«Never say goodbye, J. M. Barrie, Peter Pan Il ragazzo e sua madre camminavano fianco a fianco lungo le rotaie. La locomotiva dell'Espresso per Hogwarts era un lampo rosso fiammante che apriva uno squarcio di colore nella nebbia di King's Cross. Pioveva e la donna si strinse nelle spalle, mormorando un incantesimo a fior di labbra. Per tutta risposta, suo figlio le scoccò uno sguardo obliquo. "Non c'era bisogno" disse. "Mi piace la pioggia". Il sibilo del treno sovrastò le sue ultime parole, ma lei le lesse ugualmente sulle sue labbra. Provò una fitta dolce allo stomaco, fatta di emozioni in contrasto. Certe volte, Draco le mancava così tanto che ritrovarlo nei tratti di suo figlio poteva fare male, ma era un peccato veniale, il cedimento di un istante cancellato in un battito di ciglia a fronte di una consapevolezza incrollabile. Li amava entrambi - così come amava sua figlia - di un amore così forte da non saperlo raccontare. Lucas voltò la testa verso l'altro capo del binario, quasi usandole una gentilezza - come suo padre - e fece un cenno in direzione del treno. "Sarà meglio che salga o resterò a piedi". Levò la mano sinistra verso l'alto, in direzione di sua sorella, la quale agitò la propria sopra il capo bruno. I ragazzi Potter risposero al saluto con un cenno incerto. *** Il fischio del vapore si levò nell'aria caliginosa della stazione ed Hermione si incamminò rapidamente verso la Barriera, sbattendo le ciglia per disperdere le gocce di pioggia che le cadevano sul viso. Alcune erano salate e bruciavano sulle labbra strette. Oh, Draco. Perché non sei qui? Lasciò che sguardi sconosciuti le scivolassero addosso accendendosi di comprensione nel momento in cui capivano finalmente chi fosse, dove l'avessero già vista. L'amica di Potter, la sopravvissuta, la moglie del Mangiamorte più giovane di tutti i tempi, che camminava da sola in un giorno di pioggia. L'uomo, alto e bruno, sostava di fianco all'arcata con le mani in tasca e aveva lo sguardo rivolto in aria: il bavero rialzato della giacca gli sfiorava gli zigomi, evidenziando il taglio severo della bocca. Quando la vide, le sue labbra fremettero impercettibilmente. Il cuore iniziò a batterle furiosamente in petto; accelerò il passo fino a mettersi a correre, lo raggiunse, si scontrò con il suo corpo solido, quasi lo travolse prima che lui potesse frenare il suo slancio. Braccia solide la avvolsero con sicurezza; dita familiari tersero le sue lacrime sfiorandole le gote e le sollevarono il mento perché lei si lasciasse baciare. Lui rise piano, compiaciuto. "Da cosa mi hai riconosciuto stavolta?" Di fianco a loro, il treno cominciò a muoversi e lui si voltò, schermandosi gli occhi con il palmo aperto, in tempo per vedere Lucas che si sporgeva dal finestrino e chiamava sua sorella. Qualcun altro abbassò il vetro del balcone, mentre i vagoni scorrevano sempre più velocemente, e una mano candida agitò in cenno di saluto una cravatta blu. "Mi sei mancato" disse Hermione, quando l'ultima carrozza fu inghiottita dalla foschia di Londra. "Devi partire di nuovo?" Hermione annuì. Nella luce incerta di quella domenica di settembre, le parve di scorgere riflessi biondi tra i suoi capelli. Forse la pioggia stava lavando via il suo incantesimo; o magari era lei, che l'avrebbe visto sempre com'era, anche dietro mille maschere. Lui la prese per la vita e la condusse con sé, senza dire altro. «All was well» J.K. Rowling, Harry Potter and the Deathly Hallows |
Per amore del Canon, che ci piace sempre tanto: Note: |
Se vi potesse interessare leggere ancora di Lucas e dei ragazzi Potter nella mia personalissima versione, seguite le briciole di pane... |