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Autore: poison spring    28/07/2012    13 recensioni
Certe volte, Draco le mancava così tanto che ritrovarlo nei tratti di suo figlio poteva fare male, ma era un peccato veniale, il cedimento di un istante cancellato in un battito di ciglia a fronte di una consapevolezza incrollabile. Li amava entrambi - così come amava sua figlia - di un amore così forte da non saperlo raccontare.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
- Questa storia fa parte della serie 'Il ciclo della Bellezza'
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Until the very End

«Never say goodbye,
because goodbye means going away
and going away means forgetting»

J. M. Barrie, Peter Pan

Il ragazzo e sua madre camminavano fianco a fianco lungo le rotaie.

La locomotiva dell'Espresso per Hogwarts era un lampo rosso fiammante che apriva uno squarcio di colore nella nebbia di King's Cross. Pioveva e la donna si strinse nelle spalle, mormorando un incantesimo a fior di labbra. Per tutta risposta, suo figlio le scoccò uno sguardo obliquo.

"Non c'era bisogno" disse. "Mi piace la pioggia".
Lei sorrise. "Preferirei evitare che ti ammalassi ancor prima di arrivare a scuola" lo redarguì.
"Sta' tranquilla".
"E bada a tua sorella, per favore".
"Facile a dirsi," mormorò il ragazzo, sollevando il mento. "Lei sta in una torre, io in un sotterraneo".
Hermione rise. "Non è una buona scusa, Lucas".
Lui scrollò le spalle e fece una smorfia, somigliando più che mai a suo padre. Poi le rivolse un sorriso scaltro. "Farò quel che posso" replicò e la sua voce suonava sincera. "A proposito," aggiunse, "dov'è finita quella piccola peste?"
"Oh, è laggiù". Hermione indicò un gruppo di ragazzini dall'aria concitata che sostavano poco lontani da una graziosa signora dai capelli rossi.
"Se sta sempre con i Potter finirà per assomigliare a loro" commentò Lucas, adombrandosi un poco.
Hermione arricciò le labbra. "Cosa ti ho detto a proposito di zio Harry?"
"Che ha salvato il mondo" ribatté lui, sollevando un sopracciglio con aria annoiata. "Ma non è un buon motivo per volere che mia sorella prenda le pessime abitudini dei miei cugini".
"Sei tale e quale a tuo padre".
"Vero," confermò lui, senza traccia di divertimento nella voce. Aveva smesso di camminare e si era appoggiato al carrello dei bagagli. Hermione lo contemplò per qualche istante, in cerca di qualcosa da dire.
"Non era un rimprovero".
Gli passò una mano fra i capelli biondo cenere e lui annui. "Lo so bene".
"So che vorresti che fosse qui, ma non avercela con lui" continuò Hermione. "Non è colpa sua".
"Non sono arrabbiato" disse il ragazzo, più rilassato. "Ma è il mio ultimo anno. È un evento importante. E non è giusto che lui non ci sia".

Il sibilo del treno sovrastò le sue ultime parole, ma lei le lesse ugualmente sulle sue labbra. Provò una fitta dolce allo stomaco, fatta di emozioni in contrasto. Certe volte, Draco le mancava così tanto che ritrovarlo nei tratti di suo figlio poteva fare male, ma era un peccato veniale, il cedimento di un istante cancellato in un battito di ciglia a fronte di una consapevolezza incrollabile. Li amava entrambi - così come amava sua figlia - di un amore così forte da non saperlo raccontare.

Lucas voltò la testa verso l'altro capo del binario, quasi usandole una gentilezza - come suo padre - e fece un cenno in direzione del treno.

"Sarà meglio che salga o resterò a piedi". Levò la mano sinistra verso l'alto, in direzione di sua sorella, la quale agitò la propria sopra il capo bruno. I ragazzi Potter risposero al saluto con un cenno incerto.
Hermione gli posò un bacio sulla guancia. "Vado ad abbracciarla".
Lui le regalò un altro sorriso. "Niente addii strappalacrime, d'accordo?" scherzò, accennando con il mento in direzione di Ginny che si asciugava gli occhi con un fazzoletto.
Lei mascherò un singulto dietro una risatina spavalda. "Non sono mica una Weasley".

***

Il fischio del vapore si levò nell'aria caliginosa della stazione ed Hermione si incamminò rapidamente verso la Barriera, sbattendo le ciglia per disperdere le gocce di pioggia che le cadevano sul viso. Alcune erano salate e bruciavano sulle labbra strette.

Oh, Draco. Perché non sei qui?

Lasciò che sguardi sconosciuti le scivolassero addosso accendendosi di comprensione nel momento in cui capivano finalmente chi fosse, dove l'avessero già vista. L'amica di Potter, la sopravvissuta, la moglie del Mangiamorte più giovane di tutti i tempi, che camminava da sola in un giorno di pioggia.

