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Autore: Balestra    25/07/2012    0 recensioni
James Fellow è un carcerato imprigionato per motivi che nemmeno lui ricorda nella Howling Prison, la prigione della città di Agrova, un luogo crudele dove vengono applicate orride torture psicologiche e fisiche. Eppure, scopre una verità nascosta che lui stesso non ricorda... in una città divisa tra potere politico e potere religioso, dove le tensioni sono sempre alte, si snoderà l'avventura del nostro protagonista, il suo Volo. IL Volo del Corvo.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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James Fang era un uomo distinto quanto freddo, forse più freddo del Diavolo; quando lo vidi per la prima volta, mi diede esattamente l'idea del tipico uomo d'affari che dona un sacco di soldi in beneficenza. Quanto ero ingenuo... avrei scoperto a mie spese che quel biondo figuro dagli occhi smeraldini era tutt'altro che un uomo buono e gentile. Indossava un completo gessato abbinato ad una cravatta nera e, quando entrò, l'atmosfera nella stanza sembrò congelarsi di colpo. Provai, di nuovo, paura. Sì, quell'individuo mi suscitava un gran terrore, il solo guardare quelle pozze verdi mi diede dei brividi lungo la schiena: trasmettevano una sensazione strana, una specie di inquietante sete di sangue... sì, la conoscevo bene. Seppur confusamente, ricordavo bene quel genere di emozione che un tempo, forse, era appartenuta a me tanto quanto all'elegante uomo che mi stava davanti o al serial killer che girava per i fetidi vicoli della Città Bassa. Il Diavolo si alzò con deliberata lentezza e, per un secondo, i due si trapassarono a vicenda con lo sguardo, quasi stessero combattendo una sorta di guerra privata e silenziosa, fatta di occhiate. C'era una certa tensione, tra i due, che allora non potevo comprendere, quindi mi limitai a starmene in disparte... anche perché, tra quei due, mi sentivo come un essere indegno, inferiore, ammesso alla loro presenza per pura grazia del Sacro, come direbbe uno di quei Magus Adepti che fanno le omelie nei Sanctum. Il duello continuò finché il Diavolo non abbassò lo sguardo di scatto, come fulminato, sconfitto; vidi che strinse un pugno in modo convulso, prima di rivolgersi all'altro con la sua solita aria distaccata -Signor Fang. È un piacere incontrarla di nuovo.- il bello è che era palesemente falso; era ovvio che quei due si odiavano a morte, quasi volessero uccidersi a vicenda. Sopratutto Edmund Meryn: nei sei giorni che l'avevo conosciuto, non avevo mai visto vacillare così il suo autocontrollo. Fang non fece nemmeno finta che lo fosse davvero, limitandosi a sedersi sulla poltrona davanti al nostro divanetto. Accavallò le gambe, guardando prima il Diavolo e poi me; quando mi piantò addosso quello sguardo, sentì nuovamente le budella attorcigliarsi; neppure quel dannato demonio che mi sedeva a fianco mi aveva comunicato tutta questa paura. Infine, si decise a parlare, smettendo di studiarmi; la sua voce era come una lama carezzevole che, lentamente, ti passa sul collo ma in modo così delicato, così perfetto, che non esiteresti a farti tagliare la gola pur di sentire quel freddo metallo sulla carne -Tu saresti Il Corvo, uh? Quello spietato assassino, quell'ombra imprendibile... beh, non tanto imprendibile, alla fine.- si tamburellò le dita sul mento, lentamente -Meryn ti ha spiegato perché sei qui?-

Volevo rispondere... ma non ci riuscivo. Quell'individuo mi trasmetteva una sensazione di inquietudine, di sinistra paura che non riuscivo a scacciare via... e quella sua voce, era così strana, così ipnotica; la gola mi si seccò di colpo, e dovetti sforzarmi per riuscire a formulare quella risposta, di appena qualche parola, ma che comunque mi costò una fatica incredibile -Sì, per svolgere dei lavori per lei-. Fang voltò la testa di scatto verso il mio accompagnatore, smettendo immediatamente di toccarsi il mento e poggiando la mano sul bracciolo. Nonostante il suo tono fosse rimasto neutrale, ebbi come l'impressione che non fosse affatto felice della mia risposta -Hai distorto ancora i fatti. Non mi piace, quando la gente da informazioni false. Proprio no.- la velata minaccia mi fece gelare il sangue, anche se non era rivolta a me. Accanto a me, il Diavolo ebbe una specie di tremito, appena accennato: anche lui, alla fine, aveva paura. Per quanto provasse a sfidarlo, anche lui provava terrore di quell'uomo: erano su piani diversi. Tornò a rivolgersi a me -Non servirai me, ma il Governatorato. È un grande privilegio poter lavorare per lo stato, non credi?-

