Cena, Alcol, necessità
Perdonami.
Albus Severus Potter sostava nervosamente davanti alla porta dell’ufficio del
padre, il Salvatore del Mondo Magico.
Tossì un
paio di volte, mentre il sudore iniziava ad imperlargli la fronte.
Cosa
c’era di così preoccupante? Doveva solo chiedergli di andare a cena fuori.
Sì, come no.
Sospirò,
tanto valeva farlo velocemente e senza pensarci. Prese qualche altro respiro
profondo e poi bussò.
“Avanti.”
Albus si
affacciò, cercando di sorridere.
“Oh, Al, entra
pure.”
Il figlio
tossì ancora una volta, sedendosi.
“Sei
molto impegnato?” forse avrebbe potuto dirglielo anche più tardi...
“No,
tranquillo, dimmi tutto.”
Niente da
fare.
“Io...volevo
chiederti una cosa.”
Harry
sorrise.
“Ti
servono dei soldi?”
“Co...?
No, no, no. Sono a posto, grazie. Piuttosto...hai da fare, stasera?”
Harry
strabuzzò gli occhi.
“Questa
mi è nuova. Un ragazzo in piena età adolescenziale che vuole uscire con il
padre? Di sera?”
Albus si
mise una mano sul petto, aveva paura che quel dannato cuore scappasse fuori dal
suo petto.
Prese un
grosso respiro per cercare di calmarsi.
“Volevo
farti conoscere qualcuno.”
Il
sopracciglio destro di Harry scattò in alto, fino a nascondersi sotto alla
frangia di capelli corvini.
Un
sorriso sereno si allargò sul suo viso.
“Va bene,
organizza tu che io non ho proprio tempo. Ci vediamo alle sette davanti al
Ristorante?”
Albus sospirò
di sollievo. La prima parte era fatta.
“Sì, ti
invio il nome via gufo. A...a dopo.”
Il
ragazzo, oramai diciassettenne, si alzò e si diresse verso la porta, poi però si
bloccò.
Forse non
l’avrebbe ucciso, quella sera, se gli avesse detto quanto gli voleva bene.
“Papà...io...”
“Ti
voglio bene anch’io.”
Albus
buttò a terra l’ennesima cicca, mentre beveva il suo caffè nero.
Doveva
darsi una calmata. Insomma, cosa sarebbe mai successo?!
Magari
suo padre si sarebbe stranito, avrebbe storto il naso e poi lo avrebbe
accettato.
Sì, certo.
Si accese
l’ennesima sigaretta, mentre cercava di calmare i nervi che, quasi a fargli un
dispetto, tornavano ad infastidirlo.
Strizzò
gli occhi, sperando che tutta quella storia passasse in fretta, che la cena si
sarebbe svolta in fretta e che dopo sarebbero stati finalmente liberi.
“Ma ti
vuoi calmare?”
Albus
sobbalzò sentendo la voce fredda di Scorpius.
“Vorrei
vedere te...”
L’altro
sbuffò, sedendosi accanto a lui.
“A dire
il vero sono nella tua stessa situazione...”
Fu un
colpo per il povero Potter, che lo fissò senza capire.
“Che vuoi
dire?”
Okay,
iniziava ad avere paura. Seriamente.
“Ho
invitato anche mio padre.”
“CHE COSA?! TUO PADRE?! TU SEI MATTO!”
“Potter,
ammutolisciti. Sei irritante.”
Albus
sbuffò.
“Si
uccideranno!”
“Non dire
stronzate. Mio padre non si rovinerebbe mai la vita per uno sporco Grifondoro.”
“Smettila!
Non sei preoccupato per niente?”
Scorpius
ghignò ed allungò una mano per stringere la sua.
“No, sono
un Malfoy. I Malfoy non si preoccupano per nulla.”
Albus
tentò di sorridere, ma la preoccupazione era tanta. Troppa.
“Come
facciamo, stasera? Ci facciamo trovare insieme o li avvertiamo prima?”
“Fai come
ti pare.” Rispose l’altro, alzando le spalle.
“Direi
che devi anche sbrigarti a pensarci, sono le sette meno cinque.” Continuò
Scorpius, con quella sua espressione divertita che Albus, in quel momento,
avrebbe volentieri preso a schiaffi.
Prese la
mano del Serpeverde e, dopo la consuenta sensazione di venire strappati dal
pavimento attraverso l’ombellico, si ritrovarono davanti ad un ristorante piuttosto lussuoso.
“Almeno
c’è un minimo di classe in questo posto.” Commentò Scorpius, osservando le
imponenti colonne di marmo.
Albus
seguitava a tenere la sua mano stretta nella propria, mentre iniziava a
tremare.
“Quante
volte devo dirtelo? Calmati, stasera nessuno morirà.”
