un sorriso: -Vuoi qualche particolare piccante?- chiese divertito.
-Assolutamente no!- risposi arrossendo.
Lui si avvicinò e mi sussurrò all’orecchio -Ha un pircing sul…-
Ma non scoprii dove lo aveva perché Asher lo scaraventò via. -Non avvicinarti mai più a lei!- la sua voce era un sibilo. Profonda, fredda e oscura come la notte, congelava il sangue nelle vene e bloccava il respiro. Ma non il mio.
Mi precipitai da Nicolas che era finito sul letto e mi assicurai che stesse bene, poi lo aiutai ad alzarsi lentamente, con attenzione, facendolo appoggiare a me.
-Stai bene? Niente di rotto?- chiesi preoccupata.
-Sto bene.- sul suo volto c’era un espressione divertita, come se si trattasse di uno scherzo di cui non sapevo niente.
Fissai Asher, fulminandolo con lo sguardo, lui mi guardò come se fossi impazzita.
-Che diavolo ti prende?- domandai con tono gelido.
-Quello ti deve stare alla larga.- rispose ancora furioso.
Con un gesto della mano spalancai la porta della stanza, che picchiò con violenza contro il muro. Fu la prima volta che non mi soffermai pensare quanto amassi il potere di muovere gli oggetti con la forza del pensiero, ma visto la situazione era normale. -Fuori di qui! Ora!- ordinai.
Lui uscì in silenzio, palesemente seccato, e sbatté con violenza la porta per richiuderla.
-Moccioso.- sussurrò Nicolas.
Lo fissai. -Che gli prende?-
-Non lo so.- fece con aria innocente.
-Nicolas!- ero veramente seccata e la mia voce suonò severa.
-Ok, lo so!- ammise.
Scese il silenzio.
-Parla!- andavo avanti a olofrasi.
Nessuna risposta.
Bè, che una strega non sappia far parlare con comune essere umano è impossibile. Gli misi la mano davanti alla faccia, con il palmo in alto. Lui la fissò con un mezzo sorriso. - Vuoi che te la legga?-
Mi concentrai e in un istante la fiamma esplose nella mia mano : era una sfera di energia, azzurra e vorticante, non molto potente perché non volevo ucciderlo.
-Vuoi provarla?-
Mi fissò e si accorse che non scherzavo. Scosse la testa e sospirò -Sai quando mi ha chiamato moccioso?-
-Il caso dell’anno scorso?-
-Si. Bè, gli dissi che…- esitò timoroso.
-Cosa?- chiesi per niente contenta
-Ti avrei fatto innamorare di me.- concluse alzando le spalle.
Lo fissai, prima confusa, poi sbalordita, alla fine gridai -TU CHE COSA???????-
-Gia… L’orgoglio maschile è una brutta bestia.-
-Sei… Sei…- ero così furiosa che non riuscivo a formulare un pensiero coerente. -Sei un fottutissimo bastardo! Io non sono un giocattolo!-
Rimase in silenzio sorpreso: io non uso parole simile, mai. Sono stata educata alla perfezione e per quanto cerchi disperatamente di non seguire tutto ciò che i miei genitori mi hanno insegnato, ancora non riesco a resettare la mia memoria.
-Scusa.- sussurrò sommessamente.
I suoi occhi riflettevano più preoccupazione che dispiacere, non so se fosse per me o per il fatto che la sfera sul palmo della mia mano si era drasticamente ingrandita.
Lo fissai come per fulminarlo -Tu non vieni con noi!-
Sembrò dispiaciuto -Ti prego! Gli dico che ho mentito spudoratamente! In fondo siamo cugini, è stato un idiota a credermi!-
-Vero!- assentii -Ma ora sono arrabbiata con te e non ti voglio intorno.-
-Oh andiamo! Non fare la bambina!-
Approccio sbagliato. Gli mollai un ceffone, andai alla porta e la aprii, afferrai il giacchetto e con un gesto richiamai a me le chiavi della Gip che uscirono da una tasca dei pantaloni di Nicolas; poi uscii sbattendo la porta e chiedendomi perché nella mia vita non potesse esserci qualcuno di normale.
