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Autore: Martie707    25/07/2012    0 recensioni
Una storia che ne intreccia due: Harry Potter e Cime Tempestose. Cosa sarebbe successo se i personaggi di Cime Tempestose fossero stati magici? E, di più, se fossero stati i nostri eroi?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Attenzione! Per chi non avesse mai letto Cime Tempestose. In questa FF ho creato dei nomi che riprendono tutte e due le storie. Quindi questa è una piccola leggenda.
Gilly: Nelly -  Ginny.
Hermine: Catherine - Hermione.
Ronaldcliff: Heathcliff - Ron.
Dragar Malfon: Edgar Linton - Draco Malfoy.
Lunella: Isabella Linton - Luna.

Harreph: Joseph - Harry.
Mr. Grangshaw: Mr. Earnshaw - Mr. Granger.
Spero vi piaccia e mi piacerebbe leggere le vostre recensioni.









Gilly era seduta vicino al camino. Aveva fatto un incantesimo a un pela patate e lo controllava mentre le sbucciava, una ad una. Era talmente concentrata che non si accorse che Hermine e Ronaldcliff erano appena entrati in cucina ricoperti di neve. Tutti e due avevano il viso roseo e un sorriso stampato in faccia.
« Ciao Gilly!» la salutò Hermine sedendosi vicino al camino per riscaldarsi le mani gelide.
« Salve, signorina Hermine. Vi siete divertite a giocare con la neve? » chiese Gilly.
« Si tantissimo. Ho stregato delle palle di neve e ho colpito Ronaldcliff tantissime volte! » rispose mentre rideva. 
« E' fortunata signorina. Per ora la magia la possono compiere tutti. Però ho sentito che il Ministro vuole fare un'altra regola. » disse Gilly mentre si alzava e andava a mettere le patate sotto l'acqua.
« Lo spero! Così vedremo chi vincerebbe senza usare la magia. » commentò Ronaldcliff che era seduto su una sedia.
« Ora però andate a cambiarvi questi vestiti. Oggi verranno degli ospiti molto attesi.» annunciò Gilly.
« Chi? » chiese Hermine che diventò all'improvviso curiosissima.
« Signorina devono venire quelle persone che ha incontrato l'altro giorno. Si ricorda di Dragar Malfon? Quel signorotto di buona famiglia! Verrà lui e sua sorella, Lunella. »
« Davvero? Sicuramente lui viene per vedere me! Hai notato come mi guarda Gilly? » disse Hermine diventando tutta rossa e senza aspettare una risposta se ne andò. 
« Vado a prepararmi anche io. » disse Ronaldcliff mentre usciva dalla cucina. Aveva uno sguardo estremamente triste, notò Gilly. Ma ora non aveva tempo di riflettere su queste cose, doveva preparare un pranzo degno del nome della famiglia.
 
 
Qualche ora dopo il campanello suonò e andò ad aprire il vecchio domestico Harreph, mentre Hermine e Ronaldcliff scendevano le scale.
« Prego, entrate. » disse. 
Dragar e Lunella erano davvero belli. Tutti e due biondi, pallidi e snelli, di certo quando entravano in una stanza si facevano notare.
Harreph li guidò sino in sala da pranzo dove ad aspettarli c'erano Hermine seduta nella poltrona e Ronaldcliff in piedi dietro di lei.
« Benvenuti a Cime Magicose. » disse Hermine dando il benvenuto. Lei e Dragar si scambiarono uno sguardo molto intenso e lei diventò subito rossa.
« Buongiorno Mr. e Miss. Malfon. Prego accomodatevi. » disse Mr. Grangshaw entrando anche lui in cucina.
Quando tutti si sedettero a tavola, Mr. Grangshaw urlò il nome di Gilly e tutte le pietanze si materializzarono nel loro tavolo. Tutti iniziarono a mangiare e all'inizio c'era un silenzio davvero palpabile.
Dopo qualche minuto il primo a parlare fu Dragar. 
« Mr. Grangshaw volevo chiederle il permesso di poter andare a fare una cavalcata con vostra figlia dopo pranzo. »
« Certo, sempre che mia figlia sia d'accordo. » annuì guardando la figlia.
« Ne sarei onorata, Dragar.» rispose Hermine regalandogli un dolcissimo sorriso. Ronaldcliff, che seguì tutta la scena, smise di mangiare e si alzò da tavola.
« Non ho fame. Scusate. » e detto questo si alzò e se ne andò, seguito dallo sguardo preoccupatissimo di Hermine. Il pranzo continuò, senza che nessuno si preoccupasse per lui. Anzi, dopo pranzo Hermine andò anche a fare la cavalcata con Dragar.
 