Lo
trascinò all’interno del locale, ancora vuoto.
“Mi
spieghi perchè hai prenotato così presto?”
“Volevo
fosse vuoto. Sai, in caso si mettessero ad urlare...”
Scorpius
alzò gli occhi al cielo.
“Ehm,
scusi? Avremmo un posto prenotato sotto il nome Weasley.”
Il Malfoy
fece dietrofront, ma Albus riuscì a fermarlo per il braccio e a trascinarlo
fino al loro tavolo.
“Weasley?
Mi prendi in giro?! E’ uno scherzo di cattivo gusto.”
Albus
rise, riempiendosi il bicchiere d’acqua.
“Te ne
stavi andando davvero!”
Scorpius
lo ignorò, aprendo il tovagliolo e poggiandoselo sulle gambe.
Albus
riuscì a stento a trattenere le lacrime, mentre si teneva la pancia con le
mani. La sua espressione, cavolo! La sua espressione!
“Non ci
posso credere....Weasley...ugh.” sibillò Scorpius.
Questo
non fece altro che aumentare l’ilarità di tutta la situazione, ma
all’improvviso tornò serio.
Lo
stavano davvero facendo?
Erano
anni che si frequentavano in segreto, per paura delle reazioni dei propri
genitori. Quanto tempo era passato dal loro primo bacio? Tre anni? Forse anche
di più...
Albus
sfiorò la mano di Scorpius con la propria.
Forse
sarebbe andato tutto bene.
Forse.
Harry
James Potter sostava tranquillamente di fronte all’ingresso del ristorante scelto
dal figlio, mentre si gustava gli ultimi attimi di luce che si apprestava ad
abbandonare Londra.
Amava
quei momenti.
“Potter?”
E odiava
chi li rovinava.
Si girò
verso quella voce fastidiosa, ritrovandosi davanti la persona che meno si
sarebbe aspettato di incontrare nella Londra babbana.
“Malfoy.”
Quest’ultimo
ghignò.
“Inizi a
stupirmi, diventi sempre più sveglio.”
Harry
scosse la testa, attraversando la soglia del locale, ma andò a sbattere contro
Draco.
“Guarda
dove metti i piedi, Sfregiato!”
“Stai
zitto, Furetto. Non ho tempo di pensare a te. Devo vedere mio figlio.”
“Sì,
anch’io devo vedere il mio.”
Si
fermarono all’istante, di fronte al tavolo in cui sedeva la propria progenie.
“Godric
Magico...”
Harry
aveva quella sua espressione assolutamente sorpresa, quella che sembrava un po’
da tonto, a dire il vero.
Draco,
invece, era immobile, simile ad una statua.
“Che fate
lì? Sedetevi!” li incoraggiò Albus, indicandogli i due posti liberi.
Draco,
piuttosto rigidamente, si sedette, mentre Harry tentennò un poco, prima di
accomodarsi.
“Perchè
sono qui?” chiese bruscamente il biondo, passandosi una mano sui capelli.
“Te l’ho
detto, papà. Dovevo farti conoscere una persona.” Gli rispose indifferente il
figlio.
“E questa
persona sarebbe il figlio dello Sfregiato?”
“Potresti,
cortesemente, evitare di usare quell’appellativo davanti a mio figlio? Io non
ti chiamo Furetto davanti al tuo.”
Draco gli
lanciò un’occhiata degna di un Serpeverde, prima di trasferire l’attenzione sui
due ragazzi.
“Allora?”
“Sì, è
lui. In questi ultimi tre anni ci siamo avvicinati molto.” Rispose Scorpius.
Fu un
attimo.
Draco
assottigliò gli occhi e mosse il braccio sotto al tavolo mentre il figlio
esibiva una smorfia scocciata.
“Anche
troppo, direi.” Sibillò il Serpeverde adulto, adagiando le mani sul tavolo.
“In che
senso?” si intromise Harry, spostando gli occhi prima da uno, poi sugli altri
presenti.
Sorseggiò
un po’ di vino, magari avrebbe aiutato.Iniziava a sentire uno strano nervosismo
addosso.
“Nel
senso che scopano, emerito idiota. Non è così difficile da capire.”
“Scusa tanto se evito di entrare nella mente di mio figlio senza perm...COSA?!”
Si strozzò col vino, iniziando a tossire.
Draco gli
liberò la gola con un colpo di bacchetta, che poi ripose nella giacca dal
taglio sartoriale.
Albus era
arrossito del tutto, più simile allo Stemma della casata del padre che ad un
essere umano.Nel compenso Scorpius rimase piuttosto indifferente, intento
nell’assaggio del cocktail che gli aveva portato il cameriere.
“Albus,
smettila di diventare rosso o continuerò a pensare che quel Cappello Parlante,
sette anni fa, abbia totalmente sbagliato con te.”