Scesi con l’ascensore e arrivai nella holl dell’hotel , praticamente vuota. La mia faccia doveva essere spaventosa perché l’uomo alla recepsion che di solito era molto allegro e cordiale, non mi rivolse la parola e abbassò lo sguardo evitando il mio. Fuori dall’hotel la strada era deserta, anche perché si trovava un po’ isolato dalla città; svoltai nel vicolo a sinistra, di fianco all’edificio c’era un piccolo parcheggio.
Una Gip verde muschio era parcheggiata in un angolo, Asher era appoggiato a uno sportello con le braccia incrociate e gli occhi chiusi.
-Non è successo niente.- disse in tono piatto. La sua non era una domanda.
-Certo che no! È mio cugino! E a proposito: io non sono il vostro giocattolo! Non potete usarmi per mettere a posto i vostri battibecchi!- sbottai furiosa. Ero ancora arrabbiata e tanto.
-Quindi sei arrabbiata con lui.- sentenziò.
-Sono arrabbiata anche con lui!- stetti attenta a sottolineare con molta enfasi la parola “anche”.
-Vuoi rispedirmi in camera?- chiese per niente preoccupato.
Ci pensai su un attimo e lui rimase in allerta, cosa che mi sorprese visto che di solito intuiva ogni mio pensiero. Comunque valutai l’idea attentamente, il problema era che al contrario di Nicolas che dimostrava ventitre anni e in realtà ne aveva ventuno, Asher ne dimostrava quattordici, al massimo quindici, e ne aveva più di cinquecento. E poi era molto, molto pericoloso lasciarlo solo con Nicolas, anche se gli avevo ordinato di non ucciderlo, poteva sempre attaccarlo e non avrebbe usato i guanti di velluto. Senza contare che nell’impresa che mi apprestavo a compiere mi sarebbe servito il suo aiuto.
Sospirai. Troppi ragionamenti, le decisioni avrebbero dovuto essere più semplici da prendere. Fissai Asher che mi osservava in attesa del verdetto: adoravo il fatto che dovesse obbedire ai miei ordini, ma visto che non ero un despota non gliene davo mai, almeno non tassativi.
-Avanti Sali!- bisbigliai seccata, sperando di riuscire a calmarmi. Se le mie emozioni fossero state troppo intense avrei rischiato di non avere il pieno controllo dei miei poteri, il che poteva essere molto ma molto pericoloso.
Salii in macchina e misi in moto, la macchina partì in avanti e picchiai contro il muretto. Frenai bruscamente, poi spensi e tolsi le chiavi stringendole in mano, feci un sospiro profondo: odiavo guidare, mi faceva sentire nervosa e in quel momento lo ero gia per conto mio.
Asher mi fissò. -Ti agiti troppo.- mi fece notare.
-C’è gente che mi fa arrabbiare.- ribattei acida. Non volevo pensare a quello che mi era successo l’ultima volta che avevo perso il controllo dei miei poteri, il solo ricordo mi spaventava.
Asher mi prese la mano e con gentilezza me la aprì, io lo osservai con la coda dell’occhio mentre prendeva le chiavi e scendeva dall’auto.
Aprì lo sportello dalla mia parte. -Guido io.- disse con il solito sorriso incomprensibile.
Non protestai, mi limitai a cambiare seggiolino e a farlo sedere al posto di guida, allacciai la cintura e fissai il cruscotto senza proferire parole. Cercai di meditare e di calmarmi, se le mie emozioni erano instabili anche i miei poteri lo sarebbero stati e l’ultima volta che era successo avevo raso al suolo mezza città, grazie al cielo era una città abbandonata e nessun innocente era morto, anche se per la prima volta in vita mia oltre a un numero imprecisato di vampiri ho fatto fuori anche due esseri umani e questo non mi piaceva per niente.
Mentre l’auto si dirigeva fuori città pensai che la tristezza che sentivo stringermi il cuore era tutta colpa di quell’idiota di mio cugino.

  
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