Annuii. Non lo pensavo, ma annuii lo stesso. Sembrò soddisfatto, perché si concesse un mezzo sorriso, alzandosi. Sparì per un secondo dietro la porta da cui era venuto; appena fu uscito dalla stanza, il Diavolo scattò in piedi, cominciando a girare per la stanza, serrando e rilasciando i pugni; era visibilmente incazzato. E ancora mi chiedevo cosa ci fosse tra quei due: si odiavano ed anche in modo evidente. Mi passò davanti, fissandomi male; immagino che si stesse pentendo amaramente di quando mi aveva tirato fuori da quella cella. Infine, la porta sì aprì di scatto, proprio quando Edmund mi guardava con aria tutt'altro che rassicurante. Balzò di scatto a sedere sul suo posto appena Justin Fang entrò, reggendo un voluminoso fascicolo di fogli; si sedette nuovamente. -Bene, Meryn. Puoi andare.-

Gli occhi grigi si dilatarono per lo stupore e, nuovamente, i pugni cominciarono con il solito tic -Cosa? Io... cosa?-

-Mi hai sentito. Vai.-

I pugni, stavolta, rimasero serrati -Non puoi mandarmi via così! Io te l'ho portato qui! IO! IO, MALEDIZIONE!- saltò in piedi, avvicinandosi con aria minacciosa all'altro. -Meryn, per favore... non sei nella posizione di fare queste scenate.- credo che, con quella beffarda affermazione, il vaso del Diavolo, ormai fin troppo colmo, traboccò. Vidi la scena come a rallentatore; il suo pugno che si alzava, in aria, lentamente. Justin che continuava a fissarlo con quel sorriso ironico... non l'avrebbe fatto, pensava. Ma aveva sottovalutato l'ira di un uomo frustrato. Il pugno si abbatté, preciso, sul labbro del potente, facendolo ribaltare dalla poltrona e cadere a terra; mi alzai di scatto. Il Diavolo neanche si girò -NON PROVARE A MUOVERTI, TU! SEI UNA MIA CREATURA, DANNATO STRONZO!-

La voce del signor Fang era sempre gelida ma carezzevole quando parlò, rialzandosi. Aveva il labbro spaccato, con un rivolo di sangue che gli scivolava fino al mento, gocciolando sulla costosa sedia imbottita -E qui ti sbagli, mio caro Meryn. James Fellow è un uomo abbastanza intelligente per capire come andrà a finire, qui, e chi merita di più i suoi servigi.- mi fissò -Vero?- quel suo sguardo fu come una coltellata nel cuore. Avevo ragione: lo sapevo benissimo, come sarebbe andata a finire lì. Entrambi mi fissavano; io guardavo loro. Ora, non contava più il potere, il denaro, la posizione sociale: ero io che potevo decidere il loro destino. Io a comandare, in quella stanza, in quel momento. Io. Una volta, non ricordo dove, lessi questo indovinello “Un re, un prete, un ricco ed un mercenario sono seduti ad un tavolo. Il re comanda al mercenario di uccidere gli altri due in nome della sua autorità, il prete per comando divino, il ricco per soldi. A chi darà ascolto, il mercenario?”; pensavo, ma non trovavo risposta. Me la diede un tale, un assassino spietato che avevo conosciuto, un giorno... Jin Baywater. “La risposta è semplice: il mercenario da ascolto solo a sé stesso. Perché, in quel momento, è lui che decide delle sorti di tutti, perché impugna l'arma: in questo mondo, facciamo finta di essere sottomessi ad istituzioni religiose, politiche, plutocratiche... ma alla fine, quelli che comandano davvero, hanno le armi. Il nostro mondo si basa sulle armi: se ne hai una, puoi esserne padrone”. Il tempo era come fermo. Da una parte Edmund Meryn, il Diavolo della prigione, che ansimava vistosamente, gli occhi dilatati dalla paura. Dall'altra, Justin Fang calmo e tranquillo. Non ebbi esitazioni; estrassi il revolver e, con precisione, sparai tre colpi. Il suo sguardo di sorpresa fu impagabile. Si strinse lo stomaco convulsamente, tentando di fermare il sangue che ne usciva a fiotti; la bocca fu ricoperta, in un secondo, di caldo liquido rosso. Edmund Meryn crollò a terra, gli occhi grigi spalancati, tendendo una mano verso di me -Dan.. nato... bas...- poi, gli occhi persero ogni luce. E cadde morto.