Quest’ultimo
ignorò il proprio ragazzo, preoccupato per la reazione del padre. Aveva gli
occhi sbarrati ed una sfumatura vagamente viola che si diffondeva su tutto il
viso.
“Papà?”
tentò di chiamarlo, con voce tremante.
Questo
sembrò far sbloccare l’Eroe del Mondo Magico, che lo guardò con uno sguardo più
calmo.
“Hai...hai
il diritto di stare con chi vuoi. Se ci tieni davvero a questo ragazzo, non
sarò io a fermarvi. Il fatto che suo padre sia un FURETTO BASTARDO NON VOGLIA
DIRE CHE ANCHE LUI LO SIA!”
Era
scoppiato all’improvviso, balzando su in piedi con la bacchetta rivolta verso
il suo ex-compagno di scuola.
“SEI TU
CHE DOPO LA FINE DELLA SCUOLA HAI SMESSO DI CONTATTARMI, COSA AVREI DOVUTO FARE
IO?!”
“NON
POTEVO SCRIVERTI, CONTROLLAVANO OGNI SINGOLO GUFO CHE INVIAVO O RICEVEVO!”
“E QUEL
TUO ORRIDO PATRONUS?! AVRESTI POTUTO UTILIZZARLO!”
Harry si
sedette di nuovo, rosso in volto.
Quel
discorso non avrebbe portato da nessuna parte. Avrebbero dovuto tenerlo in
passato, in totale privacy, non davanti ai propri figli.
Draco
sbuffò, chiamando il cameriere, mentre i due ragazzi continuavano a guardarli
scioccati.
Una volta
che Albus e Scorpius di Smaterializzarono, i due adulti rimasero soli, seduti
ad un tavolo del Paiolo Magico. Erano andati lì tutti insieme per bere qualcosa
e cercare di dimenticare quella cena, ma era stato piuttosto inutile.
Draco
buttò giù il secondo Whisky Incendiario, mentre Harry continuava a fissare il
proprio bicchiere ancora pieno, senza alcun che da proferire.
“Ne
avremmo dovuto parlare in passato.” Disse all’improvviso Draco, leggermente
rosso in viso a causa dell’alcol.
Harry
continuò a guardare il proprio bicchiere pieno, poi lo prese e buttò giù tutto
in un colpo.
“Ma non
l’abbiamo fatto.”
“Perchè?”
Harry
scosse la testa.
“Forse
non eravamo pronti.”
Draco
tirò fuori una risata rauca, poi bevve un altro goccio.
“Non lo
si è mai, per queste stronzate. Amore, sentimenti? Fanculo. Te l’ho sempre
detto che erano tutte cazzate.”
Harry ordinò un Olden Stravecchio, che gli costò parecchio. Ma a chi interessa? Pensò.
Sono Colui Che Ha Sconfitto
Voldemort e che ha smesso di frequentare la persona che amava per colpa del suo
Marchio Nero.
Aveva il
diritto di spendere parecchi soldi per potersi ubriacare, no?
Si alzò,
malfermo sulle gambe, e si avvicinò a Tom.
“Sì?”
“Uhm...una
stanza, per favore. Doppia.”
L’uomo
gli porse una chiave senza alzare lo sguardo dai bicchieri sporchi che cercava
di pulire e questa fu una fortuna per Harry, che potè salire in camera senza
nessuno che lo guardasse.
Si buttò
sul letto, con gli occhi chiusi, e sperò che quella porta si aprisse, lo sperò
con tutto il cuore.
Quasi
perse la speranza quando, dieci minuti dopo, la porta rimase chiusa, non si
mosse nemmeno di un millimetro, quasi a fargli notare che solo era e solo
sarebbe rimasto. Almeno per quella notte.
Tentò allora
di addormentarsi, ma fu distratto da un bisbiglio.
“Alohomora.”
Qualcuno
entrò di soppiatto e si riuchiuse la porta alle spalle, gettando qualche
incantesimo per la stanza.
Sentì il
letto abbassarsi sotto il peso di qualcuno e solo in quel momento alzò lo
sguardò che incontrò quello freddo e calcolatore di Draco.
“Harry...”
Il suo
nome, pronunciato da quelle labbra, lo fece rabbrividire.
Si alzò
per incontrarle il prima possibile e le racchiuse tra le proprie,
accarezzandole lentamente.
Draco lo
strinse a sè, poi, tremando, si staccò da lui.
“Perdonami.”
Note dell’autore
Oddio, l’ho pubblicata.
Spero
non mi lincerete se i personaggi sono OOC, per favore, perdonatemi se è così,
ma è la prima fic che pubblico in Harry Potter.
Devo assolutamente ringraziare quella santa di Morgana che ha betato
questo scempio e lo ha reso, quantomeno, decente.
Bon, un saluto!
Nora.