Anime & Manga > Natsume Yuujinchou
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Autore: hapworth    28/07/2012    0 recensioni
«Capisco…» un sussurro, prima che lo guardasse dritto negli occhi, un sorriso – che con il tempo avrebbe identificato come ironico – sul suo viso pallido e la maschera che, lentamente, tornava al suo posto, sul suo volto sfuocato. Neppure si era accorto che l’aveva sollevata davvero.
Cross-over tra Natsume Yuujinchou & Hotarubi no Mori e di Yuuki Midorikawa.
[Gin/Takashi]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Crack Pairing
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Eccomi con il secondo “momento”, spero che possiate apprezzarla, ricordando che è una crossover ipotetica tra Natsume Yuujinchou e Hotarubi no Mori e della Midorikawa, dunque è possibile ma altamente improbabile che Gin e Takashi si siano davvero incontrati – anche se nella mia fantasia loro si sono incontrati XD
Buona lettura!

By athenachan

Due [Gli occhi parlano]

Lo aveva rivisto diversi anni dopo, per caso in effetti, mentre vagava nella stessa zona. Non era più un bambino ma un ragazzo. E non era più solo. Rivederlo dopo tutti quegli anni gli fece uno strano effetto, forse perché con lui, al suo fianco, c’era Nyanko-sensei. Forse perché non si aspettava di rivederlo davvero, dopo tutto quel tempo: aveva sempre pensato che fosse una sua allucinazione infantile.
Ricordava distintamente il colore degli occhi: giallo, intenso; aveva il viso pallido e i capelli bianchi, proprio come era stato allora e sembrava non essere minimamente invecchiato, malgrado gli anni passati. Natsume si disse che, probabilmente, quando aveva pensato che fosse un ayakashi, non doveva aver visto così sbagliato.
Sembrava lo stesso posto in cui si erano incontrati la prima volta, la stessa camicia dalle linee e dai colori inafferrabili; ancora lì a guardare quell’oltre, attraverso quella maschera che gli era appena poggiata sul viso. Rivolse allora uno sguardo al Sensei che, con gli occhi chiusi, sembrava annusare l’aria.
«Sensei?» un richiamo, il suo, rivolto all’animale che si stava comportando stranamente e che, poco dopo, aveva sollevato lo sguardo su di sé. Aveva gli occhi sottili e felini assottigliati. La sua vecchia conosceva distava circa una decina di metri e, di certo, Nyanko-sensei avrebbe parlato se non fosse stato per qualcosa di imprevisto. La figura si voltò verso di loro, un sorriso enigmatico e la maschera appena sollevata per far intravedere quell’espressione.
«Sei cambiato.» mormorò la presenza familiare, inafferrabile come le sue parole, accompagnate dallo spostarsi appena verso di sé, verso di lui. Era una frase come tante altre, un dato di fatto principalmente che sembrava non avere un particolare significato.
Il confronto tra le loro altezze era di qualche centimetro – forse per merito dei sandali che l’altro aveva ai piedi – e aveva quegli occhi incredibili, ancora con quella tristezza dipinta dentro. Forse, però, pareva un po’ meno malinconico di allora. Ma doveva essere un’impressione, come la prima volta.
«Anche tu.» sussurrò Natsume, mentre Nyanko-sensei osservava la scena; sembrava pronto a lamentarsi da un momento all’altro, solo per non essere stato considerato nel discorso. Doveva essere molto curioso, com’era nella sua natura di felino – anche se poi non era proprio un gatto. Non gli aveva mai parlato di lui, neanche nominato… Principalmente perché aveva sempre pensato non fosse un ricordo così importante e, soprattutto, reale. Ma il palesarsi di lui davanti ai suoi occhi era, di certo, la certezza che fosse vero. Come lui, come loro.
Quella creatura era stato un tuo ricordo, solo suo. Era stato il suo primo sorriso, dopo la morte di suo padre.
«Non sei un ayakashi.» il gatto paffuto si era finalmente palesato. Lo sguardo sottile, guardingo, sospettoso – aveva un qualcosa di comico, mentre lo guardava e si portava, di conseguenza, una mano davanti alla bocca per non far vedere il leggero sorriso. Era serio, Nyanko-sensei, mentre osservava la presenza di fronte a loro; serio come, forse, Natsume mai lo aveva visto.
