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Autore: Espen    26/07/2012    6 recensioni
[STORIA SOSPESA]
Jordan Grennway: ottimo studente dell'università di matematica di Tokio, gentile e sempre disponibile.
Xavier Foster: capo di una delle bande criminali più pericolose di Tokio, arrogante e sicuro di sè.
All'apparenza questi due ragazzi non hanno niente in comune, ma se il destino li facesse incontrare? Cosa potrebbe succedere?
Tratto dal primo capitolo:
"Jordan si bloccò quando incontrò gli occhi del suo interlocutore: non riusciva a definirne il colore, erano un misto tra il grigio e l’acquamarina…. In una parola fantastici. Il suo sguardo si posò sul suo viso, i capelli mossi rossi creavano un perfetto contrasto con la pelle molto pallida, tre ciuffi gli ricadevano sul volto dandogli un aspetto più affascinante" -
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Salve gente! Sono di nuovo io: Ice Angel! ^^
Ed eccomi qui con una fic!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Bryce Whitingale/Suzuno Fuusuke, Claude Beacons/Nagumo Haruya , Jordan/Ryuuji, Xavier/Hiroto
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Gender Bender
Capitoli:
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                                                                                                                             Capitolo 4
                                                                                  Un passato misterioso e paura dei tuoni


Jordan camminava per le fredde strade del suo quartiere con dei fogli in mano. Andava in ogni locale per lasciare dei volantini. Il motivo? Aveva finalmente trovato un lavoro adatto a lui: ripetizioni. L’idea gli era venuta a scuola, quando gli era stato consegnato il compito di matematica e aveva preso, come al solito, cento. Onestamente a volte odiava prendere voti così alti perché dopo era al centro dell’attenzione di tutti suoi compagni e non gli piaceva essere invidiato o essere considerato “un secchione”. Lui non era così, anzi odiava stare su quei libri e non vedeva l’ora di laurearsi per trovare un lavoro. Il suo sogno era quello di non far patire alla sua famiglia quello che era successo a lui trovandosi un impiego sicuro. Perché la causa delle sue sofferenze è stato proprio il lavoro di suo padre.
Scosse la testa per scacciare quei pensieri, non era il momento di pensare al suo passato. Finì di mettere gli annunci verso le cinque, speranzoso che qualcuno lo chiamasse.
 
Nello stesso momento Xavier girava per il quartiere guardando un articolo di giornale che aveva scaricato da internet:  

Jordan Smith, di undici anni, scappato di casa portandosi con sé anche la sorella di uno.

All’inizio pensava si trattasse di un altro Jordan, avendo il cognome diverso, ma la foto che aveva trovato di quel bambino era la sua fotocopia, solo più giovane. Così incuriosito lesse l’articolo e trovò una cosa molto interessante:

Non si sa la causa della fuga, probabilmente a che vedere con la morte della madre, Hikaru Greenway, scomparsa in un incendio due settimane prima.