L'uomo, alto e bruno, sostava di fianco all'arcata con le mani in tasca e aveva lo sguardo rivolto in aria: il bavero rialzato della giacca gli sfiorava gli zigomi, evidenziando il taglio severo della bocca. Quando la vide, le sue labbra fremettero impercettibilmente.

Il cuore iniziò a batterle furiosamente in petto; accelerò il passo fino a mettersi a correre, lo raggiunse, si scontrò con il suo corpo solido, quasi lo travolse prima che lui potesse frenare il suo slancio. Braccia solide la avvolsero con sicurezza; dita familiari tersero le sue lacrime sfiorandole le gote e le sollevarono il mento perché lei si lasciasse baciare. Lui rise piano, compiaciuto.

"Da cosa mi hai riconosciuto stavolta?"
Gli prese la mano e se la posò sulla gola, dove il suo sangue pulsava senza ritegno. "Solo tu puoi farmi quest'effetto soltanto guardandomi".
"Dev'essere così" mormorò lui, chinandosi a baciarla. "O non mi avresti sposato".

Di fianco a loro, il treno cominciò a muoversi e lui si voltò, schermandosi gli occhi con il palmo aperto, in tempo per vedere Lucas che si sporgeva dal finestrino e chiamava sua sorella. Qualcun altro abbassò il vetro del balcone, mentre i vagoni scorrevano sempre più velocemente, e una mano candida agitò in cenno di saluto una cravatta blu.

"Mi sei mancato" disse Hermione, quando l'ultima carrozza fu inghiottita dalla foschia di Londra. "Devi partire di nuovo?"
Sentì le sue mani accarezzarle i capelli. "Sono stato via fin troppo" replicò, parlandole all'orecchio. "Andiamo a casa".

Hermione annuì. Nella luce incerta di quella domenica di settembre, le parve di scorgere riflessi biondi tra i suoi capelli. Forse la pioggia stava lavando via il suo incantesimo; o magari era lei, che l'avrebbe visto sempre com'era, anche dietro mille maschere.

Lui la prese per la vita e la condusse con sé, senza dire altro.
Andava tutto bene.

«All was well»

J.K. Rowling, Harry Potter and the Deathly Hallows

Per amore del Canon, che ci piace sempre tanto:
questa storia è un seguito della mia long La Bellezza del Demonio quindi se vi sembra che ci sia qualcosa di dannatamente squinternato, probabilmente avete ragione voi. Andatevi a leggere quella: se poi rimane squinternato rispetto a quella, fatemelo sapere che magari mi sono fumata qualcosa di pesante.
Effettivamente il giorno della partenza degli studenti per Hogwarts è - mi pare - il Primo di Settembre. Io ho fatto biecamente in modo che fosse di Domenica, per infilarci una citazione e questo fa di me una persona molto brutta. Shame on me.
La parte del camouflage del povero Malfoy Sr. - eh, sì, stavolta Malfoy Sr. è lui - se ne viene direttamente dal fatto che nella FF di cui accennavo, lui faceva un lavoro particolare, di cui la sua assenza e la necessità di modificare il proprio aspetto sono conseguenze logiche. Mi faceva notare la splendida Morgana, di cui mi pregio di esser Madreh, che lui poteva usare una polisucco per camuffarsi. Ma ho voluto presumere che ci fossero anche altri modi, che non includessero necessariamente l'assumere l'aspetto di qualcun altro per forza.

Note:
Questa storia è un regalo di compleanno - in anticipo - per la Sere, anche detta Venenum, la mia drama queen del cuore. Loviù, tesoro. Perché tu sappia che, qualche volta, anche il lieto fine non è poi così male.
Parimenti, va a tutti coloro che hanno amato la Bellezza per quanto mi renda conto che potrebbero non amare questa: è diversa, tanto, lo so da me. Ma in un certo qual modo, mi è servita per riportare tutto a casa e spero, almeno un po', di avervi riportato a casa con me.
Odio l'HTML PRECOMPILATO quindi là dove troverete eccessivi i miei spazi tra un capoverso e l'altro insultatemi pure, ma non userò mai Word e i suoi malefici span.
Quella domenica di settembre riecheggia Eskimo di Francesco Guccini.
Andava tutto bene è spiegata con la citazione di chiusura, ma in caso qualcuno non l'avesse colta, sì, è proprio quella chiosa lì, per dire anche un po' grazie a quella donna che se sapesse che ho usato il suo happy ending per una Dramione mi lapiderebbe, ma è lo stesso. Idem sia inteso per il titolo, che è lui stesso medesimo una citazione da Deathly Hallows. James, redivivo grazie alla Pietra della Resurrezione, la dice al figlio. Quanto al perché e al percome l'ho scelto, lascio a voi il piacere di dedurlo, se volete.
Come sempre, grazie. A Chiara/Morgana per il betaggio, alle anime sante che ascoltano i miei pipponi mentali e a tutti voi, perché sì.
Ci ritroviamo ad agosto, con Path of Blood.

Se vi potesse interessare leggere ancora di Lucas e dei ragazzi Potter nella mia personalissima versione, seguite le briciole di pane...
   
 
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