Lo spirito aveva sorriso da sotto la maschera spostata appena di lato, per nulla intimorito o stupito che il gatto paffuto sapesse parlare – forse aveva già compreso che era una creatura demoniaca – e aveva alzato appena le spalle.
«No, non lo sono.» una risposta tranquilla, velata di malinconia. Era lo spirito malinconico di tanti anni prima, ancora, nonostante tutto. Il gatto paffuto parve scettico, dopo la risposta, però poi aveva tirato avanti, come se fosse stato infastidito, quasi, da quel suo modo di fare. Aveva camminato per un po’, il ragazzo ancora immobile a pochi passi dalla presenza che, per un certo periodo, era stata solo sua, prima di sentire il richiamo della sua guardia del corpo.
«Muoviti, Natsume! O finiranno i Dango del chioschetto!» l’urlo di Nyanko lo fece sospirare; al solito era poco gentile. E pensava sempre a riempirsi lo stomaco, ovviamente. Il castano sollevò poi lo sguardo verso la presenza: sorrideva ancora in modo ambiguo, il viso appena rivolto indietro, dove stava il gatto paffuto che saltellava in cerca di attenzione da parte del proprio protetto.
Sorrise anche Takashi, leggermente, prima di accorgersi dello sguardo giallo dello spirito su di sé. Era senza maschera e lo guardava. Di nuovo. Se l’era tolta nuovamente senza che lui se ne potesse accorgere.
Gli occhi erano ancora di quel giallo intenso, come lo ricordava e aveva ancora il viso gentile. Non seppe mai spiegarsi il perché, allora, aveva pensato che fosse stato uno dei pochi a vederlo senza maschera. Puro egocentrismo, forse.
«Gin.» una parola. Tre lettere. Non capì, il ragazzo, e lo guardò confuso per interminabili istanti, prima che lo spirito scuotesse appena il capo sorridendo. Non era un sorriso cattivo e nemmeno la sua lieve risata lo era – anche se lo fece arrossire di lieve imbarazzo.
«È il mio nome, Natsume.» tono leggermente ironico; ma non era abbastanza crudele da fargli pensare che potesse essere uno spirito borioso, tutt’altro: sembrava gentile. Forse, in fondo, lo era anche di più della prima volta. Un’espressione imbarazzata gli si dipinse sul volto alla consapevolezza di non aver compreso subito il significato di quelle tre lettere ma, poi, guardò nella direzione del Sensei – intento a giocare con una farfalla, in controsenso con i suoi discorsi sul non essere un felino – indeciso se andare subito o meno.
Natsume parve sul punto di dire qualcosa ma un richiamo esterno, una voce sconosciuta, lo interruppe. La voce di una bambina e il nome che aveva appena appreso essere dello spirito nel suo richiamo.
«Giiiiin! Ho una sorpresaaaa!» erano passi veloci, quelli sulla terra, si avvicinavano velocemente. L’umano si passò una mano sul viso, prima di tornare a guardare lo spirito. Un solo sguardo, mentre questi si calava – ancora con il sorriso – la maschera sul volto; si volse, poi, nella direzione opposta.
Il castano vide un vestitino svolazzante, una bambino sorridente e che inciampava ad ogni passo nella sua corsa sconnessa. Era ancora lontana.
Aveva sospirato appena e, poi, si era incamminato nella direzione opposta a quella da cui, invece, la bambina stava arrivando. Un sacchettino che stringeva in una mano: sembrava felice mentre correva nei suoi sandali colorati.
Natsume aveva tenuto per qualche attimo ancora lo sguardo rivolto alla bambina – ormai abbastanza vicina per incontrare il suo sguardo.
Un solo istante. Castano nel blu, prima che questa si fermasse all’improvviso, lo sguardo chiaro che sviava sul gatto e lui, di conseguenza, si voltava per incamminarsi verso casa, sentendosi osservato per interminabili minuti, fino a quando non svoltarono l’angolo.
Chissà se Gin aveva notato il sorriso di Natsume, alla consapevolezza che lo spirito non era più solo.


To be Continued
   
 
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