Probabilmente il fatto che avesse adottato il cognome di sua mamma era per non farsi riconoscere, ma non ne era sicuro. La domanda che, però, lo assillava più di tutte era: perché era scappato di casa?
Forse la risposta ce l’aveva solo il verde, ma non poteva andargli a chiedere “Ehi Jordan! Ho indagato sul tuo passato, mi dici perché te ne sei andato da casa tua?”. No, non poteva dirgli così, oltre a un pervertito lo avrebbe considerato anche uno stalker. C’era solo una cosa da fare: andare in casa sua e cercare qualcosa che gli schiarisse le idee.
Infatti cinque minuti dopo era già occupato a scassinare la serratura della porta d’entrata dell’appartamento di Jordan. Cercò di fare il meno rumore possibile pensando che lui fosse sveglio, infatti si sorprese nel vederlo dormire sul divano. Sorrise lievemente a quella visione: il ragazzo era sdraiato a pancia giù, con il viso appoggiato sul bracciolo e aveva un’espressione rilassata che lo rendeva adorabile.
Un attimo…adorabile?
Xavier Foster non utilizzava termini così sdolcinati per definire una persona!
Scosse la testa per scacciare quel pensiero e cominciò a girovagare per la casa. Aveva iniziato dalla cucina/salotto, ma non aveva trovato niente di interessante (se non le 10.000 yen nascoste in un barattolo nel frigo, ma aveva deciso di lasciarle dov’erano).
Stava per andare nella camera da letto quando sentì la sua voce alle sue spalle:- C-che ci fai qui?-
Il rosso si girò e quello che vide lo fece scoppiare in una fragorosa risata. Jordan era in piedi vicino al divano, con gli occhi spalancati e gli puntava una padella.
-Ma a chi vorresti fare male con quella?- chiese il teppista cercando di smettere di ridere.
Sul volto del verde si disegnò un sorrisetto furbo ed esclamò:- Guarda che con questa padella ho steso una banda di criminali!-
E subito l’altro smise di ridere e lo guardò con gli occhi colmi sbarrati e la bocca spalancata. A quell’espressione l’altro non riuscì a non ridere… ci aveva creduto veramente!
-Mi stai prendendo in giro?-
Il verde gli fece un cenno affermativo col capo continuando a ridere.
-Ti faccio vedere io adesso…- disse malignamente Xavier avvicinandosi al padrone di casa che, a quella affermazione, gli si era dipinta sul volto un’espressione molto preoccupata. Prima si era dimenticato che quel ragazzo era un teppista pervertito, per un attimo l’aveva visto come un normalissimo ragazzo e se ne pentiva amaramente, avrebbe potuto fargli di tutto…
Il rosso lo prese per i fianchi e… cominciò a fargli il solletico.
-Nessuno si prende gioco di Xavier Foster!-
-Ahahahahah… Xavier…. B-basta…. Ahahahahah-
E l’altro si fermò, ma non perché l’aveva ordinato lui, bensì era per la posizione in cui si trovavano: erano entrambi distesi sul divano, lui sopra il verde. Anche Jordan se ne era accorto ed era diventato paonazzo. Con un gesto veloce  Xavier si tolse da lui e si sedette, cosa che fece subito dopo l’altro.
Ci furono dei secondi di imbarazzante silenzio, e fu Greenway a rompere il ghiaccio:-Non mi hai neanch’ora risposto, perché sei venuto qui?-
Non lo sapeva neanche lui il motivo. Forse era curiosità per il suo passato, ma non gli era mai importato niente di nessuno. Era sempre andato per la sua strada non curandosene della gente che gli stava intorno. Era fatto così, nessuno gli era mai rimasto particolarmente a cuore, esclusa la sua banda ovvio.
-Avevo finito la birra in casa e così sono venuto a rubartela.-
-Quindi tu cerchi la birra nei cassetti dei Cd?-
Beccato.
Ma se stava dormendo come aveva fatto a sentirlo? Forse era sveglio e stava facendo solo finta di dormire…
-Me lo dici tu il vero motivo o devo tirare a indovinare?- chiese nuovamente il verde.
-Ecco… io ero venuto per questo.- rispose  mostrandogli il foglio che aveva scaricato da internet. Lui lo lesse attentamente e si incupì.
-Perché ti interessa il mio passato?-
-Così… semplice curiosità…-
-Non voglio parlarne.- disse con tono glaciale, tenendo lo sguardo sul pavimento.
-Ma io…-  cercò di ribattere Xavier, ma venne interrotto da Jordan:- Xavier… per favore…- e lo guardò negli occhi. Fu il suo sguardo sofferente e triste a far cambiare idea al rosso.
Aveva capito che non era pronto a parlarne, tanto meno con uno che conosceva sì e no da qualche settimana. Lui del suo passato non ne aveva mai parlato a nessuno. Faceva troppo male farlo.
Ma la sua curiosità era troppa così gli chiese:-Posso farti solo una domanda? Dopo non ti chiederò più nulla.-
E dopo che Jordan annuì debolmente gli chiese perché era scappato di casa. Si aspettava di sentire qualsiasi cosa, ma quello che disse lo sconvolse:

                                                                                  -Perché… se fossi rimasto avrebbe ucciso sia me sia Miriam- 
 
 
Hikary sobbalzò.
I tuoni l’avevano sempre spaventata,  ma non ne sapeva il motivo.
Lo scrosciare della pioggia era insopportabile, quanto avrebbe voluto essere al Sun Garden tra le braccia di sua madre, invece era seduta sul cemento sotto il porticato di un negozio.
Come ci era finita in quella situazione?
Tutto era cominciato un paio di ore prima, quando era uscita dall’orfanotrofio a causa del casino che regnava lì dentro. Voleva fare solo una passeggiata, ma aveva finito col perdersi.
Il rumore di un altro tuono giunse alle sue orecchie e si portò le ginocchia al petto e vi appoggiò la testa chiudendo gli occhi. Tremava e non sapeva dire se era per il freddo o per la paura.
Dopo qualche minuto sentì un lieve spostamento d’aria di fronte a lei.
-Ehi! Tu sei la bambina dell’altro giorno… Hikary giusto? Che ci fai qui da sola al freddo?-
La rossa voltò lo sguardo verso l’alto e trovò un paio di occhi dorati osservarla.
-Tu sei… il ragazzo tulipano! Ehm… in realtà mi sono persa e siccome piove mi sono riparata qui…-
-I tuoi genitori dove sono?-
-Mia mamma sta ancora lavorando…- Hikary in quel momento pregò Santo Byron che quel ragazzo non facesse quella domanda.
-E tuo padre?-
Speranza vana.
-Non lo ho mai conosciuto…- spiegò abbassando lo sguardo. Era sempre difficile per lei parlare di suo papà. Sapeva solo che era ancora vivo , ma ogni volta che provava a chiedere qualcosa su di lui a sua mamma o lei la ignorava o cambiava discorso.
Torch si era sentito molto dispiaciuto nel sentire quell’affermazione, vivere senza un genitore è molto difficile e lui lo sapeva bene, aveva perso suo padre quando era molto piccolo.  
-Facciamo così: tu vieni a casa mia, ti scaldi un po’ e dopo chiamiamo tua mamma che ti venga a prendere ok?-
Tobitaka, Axel e Caleb rimasero stupiti: Torch, conosciuto per la sua strafottenza e il pensare sempre e unicamente a se stesso, aiutava una bambina che aveva visto solo una volta! Lui stessp non sapeva perché lo avesse fatto, ma quella bambina scatenava in lui una strana sensazione, un senso di protezione paterno.
Hikary rimase a pensarci un po’: il ragazzo-tulipano era un estraneo, ma sentiva di potersi fidare di lui. Si alzò e afferrò la sua mano, ma il rumore di un altro tuono le fece afferrare la maglia dell’altro in cerca di protezione.
-Hai paura dei tuoni?- chiese il rosso stringendo lievemente la bambina. Lei strofinò il viso contro la stoffa in segno di affermazione, allora lui la prese in braccio sussurrandole:-Tranquilla, non ti succederà nulla.- e si incamminò verso casa seguito dagli altri tre che erano ancora scioccati dai suoi gesti.
-Non mi hai detto come ti chiami- disse ad un certo punto la bambina.
-Claude Beacons, ma puoi chiamarmi Torch.-
-Mi piace di più Claude- costatò lei. L’altro la guardò sorpreso: c’era stata solo una altra persona che gli aveva detto le stesse identiche parole.
Gazel, la sua ex-ragazza.
Osservando Hikary, Torch si accorse che aveva molto in comune con la sua ex, a cominciare dagli occhi. Azzurro ghiaccio come i suoi, solo che quelli della bambina erano più allegri mentre quelli di Gazel erano quasi sempre freddi e indifferenti.
Hikary si trovava bene tra le braccia di Claude, emanavano lo stesso calore che sentiva stando a contatto con Gazel. Si sentiva al sicuro e il rumore dei tuoni le apparvero ovattati.