Qualche ora dopo, Hermine tornò dalla sua cavalcata e le sue espressioni erano molto contrastanti. Gilly notò che era felice ma allo stesso tempo preoccupata.
« Che cosa è successo, signorina? » chiese Gilly mentre Hermine si sedeva vicino a lei.
« Devo dirti una cosa, ma manterrai il segreto?» le chiese Hermine.
« E' un segreto che vale la pena essere mantenuto? » domandò a sua volta Gilly.
« Si, mi inquieta molto e devo rivelarlo a qualcuno. » rispose.
« Ok allora prima di incominciare a parlare dobbiamo fare un incantesimo in modo che non ci senta nessuno. » Gilly estrasse la sua bacchetta e fece un incantesimo non verbale.
« Ok. Ora può raccontarmi tutto, signorina. »
« Allora. Dragar mi ha chiesto di sposarlo. E prima che io ti dica qual è stata la mia risposta io voglio sentire il tuo consiglio.» disse Hermine.
« Scusi signorina, ma che senso ha? Se lei ha accettato questa proposta ormai ha dato la sua parola e non può più tirarsi indietro. » disse Gilly.
« Gilly ho accettato, ma dimmi se ho fatto bene! » continuò insistente Hermine.
« Per prima cosa, ami il signorino Dragar? » le chiese Gilly.
« Chi potrebbe non amarlo? Certo che l'amo. »
« Perché l'ami? »
« Ma che domande sono queste, Gilly? Non mi stai prendendo seriamente. Lo amo. E questo è sufficiente. »
« No che non lo è! Devi spiegarmi il perché lo ami. »
« L'amo perché è bello, è piacevole stargli accanto. Perché è giovane e allegro. E perché mi ama.»
« Questo non significa niente! E come l'ami? » chiese ancora Gilly.
« Amo la terra ch'è sotto i suoi piedi, e amo l'aria sopra il suo capo, e tutto ciò che lui tocca, e ogni parola che lui dice. Amo i suoi sguardi , e tutte le sue azioni e lui, intieramente, tutto, tutto quanto! Ecco, ora! » rispose Hermine.
« Ma perché? Se lui non fosse  bello, giovane e allegro, ma ti amasse ugualmente tu per lui proveresti solo compassione. » affermò Gilly.
« Si, è vero. Però io lo sposerò. » affermò Hermine.
« Signorina, ma se ne è così sicura perché allora ne parliamo? » chiese sconvolta Gilly.
« Perché ho nella mente e nel cuore la convinzione che sbaglio! » 
« Perché, signorina? »
Hermine stette qualche minuto in silenzio e poi si decise a parlare.
«Oh, Gilly. Questo segreto che sto per rivelarti è ancora più importante del precedente! Però devi promettermi che non mi prenderai in giro. » disse sull'orlo della disperazione.
« No, signorina. Non voglio sentire! » ripose Gilly ma ormai era troppo tardi.
« Dentro di me c'è un contrasto. Tra due persone. Una è Dragar e l'altra è Ronaldcliff. Vedi, Gilly, se sposassi Ronaldcliff, ne sarei degradata; così lui non saprà mai quanto io lo ami: e questo non perché è bello, Gilly, ma perché lui è più me di me stessa. Di qualsiasi cosa sono fatte le nostre anime, la sua e la mia sono simili; l'anima di Dragar è differente come un raggio di luna dal lampo, o il gelo dal fuoco. » disse Hermine tutto d'un fiato.
Gilly rifletté su ciò che aveva appena sentito. Se i sentimenti di Hermine erano questi allora ciò che doveva fare era chiaro. Chiaro come le stelle.
« Signorina, si è risposta da sola. Lei, da quello che mi ha detto, ama veramente Ronaldcliff e deve lottare per questo. Deve solo trovare una soluzione per rifiutare la proposta di matrimonio di Dragar. » disse infine Gilly.
« Rifiutare? Dopo che ho già accettato? Non posso certo farlo, Gilly. »
« Allora dovrà vedere lei. Ora, signorina, vada a letto. Le porterò la cena in camera. Rifletta bene su ciò che intende fare. Ricordi però che non deve far soffrire nessuno, ma, cosa più importante, non deve soffrire lei per il bene degli altri. » e detto questo Gilly annullò l'incantesimo per poi continuare a svolgere le solite mansioni.
 
Hermine rifletté tutta la notte. Quando arrivò mattino sapeva quello che doveva fare. Per prima cosa doveva andare da Dragar a dire che non poteva più sposarlo e poi avrebbe dovuto parlare con Ronaldcliff e raccontargli tutto. 
Mentre si stava cambiando qualcuno bussò alla porta.
« Hermine, sono io. Posso entrare? » 
« Certo entra Ronaldcliff. » disse Hermine mettendosi la vestaglia.
« Buongiorno, Hermine. » disse mentre entrava nella stanza.
« Buongiorno a te. c'è qualcosa che non va? » chiese Hermine, che si ritrovò all'improvviso agitata.
Ronaldcliff non rispose subito.
« Ehm, volevo sapere che è successo ieri con Dragar. » chiese imbarazzato.
« Oh. Lui mi ha chiesto di sposarlo e io ho accettato.»
« Come hai accettato? » Ronaldcliff rimase letteralmente a bocca aperta. Non credeva a quello che aveva sentito. Non ci voleva credere.
« Si ho accettato, Ronaldcliff. Perchè non avrei dovuto farlo, in quel momento? Solo che dopo che sono tornata dalla cavalcata ho capito che è stato un grande sbaglio, infatti ora sto andando a rifiutare la sua proposta. » disse infine.
« Stai andando a rifiutare? Perché? » chiese Ronaldcliff nascondendo il sollievo improvviso.
« Perché lui non è l'uomo che voglio affianco a me durante la vita. Non l'amo seriamente, e questo l'ho capito troppo tardi. Ora spero solo che l'uomo che amo si faccia avanti. » ripose lanciandogli un sorriso. Uno di quei sorrisi che lo immobilizzavano all'istante.
« Ora se permetti, dovrei cambiarmi. Ci vediamo giù per colazione. »
« Va bene. A tra poco. » disse Ronaldcliff mentre si alzava. 
Però prima di uscire dalla stanza diede un tenero bacio sulla guancia a Hermine, sussurrando un piccolo 'Grazie'.
  
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