 

[...]

 

Di quel che successe dopo, beh, non ricordo molto. Fang ordinò che il cadavere fosse portato via e la stanza ripulita da -Questo sangue di traditore-. Dopodiché, tornammo ad accomodarci; e stavolta, non ebbi paura di lui. Perché io avevo l'arma, lui no. Poteva tirare fuori tutti i soldi o il potere che aveva, ma non lo avrebbero salvato dalle pallottole della mia pistola o dai fendenti del mio coltello. Lui, invece, sembrava soddisfatto della situazione: -Ti sei rivelato un individuo molto intelligente quanto pronto. Complimenti. Le voci su di te non erano infondate, quindi. Bene, sarà un vero piacere lavorare con te...- il mezzo sorriso che aveva sfoderato alla morte del suo “compagno” si accentuò -Bene, credo non ci sia bisogno di spiegarti la situazione, vero? Ah... ma tu vieni da Howling Island, perciò non arai ricevuto alcune notizie, vero?- senza aspettare la mia risposta, prese a sfogliare il fascicolo con deliberata lentezza, probabilmente godendo nel torturami in quel modo. Improvvisamente, ero smanioso di uccidere ancora. Una specie di febbrile voglia di sangue che mi stava rendendo abbastanza nervoso; e lui sembrava saperlo. Infine, trovò la pagina. Me la mostrò: ritraeva un uomo, doveva avere circa ventidue o ventitré anni, con i capelli nero pece e una tunica bianca con elaborati intarsi d'oro; al centro di questa, vi era una fiamma in rilievo, rossa e oro, circondata da un pentacolo aureo. Il simbolo del Magus. -Lui è il Magus Major Jeremiah Erikker, ovvero il nostro più agguerrito nemico nel Magus. È un estremista religioso del diavolo che si oppone continuamente a noi. Qualsiasi nostra manovra è contestata, ci diffama, ci osteggia nelle scelte e fa arringhe pubbliche per sollevare la popolazione. Un dannato bastardo, insomma.- nella foto, l'uomo tende un braccio alla folla, che gli lancia rose bianche, perlacee e luccicanti. Il suo sguardo è determinato, eppure colmo di una sorta di tranquillità anomala. -Quando è stata scattata la foto?- chiedo. Sì, mi sorpresi anche io di fare domande, di parlare invece di annuire. Il mio interlocutore, invece, ne fu soddisfatto -Tre giorni fa, ad uno dei suoi discorsi pubblici in Piazza Cornelia XVI. Lì ha reso note le torture di Howling Island, descrivendo con troppi particolari ogni singolo supplizio, accusando me e i piani alti di essere delle bestie. Non è strano? Nessuno conosce le torture che si applicano lì, solo le guardie e Meryn... beh, conosceva. Ma le guardie sono tenute sotto controllo, quindi...- lasciò la frase in sospeso, ma arrivai lo stesso alla conclusione. Quel dannato bastardo del Diavolo aveva spifferato tutto... che ironia, però: il Diavolo che lavora con il Magus. Non staccai gli occhi da quella foto gloriosa, dagli occhi magnetici del Major Erikker. -Lei aveva programmato tutto?-