Dopo dieci minuti arrivarono a destinazione e solo allora Torch si accorse che la rossa si era addormentata fra le sue braccia. Sorrise lievemente a quella visione ed entrò in casa seguito dagli altri.
La loro abitazione era abbastanza grande (in fondo vivevano tutti e sei lì). La prima cosa che si vedeva entrando è il salotto: c’erano tre divani posti su tre pareti e nel mezzo c’è un’enorme TV, dietro a questa si trovavano uno stereo e una libreria (non pensate che leggessero, era piena di riviste e CD ) ed il tutto era contornato da scarpe, maglie, calzini e cartoni di pizza sparsi dappertutto. L’ordine non era mai stato il loro punto forte.
-E lei che ci fa qui?- ecco l’accoglienza del più piccolo degli Inazuma Bad: Austin Obst.
-La conosci?- chiese Axel mentre Torch appoggiava la bambina sul divano.
-Sì, siamo nella stessa classe…-
Il ragazzino si beccò quattro occhiate confuse, così aggiunse:- Hikary ha un intelligenza superiore alla media, è un piccolo genio quindi frequenta la mia classe.-
I quattro rimasero senza parole, sapevano che a Tokio esisteva una bambina prodigiosa, ma non si aspettavano che fosse lei.
A rompere il silenzio che si era creato fu Tobitaka:-Xavier non è neanch’ora tornato?-
E proprio in quel momento la porta si spalancò e un rosso tutto bagnato entrò in casa.
-Ciao ragazzi, fuori sta diluv- e lei chi è?- chiese notando la bambina che dormiva tranquillamente su divano. Così gli altri raccontarono il motivo per cui si trovava lì.
-Va bene, può rimane qui, ma tra un po’ se ne deve andare, abbiamo dellavoro da fare.-
-Certamente Xavier. Ma dove sei stato fino ad adesso?-
L’altro si irrigidì un attimo, ma con un tono molto tranquillo rispose:-in giro.-
Quando dava risposte così vaghe significava che non voleva dare spiegazioni ed era meglio per la salute di tutti non insistere.
Il rumore di un altro tuono riecheggiò nella stanza e fece svegliare Hikary che, dopo essersi guardata intorno domandò:- Dove mi trovo? Oh… ciao Austin.-
L’altro ricambiò il saluto con cenno del capo e poi Torch le spiegò dove si trovava.
-Quindi voi abitate qui e siete solo in sei? Senza offesa, ma c’è più casino in questa stanza che in tutto il Sun Garden…-
A quel nome Beacons sobbalzò leggermente e chiese:- Vivi al Sun Garden?-
-Sì, mia mamma ha sempre vissuto lì e siccome non ha i soldi per comprarci una casa nostra ci abitiamo.-
-Posso sapere qual è il nome di tua madre?-
-Si chiama Gazel.-
Nell’udire quel nome tutti i ragazzi presenti guardarono la rossa in modo strano e confuso, come se avesse detto di essere un’aliena proveniente da Marte…
-Non sapevo che Gazel avesse una figlia…- esordì Xavier rompendo il silenzio che si era creato.
-Beh… in fondo è da cinque anni che non si è più fatta sentire ne tantomeno vedere.- disse ì Tobitaka.
-Comunque adesso è meglio se chiami a casa, sono le dieci passate…- cambiò discorso Torch, porgendo il telefono a Hikary.

La bambina telefonò a sua mamma, molto arrabbiata perché era andata fuori senza dirlo a nessuno e dopo cinque minuti suonarono al campanello. Claude aprì alla porta e la vide dopo cinque anni.
Non era cambiata molto, i soliti capelli bianchi pettinati in quella capigliatura strana, i suoi bellissimi occhi azzurri come il ghiaccio che non lasciavano trapelare alcuna emozione.
Il viso e il corpo non erano più quelli di una ragazzina, ma era diventata una donna.
-Gazel…- disse in un sussurro.
-Claude.- rispose lei con tono neutro, ma in realtà era molto sorpresa di vederlo dopo cinque anni.
-Mamma!- esclamò la piccola Hikary correndo verso la donna con un sorriso a trentadue denti.
-Non te la caverai stavolta Hikary, sei in punizione.-
-Uff… vabbè io ci ho provato…- disse la rossa rassegnata andando verso la macchina parcheggiata vicino al marciapiede.
-Non so come fai hai fatto a  conoscerla… ma grazie per aver tenuto Hikary, si caccia sempre nei guai…-
Come suo padre…
Pensò, ma non lo disse.
L’albina stava per andarsene, ma Torch esclamò:-Mi ha faccio piacere rivederti Gazel.-
Lei non disse nulla e si avviò verso la macchina. Non lo avrebbe mai ammesso, ma anche a lei aveva fatto piacere rivederlo
.



Angolo dell'autrice che posta sempre in ritardo
Salve popolo!
Scusate infiniatamente per l'immenso ritardo, ma con il caldo la mia ispirazione scarseggia ^^''''
Onestamente la seconda parte del capitolo non mi piace molto... ditemi cosa ne pensate voi ^.^
Vorrei dedicare questo capitolo a 801_lover perchè senza di lei questo coso non sarebbe venuto fuori!!!!
Inoltre ringrazio tutti quelli che hanno messo la mia fic tra le preferite, le ricordate e le seguite!!!
Vi lovvo tutti!!!!!!!!!!! ^.^
Un abbraccio abbraccioso
Ice Angel




 

  
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