Sorrise, stavolta mostrando tutti e trentadue i denti -Segreto professionale-. Mi fece paura; anche se avevo la pistola, il coltello e tutto, tremai ugualmente. Aveva già previsto tutto, quindi? Come era possibile? Scossi la testa, scacciando via quei pensieri: ora dovevo fare altro -Allora, il mio compito sarebbe quello di uccidere questo Magus?-. Fang si concedette qualche secondo, prima di rispondermi -Sì. Ma... non deve sembrare un assassinio: i sospetti ricaderebbero subito su di noi e la situazione andrebbe fuori controllo. Dovrà essere un... incidente fatale. Quindi, niente armi che lasciano segni... ma scommetto che tu sappia usare anche quelle e far passare il tutto per una semplice casualità, no?- annui. Certo che potevo. Almeno, a Howling Island mi era riuscito. -Bene, perfetto. Dovrai agire prima della prossima arringa pubblica che si terrà fra quattro giorni. Hai tutto il tempo, quindi. Ma non prendertela troppo comoda.- dopodiché si alzò -Ci vediamo tra quattro giorni, James Fellow.- e sparì di nuovo dietro quella porta. Non mi restò altro da fare che uscire; rifeci tutto il tragitto al contrario, passando di nuovo per il corridoio e di nuovo per le scale. Quando, però, ero davanti all'uscita, sentii qualcuno che si avvicinava alle spalle. Cautamente, mi voltai e vidi il grassoccio segretario servizievole che, sempre col sorriso untuoso, mi si affiancò -Signor Fellow, il Signor Fang mi ha pregato di darle questi.- gli porse una serie di oggetti: un portafoglio, una revolver nuova di zecca, una chiave e una carta d'identità. Falsa. Dopodiché sparì. Uscii di fretta dal Palazzo e mi sedetti sotto il portico, esaminando gli oggetti. Appartenevano tutti al Diavolo, tranne la carta d'identità; il portafoglio era colmo di denaro, mazzette di banconote e spiccioli che, probabilmente, per il defunto non erano che bazzecole. La revolver, invece, era fatta di argento puro, ed era caricata con un solo proiettile: era mal bilanciata, con un peso eccessivo ed una curvatura della canna inadatta all'uso vero e proprio... la carta d'identità, invece, era intesta a Eric Fosterwhell. Avrei saputo far fruttare tutta quella roba; appena arrivai ai piedi della scalinata, una macchina si accostò. L'autista scese, avvicinandosi in tono rispettoso -Il Signor Fosterwhell?- annuii. Lui, tutto servizievole, sprecandosi in convenevoli, mi fece accomodare sul sedile posteriore, sorridendo mellifluo. Quella carta... a chi apparteneva, in realtà? Mentre l'automobile schizzava via, vidi Justin Fang che ghignava da dietro una finestra. Ma, forse, lo immaginai soltanto.

 

[…]

 

L'automobile si fermò davanti ad un lussuoso albergo del centro, di quelli moderni, costruiti da poco. Non mi perdo in inutili descrizioni, anche perché ritenevo quel luogo molto pacchiano; parlando col receptionist, scoprii che la mia stanza era prenotata per quattro giorni, pagamento anticipato. Non fecero domande sul mio abbigliamento da assassino-ombra, anzi, l'impiegato mi fece capire che era già stato avvertito di tutto e che nessuno -...la disturberà durante il suo lavoro, signore-. Aveva pensato davvero a tutto; la camera era al piano terra, nella zona riservata e le finestre davano su un cortile interno e MAI sull'esterno. Senza perdere tempo, chiusi la porta a chiave e gettai il mantello sul letto. Slacciai la cintura, poggiandola su un tavolino e presi ad esaminare lo stato dell'equipaggiamento: la pistola, verniciata con la pece, mancava di tre colpi, ma ricaricarla avrebbe richiesto qualche secondo; il coltello era ben oliato ed inguainato alla perfezione. Gli altri due pugnali gemelli erano ancora nei foderi sotto le ascelle, in caso di emergenza; la piccola balestra monocolpo era ben legata alla cintura, in modo da poterla estrarre con calma... era a posto. L'equipaggiamento era pronto. Girai un po' per la stanza, aprendo cassetti a caso, tanto per ammazzare il tempo. Ormai il giorno volgeva al termine e il sole stava quasi per gettarsi oltre l'orizzonte, esibendosi in un caleidoscopio di colori. Mi sono sempre piaciuti, i tramonti. Mentre ero lì, assorto dai miei pensieri, qualcuno bussò. Saltai in piedi di scatto -Un attimo.- lo dissi forse con troppa foga ma, in quel momento, stavo sbattendo tutto l'equipaggiamento sotto al letto. Non bussarono più, però. Infine, quando ebbi nascosto il tutto, aprii leggermente la porta; non c'era nessuno. Solo una valigetta in pelle ben chiusa, abbandonata lì. La portai dentro e, cautamente, la aprii. Dentro, stipate in appositi supporti, c'erano una serie di boccette piene di liquido di vari colori. E, sopra a queste, un biglietto sigillato in una lettera. La aprii, estraendo rapidamente il messaggio. La grafia era elegante e precisa, minuziosa. Mi bastò guardare la firma alla fine per capire chi fosse l'artefice di quel simpatico regalo.

 

A James Fellow,

 

ho pensato che avresti gradito qualche aiutino in più e anche un extra per il lavoretto di oggi, nel mio ufficio. Tratta bene queste pozioni, mi sono costate un bel po': la Gilda degli Alchimisti si fa pagare profumatamente per veleni mortali e ampolle di FiammeLiquide. Spero che tu ne sappia fare buon uso.

 

Justin Fang.

 

 

 

  
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